Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. Le Egadi contro il petrolio e l’eolico off-shore:biodiversità Canale di Sicilia.

    By Filippo Foti il 18 Mar. 2011
     
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    Le Egadi contro il petrolio e l’eolico off-shore sui banchi del Canale di Sicilia.



    Un ordine del giorno presentato dal consigliere Michele Rallo, che è anche il responsabile di Legambiente Egadi e che richiede una più attenta tutela dei banchi e dei bassi fondali nel Canale di Sicilia è stato votato all'unanimità dal Consiglio comunale di Favignana. Le Egadi sono contro il petrolio e l’eolico off-shore sui banchi del Canale di Sicilia. Michele Rallo infatti richiede una più attenta tutela dei banchi e dei bassi fondali nel Canale di Sicilia che, oltre alle minacce delle trivelle petrolifere. Si vuole evitare che vengano portati avanti progetti eolici offshore che sono definiti assurdi da Legambiente.

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    Michele Rallo



    Che le acque cristalline della Sicilia fossero preziose è cosa ormai nota, ma che ci fossero addirittura formazioni e specie mai trovate nei nostri mari lo ha scoperto solo recentemente l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) grazie al programma di ricerca "Biodiversità Canale di Sicilia", iniziato nel 2009 e finanziato dal ministero dell'Ambiente.
    In particolare, gli studiosi che hanno partecipato alle ricerche ed allo studio che si concluderà quest’anno, hanno trovato formazioni preziose e rarissime, soprattutto perché mai rinvenute nelle acque italiane: esemplari di corallo fossile costituiti soprattutto da Lophelia pertusa e Madrepora oculata, che in passato costituivano vere e proprie barriere coralline come quelle oggi presenti nel Mar Rosso, corallo nero, gorgonie e piccoli di squalo bianco.
    A circa 350 metri di profondità, nei tratti più profondi, è stato scoperto un vero e proprio tesoro, che si va ad aggiungere a quello ormai identificato come il "Santuario della biodiversità" delle isole di Pantelleria, Lampedusa e Linosa.
    Simonepietro Canese dell'Ispra, come vedremo in questo video ha dichiarato che per tutelarlo, è necessario fermare le trivellazioni e creare un'area marina protetta.


    Secondo Canese, in base alla legge italiana, “non si può effettuare nessuna attività di prospezione ed estrazione di idrocarburi a meno di 12 miglia da qualsiasi area di protezione".
    E dal governo sembrano arrivare buone notizie: Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, commentando lo studio dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha dichiarato: "Stiamo lavorando per avere l'intesa della regione Siciliana per istituire il parco a Pantelleria che evidenzia la presenza di specie di pesci e bellezze naturali rare. Lo studio, ha proseguito la Prestigiacomo, ha ragione dove dice di aumentare le aree protette".
    Una denuncia di Lega Ambiente sulla pesca illegale delle strascicanti nell'AMP delle Egadi, pubblicata dal nostro Guido Picchetti giovedì 10 marzo 2011, mette in evidenza anche gli aspetti legati alle paranze illegali alle Egadi che rappresentano un importante banco di prova per la strategia da adottare, alla vigilia del processo di revisione della politica comune della pesca e, solo attraverso una azione decisa si potrà eradicare il fenomeno dello strascico illegale, dimostrare all’opinione pubblica e agli operatori un impegno concreto. Il ripristino della legalità nella pesca non solo è una condizione indispensabile per il recupero degli ecosistemi marini ma anche un elemento imprescindibile per lo sviluppo di una pesca realmente sostenibile.

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    guido picchetti


    Guido Picchetti, ormai un mito per quanto attiene la subacquea e strenuo difensore dell'ambiente marino ed in particolare di quello dello Stretto di Sicilia e del Mare di Pantelleria, che malgrado l'insensibilità verso questi problemi, che spesso ha avuto modo di denunciare chi di più avrebbe dovuto e deve averli a cuore, pone sempre l'accento sulla necessità di scongiurare quelle minacce che incombono sul Mare che a suoi e nostro avviso sono tante e di vario genere.
    Lo Stretto di Sicilia rappresenta un settore del bacino Mediterraneo di elevata rilevanza sociale, economica ed ambientale. I popoli che abitano in questa regione possono vantare grandi tradizioni storiche e culturali di diversa origine (araba, berbera, fenicia, latina-occidentale) che, nel corso dei secoli, hanno convissuto e raggiunto insieme grandi traguardi, testimoniati dalle tradizioni culturali e marinare che permangono ancora ai nostri giorni.


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    Lo Stretto di Sicilia é oggi considerato il principale hotspot della biodiversità mediterranea. Sono presenti tutte le specie marine protette del Mediterraneo capodogli, balene, tursiopi, stenelle, delfini, globicefali, grampi, squalo bianco, cetorino, mobula, tartaruga comune, tartaruga liuto, foca monaca, Posidonia oceanica, Pinna nobilis, Lithophaga spp., laminarie, maerl, corallo rosso, ecc.. Un ruolo essenziale, per la biodiversità e la produttività dello Stretto di Sicilia, è giocato dai banchi o bassifondi che rappresentano ambienti fragili ma indispensabili alla diversità biologica ed alla produttività dell'intera area. La rilevanza ecologica e naturalistica di questi peculiari biotopi ha indotto gli stati costieri che si affacciano nello Stretto di Sicilia di valutare la possibilità di realizzare nell'area dei banchi una zona protetta transnazionale che rappresenti un santuario della biodiversità per tutelare le specie protette e gli ecosistemi sensibili ed impedire la pesca illegale. In particolare, i banchi del Canale di Sicilia rappresentano un ecosistema di incredibile rilevanza ecologica per precisi motivi scientifici, creando una discontinuità naturale sulla monotonia di fondali mobili ed esercitando attrazione da corpo solido (tigmotropismo positivo) per molte specie per le quali diventano un "meeting point" in mare aperto.Di non poca importanta è la discontinuità batimetrica e di substrato che consente il proliferare di fauna e flora non insediabile sui fondali in cui il banco sorge. Offrono rifugio ad adulti di molte specie marine diventando così aree di riproduzione in grado di sostenere gli stock ittici e il sistema ambientale ed economico dello Stretto di Sicilia nel suo complesso. Rappresentano "aree di nursery" per molti organismi marini naturalmente difese dalla pesca indiscriminata; Sviluppano un livello trofico aggiuntivo in ambiente pelagico offrendo risorse alimentari addizionali a specie di grandi predatori quali mammiferi marini e squali. Favoriscono la costruzione di un micro-sistema completo, sviluppando rapporti ecosistemici ed una biodiversità unica e non replicabile; Consentono la fissazione dell'energia ed il suo trasferimento trofico creando biomassa che viene esportata nelle aree vicine. Inoltre, la fruizione ricreativa e culturale dei banchi dello Stretto di Sicilia può rappresentare una prospettiva rilevante di didattica ambientale, di offerta sostenibile del paesaggio sommerso fruibile sia dal turismo subacqueo che, attraverso sistemi di visione remota, da una utenza diffusa.
    Purtroppo recenti notizie giungono per delle iniziative incompatibili con la loro tutela e la conservazione del loro ruolo ecologico, giustificate e motivate da presunte attenzioni per l'ambiente. Sono infatti in fase avanzata di definizione progetti per la realizzazione nei banchi dello Stretto di Sicilia di parchi eolici. La realizzazione di queste opere, non solo deturperebbe irrimediabilmente la naturalità dei luoghi ma distruggerebbe attraverso i lavori di scavo, posa, messa in uso ed attività, l'ambiente dei banchi dello stretto di Sicilia, compromettendo irreversibilmente la loro biodiversità, la loro funzione ecologica e le specie e gli ecosistemi protetti che essi ospitano. La realizzazione dei parchi eolici nei banchi infliggerebbe altresì una profonda ferita alla sensibilità ed all'intelligenza di quanti ancora pensano sia possibile coniugare sviluppo ed ambiente. Si auspicano, pertanto, interventi tempestivi al fine di sottrarre alla distruzione e preservare per future generazioni uno degli ultimi lembi di Mediterraneo dove si conservano livelli di naturalità comparabili a quelli che avrebbero potuto osservare, migliaia di anni fa, i primi navigatori di questo mare e che ancora oggi giocano un ruolo determinante nell'economia dell'intero Mediterraneo centrale.

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    Non citiamo altri scenari di guerra ma una iniziativa del governo thailandese che ha affondato 25 tank dismessi nel Golfo della Thailandiauna. Carri armati per proteggere la barriera corallina. Da simbolo di guerra a nursery per la riproduzione di pesci e altri organisimi marini. Le loro carcasse infatti dovrebbero facilitarne la riproduzione e con il tempo, creare delle nuove barriere coralline. L'iniziativa è parte di un progetto lanciato nell'agosto del 2009 e mirato a migliorare la fauna ittica nella parte sud del Paese. La zona è tra le più povere e ha nella pesca una delle sue maggiori attività economiche. I carri armati T69-2 di provenienza cinese e in servizio in Thailandia tra il 1987 e il 2004, sono stati inabissati al largo della costa delle province di Narathiwat e Pattani.


    Edited by [Harley] - 22/3/2011, 19:33
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