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  1. Trincea del Tonga (Tonga Trench): studi recenti tranquillizzano.

    By Filippo Foti il 27 Dec. 2011
     
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    Decine di enormi vulcani sottomarini stanno scivolando in una linea di faglia molto attiva nell'Oceano Pacifico.


    La mappa della fossa del Tonga mostra il gap sismico dove le montagne sottomarine tendono a scomparire definitivamente.
    I terremoti poco profondi (0-70 km), risalenti al 1975 e superiori a magnitudo 7,5 sono segnati in rosso,
    mentre quelli tra magnitudo 5,0 e 7,5 sono segnati in nero. I vulcani attivi, tra cui il cono Monowai, sono segnati in viola.



    Video



    Decine di enormi vulcani sottomarini stanno scivolando in una linea di faglia molto attiva nell'Oceano Pacifico e tanti scienziati sono sconcertati sugli effetti che avranno questi fenomeni.
    Pertanto, non è da scartere l'ipotesi che terremoti e tsunami costituiscano una preoccupazione per la fossa del Tonga, così come sono fonte di preoccupazione la Fossa del Giappone e la Fossa delle Marianne ancora più a sud, nei pressi di Guam.



    Ci sono frequenti terremoti nella zona e gli scienziati stanno cercando di capire se la distruzione dei vulcani aumenta il rischio di uno tsunami.
    Le immagini, che sono state catturate lo scorso anno da una spedizione di ricerca, mostrano come la crosta terrestre si stia spostando ad ovest quando la placca del Pacifico si scontra con la placca Indo-Australiana.

    La trincea della Fossa del Tonga, che si trova a circa 10,9 km di profondità in alcune aree, segna il confine dove un movimento di crosta esterna della Terra verso ovest pezzo, la placca del Pacifico, è costretta a scivolare verso il basso accanto e sotto la placca Indo-Australiana.
    Le immagini mostrano come i vulcani giganti si muovono fino a 6 cm l'anno e stanno crollando nel baratro.

    In un primo momento gli scienziati pensavano che il fenomeno potesse causare terremoti catastrofici, ma recentemente si sono un poco ricreduti avendo avuto modo di accertare che la frequenza di detti "scivolamenti" è minore rispetto a passati decenni.



    Infatti il professor Tony Watts dell'Università di Oxford ha recentemente notato che il contrario potrebbe essere vero: "nel punto in cui i grandi vulcani stanno scorrendo, la fossa del Tonga è sorprendentemente sismicamente tranquilla e quando vedi dimensioni di queste caratteristiche si potrebbe pensare che potrebbero causare terremoti massicci ed importanti disagi, ipotesi dalle quali siamo partiti.

    Le immagini che vedete in questo post, sono frutto dell'impiego di sonar della fossa delle Tonga e si riferiscono a profondità di circa 6 km.
    Come si può osservare sono incredibilmente sorprendenti e rivelano uno dei processi più violenti della Terra: la distruzione di enormi montagne sottomarine.

    Le prime immagini sono state rilasciate dalla BBC News, i cui risultati sono stati presentati alla conferenza annuale della American Geophysical Union e sono la risultante di un progetto congiunto delle università di Oxford e di Durham, finanziato dal Consiglio Natural Environment Research.

    La nuova ipotesi del team del prof. Watts è quella che nella fase iniziale di rottura, i vulcani probabilmente forniscono una sorta di tampone che facilita il processo di subduzione e riduce effettivamente il rischio di un grande terremoto che poi provaca gli tsunami. Questa indubbiamente è una buona notizia.

    Ci chiediamo: ma in Italia, a che punto sono gli studi sul Marsili, tanto potenzialmente pericoloso e di cui nessuno mai ne parla soprattutto chi, ovvero le istituzioni, se ne dovrebbe occupare?
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