Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. Trivelle in Val Belice, con il "fracking", alias "gas shale", danni alla salute,

    AvatarBy gpicchetti il 5 May 2012
     
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    Trivelle in Val Belice

    Con il "fracking", alias "gas shale",
    danni alla salute, inquinamenti ambientali, e altro ancora... a gogò

    di Guido Picchetti

    Chi segue i miei post in Bacheca su Facebook, il cui spazio dedico prevalentemente a temi legati alla tutela ambientale del mare e del territorio, avrà notato come ieri mattina nello spazio di poche ore ho pubblicato tre post che davano la possibilità di ammirare un serie di immagini, sia foto che video, davvero eccezionali. Oserei dire uniche, e di immagini subacquee e esterne, ma sempre legate al tema delle "acque", permettetemi di dirlo, un po’ me ne intendo... E le emozioni che quelle immagini mi hanno dato ho voluto condividerle in Bacheca, e riportarle anche nei miei "Echi di Stampa", per consentire agli amici di poter rivivere le stesse emozioni. Qui ne vediamo una di quelle immagini, davvero "unica", firmata da Davide Lopresti.

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    Purtroppo quel piacere impagabile che è in grado di offrire la bellezza infinita della natura non è durato molto. Poche ore dopo, alcune notizie in rete mi hanno riportato di nuovo a considerare ancora una volta l'amara realtà in cui ci troviamo, e i rischi che non solo il mare, ma tante parti del territorio nazionale stanno correndo per certe scelte produttive nel settore energetico che potrebbero pregiudicare gravemente il modello ideale di sviluppo futuro del nostro Paese...

    A cosa mi riferisco? Alla solita minaccia di trivellare i fondali siciliani e non solo... In mare o in terra che sia, non fa più alcuna differenza. Le profondità che si raggiungono oggi con queste operazioni sono enormi, addirittura chilometri e chilometri... E, sistemi a parte, i prodotti che ne derivano, o perchè riportati in superficie dalle pressioni endogene una volta che le trivelle abbiano raggiunto il giacimento (il petrolio e i suoi derivati, come nelle tradizionali estrazioni petrolifere), o perchè immessi in profondità per frantumare chimicamente la roccia e favorire così la fuoriuscita dal sottosuolo dei gas in esso imprigionati (il cosiddetto "gas shale", come nel caso del "fracking"), possono entrambi danneggiare l'ambiente: nel primo caso propagandosi nel mare con i danni che ben conosciamo, nel secondo caso diffondendosi nel sottosuolo fino ad inquinare le falde acquifere, con gravi rischi per la salute di chi ne utilizza le acque. Per non parlare poi degli altri danni possibili nelle varie fasi dell'intero processo produttivo, trasporto incluso.

    Ma, se dei rischi delle trivellazioni offshore e delle possibili conseguenze sull'ambiente marino, dopo l'incidente della Deep Horizon nel Golfo del Messico di due anni fa, possiamo dire che ci sia una certa consapevolezza, che frena per quanto possibile l'attacco al mare (sebbene con scarsi risultati), per quanto riguarda le tecniche di produzione dello "shale gas", nonostante in alcune Stati degli USA esse siano impiegate già da decenni, dei rischi, delle conseguenze e dei danni che derivano da tal genere di operazioni per gli abitanti delle zone interessate (come si è scoperto, niente affatto trascurabili), specie da noi in Europa ancora se parla troppo poco. Ed è un silenzio decisamente "interessato", che fa il gioco di tutte quelle compagnie petrolifere che proprio su queste nuove tecniche produttive di gas stanno puntando per potenziare le loro attività, dopo la scoperta di vasti giacimenti di "gas shale" in tanti Paesi dell'Unione Europea. E l'attacco alla Valle del Belice da parte della Shell, di cui si è avuta notizia giorni fa, rientra in questo quadro...

    Per tale ragione penso sia utile diffondere al massimo questi due servizi appena pubblicati sull'argomento. Il primo, davvero impressionante, è di Maria Rita D'Orsogna, e tratta principalmente dei pericoli derivanti dal "fracking" per le donne, alla luce delle utile rilevazioni effettuate negli Usa. Il secondo articolo invece è di Peppe Croce, e riguarda le conseguenze delle tecniche di "fracking" per quanto concerne l'inquinamento atmosferico causato dal cosiddetto "flaring", ovvero da quell’usanza di bruciare il gas sporco in eccesso che esce dal giacimento mentre si estrae il metano intrappolato nelle rocce. Lo si fa per mantenere la pressione costante ed evitare esplosioni, ma senza alcun filtro, in assenza di regole ancora tutte da emanare, con quale danno anche per l'ambiente circostante è facile immaginare. Li riporto entrambi a seguire, dopo questo breve "post scriptum".

    PS. - Con queste parole ritengo di aver dato almeno in parte risposta anche alla cortese lettera inviata da Alessandro Roberti al direttore di "Pantelleria Internet Com" Salvatore Gabriele, a me inoltrata per una eventuale parere. Penso che una attenta lettura dei due articoli da me segnalati possano fornire ad Alessandro elementi utili a modificare la sua opinione in merito a certe trivellazioni... Qualora ciò non dovesse essere, rispetto il suo pensiero... Ma mi permetto di aggiungere: contento lui, buon prò gli faccia... Questa la lettera del sig. Roberti:

    “Caro direttore, arrivo a capire la preoccupazione per le trivelle in mare aperto, ma proprio non capisco e non condivido le contestazioni per la ricerca nella valle del Belice. Di petrolio ne abbiamo bisogno tutti. Magari ce ne fosse di più in Italia. Che si oppone fa solo demagogia spicciola e vede fantasmi ovunque. Abbiamo (a mio avviso stupidamente) rinunciato al nucleare. Poi basta un black-out di poche ore per mandare nel panico tutta la popolazione italiana che pretende sempre più energia. Molti non ci pensano, ma siamo tutti affamati di energia per vivere in quest'età moderna e nessuno, ma proprio nessuno, è disposto a rinunciare a tutte le conquiste del raggiunto benessere (grazie anche all'energia). Quel che è doveroso è che le ricerche avvengano nel pieno rispetto della normativa vigente. Auspico che coloro che si oppongono, anche loro nel pieno rispetto delle leggi dello Stato, svolgano una continua ed efficace opera di controllo e di libera critica. Solo così si costringono gli operatori del settore ad evitare comportamenti illeciti troppo spesso tollerati e quasi mai repressi! Cordialmente, Alessandro Roberti”.


    Il fracking e la salute delle donne
    di Maria Rita D'Orsogna

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    THURSDAY, MAY 3, 2012. - Sara Jerving è una giornalista che scrive per il Center for Media and Democracy. Ha scritto un report giornalistico sugli effetti del fracking sulla salute delle donne. Interessantissimo, ma non dissimile dai soliti effetti delle trivellazioni sulla salute delle donne: aborti, problemi ai sistemi riproduttivi, e danni ai feti, nonchè tumori al seno, alla cervice, al colon, alle ghiandole endorcine, alla laringe, alle ovaie, al retto, all'utero.

    Il reportage si chiama "The fracking frenzy's impact on women" - "L'impatto sulle donne della corsa al fracking". La prima sezione si intitola "Toxins in fracking process linked to breast cancer", "Le tossine nel processo di fracking sono collegate ai tumori al seno". Infatti guarda caso, nelle sei contee in Texas dove fanno fracking in maggior misura, ci sono stati aumenti di casi di tumore al seno, mentre sono in calo nel resto dello stato. Il rapporto parla anche di benzene, cancerogeno, di materiale radioattivo, e di morie di animali.

    (Qui a seguire riporto unicamente la traduzione in italiano delle parti del rapporto originale pubblicate in inglese nell'articolo di Maria Rita D'Orsogna sul suo Blog, ndr).

    Non solo le sostanze tossiche iniettate nel sottosuolo contaminano le falde acquifere e l'acqua potabile, ma i fluidi del fracking catturano varie tossine nel loro viaggio verso su e giù da e verso il sottosuolo che madre natura aveva seppellito in sicurezza. Sostanze chimiche collegate al cancro sono presenti in tutte le fasi dell'estrazione - nei fluidi del fracking, nel rilascio di sostanze radioattive e di altro material dallo shale gas, nel trasporto e nelle trivellazioni che inquinano l'aria e nella dismissione di acqua contaminata.

    Alcuni rapporti indicano che più del 25% delle sostanze chimiche usate nelle operazioni di trivellazione del gas naturale sono stati collegati a cancro o mutazioni, sebbene alcune ditte, come la Halliburton, a lungo hanno cercato di fare operazioni di lobbying per tenere nascoste le formule esatte dei fanghi usati per il fracking. Secondo la US Committee on Energy and Commerce, le ditte del fracking fra il 2005 e il 2009 hanno usato 95 prodotti che contengono 13 sostanze carcinogene note o sospette, come parte delle miscele di fracking che sono iniettate nel sottosuolo. Queste includono naphtalene, benzene e acrylamide. Il benzene, che la EPA (Environmental Protection Agency degli USA - l'equivalente del Ministero dell'Ambiente) ha classificato come parte del gruppo A, un carcinogenico umano, è rilasciato nella fase di fracking tramite inquinamento in aria e in acqua durante le trivellazioni. L'istituto di medicina ha rilasciato un rapporto nel dicembre 2011 secondo cui l'esposizione al benzene causa tumori al seno.

    Fino al 37% delle sostanze chimiche usate nel fracking sono state identificate come sostanze che hanno effetti negativi sui sistemi endocrini - cioè che hanno effetti avversi sui sistemi di sviluppo e riproduttivi. Secondo l'EPA degli USA, l'esposizione a queste sostanze chimiche è collegato al cancro al seno.

    La zona del Marcellus Shale nel parte nord-est degli USA contiene materiale radioattivo allo stato naturale, fra cui il radon, che è in maggior parte contenuto nella roccia sotterranea. Il New York Department of Environmental Conservation (DEC) ha analizzato 13 campioni di acqua contaminata dal processo di fracking. Hanno trovato che l'acqua conteneva alti tassi di radium-226, in alcuni casi fino a 267 volte più di quanto sia possibile rilasciare in ambiente, e più di 3000 volte maggiore il limite di tossicità per gli umani. Un pozzo di gas può produtte più di un milione di galloni di acqua di acqua contaminata (4 milioni di litri). Un exposè del New York Times del 2011 ha reso pubblici alcuni documenti segreti segreti dell'EPA, secondo i quali questa acqua viene in alcuni casi mandata alle centrali di trattamento che non sono state disegnate per tali trattamenti con sostanze chimiche e radiazioni, acqua che viene poi mandata alle fonti idriche municipali o sono rilasciate nei fiumi e nei torrenti che alimimentano le fonti idriche.

    Alcuni dati recenti mostrano che c'è bisogno di maggiori studi. Nelle sei contee del Texas dove ci sono stati i maggiori tassi di trivellazione di gas, i tassi di tumori al seno sono aumentati in maniera sostanziale, mentre nel resto dello stato i tassi per questo tipo di cancro sono scesi. Allo stesso modo, nella parte occidentale dello stato New York, dove le trivellazioni convenzionali di gas sono stati usati per decenni prima del fracking, alcune contee con alti tassi di operazioni petrolifere mostrano alti tassi di morti per tumore, rispetto alle contee in cui non ci sono state attività petrolifere. Per le donne, questo include cancro al seno, alla cervice, al colon, alle ghiandole endorcine, alla laringe, alle ovaie, al retto, all'utero.

    La sezione successiva ha per titolo "Toxins linked to Spontaneous Abortion and Birth Defect", "Le tossine collegate agli aborti spontanei e ai danni alla nascita". In particolare, si sono già registrati forti tassi di aborti e di feti morti alla nascita fra animali, specie mucche, tenute vicino ai pozzi del fracking.

    Alcuni composti chimici, come il toluene, che sono rilasciati dal pozzo e sono anche riscontrati nell'acqua contaminata dal fracking, hanno il potenziale di causare danni a donne incinte o che vorrebbero essere incinte. Secondo l'EPA degli USA, alcuni studi mostrano che il toluene può causare una serie di disturbi allo sviluppo del feto e di bambini nati da donne incinte esposte al toluene durante la gravidanza. Il toluene causa anche aumenti di rischio di aborti spontanei nelle donne. Lo stato del Wyoming non ha rispettato i livelli federali standard per la qualità dell'ambiente a causa dei fumi tossici di toluene e di benzene nel 2009.

    L'articolo denuncia anche i tentativi dei petrolieri di far finta di avere a cuore i problemi delle donne, dipingendo di rosa alcuni pozzi e facendo delle donazioni alla ricerca sul cancro al seno, mentre allo stesso tempo iniettano enormi quantità di sostanze carcinogeniche, neurotossine, biocidi e sregolatori dell'attività endocrina, e, mentre trivellano, causano perdite e rilasciano monnezza sopra il suolo e nel sottosuolo.

    Evviva i petrolieri allora!

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    Stati Uniti: lo shale gas sta facendo aumentare l’inquinamento
    di Peppe Croce

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    Nuovo capitolo nella saga, purtroppo appena iniziata, dello shale gas statunitense. Dopo aver causato la diminuzione dell’utilizzo del carbone nella generazione elettrica, dopo aver saturato i depositi di gas tanto da suggerire uno stop temporaneo alle nuove perforazioni, dopo aver indotto il presidente Barack Obama alla creazione di una nuova “interagenzia” per regolarne lo sviluppo, ora lo shale gas è accusato di aver fatto crescere l’inquinamento dell’aria nel 2011.

    Secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale, resi noti in anteprima da Reuters, l’anno scorso la quantità di gas bruciata senza alcun filtro nei pozzi di estrazione di tutto il mondo è cresciuta del 4,5%. La parola che spiega cosa stia succedendo non è, almeno questa volta, “fracking” ma è “flaring“.

    La prima, ormai la conosciamo, indica la tecnica utilizzata per estrarre il gas di scisto dalle rocce in cui è intrappolato: si pompa acqua addizionata di sabbia e sostanze chimiche ad alta pressione nel giacimento per rompere la roccia e liberare il gas. E si inquina la falda acquifera, oltre a causare (forse, ancora è da dimostrare) microterremoti nell’area di estrazione.

    La seconda, il flaring, indica l’usanza di bruciare il gas sporco in eccesso che esce dal giacimento mentre si estrae il metano intrappolato nelle rocce. Per mantenere la pressione costante, ed evitare esplosioni, si manda alla fiamma pilota il gas in maniera molto simile a quanto è stato fatto a bordo della piattaforma Total Elgin, nel Mare del Nord, per evitare che saltasse in aria a causa della enorme perdita di gas verificatasi un mese e mezzo fa.

    I dati della Banca Mondiale dicono che nel 2011, nei soli Stati Uniti, sono stati bruciati con la tecnica del flaring tanti metri cubi di gas quanti ne consuma la Danimarca in un anno per coprire il suo fabbisogno nazionale. E in Danimarca fa freddo. Questo ha portato l’America all’interno della assai poco invidiabile top ten dei “Flaring States“, insieme ad altri Stati già da tempo presenti come la Russia, la Nigeria e l’Iraq.

    Poi c’è la questione clima e inquinamento: bruciare gas, per di più ancora sporco di pozzo, non fa certo bene ed emette tonnellate e tonnellate di CO2 in atmosfera. Quante? Secondo la Banca Mondiale il gas bruciato con il flaring in giro per il mondo comporta l’emissione di 360 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Tanta quanta ne emettono la Francia o 70 milioni di automobili.

    Se questa CO

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    dovesse essere tassata con il sistema dei crediti di carbonio, come l’ETS europeo, il flaring costerebbe nel complesso 2,5 miliardi di euro di multe l’anno. Ma, ovviamente, non c’è nessuna tassa sul flaring.

    Ci sarà, invece, un minimo di regolamentazione sull’estrazione dello shale gas in America. Dopo la timida uscita di Obama con l’interagenzia che dovrà regolamentarne la produzione, infatti, la grande industria degli idrocarburi statunitense ha deciso di darsi un codice di autoregolamentazione. Una dozzina di operatori, tra grandi e piccoli, hanno annunciato che a breve renderanno note le loro “buone pratiche” per lo shale gas. Si sa già che sia il fracking che il flaring rientrano tra queste buone pratiche.


    Leggi lArticolo di Maria Rita D'Orsogna "Il fracking e la salute delle donne" all'url:
    http://dorsogna.blogspot.it/2012/05/il-fra...elle-donne.html

    Leggi l'articolo di Peppe Croce "Stati Uniti: lo shale gas sta facendo aumentare l’inquinamento" all'url:
    www.greenstyle.it/stati-uniti-lo-sh...mento-9252.html


    Edited by Filippo Foti - 5/5/2012, 21:22
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