Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. Gallicianò: il borgo più greco d’Italia nel cuore della Magna Grecia dell’Aspromonte.

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    By Filippo Foti il 14 May 2014
     
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    Profumi inebrianti di una terra antica carica di tradizioni millenarie e dai sapori arcaici, immersi in una natura dove case, chiese ed altre strutture di epoca bizantina ancora ben conservate, diventano un teatro all’aperto che nulla ha da invidiare a più noti e pubblicizzati scenari in Italia e nel mondo.


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    C'è stata una colonna sonora costante che ci accompagnato per tutto il tempo che abbiamo trascorso a Gallicianò, 621m. s.l.m, una frazione di Condofuri a circa 54 km da Reggio Calabria, arroccata nell’estremo sud della Calabria. Nel cuore dell’Aspromonte più vero, nel borgo che più degli altri rappresenta l’anima e l’essenza della Magna Grecia, siamo arrivati nel tardo pomeriggio, quando ancora il sole illuminava alcuni costoni di montagne, offrendoci la possibilità di qualche scatto con il nostro telefonino, accolti da una quiete assoluta e dai profumi inebrianti della sua terra.

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    Percorrendo la statale 106 Jonica (SS 106), direzione Reggio Calabria - Taranto, arrivati a Condofuri Marina, 39 km da Reggio, si imbocca il bivio per Amendolea – Chorio fino all’altezza del ponte Mangani.

    Mantenendo la sinistra si percorrono altri 7 Km di panoramica salita - una mulattiera asfaltata dove se ci si trova di fronte una pur piccola autovettura, il più bravo o uno dei pochi abitanti del luogo fa retromarcia per trovare uno spazio di carreggiata più grande per farti passare - fino ad arrivare nell’unico spiazzo disponibile per lasciare l’auto e proseguire a piedi. Vi assicuro che ne vale proprio la pena.

    Non è stata la classica tarantella o per meglio dire la “sonata a ballo”, come la definisce l’avv. Ugo Sergi nel video che vedrete più sotto, con organetto e tamburello, ma la “colonna sonora”, come accennavamo sopra, è stato il rumore dei nostri passi e la voce muta saliente del silenzio, con la presenza di una donna seduta sui gradini della sua casa, che non si voleva far fotografare perché sudata a suo dire e come a riposarsi da lunghe ed ataviche fatiche.

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    L’anima e l’essenza tipica dei gallicianesi l’abbiamo scoperta dunque attraverso poche immagini “viventi”, a mò di presepe, di gente dedita fin dall’antichità alla pastorizia ed all’agricoltura, e soprattutto dal paesaggio e dalla natura dove predominano il mandorlo, la ginestra ed il ficodindia, ammirati ad osservare il tutto da un balcone di roccia che domina la fiumara dell’Amendolea.

    I colori ed i profumi di Gallicianò dall’alba al tramonto sono tipici dell'Aspromonte Greco e chiunque si reca in questi posti ne rimane incantato.
    Gallicianò è stata fondata nei tempi in cui l’Italia era Magna Grecia e conserva ancora oggi la lingua ellenofora, l’architettura bizantina ed il culto religioso ortodosso e per tanti secoli è stata legata al rito greco, quindi a Costantinopoli.

    L’esodo che ha gradualmente spogliato di vita il piccolo borgo di Gallicianò dovuto a terremoti ed alluvioni, non ha di certo fatto perdere le proprie radici alle poche decine di abitanti del paese più greco d'Italia, dove le montagne sembrano raccontare dolore e canti di cui e intriso il dna di questa gente di Calabria.

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    Come Gallicianò, anche altre piccole comunità come Roghudi, Roccaforte del Greco, Bova, Condofuri ed Amendolea di cui si è già scritto in un post precedente, tra la colpevole incomprensione ed indifferenza della cultura italiana, indussero i Greci di Calabria quasi a distruggere le antiche vestigia del passato con ricostruzioni scellerate che cozzavano con l’ambiente circostante. Per fortuna però, grazie alla tenacia di un architetto del luogo, Domenico Nucera , ad alcuni studiosi e a qualche intervento della regione Calabria, si è riusciti a conservare luoghi di grande valore.

    La tradizione del Greco in Calabria è vissuta al momento da poco più di 2000 persone che la mantengono ancora viva in tutti i paesi dell’area grecanica.

    A Gallicianò, ancora oggi si celebrano matrimoni con il rito ortodosso nella chiesa di San Giovanni Battista, costruita su pianta rettangolare intorno all’XI° secolo. Oggi è oggetto di importanti lavori di ristrutturazione che hanno riportato alla luce una pregevole fonte battesimale in marmo ed è situata sulla parte più alta dell’abitato. Il rito è officiato in lingua italiana e greca e con le formule ripetute tre volte come vuole la tradizione ortodossa.

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    Il rito si compie in una prima fase con il fidanzamento e poi in una seconda con il matrimonio.

    Matrimonio celebrato secondo il rito Ortodosso.

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    C’è da dire che per la Chiesa Cattolica i matrimoni celebrati secondo il rito Ortodosso sono validi, perché la Chiesa Ortodossa, anche se separata da quella Cattolica è una vera chiesa con una valida gerarchia e validi sacramenti. Sia cattolici che ortodossi hanno ricevuto il battesimo e condividono lo stesso patrimonio di fede.

    Quindi un cattolico può sposare un ortodosso anche nella chiesa cattolica, e nella forma canonica però è richiesta una licenza dell’Ordinario del luogo o del parroco oppure del sacerdote o diacono delegati da uno di essi, e di due testimoni. Ordinario che deve assicurarsi che la parte cattolica non abbandoni la sua fede, si impegni a battezzare ed educare i figli nella chiesa cattolica; di ciò deve essere resa informata la parte non cattolica, che comunque deve accettare tutte le proprietà del matrimonio.

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    Il secondo millennio è stato caratterizzato da intolleranza, lotte e persecuzioni tra i cristiani, così la Calabria ha finito di essere ortodossa ed ha finito di parlare la lingua greca ma su questa montagna la lingua è rimasta come una piccola candela.

    La lingua è stata conservata dall’isolamento del paese, la televisione è entrata nelle poche case solo con l’avvento del satellite, dalla mancanza della luce e delle scuole. Gallicianò, fino alla fine degli anni ’90, era quasi irraggiungibile se non attraverso una piccola mulattiera e per arrivare al borgo si dovevano fare molte ore a piedi. L’asfalto è stato posto solo circa sei anni fa.

    A Gallicianò la vita è tradizionale e genuina in quanto non esistono negozi e pertanto la vita scorre secondo i ritmi elementari della natura ed i pochi giovani rimasti non rinnovano la tradizione ma semplicemente la perpetuano con la musica, la lingua e la cucina. Nel paese c’è anche una piccola oasi, la “Taverna Greca”, dove si può mangiare su prenotazione.

    Le foto che arricchiscono questo post possono solo minimamente rappresentare ciò che di bello c’è in questo borgo. Le abbiamo fatte pur evitando di fotografare, elementi di vita importanti per questo paese, tipo le poche automobili esistenti ed antenne satellitari, per fornire un aspetto incontaminato in una natura ancora vergine.
    Abbiamo visitato, grazie alla guida preziosa ricevuta da Giovanni, un giovane del luogo, diverse costruzioni, parti delle quali sapientemente ristrutturate.

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    Chiesa di San Giovanni Battista

    Costruita su pianta rettangolare intorno all’XI° secolo ha un campanile a base quadrata. Oggi è oggetto di importanti lavori di ristrutturazione che hanno riportato alla luce una pregevole fonte battesimale in marmo. Giovanni, la nostra guida ci dice che si stanno preparando lavori di scavo al suo interno, dove si conta di fare delle scoperte interessanti.
    All’interno della chiesa, il patrono di Gallicianò San Giovanni Battista si nota in due versioni iconografiche: da adulto, nella statua in marmo cinquecentesca di scuola Gaginiana conservata nella nicchia sopra l’altare e da bambino, nel simulacro che il 29 agosto viene portato in processione per le vie del paese.

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    All’interno della chiesa si trova la “Fonte battesimale”, parte integrante dell’arredo della chiesa, di forma circolare su base quadrata, finemente scolpita con motivi floreali e volti di angeli alati è composta da tre sezioni sovrapposte. Il lato rivolto verso il muro non è stato completato probabilmente di proposito. All’interno si trova anche l’icona (cm 21 x 30) che rappresenta la Madonna della Grecia.

    Chiesa ortodossa Santa Maria dei Greci

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    La chiesetta ortodossa, dedicata alla Madonna della Grecia, (Panaghìa tis Ellada) dipende dal monastero greco ortodosso di “San Giovanni Therestis” nei pressi di Bivongi (RC) e rappresenta un esempio valido di recupero delle tradizioni. Di ispirazione bizantina, è stata creata da un architetto del luogo adattando una vecchia casa di pietra nella parte alta del paese.

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    Nel suo interno, si trova l’icona, su tavola con un fondo in foglia d’oro, che rappresenta la Madonna della Grecia, donata dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I° in occasione della sua visita in Calabria; è di ottima fattura ed è decorata in argento.

    Museo etnografico “Angela Bogasari Merianoù” di Gallicianò

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    Il museo etnografico di Gallicianò è ospitato in un locale prima adibito a taverna, e prima ancora ad una scuola. Sempre Giovanni ci ha fatto vedere, fornendoci dovizia di particolari, utensili realizzati con materiale naturale, strumenti musicali, ciaramelle e tamburelli.

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    Una coperta ottenuta dalla ginestra, fa bella mostra di sé, colorata con elementi naturali come il mallo delle noci. Ancora componenti dell’aratro, setacci per i cereali, fiscelle per la ricotta ed il formaggio realizzati con canne di bambù impregnati di vita contadina anche di data recente.

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    Il museo etnografico di Gallicianò è intitolato ad Angela Bogasari Merianoù che tutti chiamavano e continuano a chiamare “la mamma”, filologa greca scomparsa alcuni anni fa, giunta per la prima volta in Calabria oltre mezzo secolo fa alla ricerca dei borghi grecanici della vallata dell’Amendolea.

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    Abbiamo chiesto a Giovanni come si chiamassero quegli attrezzi e , pur notando a cosa servissero, ci ha risposto con termini dialettali che non riusciamo a riportare e che risalgono alla lingua grecanica del popolo gallicianese.

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    Sorgente dell’Amore.

    E’ l’antichissima fonte del paese, dove le donne si recavano per riempire le brocche di terracotta. A pochi metri più sotto si trova una vasca dove le donne un tempo si recavano per lavare i panni. La sorgente rappresentava il luogo preferito per i giovani dove potevano incontrarsi, più facilmente che altrove, e con la scusa di bere dalla fonte, potevano manifestare il proprio amore, “attraverso uno sguardo fugace, un’impercettibile sorriso, un saluto accennato o ancora con un biglietto d’amore nascosto tra le pietre”.

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    Presso questa fontana avvenivano le dichiarazioni d’amore che preludevano al matrimonio. “Ancora oggi è consuetudine che tutti gli sposi, alla fine del rito del matrimonio, uscendo dalla chiesa di S. Giovanni Battista o di Santa Maria di Grecia, dopo aver ricevuto la benedizione dai propri genitori, si rechino alla fonte per una nuova promessa di reciproco amore, destinato a durare per tutta la vita ed a manifestarsi in ogni istante di ogni ora del giorno”.

    Anfiteatro greco Patriarca Bartolomeo A

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    Inaugurato nell’ottobre del 2012 sul palcoscenico è stata portata la tragedia di Sofocle “Elettra” (Ἠλέκτρα, Eléktra), un personaggio della mitologia greca, rivisitata dallo scrittore ottocentesco Hugo Von Hofmannsthal e messa in scena dalla compagnia Officine Arti, sotto la regia di Americo Melchionda. La commissione prefettizia ha scelto l’antico borgo di Gallicianò per contribuire a valorizzare le peculiarità di un territorio unico che ben si presta ad accogliere occasioni culturali di valenza non solo locale. L’idea è stata sostenuta dalla Provincia di Reggio Calabria che ha contribuito alla sua realizzazione.

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    Guardando verso l’orizzonte a valle del paese, il torrente Amendolea assume le sembianze di una striscia d’argento, una cascata di limo e pietre variamente scolpite dallo scorrere verso il mare. Volgendoci in alto, quando ormai siamo sulla via del ritorno, un pensiero si propone nella nostra mente: dobbiamo ritornare qui, anzi dobbiamo vedere di più…!

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    Attraverso il percorso dell’Amendolea e dalle immediate vicinanze, i pochi abitanti, circa 2000 anime, rimaste anche a Roghudi, Roccaforte del Greco, Condofuri, S. Lorenzo, Bagaladi, Chorio e Bova, con Montalto (mt. 1.955) e Monte Cavallo (mt. 1331) a sovrastare tutto, immaginiamo che, nostalgicamente, molti guardino verso la Grecia, con gli occhi ed i cuori di chi, ancora oggi, ha scelto di testimoniare e di difendere ad ogni costo, questo “eremo naturale”.


    Aggiornamento del 21 febbraio 2022: Post citato nel libro "Enclavi balcaniche e slave meridionali in Italia: lingue, dialetti e identità
    Thede Kahl · Iliana Krapova · Giuseppina Turano - luglio 2018 · Cambridge Scholars Publishing.



    Edited by Filippo Foti - 21/2/2023, 22:46
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