Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. E se gli umani non fossero le creature più intelligenti del Pianeta?

     
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    Non so se a qualcuno di voi sia mai capitato, guardando negli occhi un animale, anche domestico con il quale siete particolarmente affezionato, di chiedervi che tipo di pensieri potrebbe avere in quel momento nella sua mente.


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    Nella sezione che ospita questo post, a volte si leggono argomenti non proprio da bar...
    Un recente articolo di Alba Agnos su “UPLIFT - We Are One”, una piattaforma globale online, racconta di una sua “conversazione” con un cavallo che dimostra l'intelligenza emotiva e l'empatia che molti animali capiscono.

    Alba racconta, tra l’altro, di avere notato nel corso di una passeggiata in campagna dall'altra parte della strada, un cavallo in un recinto, che si stava separando da un gruppo. Intuitivamente, ha potuto sentire il dolore e l'ansia che il cavallo stava vivendo.

    Si è avvicinata lentamente al recinto, permettendogli di vedere la volontà amorevole dei suoi occhi e del cuore. Telepaticamente voleva fargli sapere che era lì per connettersi con lui e che gli interessava quello che stava provando.

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    Ad un certo punto Alba ha sentito uno scoppio immediato di gioia provenire da dentro il suo cuore. La giovane avvertiva nel cavallo un forte senso di panico, ansia, umiliazione, abbandono e smarrimento, come se si sentisse inaccettabile e da solo. Come se non sapesse se fidarsi o meno della giovane, ed era terribilmente infelice nel piccolo recinto riempito con le proprie feci, tanto di sentirsi quasi rifiutato. Avrebbe voluto essere libero, pascolare con gli altri cavalli!?

    La maggior parte delle persone, prosegue Alba nel suo post, non capisce i cavalli che, come gli altri animali senzienti, vivono di emozioni reali come gli esseri umani. Avvicinandosi, ha risposto cercando di giocare con lei, ha afferrato con la bocca le estremità della sua maglietta come per portarla dentro il suo recinto. Voleva davvero in contatto con qualcuno.

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    Paul Watson di Sea Shepherd, recentemente ha condiviso un post su Facebook, dove commenta di una intelligenza profonda che dimora negli oceani. Si tratta di un'intelligenza, scrive Watson, che precede la nostra evoluzione come primati intelligenti per milioni di anni.

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    Confronto di un cervello umano e delfino mostrano il quarto lobo e più complesse circonvoluzioni alla neo-corteccia del delfino, in contrasto con il cervello umano.


    E’ interessante riflettere su una considerazione che spesso sfugge a tanti di noi. I mammiferi come noi, che sono stati sul pianeta un bel po' più a lungo di noi, hanno il cervello più grande di noi. Per noi esseri umani, è facile considerare che l'intelligenza è basata sulla tecnologia. Poi vi è l'idea di una intelligenza emotiva, che riconosce una forma di intelligenza all’interno che non può essere facilmente misurata empiricamente, ma svolge un ruolo importante nel successo di un individuo. Intuizione, compassione, empatia sono di solito considerati sentimenti, ma queste sono le competenze, gli strumenti non fisici che possiamo utilizzare a salire la scala sociale. La meditazione potrebbe anche essere considerata uno strumento non fisico che cambia la nostra biologia, riduce lo stress ed apre la mente.

    E’ da quasi un decennio che Paul Watson dichiara di credere che le balene siano molto più intelligenti rispetto agli esseri umani, mentre diversi scienziati giapponesi, non sappiamo con quanta onestà intellettuale, sostengono una sola considerazione secondo cui le balene non sarebbero creature intelligenti che riguarda il rapporto cervello-corpo, ovvero la dimensione del cervello rispetto alla massa corporea. Questa rappresenterebbe la massa corporea dove gli umani prevalgono.

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    Paul Watson


    Il cervello umano comprende infatti circa il 2% della massa sua corporea, mentre il cervello del capodoglio comprende solo lo 0,02% della sua massa corporea. Tuttavia, una parte molto grande della massa corporea di una balena, è composta da grasso, e questo distorce un po' il rapporto. Ad ogni modo, è chiaro che le dimensioni del cervello non siano un criterio decisivo. I colibrì, gli uccelli più piccoli del mondo, hanno un rapporto cervello-corpo ancora maggiore rispetto a quello degli esseri umani. E' la dimensione del cervello che fa la differenza, e il cervello del capodoglio è il più grande che si sia mai evoluto sul pianeta. E' grande circa 9.000 centimetri cubici e pesa 7,8 kg. Il cervello di un orca pesa circa 5 kg.

    Per fare un confronto, il cervello umano pesa 1300 grammi ed è grande circa 1300 centimetri cubici. Tutti i mammiferi, dai topi agli esseri umani, hanno tre lobi del cervello, mentre i cetacei ne hanno quattro. Gli strati della neo-corteccia sono più pronunciati nel cervello dei cetacei che in quello degli esseri umani. Per cui, nel complesso, il cervello di un capodoglio e di un orca sono più grandi e più complessi rispetto al cervello umano. Tuttavia, essi non dispongono di tecnologia – ed è questa che l'umanità utilizza come principale indicatore di intelligenza.

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    Alcuni anni fa, il capitano Watson ebbe la seguente conversazione con Georg Blitchfield, leader della "High North Alliance", gruppo di pressione a favore della caccia alle balene.
    Blitchfield: "Ma Watson, lei sta dicendo che le balene sono più intelligenti delle persone. Come può dire una cosa così stupida e folle?
    Watson: “Georg, mi capita di misurare l'intelligenza in base alla capacità di vivere in armonia con il mondo naturale. Secondo questo criterio, le balene sono molto più intelligenti di noi”

    Blitchfield: “Questo è un criterio stupido. Secondo questo stupido criterio, si potrebbe dire che gli scarafaggi siano più intelligenti delle persone.”
    Watson: "Georg, sta iniziando a capire di cosa sto parlando."

    Il Capitano Watson non stava solo dicendo che l'intelligenza è relativa, ma che non può essere collocata in categorie definite dagli umani. Le balene sono esseri altamente sociali ed hanno una forma di comunicazione complessa tra loro che non può essere definita altro che linguaggio. Semplicemente noi non capiamo per cosa questi grandi cervelli si siano evoluti, ma lo stesso esse sono dotate di un grande cervello, e un grande cervello suggerisce che ci sia una ragione ed un utilizzo a cui è dovuto questo sviluppo.

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    La verità della questione, prosegue Watson, è che noi non sappiamo assolutamente nulla di ciò che accade nel cervello di una balena o un delfino. Nella nostra supponenza, ricorriamo all'arroganza della negazione, ignorando l'evidenza fisiologica che altri animali possono pensare o anche sentire. Dimenticare, come sostengono gli evoluzionisti, che tutti i mammiferi hanno salito la scala evolutiva con noi, ed alcuni, come la balena, hanno iniziato a salire quella scala decine di milioni di anni prima che ci siamo evoluti da quel progenitore scimmiesco che abbiamo condiviso con l'uomo di Neanderthal, lo scimpanzé ed il gorilla di montagna.

    Un'altra differenza importante tra il cervello dei cetacei e umano è la forma. Il cranio della balena si è evoluto nel corso di milioni di anni per conformarsi alle necessità di movimento razionalizzato attraverso l'acqua. Questa esigenza ha plasmato il cervello, provocando una stratificazione relativamente più sottile della corteccia che è più che compensata da una maggiore superficie della neocorteccia.

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    L’intelligenza può anche essere misurata dalla capacità di vivere entro i limiti delle leggi dell'ecologia - vivere in armonia con il proprio contesto ecologico e riconoscere i limiti posizionati su ciascuna specie dalle esigenze di un ecosistema.
    . È la specie che abita pacificamente all'interno del suo habitat con il rispetto dei diritti delle altre specie quella inferiore?
    . O è la specie che conduce una guerra santa contro il suo habitat, distruggendo tutte le specie che li irritano?
    . Cosa si può dire di una specie che riproduce oltre la capacità del suo habitat per sostenerlo?
    . Che cosa ne facciamo di una specie che distrugge la diversità che sostiene l'ecosistema che la nutre?
    . È come può essere giudicata una specie che avvelena la sua acqua ed il proprio cibo?

    Watson non è solo un filosofo, ma per chi lo segue da tempo, il capitano Paul Watson è stato al timone della più attiva organizzazione non-profit del mondo marino - la Sea Shepherd Conservation Society
    Da considerare anche che il pensare che non siamo superiori alle altre specie non è umiliante. E' possibile ripristinare un senso infantile di stupore per la vita, che ispira anche il desiderio di preservare il nostro ambiente. I nostri strumenti sono meravigliosi, la nostra scienza è meravigliosa, ma dovrebbe essere usata per celebrare ed elevare tutta la vita.

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    Dobbiamo considerare che non si può reiterare all'infinito, se infinito ancora c'è per la nostra Terra, l'uso irrispettoso dei nostri strumenti e della scienza che può creare distruzione inimmaginabile per noi stessi e per altre specie. Un futuro sano può essere possibile solo se gli esseri umani saranno a conoscenza di questo e vivranno entro i limiti del loro ecosistema. Abbiamo la capacità di creare mondi o distruggere noi stessi.

    Come vogliamo vivere la nostra vita?

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    Autore: Filippo Foti





    Edited by Filippo Foti - 25/2/2019, 23:23
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    I brani che seguono sono riportati dall’articolo “Minds of their Own – Animals are smarter than you think” (La loro mente – Gli animali sono più intelligenti di quanto crediate) di Virginia Morell, pubblicato sul numero di marzo 2008 del National Geographic, sulla cui copertina l’articolo è annunciato con il titolo “Inside Animal Minds” (Nella mente animale). Alcuni pezzi sono riportati dalle didascalie delle foto dello stesso articolo, curate da Jennifer S. Holland.
    L’articolo è una sintesi dei risultati di trent’anni di studi sulla mente, sul comportamento e sulle capacità di apprendimento di molti esseri senzienti non-umani da parte di Irene Pepperberg ed altri scienziati. La Pepperberg iniziò il suo progetto nel 1977: si portò in laboratorio un pappagallo africano di nome Alex con l’intento di insegnargli la lingua inglese.
    “Quando la Pepperberg cominciò a dialogare con Alex, che è morto a 31 anni lo scorso settembre, erano molti gli scienziati che credevano che gli animali non fossero in grado di pensare. Gli animali erano macchine, robot, programmati per reagire in modo elementare a stimoli esterni, ma non erano in grado di pensare né di provare emozioni”.
    Ancora trent’anni fa, dopo quasi due secoli che conoscevamo l’Unità della Vita e sapevamo qual’è la posizione della nostra specie nel mondo naturale, erano diffuse idee simili! Ma leggiamo qualche brano dell’articolo:
    “Alex contava, riconosceva colori, forme e dimensioni, aveva un’elementare nozione del concetto di zero”.
    “Per Alex le mele hanno un sapore simile alle banane, ma somigliano alle ciliegie; così si è inventato questo nome: ci-nana”.
    “Gli scimpanzè, i bonobo e i gorilla sono capaci di apprendere il linguaggio dei segni e di utilizzare simboli per comunicare con noi. Il bonobo Kanzi porta con sé una lavagna piena di simboli che gli permette di “parlare” ai ricercatori, e ha inventato, per esprimersi, nuove combinazioni simboliche”.
    “Azy (un orango) ha una ricca vita interiore. Cognitivamente gli oranghi sono sullo stesso piano delle scimmie africane, e in certi compiti le superano. Oltre a comunicare i suoi pensieri con i simboli di una tastiera, Azy mostra anche una “teoria della mente” (cioè comprende il punto di vista di un altro), e fa scelte logiche che dimostrano una notevole flessibilità mentale”
    “Le pecore, come i primati, sanno riconoscere facce diverse (circa 50 pecore e 10 umani) e le ricordano per due anni”.
    “Oggi un ampio numero di studi indica che l’intelligenza è una dote flessibile, e le sue radici nel mondo animale sono estese e profonde”.
    “Non siamo i soli a saper inventare, a pianificare le nostre azioni, ad avere un’immagine di noi stessi; e neppure i soli a mentire e ingannare”.
    “L’intelligenza è un albero dalle mille ramificazioni: non ha un tronco unico che punta solo nella nostra direzione”.
    “Dotati di un grosso cervello e agili tentacoli, i polpi sanno bloccare le loro tane con delle rocce, e si divertono sparando acqua a bersagli come bottiglie di plastica o ai ricercatori”.
    “Kanzi, un bonobo, da piccolo ha imparato a comunicare spontaneamente osservando gli scienziati che addestravano sua madre. A 27 anni, questo bonobo “parla” grazie a più di 360 simboli di tastiera, e capisce il significato di migliaia di parole dette a voce. Kanzi sa formulare delle frasi, eseguire nuove istruzioni, e fabbricare strumenti di pietra, cambiando tecnica a seconda della durezza del materiale. Crea strumenti come quelli dei primi umani”.
    “Le ghiandaie sanno ragionare: sapendo di essere ladre, spostano le provviste di cibo se un’altra ghiandaia le osserva; pianificano i pasti futuri, e nel fare provviste tengono conto dei bisogni futuri piuttosto che della fame del momento”.
    “I delfini hanno ottima memoria, estro creativo e capacità linguistiche; sono versatili, sia dal punto di vista cognitivo che comportamentale. Hanno un grande cervello generalista, proprio come noi. Modificano il proprio mondo per rendere possibili nuove cose”.
     
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