Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. Suoni e rumori nel mare: le gravi ripercussioni nelle specie marine.

    By Filippo Foti il 7 Sep. 2014
     
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    Come il rumore prodotto dalle attività antropiche contribuisce a distruggere le sonorità naturali e la vita negli oceani.



    Fin dal VII° secolo A.C. è noto all’uomo che le creature del mare producono ed utilizzano il suono, diciamo pure con molta cautela i rumori, per garantirsi la sopravvivenza.

    I suoni, i rumori e perfino i canti delle balene servono agli animali marini per potere cercare le loro prede naturali, per proteggersi e per trovare i loro compagni.

    Questi che abbiamo accennato sono rumori essenziali nell’ambiente marino, non sono affatto graditi ai naturali abitatori dei mari quelli di origine antropica che hanno, come vedremo in seguito, effetti a dir poco deleteri.

    Che le creature degli oceani e dei mari producono e utilizzano il suono, si è sopra accennato che è noto fin dai tempi in cui visse, nel VII° secolo A.C., il musicista greco Erat Arion quando fu salvato in mare da un delfino perché evidentemente udì la sua musica e ne rimase colpito.

    Mito, leggenda, sonate di cantastorie? Altre persone pensano che il delfino che salvò Arion non era un pesce, ma una nave chiamata Dolphin. Dicono che Arion, essendo un buon nuotatore, si tenne a galla fino a quando questa nave passò e lo salvò dalle onde.



    Ma questa che abbiamo introdotto è un'altra storia. Se volete ci torneremo dedicandogli un post.

    Vero è che molte persone considerano l'oceano un luogo silenzioso, dovuto al fatto che gli esseri umani si sono male adattati ai rumori del mare, se non quelli superficiali che sono una musica per chi ama il suo profumo e lo sciabordio delle onde.

    Naturalmente l’aria è un componente necessario ed indispensabile per la propagazione del suono. Sotto la superficie dell'acqua invece è un bene scarso. I suoni emessi dalle balene e dai delfini sono di facile comprensione in quanto, essendo mammiferi, questi animali respirano aria utilizzandola per i loro suoni, al contrario dei pesci che, vivendo in un ambiente privo d'aria, non respirano e di conseguenza non possono emettere suoni.

    Anche se, ad essere più precisi, c’è da dire che i pesci a volte “vocalizzano” durante un combattimento o un corteggiamento, oppure durante la fase di deposizione delle uova. Non hanno corde vocali ma dei muscoli detti sonori in grado di vibrare e mettere in risonanza la vescica natatoria, una specie di sacchetto che può essere riempito o sgonfiato di gas e utilizzato principalmente dai pesci per spostarsi lungo la colonna d'acqua. Corteggiamenti pericolosi, in quanto dette vocalizzazioni se captate dai vicini predatori possono preludere a un silenzio tombale. (Paolo Galli, ecologo Università Milano Bicocca).


    Ci introduciamo quindi nell’inquinamento acustico, causato da un'eccessiva immissione nell’ambiente di suoni e rumori, e quindi di energia da parte dell’uomo. Per alcuni animali come i cetacei, l’importanza dell’udito è paragonabile a quella della vista nell’uomo e, garantire loro la possibilità di continuare a servirsi dei suoni, equivale a garantirne la sopravvivenza.

    Potenziale rischio acustico legato alle principali attività umane.

    Le attività antropiche che rappresentano oggi le principali fonti d’inquinamento acustico nei nostri mari sono tante. Riassumiamo quelle che ci sembrano più critiche per la vita negli oceani, anche se le tre fonti più significative di inquinamento acustico sono il rumore delle navi, i sonar delle marine militari e le perforazioni per l'esplorazione di petrolio e gas.

    Le compagnie petrolifere sono costantemente impegnate alla ricerca di territorio incontaminato per cercare riserve di petrolio e di gas. Una volta che queste “preziose” risorse sono identificate devono essere estratte con un processo lungo e che spesso necessita di enormi operazioni di perforazione. Il rumore della foratura è di intensità paragonabile all’airgun, ma questo dura molto più a lungo. Nel corso del tempo, l'esposizione a questo insulto può causare nei mammiferi marini ed in altre specie l’abbandono dei loro habitat.

    Navi da carico, da crociera, superpetroliere ed altre grandi navi generano costantemente rumore negli oceani, prodotto dalle eliche, dai motori, ovvero attraverso i meccanismi generali del movimento della nave. Ci sono sempre navi più grandi nei nostri oceani, con le esplorazioni in aumento nel mondo. Il traffico marittimo gioca dunque un ruolo di primo piano nell’insonificazione degli oceani. La situazione risulta alquanto preoccupante se si considera l’enorme mole di traffico marittimo presente a livello globale nonché le previsioni future che lo mostrano in costante aumento. Le attività di pesca generano anche rumore subacqueo a seconda dell'attrezzo utilizzato e dello stato di efficienza dell'imbarcazione.

    A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, i rumori dei sonar militari sono così forti e potenti che possono causare spiaggiamenti di massa di interi gruppi di balene e delfini nel tentativo di fuggire dall’assordante rumore, e molto probabilmente estremamente angoscianti dai “suoni”.


    I sonar navali e rilievi sismici, causando panico soprattutto ai mammiferi marini, li costringono ad abbandonare i fondali e spostarsi in superficie troppo velocemente tanto da causare addirittura alla malattia da decompressione. Sì, anche i pesci accusano, come l’uomo, questo disturbo. I pesci, come gli esseri umani, possono infatti essere "piegati", quando sono esposti a brusche variazioni di pressione. Questo può anche portare ad una emorragia al cuore e al cervello.

    Il dottor Bruce Tufts, biologo della Queen University, recentemente ha dichiarato: "Le nostre ricerche mostrano che quando i pesci risalgono rapidamente dalle profondità in superficie, essi sperimentano l'equivalente delle curve, proprio come gli esseri umani." La malattia da decompressione detta anche “curva o embolia gassosa”, si verifica quando un subacqueo rimane troppo a lungo sotto l'acqua ad una profondità di oltre 30 piedi (10 metri) e poi risale alla superficie, senza lasciare il tempo sufficiente per aggiunta di gas, in particolare azoto sciolto nei loro fluidi corporei e tessuti, di raggiungere un nuovo equilibrio. Ciò fa sì che si sviluppano nei tessuti del subacqueo bolle di gas. Alcuni dei sintomi noti di malattia da decompressione includono vertigini, visione offuscata, difficoltà di respirazione, dolori articolari e la paralisi di alcuni muscoli. Alcuni o tutti questi sintomi possono verificarsi immediatamente dopo che il subacqueo è emerso dall'acqua.

    Bruce Tufts


    Lo sviluppo edilizio costiero gioca anch’esso un ruolo non marginale ed è spesso oggetto di speculazione e corruzione, con edifici costruiti illegalmente e senza rispettare le norme ambientali.
    Gli impianti di produzione energetica basati sulla forza del vento sono comuni nel Nord Europa. Nel Mediterraneo ancora non esistono impianti eolici off-shore decisamente funzionanti, anche se la crisi economica ed energetica sollecita queste soluzioni alternative. In Italia, nonostante le rassicurazioni del Ministero dell’ambiente, a Manfredonia l’eolico off shore fa ancora paura. Infatti per l’eolico in mare, il Parco del Gargano ed il Comune di Manfredonia si oppongono.


    Inoltre, come riportato dai membri del Foro intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change) il crescente livello di acidificazione dei mari, dovuto alle maggiori quantità di diossido di carbonio disciolto (CO2) nell’acqua, provoca un aumento dell’inquinamento acustico sottomarino, poiché ad una crescita del grado di acidità, corrisponde una riduzione della capacità dell’acqua di assorbire ed attenuare le frequenze acustiche. Il cambiamento nella composizione chimica dell’acqua del mare equivarrebbe, attualmente, ad una diminuzione del 10% della sua capacità di assorbire i suoni a bassa frequenza, rispetto a prima della “Rivoluzione Industriale”.

    A meno che non si riduca l’emissione di gas serra l’acidità nei mari e negli oceani potrebbe raggiungere, entro il 2050, un livello tale che il rumore causato dalle navi sino a quello generato dai cannoni sismici viaggerebbe su distanze maggiori del 70% rispetto alle attuali.

    Da rilevare inoltre l’entrata in vigore, dal primo gennaio 2010, di un nuovo regolamento pubblicato da DNV (Det Norske Veritas) circa il rumore generato dalle navi, volto a minimizzare l’eventuale impatto ambientale derivante da questo tipo di inquinamento e allo stesso tempo consentire l’operatività alle navi che utilizzano attrezzature acustiche subacquee. Il regolamento definisce il rumore massimo che le navi che conducono operazioni acustiche, sismiche, di pesca, e/o ambientali possono generare in diverse modalità operative e qualora le navi posseggano i requisiti indicati sono abilitate a ricevere la “Silent Class Notation”. Silent DNV permetterà alle navi, pescherecci e diversi tipi di navi di supporto offshore di operare in modo più efficiente, evitando malfunzionamenti della strumentazione e minimizzando il loro impatto acustico sulla vita marina.


    Per quanto attiene la ricerca, c’è da dire che "Vi è un crescente corpo di esperti scienziati che parlano di un rischio di estinzione di massa in mare e sulla terra", ha detto Elliott Norse, fondatore e capo scienziato della “Marine Conservation Institute di Seattle”. I coralli sono gli organismi in prima linea di tutto ciò che fanno gli esseri umani.

    Elliott Norse


    Per questa ragione gli studiosi si rivolgono sempre più spesso al contributo che può venire da un settore scientifico in rapida crescita qual è quello del biomonitoraggio ambientale: lo studio della qualità ambientale mediante indicatori biologici. Ed i coralli sono tra gli organismi marini quelli che meglio di altri rappresentano la vitalità del mare.

    "Il rumore può disturbare, stressare e ferire una diversità di specie marine", ha detto Sarika Cullis-Suzuki , nel corso di una conferenza e che si sta occupando dei rumori nel nord-ovest del Pacifico. "Gli oceani sono già di fronte ad una moltitudine di minacce. Con l'aggiunta di un ulteriore fattore di stress come il rumore prodotto dall’uomo, le conseguenze potrebbero essere gravi. E' un problema che dev’essere affrontato "in modo relativamente facile" con la costruzione di motori più silenziosi”, ha sostenuto.

    Cullis-Suzuki è una biologa della British Columbia in Canada e sottolinea che il rumore non influisce su tutte le specie allo stesso modo, e che non vi sono interazioni complesse che devono essere prese in considerazione, come le relazioni tra predatori e prede. "I nostri studi, ha detto, stanno dimostrando quanto siano complesse e imprevedibili le risposte possono essere date nell’ambiente marino".

    Sarika Cullis-Suzuki


    Il dr. Rob Williams, uno scienziato marino canadese che ha recentemente completato la ricerca presso l'Università di St Andrews, ha scoperto che nelle rotte di navigazione dove sono presenti le balene, queste potrebbero essere private del 90 per cento delle loro possibilità di comunicare con i membri della loro famiglia. Egli ha esortato l'adozione di “tranquille aree marine protette" ed incentivi economici per costruire navi più silenziose.

    Rob Williams


    il professore dell'Università di Pavia Gianni Pavan, che ha inaugurato la nuova campagna di Marevivo a difesa dell'ecosistema marino per proteggere il mare dall’abbandono dei mozziconi di sigarette, che si è svolta dal 2 al 3 agosto, ha anche lui espresso il suo pensiero su questo argomento.

    "Abbiamo negli oceani milioni di navi che fanno rumore, ha detto, e che producono un tappeto sonoro a bassa frequenza che ha un impatto significativo sugli animali, impedisce la loro comunicazione, provoca stress, l'abbandono di determinate aree marine ed impedisce alle balene di corteggiarsi. Ci sono balene che si corteggiano come le megattere a 400 chilometri di distanza a cui il rumore delle navi impedisce di comunicare, perché il rumore maschera i segnali delle balenottere che usano le bassissime frequenze e questo ha un grave impatto sulla loro riproduzione".

    Gianni Pavan


    “Le misure del rumore in acqua sono completamente diverse da quelle in aria: "se all'aperto 20-30 decibel rendono per un uomo un ambiente silenzioso e 100-110 lo rendono molto rumoroso, in acqua si raggiungono i 180-190 decibel di rumorosità e una nave può arrivare a produrne tanti".


    “A quei livelli, per una balena, sarebbe come per un uomo avere accanto un jet al decollo", spiega il professore. Pavan, per spiegare il tormento a cui i cetacei sono sottoposti, sottolinea che "in mare soprattutto le basse frequenze si propagano su grandissime distanze perché, mentre l'aria è elastica ed assorbe il suono, in acqua il suono si propaga su centinaia di chilometri. Un aereo che passa a due chilometri non disturba più di tanto, una nave che passa a due chilometri genera un rumore molto forte".
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