Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

Posts written by Filippo Foti

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    Cerchiamo di fare chiarezza sulle varie "COP", ovvero delle “Conferenze delle Parti”, per il clima e l’ambiente, che stanno disorientando molti cittadini del mondo.


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    Di COP, quest'anno, ce ne sono state tre:

    - Una per la biodiversità (COP 15), la più grande convenzione sulla diversità biologica, o biodiversità delle Nazioni Unite, adottato durante il summit di Rio de Janeiro nel 1992 ed è entrata in vigore nel 1993, ossia il summit dei paesi che hanno sottoscritto la Convenzione per la Diversità Biologica (Convention on Biological Diversity - CBD). La prima riunione ordinaria della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (COP 1) si è svolta a Nassau, Bahamas, 28 novembre - 9 dicembre 1994. La prima fase di COP 15 si è svolta invece virtualmente, dall'11 al 15 ottobre 2021 a Kunming in Cina;

    - Una per il cambiamento climatico (COP 27), che ha riunito dal 6 al 18 novembre a Sharm El Sheikh (Egitto) delegati di governi, istituzioni internazionali e rappresentanti della società civile per decidere sul futuro del clima e del pianeta e che non ha prodotto nessun risultato concreto;

    - E una per la fauna selvatica mondiale (COP 19), svoltasi da1 14 al 25 novembre 2022 a Panama, (Stato dell'America Centrale) le cui decisioni prese dalle parti entreranno in vigore 90 giorni dopo la fine della riunione, il 23 febbraio 2023.

    "La conservazione della natura e l'adattamento al cambiamento climatico sono due facce della stessa medaglia", (ovvero uno fa affidamento per aiutare l'altro n.d.r.), l'adattamento basato sull'ecosistema è una potente strategia che riconosce l'interconnessione delle agende della natura e del clima,"afferma Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.

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    I collegamenti tra cambiamento climatico e sviluppo sostenibile, ovvero vivere nei limiti di un solo pianeta evitando uno sfruttamento eccessivo delle risorse ancora disponibili per l’umanità fino a lasciare a secco le future generazioni distruggendo i sistemi naturali, sono forti. Mentre il cambiamento climatico non conoscerà confini, i paesi poveri e in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati, saranno tra quelli più colpiti negativamente e meno in grado di far fronte agli shock previsti per i loro sistemi sociali, economici e naturali. L'Intergovernmental Panel on Climate Change - IPCC - (Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) prevede che entro il 2080 milioni di persone saranno sfollate a causa dell'innalzamento del livello del mare, con paesi densamente popolati e molti piccoli Stati insulari in via di sviluppo, che affronteranno la più grande minaccia da mareggiate e dell’aumento del livello del mare.

    Cambiamento globale del livello del mare dal lancio di TOPEX/Poseidon 30 anni fa.


    E la biodiversità è decisamente in crisi. Stiamo vivendo l'evento di estinzione di massa dell'Olocene. Questa è la stessa classe di eventi che ha spazzato via i dinosauri. Ma invece di un asteroide che colpisce la Terra, è da più decenni che l'umanità che lo sta facendo e non si conosce esattamente quando ciò avverrà.

    La biodiversità è fondamentale per un pianeta sano ma anche per il nostro benessere mentale e fisico. Dagli oceani ai fiumi, foreste, parchi, specie animali e vegetali, la biodiversità in tutto il mondo è attualmente minacciata da una perdita senza precedenti causata dall'attività umana. L'umanità sta distruggendo la natura più velocemente che mai. Un milione di specie di piante e animali si dirigono verso l’estinzione. Abbiamo cambiato radicalmente tre quarti della superficie terrestre e se non adattiamo il nostro comportamento, mettiamo a rischio l'intera umanità. La comunità scientifica ci ha messo in guardia sulla triplice crisi planetaria: cambiamento climatico, perdita di natura e biodiversità, a cui si aggiungono inquinamento e rifiuti.

    Delle 60.000 specie arboree conosciute, almeno il 30 per cento è minacciato di estinzione a livello globale, ed è probabile che altre saranno minacciate una volta completate le valutazioni di conservazione per il quarto delle specie arboree che sono sprovviste di attenta valutazione. Ciò significa che c'è il doppio del numero di specie arboree minacciate a livello globale rispetto alle specie minacciate di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili messi insieme.

    Mentre il pianeta si riscalda, milioni di persone sono soggette a ondate di calore estreme e forse un miliardo potrebbe essere colpito appunto dall'innalzamento del livello del mare entro pochi decenni. L'aumento delle temperature minaccia anche di devastare un mondo naturale già vacillante per la perdita di habitat e dall'eccessivo sfruttamento. Ora, circa un milione di specie animali e vegetali, più che mai nella storia umana, vengono minacciate di estinzione.

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    Gli Yanomami, nel cuore dell'Amazzonia brasiliana, coltivano circa 60 tipi di piante, che rappresentano l'80% della loro dieta.


    Tradizionalmente, gli sforzi per affrontare questi problemi sono stati affrontati in modo separato e distinto: nuove fonti di energia pulita, ad esempio, o una maggiore protezione delle restanti aree selvagge. Ma sta emergendo un nuovo tipo di risposta, che cerca investimenti per affrontarli insieme.

    Talvolta chiamate soluzioni basate sulla natura o soluzioni climatiche naturali, tali strategie mirano ad affrontare congiuntamente le crisi del clima e della biodiversità valutando gli effetti che le politiche applicate in un'area potrebbero avere nell'altra. Idealmente, quando vengono proposte azioni volte alla riduzione delle emissioni di gas serra, oltre che alla salvaguardia degli ecosistemi naturali, i risultati sono positivi in entrambi gli ambiti. Sono soluzioni vantaggiose per tutti che implicano la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile degli ecosistemi al fine, in ultima analisi, di affrontare le sfide della società e promuovere il benessere umano. Inoltre, i progetti sul campo offrono spesso l'opportunità di coinvolgere le comunità locali e indigene.


    UN PIANETA, PIÙ OBIETTIVI

    Potrebbe essere un approccio molto efficace ciò che propongono diversi scienziati, ovvero investire in soluzioni basate sulla natura che potrebbe fornire il 37% dell'attenuazione di CO2 entro il 2030 per rimanere al di sotto dei 2°C di riscaldamento. Questi includono opzioni per aumentare il sequestro del carbonio e ridurre le emissioni di carbonio e altri gas serra attraverso la conservazione, il ripristino e il miglioramento delle pratiche di gestione nei biomi forestali, delle zone umide e dei pascoli.

    Prendiamo le foreste, che immagazzinano grandi quantità di carbonio. C'è più carbonio negli ecosistemi forestali - nella biomassa viva e morta degli alberi e nel suolo - che in tutte le riserve conosciute di petrolio e carbone. Prevenire le emissioni di carbonio dovute al degrado e alla deforestazione è quindi tanto necessario per mitigare il cambiamento climatico quanto ridurre le emissioni di combustibili fossili.

    Le foreste ospitano anche l'80% della biodiversità terrestre del mondo e offrono molti vantaggi, tra cui aria e acqua pulite, nonché protezione dall'erosione e dalle frane. Oltre a salvaguardare i depositi di carbonio esistenti, le foreste aiutano a regolare il nostro clima rimuovendo il carbonio dall'atmosfera. Pertanto, investire per proteggere le foreste aiuta ad affrontare sia il cambiamento climatico che la perdita di biodiversità, una vera soluzione basata sulla natura.

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    Si profila un'estinzione di massa, guidata per la prima volta dagli esseri umani. Le popolazioni di fauna selvatica globale sono crollate di quasi
    il 70% in soli 50 anni e un milione di specie senza precedenti rischia ora di essere spazzato via dalla Terra per sempre.


    La crisi planetaria vede le foreste al fulcro di questa crisi, poiché svolgono un ruolo fondamentale nella mitigazione dei cambiamenti climatici, nella protezione della biodiversità e nel sostenere la vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene e delle comunità dipendenti dalle foreste. Tuttavia, la capacità degli ecosistemi forestali di svolgere queste funzioni critiche è sempre più minacciata dalla deforestazione e dal degrado forestale. Per affrontare la deforestazione globale, dobbiamo concentrarci sul contenimento del disboscamento illegale e del commercio di legname, che è una componente trascurata ma fondamentale della protezione degli ecosistemi forestali.

    Rinverdire il pianeta attraverso la conservazione, il ripristino e una migliore gestione del territorio, affermano gli scienziati, è un passo necessario per la nostra transizione verso un'economia globale a emissioni zero e un clima stabile. Come afferma Christiana Figueres, antropologa, economista e segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), tra il 2010 e il 2016, leader delle politiche internazionali, co-fondatrice di Global Optimism e principale negoziatrice dell'accordo di Parigi, oggi è la co-fondatrice di Global Optimism, co-conduttrice del podcast "Outrage & Optimism" ed è co-autrice, unitamente a Tom Rivett-Carnac, del libro di recente pubblicazione "The Future We Choose" (Il futuro che scegliamo) : “Gran parte del lavoro pesante necessario per stabilizzare il pianeta e la civiltà umana può essere intrapreso dalla natura, insieme alla decarbonizzazione radicale. Non c'è mai stato un maggiore slancio del settore politico e privato per investire in soluzioni basate sulla natura", sostiene Christiana Figueres.

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    CONSERVAZIONISMO VS POPOLI INDIGENI

    Altro che accordo storico per proteggere la natura alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, come titolano la maggior parte delle testate giornalistiche e reti televisive italiane ed internazionali! In una dichiarazione diffusa oggi 20 dicembre 2022, Survival International - l’organizzazione che, dall’Amazzonia alla regione desertica dell’Africa meridionale denominata Kalahari, alla giungla indiana alla foresta pluviale del Congo, collabora con i popoli indigeni per proteggere le loro vite e le loro terre e quindi la biodiversità - afferma che il Global Biodiversity Framework (Quadro Globale per la Biodiversità), adottato alla recente COP15 non è riuscito a proteggere la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono. Ciò potrebbe tradire i popoli indigeni se il settore della conservazione non manterrà la promessa di rispettare i loro diritti.

    Infatti gli sviluppi in settori come l'agricoltura, la produzione di legno, la gestione delle risorse idriche e la pesca, modellano in gran parte la biodiversità attuale e futura del mondo, poiché esercitano pressioni dirette sulla diversità biologica. Questi settori dipendono in vari modi dalla biodiversità e dagli ecosistemi per fornire cibo, fibre, legno, bioenergia, pesce e acqua pulita alla crescente popolazione mondiale.

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    Secondo Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, l'esito di COP15 “non è riuscito a compiere il passo coraggioso necessario per proteggere davvero la natura, ovvero riconoscere che i popoli indigeni sono i migliori conservazionisti e che il modo migliore per proteggere la biodiversità è proteggere i loro diritti territoriali”.

    L’International Indigenous Forum on Biodiversity, ovvero (Il Forum Indigeno Internazionale sulla Biodiversità), in un accorato appello alla fine di COP 15, ha chiesto che i territori indigeni rientrassero nel calcolo del raggiungimento del target del 30% ma la loro richiesta è stata respinta, principalmente dai paesi europei, nonostante numerose prove dimostrino che i popoli indigeni proteggono le loro terre meglio di chiunque altro e che i loro territori dovrebbero essere uno strumento cruciale nella protezione della biodiversità. Questo dimostra ancora una volta che, nella conservazione, la mentalità coloniale secondo cui gli “ambientalisti” occidentali sanno ciò che è meglio ed è sempre viva e vegeta.

    “Quello che abbiamo visto accadere a Montreal dimostra che non possiamo fidarci che l’industria della conservazione, le aziende e i paesi potenti facciano la cosa giusta” ha dichiarato l’antropologa Longo Fiore, direttrice degli uffici di Francia e Spagna della ONG Survival International della campagna di Survival per decolonizzare la conservazione. “Continueremo a lottare per il rispetto e il riconoscimento dei diritti territoriali indigeni. Chiunque abbia a cuore la biodiversità dovrebbe fare lo stesso”.

    Longo Fiore:
    Quello che abbiamo visto accadere a Montreal dimostra che non possiamo fidarci che l’industria della conservazione, le aziende e i paesi potenti facciano la cosa giusta” ha dichiarato l’antropologa Fiore Longo, direttrice degli uffici di Francia e Spagna della ONG Survival International della campagna di Survival per decolonizzare la conservazione. “Continueremo a lottare per il rispetto e il riconoscimento dei diritti territoriali indigeni. Chiunque abbia a cuore la biodiversità dovrebbe fare lo stesso. Ed in un tweet del 20 dicembre c.a. ha commentato l'accordo COP 15 ha fallito la biodiversità, ha fallito la giustizia e potrebbe ancora fallire le popolazioni indigene.


    Clicca l'immagine per conoscerla su Twitter.



    In un'intervista per il sito di notizie francese Reporterre, la Longo ha fatto il seguente commento: “Non solo gli esseri umani sono presenti ovunque in natura, ma la natura è il prodotto del fattore umano, anche in aree che sembrano essere assolutamente incontaminate dall'azione umana".


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    S/D:I membri del World Wide Fund for Nature protestano a Montreal il 7 dicembre 2022, durante la COP 15, la conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità di due settimane. Il 15 dicembre 2022, c'è stata una protesta delle organizzazioni della società civile contro l'interferenza dei miliardari globali nelle politiche sulla biodiversità.


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    Come aiutare la Generazione Z (soprannominati nativi digitali) a trasformare l'ansia climatica in azione. I social danneggiano la mente?


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    Come genitori dei giovani della generazione Z, persone nate tra il 1997 e il 2012, abbiamo assistito all'idealismo, alla creatività e all'angoscia di questa generazione. Come tutti noi, solo negli ultimi anni, hanno navigato attraverso una rotta di sconvolgimenti come pandemia, disordini politici e cambiamenti sociali, ma anche dalla insicurezza di un posto di lavoro, dal cambiamento climatico, dalla tecnologia e da altri fattori di stress. Diversi sondaggi eseguiti in vari paesi del mondo hanno rilevato che quasi la metà della Gen. Z trascorre 10 o più ore online al giorno, il che limita la quantità di contatti di persona con gli altri e può creare sentimenti di isolamento, solitudine e tumulti che coinvolgono e modellato le loro vite in modo sproporzionato.

    La Gen. Z sarà senza dubbio influenzata dai grandi eventi che si verificano durante il periodo in cui questi individui stanno diventando maggiorenni. Sebbene si possa presumere che questa generazione sarà influenzata da ciò che accade nel mondo, è ancora troppo presto per sapere quali eventi avranno il peso maggiore nella descrizione del loro tratto generazionale. È possibile che i seguenti eventi diventino fondamentali nel modo in cui questa generazione vede se stessa e il mondo: Guerra e terrorismo, Rete sociale, Cambiamento climatico, Diritti umani e Pandemia globale.
    La Gen. Z è, almeno per ora, la generazione più esperta di tecnologia della storia. La maggior parte di questi nativi digitali ha ricevuto il primo smartphone intorno ai 12 anni. Fornire opportunità più innovative e creative per attingere alle proprie competenze tecnologiche nel perseguimento di obiettivi climatici, potrebbe incoraggiarli a ridurre le proprie emissioni. La Gen. Z è già più propensa di altri gruppi di età a utilizzare "dispositivi intelligenti" come prese multiple intelligenti o timer per le prese per automatizzare il consumo di energia.

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    IL PARERE DEGLI ESPERTI: L'AMBIENTE RIMANE UNA PRIORITÀ E, PER LA GEN. Z, QUESTA È L'ERA DELL'ANSIA.

    La Gen. Z ha attualmente tra i 10 e i 25 anni e la ricerca suggerisce che sono la generazione più ansiosa fino ad oggi, ed è una delle malattie mentali più comuni in tutto il mondo. Solo negli Stati Uniti, l'ansia colpisce 40 milioni di adulti all'anno.

    Secondo un sondaggio condotto dall'Oliver Wyman Forum – una comunità che si impegna a risolvere i problemi più difficili del mondo - la stragrande maggioranza della Gen. Z si preoccupa delle conseguenze potenzialmente catastrofiche del cambiamento climatico e molti affermano di essere impegnati a trovare soluzioni parlando, cambiando la loro dieta e modificando i loro programmi di vacanza.

    Ma la ricerca, che ha fatto ampio uso del sondaggio, mostra anche che esiste un divario significativo tra l'ansia che la Gen. Z prova per il cambiamento climatico e le azioni che intraprende per ridurre le proprie emissioni. Nonostante le loro paure e le loro buone intenzioni, la maggior parte dei membri non intraprende azioni semplici come ridurre al minimo gli sprechi, optare per prodotti sostenibili o limitare i consumi. Il costo è spesso un problema, poiché i prodotti sostenibili sono spesso molto più costosi. I leader aziendali e governativi, almeno quelli che si attivano effettivamente per raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050, dovranno incoraggiare questa generazione che ora ha bisogno di migliori informazioni.

    La società multinazionale di contabilità e consulenza “Deloitte” ha rilevato che nel 2021 il cambiamento climatico e le questioni ambientali sono state le principali preoccupazioni per la Gen. Z. Nel sondaggio pre-pandemico dello scorso anno, la metà di tutti gli intervistati ha affermato di temere che la crisi ambientale ha superato il punto di non ritorno e che probabilmente è troppo tardi per riparare i danni causati dal cambiamento climatico. E come dargli torto!

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    Queste cifre, sebbene ancora elevate, quest'anno fortunatamente sono scese al 43% per la Gen. Z. Segnali ambientali incoraggianti osservati durante il blocco della pandemia potrebbero aver alimentato l'ottimismo. Però, l’altra faccia della medaglia, indica che questi giovani temono che l'impegno delle imprese per invertire il cambiamento climatico e migliorare l'ambiente sarà una priorità minore poiché i leader aziendali fanno i conti con le sfide presentate dalla pandemia e da altri sviluppi.

    Un sondaggio del Pew Research Center - un centro studi statunitense con sede a Washington che fornisce informazioni su problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici sugli Stati Uniti ed il mondo in generale - rileva che, quando viene chiesto alla Gen. Z di interagire con i contenuti sul cambiamento climatico online, è particolarmente probabile che quelli della Generazione Z esprimano ansia per il futuro. Tra gli utenti dei social media, quasi sette Gen. Z su dieci (69%) affermano di essersi sentiti in ansia per il futuro l'ultima volta che hanno visto contenuti sull'affrontare il cambiamento climatico.

    L'ansia per il futuro è anche una reazione emotiva predominante ai contenuti sul cambiamento climatico tra coloro che sono più coinvolti con il problema sulle piattaforme social (coloro che seguono un account incentrato sul clima, interagiscono, pubblicano o condividono essi stessi contenuti sul clima). La maggior parte di questi utenti dei social media coinvolti dal clima riferisce di sentirsi arrabbiata per il fatto che non si sta facendo abbastanza quando si incontrano contenuti sul cambiamento climatico online; ma ampie quote affermano anche di sentirsi motivate a saperne di più e fiduciose nella capacità di ridurre gli effetti del cambiamento del clima.

    Tuttavia la Gen. Z comprende già l'importanza di proteggere l'ambiente. La stragrande maggioranza di questi giovani - l'India si distingue come il più grande paese rappresentando il 20% della popolazione globale - afferma che affrontare il cambiamento climatico è fondamentale per il futuro del pianeta; Gen. Z costituisce il 26% della popolazione totale in tutto il mondo, ciò significa che circa 2 miliardi di persone ne fanno parte.



    ATTIVISMO NON VIOLENTO

    I giovani con ampio accesso a Internet hanno avuto la possibilità ora più che mai di accedere a queste informazioni. Alcuni giovani che hanno dedicato la loro vita all'attivismo per il clima sono persino diventati essi stessi ricercatori e scrittori sul cambiamento climatico. Il ventenne Arjun Marwaha, ad esempio, ha svolto ricerche approfondite sulla scienza del cambiamento climatico e si è impegnato in numerose attività di sensibilizzazione, tra cui la stesura del libro “Our Changing Earth” per informare i giovani sulle ricerche disponibili. Tutti i proventi della vendita del libro, scritto quando aveva 17 anni, vengono donati a organizzazioni senza scopo di lucro che lavorano per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
    L'azione competente di questa generazione sta spostando il quadro normativo internazionale sui diritti umani da una visione del mondo incentrata sull'uomo a una visione del mondo più olistica e contestuale, che tiene adeguatamente conto delle connessioni globali degli esseri umani in un ecosistema globale. Si spera che ciò continui, poiché i diritti umani possono e devono essere uno strumento importante per affrontare la crisi climatica.

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    TRA I TANTI EPISODI DI PROTESTA IL PIÙ RECENTE

    Cinque membri attivisti del gruppo italiano di disobbedienza civile climatica non violenta denominata anche “Ultima Generazione” sono stati arrestati mercoledì 7 dicembre scorso dalla polizia di Milano dopo aver lanciato vernice blu e rosa all'ingresso della Scala prima della prima della stagione 2022-23 dell'iconico teatro dell'opera. È l'ultima di una serie di controverse proteste che questo gruppo ha condotto per evidenziare la necessità di affrontare la crisi climatica. Il gruppo di manifestanti ha alzato uno striscione con la scritta "Ultima Generazione - No Gas, No Coal" prima dell'intervento della polizia. I cinque sono stati portati alla questura della città per essere identificati e dovranno essere denunciati alla Procura.

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    IL RUOLO DEI SOCIAL MEDIA E DEGLI INFLUENCERS NELLA FORMAZIONE E NELL’ESPRESSIONE IDENTITARIA DEI GIOVANI

    Il termine "influencer" frutto di un paradigma tipo “interazione, condivisione e partecipazione”, è nato e si è sviluppato nell’ambito del marketing online. All’inizio dell’anno 2000, una ricerca condotta dall’Università di RutgersNew Jersey (Stati Uniti) dimostrò come sempre più utenti consultassero forum online per cercare consigli da fonti autorevoli su articoli da acquistare. A partire da quel momento, sempre più aziende iniziarono ad implementare – attraverso “mailing list” organizzate o veri e propri portali lanciati nel 2006 come BlogStar o PayPerPost - sistemi per chiedere agli utenti più autorevoli di forum o di blog di promuovere (o semplicemente parlare) di particolari prodotti commerciali dietro un pagamento. Da quel momento in poi, con l’avvento e la diffusione di social network quali YouTube, Facebook, Instagram e Twitter, il fenomeno è letteralmente esploso assumendo tratti sempre più di difficile delineamento e coinvolgendo fasce d’età più vicine al mondo degli adolescenti e dei preadolescenti.

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    Gli influencer possono svolgere un ruolo più importante nel migliorare le abitudini della Gen. Z. Ad esempio, l'e-commerce specializzato nell'abbigliamento dell'usato online “ThredUP” - un'azienda di abbigliamento americana con sede a San Francisco, California, Stati Uniti - sta collaborando con l’attrice statunitense Priah Nicole Ferguson - che deve la sua notorietà dal ruolo di Erica Sinclair, che ricopre dal 2017 nella serie di successo di Netflix “Stranger Things” - per lanciare “Fast Fashion Confessional Hotline”, una risorsa per consigliare i membri della Gen. Z “fast fashion” (moda veloce), con abbigliamento economico e insegnare loro l'ambiente.

    L'AUMENTO DELLA DOMANDA DI BENI SOSTENIBILI

    Anche i leader aziendali e governativi hanno l'opportunità di esercitare la loro influenza. Offrire prodotti sostenibili a prezzi accessibili, informazioni più mirate e l'accesso tramite i social media potrebbe aiutare la Gen. Z a prendere decisioni migliori. E i governi possono mettere in atto politiche che incoraggino l'adozione.

    Nessun singolo gruppo di persone risolverà da solo l'enigma del clima. Ma la Gen Z, la più anziana delle quali avrà 53 anni nel 2050, sarà una parte importante della soluzione. Prima i leader aiutano questa moltitudine a colmare il divario tra la preoccupazione per il clima e l'azione, maggiori sono le loro possibilità di costruire un futuro sostenibile.

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    Molto tempo dopo che le nostre sfide congiunturali di guerra, malattie e inflazione saranno alle nostre spalle, la crisi climatica sarà ancora con noi, sempre più intensa, più urgente e più dirompente.


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    La società civile deve iniziare a combattere il fallimento della XXVII Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP27), uno dei famigerati ed inutili summit sulla decarbonizzazione davanti alle lobby delle compagnie petrolifere. L'azione diretta del popolo può rivelarsi la più importante. Vale sempre la pena ricordare che alcuni dei cambiamenti sociali positivi più significativi degli ultimi 120 anni hanno avuto dietro di sé forti elementi di azioni dirette non-violente. I gruppi per il suffragio femminile, l'impatto del pensiero gandhiano in India sulla decolonizzazione, contro il dominio britannico che portò all'indipendenza dell'India nel 1947, il movimento statunitense per i diritti civili ed i movimenti di azione dei cittadini in tutta l'Europa orientale alla fine degli anni '80 sono tutti potenti promemoria di ciò che si può ottenere.

    Nel corso di quei pochi servizi visti attraverso alcuni media, a notizie sempre più sconfortanti si sono osservati corridoi sconfinati ed affollati dei padiglioni espositivi del summit, e non si è potuto fare a meno di avere la sensazione che la maggior parte delle persone presenti fosse inutile per lo scopo principale della COP e che fosse più un festival o addirittura una fiera mondiale del turismo. In tali circostanze, eventi collaterali, cocktail ed eventi sociali di alto livello hanno fanno dimenticare a molti delegati lo scopo della loro presenza e la gravità della situazione climatica.

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    Il trambusto e le attività sociali alla COP sono state “esche” che hanno distratto i partecipanti che stiamo attraversando delle guerre intestine, e non solo per l’invasione della Russia in Ucraina ma soprattutto per il cambiamento climatico, un’altra guerra intestina tra l’umanità e le istituzioni che dovrebbero rappresentarla. Siamo in guerra con noi stessi!

    All'apertura della conferenza, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che l'umanità si trova di fronte ad una dura scelta tra un patto di solidarietà per il clima o un patto collettivo di suicidio nella battaglia contro il riscaldamento globale. Precisando: "Siamo su un'autostrada per l'inferno climatico con il piede ancora sull'acceleratore".

    Ma la conferenza sul clima delle Nazioni Unite di quest'anno è diventata solo più che altro un “greenwashing”, ovvero un sacco di belle parole e banalità vuote mascherate di verde. Il greenwashing - come sostiene Greenpeace famosa per la sua azione diretta e non violenta per la difesa del clima, delle balene, dell'interruzione dei test nucleari e dell'ambiente in generale – “è una tattica di pubbliche relazioni utilizzata per far apparire un'azienda o un prodotto rispettoso dell'ambiente, senza però ridurre significativamente il suo impatto ambientale”, esattamente come sono state finora quasi tutte e ventisette le Cop. Affermazioni audaci, parole abusate come “ambizione” a iosa, immagini ispirate alla natura o parole d'ordine verdi che raramente reggono se guardate in modo più approfondito. O affermazioni vaghe e soluzioni "verdi" che ti indirizzano male e ti allontanano dai veri problemi.

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    In realtà, i risultati di Cop27 si possono facilmente riassumere, tranne poche eccezioni, come una accozzaglia di “mercenari” che hanno discusso sugli impatti del cambiamento climatico invece di andare alla ricerca e alla risoluzione delle sue cause.

    FONDO PERDITE E DANNI

    La decisione presa a COP27 di istituire un nuovo fondo per "perdite e danni" derivanti dal cambiamento climatico, cosa di non poco conto, non chiarisce però, chi dovrà erogare i fondi, chi dovrà gestirli, quanti soldi verranno dati, a chi e a quali condizioni andrebbero spesi per salvare e ricostruire le infrastrutture fisiche e sociali dei paesi devastati da eventi meteorologici estremi. "L’impegno preso ha segnato il culmine di uno “sforzo” decennale da parte di COP27 per i piccoli stati insulari e di altre nazioni vulnerabili". Così leggiamo su alcuni media, però, sostanzialmente si tratta solo di una promessa da definire alla prossima ed ennesima Cop a Dubai negli Emirati Arabi.

    Ma il luogo scelto per l’anno prossimo riduce le speranze di ottenere progressi. A Dubai sicuramente prevarranno gli interessi a prolungare l’uso di combustili fossili e, se la presidenza egiziana a COP27 è stata accusata da esperti ed attivisti di frenare il programma di mitigazione delle emissioni, non sappiamo cosa possiamo aspettarci di buono dalla prossima COP28 da un petro-stato.

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    Ciò di cui i paesi in via di sviluppo hanno bisogno è da subito la realizzazione dei fondi già promessi dai paesi sviluppati, i 100 miliardi di dollari all'anno che rimangono tuttavia un sogno irrealizzabile. Ma ciò in cui sono stati ingannati è stata la creazione di un altro nuovo fondo che sa tanto di ”fumo negli occhi ”.

    IDEOLOGIA DELLA SPERANZA

    Solidale con i più vulnerabili, il fondo accetta e sostiene universalmente il principio a lungo ignorato della giustizia climatica e riafferma il principio chi inquina paga. Tuttavia, tutti i 27 anni in cui si sono succedute tutti i negoziati sul clima, hanno dimostrato che i principi non generano fondi e che il diavolo risiede sempre nei dettagli. Questi dettagli, che verranno svelati nel corso del prossimo anno, chiariranno se chi inquina effettivamente pagherà, se i danni climatici ai paesi colpiti dal cambiamento climatico possono essere compensati da questo fondo.

    Al recente vertice sono emersi due grossi problemi, il primo è appunto che l'accordo per perdite e danni è pieno di incertezze su come e quando verrà attuato, soprattutto perché accordi precedenti come il "Green Climate Fund" (Fondo verde per il clima) - istituito nel 2009, non ha mai funzionato fino in fondo. Progettato per sostenere lo sviluppo a basse emissioni e resiliente ai cambiamenti climatici, ha avuto così tante difficoltà nella raccolta dei contributi raccogliendo solo molto meno del previsto.

    Il secondo è la questione centrale: l'urgenza della decarbonizzazione. Per mantenere gli aumenti di temperatura al di sotto di 1,5°C si rende necessaria una decarbonizzazione del 7% ogni anno entro la fine del decennio. Ma le emissioni sono ancora in aumento, al punto che la decarbonizzazione ora deve avvicinarsi al 10% all'anno per il resto del decennio per raggiungere l'obiettivo di 1,5°C. Se è così, allora che speranza c'è?

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    Nel suo libro, “Hothouse Earth”, Bill Mc Guire, professore emerito di rischi geofisici e climatici presso l'University College di Londra, sostiene che ora non c'è alcuna possibilità che il mondo eviti un diffuso collasso climatico. Quando le temperature saliranno oltre 1,5 gradi Celsius entro i prossimi 10 anni, possiamo aspettarci un mondo afflitto da intenso caldo estivo, siccità estrema, inondazioni devastanti, raccolti e scorte di cibo ridotti, maggiore incidenza di malattie trasmesse da vettori, come ad esempio zanzare e zecche, calotte glaciali in rapido scioglimento, e l'innalzamento del livello del mare. Molte parti del mondo diventeranno meno ospitali per l'abitazione umana. Secondo alcune stime, il cambiamento climatico potrebbe costringere più di un miliardo di persone a migrare entro il 2050.

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    COP27, presentando al contempo una facciata di preoccupazione e impegno per affrontare le crisi ambientali globali, ha mostrato invece il potere ininterrotto delle lobby dei combustibili fossili, da qui il suo fallimento su questa questione centrale. Ma i tempi stanno cambiando e una combinazione di eventi di crisi climatiche locali e regionali, la riduzione dei costi della decarbonizzazione e, soprattutto, l'impatto dell'azione pubblica si combineranno per rendere sempre più probabile un rapido cambiamento?

    In apertura dicevamo che l'azione diretta del popolo può rivelarsi la più importante. La non-violenza ha una ricca storia. Nel corso degli anni, è noto che le azioni non violente contribuiscono ampiamente a realizzare vari cambiamenti specifici desiderati e sfidano le norme sociali e le autorità ingiuste. Esistono numerosi altri esempi, di lotte nonviolente come quella di Martin Luther King Jr. per ottenere i diritti civili per gli afroamericani negli Stati Uniti, alla rivolta della primavera araba una serie di proteste che tra il 2010 e il 2011 portarono alla caduta di alcuni regimi autoritari in Nordafrica e nel Medio Oriente. Le campagne non violente di Cesar Chavez contro il trattamento dei lavoratori agricoli in California nel 1960 e la rivolta in Indonesia contro il presidente Suharto, sono alcuni altri esempi.

    Se questa lettura è stata di tuo gradimento continua a seguirci qui troverai elencati tutti i miei post. Tra gli argomenti: il nostro pianeta, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità e tanto altro. Come si evince dalle nostre "Statistiche", con oltre 5.000 articoli e commenti!
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    La disuguaglianza nel mondo è strettamente connessa con la crisi climatica globale che il nostro pianeta affronta oggi sempre con maggiore aggressività.


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    Sempre più spesso, i gruppi emarginati nella società sono quelli che sono lasciati soli ad affrontare i risultati catastrofici del cambiamento climatico e dei danni ambientali. La disuguaglianza di genere pone altresì minacce allo stile di vita, ai mezzi di sussistenza, alla salute, alla sicurezza e alla protezione delle donne e delle ragazze di tutto il mondo. Questo è il risultato della crisi climatica: una crisi di razzismo sistemico, un argomento di conversazione e studio in continua evoluzione, e disuguaglianze globali con un'estrema ricchezza che coesiste con un'estrema povertà.

    I maggiori inquinatori del pianeta sono anche quelli che soffrono meno i pericoli del cambiamento climatico. In alternativa, quelli che inquinano di meno saranno quelli più colpiti dalle conseguenze del nostro mondo che cambia. Questa vulnerabilità al cambiamento climatico non è insita in alcuni gruppi, piuttosto si basa, come sostiene climatejust.org.uk, su un “mix di fattori sociali, economici, ambientali e culturali, nonché di attività istituzionali”.

    Il cambiamento climatico, che sta andando incontro a dinamiche irreversibili, condizionerà persone e luoghi diversi in modo non uniforme, e quindi sta già portando a disuguaglianze all'interno dei e fra i paesi e tra le generazioni attuali e future, creando così ingiustizia sociale come nel centro e sud America ed in Colombia. La disuguaglianza in America Latina è aumentata durante la pandemia.

    Come il razzismo, il cambiamento climatico è un problema sia causato che confutato dagli esseri umani e diventa sempre più imperativo che si faccia qualcosa per affrontare e superare questi problemi. La crisi climatica pone sempre più gli esseri umani di fronte a numerosi dilemmi tra cui risorse alimentari che scarseggiano e l'innalzamento del livello del mare che rende le case inabitabili; inevitabilmente sono coloro che hanno meno denaro e potere nella società che saranno mal equipaggiati nell'affrontare i duri effetti. È evidente che il Sud del mondo è colpito molto peggio della sua controparte, poiché è costituito generalmente da paesi meno sviluppati. Ad esempio, sono meno in grado di affrontare gli effetti di condizioni meteorologiche estreme come la ricostruzione delle case.

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    Ironia della sorte, i paesi che costituiscono il Nord del mondo sono i maggiori responsabili delle emissioni globali di CO2. Com'è possibile che solo coloro che non sono colpevoli della distruzione del nostro pianeta ne sopportino le devastanti conseguenze? In breve, questo è accaduto perché le persone di colore sono state colpite per prime e questo non fa che confermare l’innegabile razzismo insito nei sistemi che governano le nostre società.

    RAZZISMO SISTEMICO - IN TUTTO IL MONDO LA MAGGIORANZA DELLE PERSONE NON È BIANCA

    Ciò non riguarda solo i paesi meno sviluppati del sud, ma il razzismo sistemico può essere visto anche nel nord del mondo; uno studio ha rilevato che in media le persone di colore negli Stati Uniti inalano più inquinamento atmosferico. Ciò dimostra come, indipendentemente dal reddito o dall'ubicazione, le persone di colore sono quelle lasciate a sopportare le conseguenze del danno ambientale che nella maggior parte dei casi causerà un effetto dannoso sulla loro salute.

    Un esempio eclatante di questo razzismo sistemico può essere visto quando, durante l'estate del 1978, la “Ward Transformer Company”, con sede a Raleigh (la capitale dello Stato della Carolina del Nord), riversò deliberatamente durante la notte circa 118.000 litri di fluido PCB (PoliCloroBifenili) lungo 386 km di strade del North Carolina in 14 contee. Il loro governo decise di utilizzare una piccola città chiamata Warren (Contea di Macomb nello Stato del Michigan) la cui popolazione è prevalentemente afroamericana, per farne una discarica di rifiuti tossici. Nel 1982, iniziarono settimane di proteste contro questa decisione: in quel momento cruciale era chiaro che le questioni del razzismo e del cambiamento climatico si erano incontrate. È il caso di ricordare che i PCB, sono prodotti usati a partire dagli anni '30 ed utilizzati, tra l’altro, comunemente nei trasformatori elettrici, additivi in vernici e plastica e che fanno parte degli inquinanti organici persistenti (POP). Sono difficilmente degradabili, si accumulano nella catena alimentare minacciando la salute degli esseri viventi e dell'ambiente e sono cancerogeni.

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    È di grande importanza riconoscere il modo in cui interagiscono il Nord del mondo e il Sud del mondo. La Malesia, dal 2019, ha rispedito 267 contenitori di rifiuti di plastica nei paesi da cui provenivano. I paesi sviluppati spesso inviano i loro rifiuti ai paesi meno sviluppati nel tentativo di ridurre i costi di smaltimento dei rifiuti. Ciò comporta che i rifiuti vengano smaltiti in discariche, corsi d'acqua o vengano bruciati, tutti fattori che hanno un impatto gravemente negativo sull'ambiente. Il ministro dell'Ambiente malese, Yeo Bee Yin, ha affermato che “la Malesia non sarà una discarica per il mondo... noi contrattaccheremo. Anche se siamo un paese piccolo, non possiamo subire la prepotenza dai paesi sviluppati”.

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    Ciò evidenzia severamente come siano i paesi più sviluppati a trascurare spesso le proprie responsabilità ambientali e addossarle a quelli più piccoli e meno sviluppati che sono molto meno attrezzati per farvi fronte. Queste pratiche regolari spesso ammesse o non sono così ampiamente diffuse nei media, ciò consente alle società industriali moderne di continuare a funzionare secondo i valori capitalistici, con poca o nessuna considerazione per il fatto che sono le società più vulnerabili che dovrebbero finire per pagare il prezzo delle loro azioni. Per affrontare la distruzione ecologica, dobbiamo affrontare la necessità di assumerci prima la responsabilità di queste ingiustizie climatiche globali e mettere in discussione il razzismo incorporato nei nostri attuali sistemi e istituzioni.

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    Nel 2023 Cop28 sarà ospitata da uno stato petrolifero, gli Emirati Arabi Uniti, è difficile immaginare molti progressi su una riduzione graduale dei combustibili fossili. Di Cop27, stendiamo un velo pietoso!


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    C'è un acceso dibattito a livello planetario sul fatto che i summit annuali sul clima possano davvero aiutare a salvare la Terra dal cataclisma climatico di origine antropogenica. Non ci si può aspettare nulla dai vertici sul clima nei resort di lusso e "balli in maschera" di leader trasformisti.

    I paesi ricchi, occidente compreso, stanno usando la COP27 solo per scaricare le colpe: l'avidità privata prevale sulla sopravvivenza dell'umanità. Se tutti i loro discorsi producessero un accordo concreto che contribuisse effettivamente a rallentare il riscaldamento globale, ridurre l'inquinamento, fermare il restringimento della foresta pluviale amazzonica e proteggere le specie animali e vegetali, potremmo perdonare ai partecipanti questo lusso. Ma è quasi certo che ciò non accadrà, perché in futuro ci saranno altri vertici sul clima a cui parteciperanno. Dove, una volta spenti i riflettori, possono mangiare e bere qualcosa di buono, darsi pacche sulla spalla, ridere e stringere nuovi affari che assicurino comodità e convenienza ad una cerchia sempre più ristretta di pochi eletti.

    Con la leadership che proclama soluzioni ambiziose e poi cambia comportamento non sarà possibile fermare il cambiamento climatico, servono decisioni politiche di tutti i paesi. Non possiamo raggiungere l'optimum per il clima e quindi salvare la vita sulla Terra, come alcuni sostengono, solo cambiando le nostre abitudini di consumo e stile di vita - anche questi cambiamenti sono necessari, ma non sono sufficienti. Finché il mondo continuerà a mettere al potere persone la cui agenda non include questo problema cruciale per la nostra sopravvivenza, non abbiamo alcuna possibilità di sfuggire alla trappola climatica che cui va incontro l'umanità.

    Allucinante, lo sponsor principale del 27° vertice sul clima è la Coca-Cola, il più grande inquinatore di plastica al mondo. Questo è, a dir poco, un brutto scherzo. Coca-Cola, secondo gli attivisti di “Break Free from Plastics”, un movimento globale che immagina un futuro libero dall'inquinamento da plastica, produce circa 120 miliardi di bottiglie di plastica all'anno prodotta a base di petrolio. "La sponsorizzazione della COP27 da parte di Coca-Cola è pura 'greenwash' (disinformazione diffusa, insomma spazzatura n.d.r.)", ha denunciato Emma Priestland, coordinatrice del movimento. "È sorprendente che un'azienda così legata all'industria dei combustibili fossili sia autorizzata a sponsorizzare un incontro sul clima così vitale", ha affermato la signora Priestland.

    Secondo stime di Greenpeace, la produzione di queste bottiglie rappresenta quasi 15 milioni di tonnellate di CO2 – equivalenti alle emissioni di 3 milioni di automobili per un anno. "Coca-Cola produce 120 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta all'anno e il 99% della plastica è prodotto da combustibili fossili, peggiorando sia la crisi della plastica che quella climatica", ha commentato John Hocevar, direttore della campagna per gli oceani di Greenpeace USA, che si è anche detto "sconcertato " dalla partnership tra COP27 e il marchio della bibita.

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    Rifiuti di plastica su una delle spiagge della Costa del Este a Panama City, il 21 settembre 2022.


    Greenpeace afferma che questo sconvolgente procedere dell’azienda sta peggiorando il cambiamento climatico e alimentando l'espansione del petrolio nella plastica durante la transizione verso l'energia pulita. Nonostante la promessa di Coca-Cola di ridurre le proprie emissioni del 25% entro il 2030, la grande maggioranza dei suoi contenitori non viene riciclata.

    È noto che le élite economiche e politiche che si sono riunite a Sharm El-Sheikh, in Egitto, si sono presentati per breve tempo mascherati da verdi ecologisti e, per parafrasare l’opera di Giuseppe Verdi, hanno fatto “un ballo in maschera” e poi, come al solito, sono già tornati a pensare ai loro affari.

    LA SFIDA PER L'UNIONE EUROPEA

    La decisione dell’Unione Europea di vietare i motori a combustione dal 2035 in modo graduale non andrà abbastanza lontano. La sfida ora è rendere le auto pulite ad emissioni zero accessibili a tutti, non solo ai più abbienti, come accade oggi. L’Europa ha il diritto di chiedere che altri contribuiscano ad arrestare il cambiamento climatico, ma dato il suo passato coloniale e il suo ruolo chiave nella rivoluzione industriale, che ha accelerato il cambiamento climatico, non può sottrarsi alle proprie responsabilità e non dovrebbe pensare di aver già fatto la sua parte stabilendo standard così elevati nell'UE.

    LE PERSONE DEVONO IMPARARE A CAVARSELA CON MENO?

    Per aiutare a combattere il cambiamento climatico, le persone possono imparare a cavarsela con meno agiatezze? Ci stiamo già affrettando ad estrarre i metalli rari che riforniranno le gigantesche fabbriche che producono le preziose batterie per i nostri veicoli futuri. È innovazione, sì! Ma è pur sempre produzione di massa. Vogliamo vivere come abbiamo fatto 'prima' semplicemente rendendo verdi gli oggetti che ci circondano, ma la nostra avidità rimane la stessa. La frugalità sarà una delle chiavi per rallentare la catastrofe climatica. Riusciremo a far passare questo principio che noi umani troviamo così innaturale?

    SOSTEGNO AI PAESI PIÙ COLPITI DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO

    È ora di assumersi la responsabilità per una svolta soprattutto nell'area del sostegno ai paesi più toccati dalla crisi climatica. Sembra incredibile che i paesi vulnerabili debbano fare pressioni per ottenere maggiori finanziamenti e assistenza poiché le economie giganti rendono sempre meno sopportabili i problemi. Gli esperti scientifici affermano che la perdita e il danno avrebbero dovuto semplicemente svolgere un ruolo importante in Cop27 e avrebbero potuto finire per essere l'eredità dell'evento egiziano se le speranze si realizzassero, ma, come descriveremo più sotto, così probabilmente non sarà. In questo caso, sarà un duro colpo per le ambizioni mondiali sul cambiamento climatico, un monumentale fallimento di responsabilità per la posizione degli oppositori secondo cui gli eventi dei summit sono poco più che un salone di chiacchiere.

    Secondo l’Online Media Monitor -OMM- (Monitor multimediale online), il monitoraggio che tiene sotto controllo il cambiamento climatico utilizzando media online, testate giornalistiche e piattaforme di social networking come Twitter, in 34 nazioni, dal Messico alla Cina, dal Sudafrica alla Svezia, una media del 56% afferma che il cambiamento climatico sta già avendo gravi effetti. Oltre il 70% delle persone in Messico, Ungheria, Turchia, Colombia e Spagna afferma di aver subito gravi cambiamenti climatici.

    PERCHE’ COP27 PROPRIO IN EGITTO?

    Gli attivisti per il clima, le ONG e la società civile in generale sono attori indispensabili nella transizione climatica. Ed è stato deliberatamente reso estremamente difficile la partecipazione di questi a COP27. Come mai? Perché lo Stato egiziano guidato dal presidente e dittatore Abdel Fattah al-Sisi non vuole sentire critiche, e non certo dalla sua stessa società civile. Ci sono circa 60.000 prigionieri politici egiziani dietro le sbarre, inclusi non solo attivisti per i diritti umani ma anche molti attivisti per il clima. Giustizia climatica e diritti umani non devono andare di pari passo?

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    Simon Stiell ha definito una via da seguire in una conversazione decennale sui finanziamenti per affrontare "perdite e danni".
    La bella Sophia Kianni il membro più giovane del Youth Advisory Group on Climate Change del Segretario generale delle Nazioni Unite Simon Stiell.



    MENTRE IL MONDO CROLLA, CHI PAGHERÀ IL CONTO?

    Dalla siccità nell'Africa orientale all'innalzamento del livello del mare in Micronesia, l'impatto del nostro ambiente in evoluzione pone sfide esistenziali in tutto il mondo. L'anno 2022 dimostra, a chiunque abbia ancora dei dubbi, che la catastrofe climatica non sta più solo bussando alla porta dell’ennesima COP, è entrata nelle nostre case! L'intrusione del disastro nella vita reale dovrebbe essere sufficiente per trasformare la volontà in azione e gli obiettivi in risultati, cosa che i vertici della COP dopo tanti anni non sono riusciti a fare adeguatamente dall'accordo di Parigi del 2015.

    Secondo il Transnational Institute (TNI), un istituto internazionale di ricerca e difesa impegnato a costruire un pianeta giusto, democratico e sostenibile che ha condotto la ricerca, le 23 nazioni più ricche del mondo stanno spendendo 30 volte di più per le loro forze armate che per i finanziamenti per il clima per i paesi più colpiti dal cambiamento climatico. La spesa militare è aumentata del 21,3% dal 2013, ha riferito il gruppo di esperti con sede ad Amsterdam, affermando che: “Il finanziamento delle forze armate sta danneggiando l'ambiente e prosciugando le risorse per combattere la crisi climatica. Ogni dollaro speso per le forze armate non solo aumenta le emissioni di gas serra, ma distoglie anche risorse finanziarie, competenze e attenzione dall'affrontare una delle più grandi minacce esistenziali che l'umanità abbia mai sperimentato. I maggiori consumi per spese militari, che includono Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia, emettono anche la maggior parte dei gas serra".

    FAR PAGARE GLI INQUINATORI

    Il sud del mondo è colpito in modo sproporzionato dalla crisi climatica. Il Pakistan, ad esempio, rappresenta solo lo 0,3% delle emissioni globali di gas serra. D'altra parte, gli Stati Uniti e l'UE hanno generato quasi la metà di tutte le emissioni dall'era preindustriale. Quindi la necessità di creare, da subito, una cassa finanziaria separata da cui poter compensare le perdite e i danni causati dalla crisi climatica è tanto maggiore ora. E in particolare, quei paesi che hanno scaricato nell'ambiente gas serra dannosi per il clima negli ultimi decenni devono essere obbligati a finanziarlo. Ci si potrebbe chiedere perché si è organizzato un altro vertice della COP quando le decisioni prese nelle riunioni precedenti sono state per lo più disattese?

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    COP27: BOZZA DI ACCORDO CRITICATA PER AVER SPIANATO LA STRADA AD UN “INFERNO CLIMATICO"

    Come ha scritto il “The Guardian” il 18 novembre scorso, “ci sono state pressioni per ridurre il documento a meno di 100 paragrafi? Era ancora un testo lungo e andavano meglio ulteriori modifiche. La seconda bozza del testo della Cop27 è stata lunga solo la metà della versione precedente, il che è stato un sollievo per i negoziatori. Molte delle divagazioni e delle ripetizioni della versione precedente sono state rimosse o riordinate, ma alcuni punti chiave sono stati indeboliti o tralasciati. C'era ancora un impegno a ridurre gradualmente l'energia a carbone, ma quello più ampio per una riduzione graduale di tutti i combustibili fossili ricercato dall'India e da altri è stato eliminato". Sul limite di temperatura di 1,5°C, molti paesi speravano in un linguaggio molto più forte che riflettesse i progressi ( si fa per dire...) fatti alla Cop26 di Glasgow lo scorso anno per “mantenere in vita 1,5°C.”.

    SETTE LEADER COMMENTANO A CALDO COP27 ESTRAPOLATE DA TWITTER

    Il capo dell'esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, ha descritto l'accordo Cop27 come un piccolo passo verso la giustizia climatica, ma ha anche affermato che per il pianeta era necessario fare molto di più. Il vertice ha mantenuto vivo l'obiettivo di 1.5 C., sfortunatamente, non ha rispettato l'impegno dei principali emettitori mondiali di ridurre gradualmente i combustibili fossili, né nuovi impegni sulla mitigazione del clima. “Abbiamo curato alcuni dei sintomi, ha dichiarato, ma non curato il paziente dalla febbre".

    Il leader della delegazione del Parlamento europeo a Sharm el-Sheik, l'eurodeputato verde olandese Bas Eickhout, è stato più schietto nelle sue critiche sottolineando che il 2022 è stato un anno perduto per l’azione per il clima poiché Cop27 non è riuscita a tenere a portata di mano 1,5°C. Secondo Eickhout più a lungo ci su aggrappa a carbone, petrolio e gas, più catastrofiche saranno le conseguenze in quanto il risultato del vertice non è stato sufficiente per raggiungere gli obiettivi climatici.

    Sir David King, ex capo consulente scientifico del Regno Unito e presidente del "Climate Crisis Advisory Group" (Gruppo consultivo sulla crisi climatica), afferma che siamo ancora sulla “buona strada…” per ben oltre i 2°C. Anche con gli impegni presi e ribaditi a Cop27 il mondo rimane infatti sulla buona strada per 2,7° C. In ogni caso, ciò rappresenta un futuro tetro per l'umanità. Gli accordi su perdite e danni, come qualsiasi altro pacchetto di sostegno, sono rilevanti solo con impegni che mantengano il riscaldamento ben al di sotto di 1,5° C. Secondo Sir David King, “uno senza l'altro semplicemente non va bene”.


    Secondo il dott. Sven Teske, dell'Università della Tecnologia di Sydney, in Australia, aver concordato un fondo “per perdite e danni”, senza dettagli e l'obiettivo di 1,5°C, l’impegno di eliminare successivamente e “gradualmente” i combustibili fossili rimane evanescente. Così facendo si accetta di pagare per i danni futuri piuttosto che evitarli.

    Jeni Miller, della Global Climate and Health Alliance di 130 organizzazioni sanitarie, fa il collegamento tra un pianeta sano e persone sane: “Nonostante il sostegno di oltre 80 paesi, il fallimento collettivo dei governi nel fornire un chiaro impegno ad eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili ci mette sulla buona strada per andare oltre il già pericoloso aumento della temperatura globale di 1,5°C..Solo la completa eliminazione graduale dei combustibili fossili porterà i massimi benefici per la salute da aria pulita ed un ambiente pulito, sano e sostenibile”.

    Il direttore dell'ambiente di “Human Rights Watch” (Osservatorio sui diritti umani), Richard Pearshouse, sostiene che, nonostante la svolta su perdite e danni, l'Egitto, i petro-stati e l'industria dei combustibili fossili - che sono venuti alla Cop27 in numero maggiore che mai - hanno ottenuto ciò che volevano: " il testo non fa menzione della graduale eliminazione dei combustibili fossili e indebolisce il riferimento alla scienza + l'obiettivo di 1,5 gradi”. Infatti, è stato già eliminato nella stesura della seconda bozza del documento venerdì 18 novembre scorso.


    I paesi in via di sviluppo hanno cercato assistenza finanziaria per perdite e danni – denaro necessario per salvare e ricostruire le loro infrastrutture fisiche e sociali devastate, per quasi tre decenni, da condizioni meteorologiche estreme. L’aver raggiunto, finalmente, un accordo su un fondo sarà una pietra miliare importante? Ora arriva la parte difficile: il fondo deve essere costituito e riempito di contanti. Però, cosa di non poco conto, non c'è ancora accordo su come dovrebbero essere forniti i finanziamenti e da dove dovrebbero provenire.

    Alla chiusura della Cop27, Kathy Jetn̄il-Kijiner, poetessa e inviata per le Isole Marshall, ha dichiarato: “Vorrei che avessimo eliminato gradualmente i combustibili fossili. Ma con il fondo sinistri e danni abbiamo dimostrato che possiamo fare l'impossibile. Quindi sappiamo che possiamo l'anno prossimo a Dubai sbarazzarci dei combustibili fossili una volta per tutte". Kathy Jetn̄il-Kijiner prosegue: “Spero di avere ragione, ma non ne sono certa, anzi non ci credo affatto!


    COSÌ CONCLUDE “THE GUARDIAN”

    IL quotidiano britannico, per un momento, guarda avanti. Il vertice delle Nazioni Unite sul clima, che si terrà a Dubai nel novembre/dicembre 2023, è difficile immaginare che potrà fare molti progressi su una riduzione graduale dei combustibili fossili. E così come molti commentatori sottolineano, per il semplice fatto che Cop28 sarà ospitata da uno stato petrolifero, gli Emirati Arabi Uniti.

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    A presto con un altro post!

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    I confini planetari sono soglie entro le quali l'umanità può sopravvivere, svilupparsi e prosperare per le generazioni a venire.
    Ma ben ventisette COP ancora non basteranno!


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    Johan Rockström, uno degli scienziati più influenti e citati al mondo da Clarivate Analytics (leader globale nella fornitura di informazioni e analisi affidabili per accelerare il ritmo dell'innovazione), è un navigato ricercatore che si occupa di sostenibilità, ambito scientifico in cui vengono analizzati i meccanismi che regolano il rapporto tra l’uomo e l’ambiente tentando di trovare e mettere in pratica soluzioni per uno sviluppo tollerabile e duraturo. Direttore e professore di scienze del sistema terrestre del “Potsdam Institute for Climate Impact Research” (Istituto per la ricerca sull'impatto climatico - situato nella città di Potsdam in Germania), Rockström ha ricevuto numerosi premi internazionali ed adempie le funzioni di consulente strategico per le istituzioni governative e per le imprese di tutto il mondo su questioni di sostenibilità, aprendo la strada al nuovo concetto dei confini planetari. Questa è la rappresentazione di una struttura di nove dimensioni ambientali discussa per la prima volta dagli scienziati nel 2009, quando hanno identificato i nove processi che sono rimasti straordinariamente stabili nel sistema Terra negli ultimi 11.700 anni.

    Il professor Johan Rockström ha aperto la strada alla struttura dei confini planetari, un controllo “sanitario” basato sulla scienza dei nove processi che mantengono il nostro pianeta stabile e resiliente. Nel suo discorso dell'11 ottobre 2022 al “Frontiers Forum” – una guida dove relatori virtuali, tra cui premi Nobel e altri scienziati di spicco mostrano e discutono progressi, paradigmi e tecnologie rivoluzionarie con responsabili politici ed innovatori di tutto mondo - Rockström ha presentato nuovi dati sullo stato di questi confini e sui punti critici del sistema terrestre. A questa sessione hanno partecipato oltre 2.400 rappresentanti di scienza, politica e affari di tutto il mondo. Il suo intervento principale è stato seguito da una discussione con esperti globali sulle implicazioni economiche e sociali del ripristino dei confini planetari.

    Rockström ha guidato lo sviluppo del quadro dei confini planetari, pubblicato per la prima volta nel 2009 e aggiornato nel 2015 e nel 2022, ed è anche un esperto di risorse idriche globali. Svolge attività di advisor sui temi dello sviluppo sostenibile in incontri internazionali tra cui il "World Economic Forum" (Riunione annuale del Forum economico mondiale) - dal 22–26 maggio 2022 si è svolta a Davos, Svizzera; e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Direttore congiunto del "Potsdam Institute for Climate Impact Research", è professore in “Earth System Science” (Scienze del Sistema Terra) ovviamente presso l'Università di Potsdam, in Germania.


    Ha recentemente partecipato anche alla 14^ Conferenza internazionale sulla paleooceanografia che si è svolta a Bergen (Norvegia) dal 14 agosto al 2 settembre, dove si discute della storia degli oceani e sul ruolo che hanno nel cambiamento climatico. In questa occasione ha visto alcuni dati non ancora pubblicati che affermano che si sta tornando indietro nel tempo ancora molto più indietro - probabilmente significa che la situazione ormai è al suo punto più debole dell'intero Olocene.

    Quindi, quali sono i confini planetari e perché sono importanti? Scopriamolo:

    I confini planetari, quest'anno abbiamo ne oltrepassato altri due, sono limiti posti alle attività umane in un ecosistema e, all'interno di essi c'è uno “spazio operativo sicuro per l'umanità”, ma al di là di questi confini c'è il rischio di destabilizzazione del nostro pianeta a causa di “cambiamenti ambientali globali inaccettabili”.

    Oggi, mentre stiamo vivendo questo drastico cambiamento ambientale, dobbiamo più che mai adeguarci ai confini del pianeta per riportare quantomeno il nostro pianeta al suo pacifico equilibrio. Per questo motivo, l’umanità deve mettere a punto l’approccio al rispetto di tutti e nove i confini, che si basano su prove scientifiche e che rappresentano i processi critici che regolano il funzionamento del nostro sistema terrestre. I confini planetari hanno due scopi importanti: come sistemi di allerta precoce e come tracce della progressione, in quanto alcuni di essi hanno valori specificati appunto come limiti.

    I NOVE CONFINI PLANETARI: QUALI ABBIAMO GIÀ SUPERATO! DOVE SIAMO ADESSO?

    In questo campo, con il progresso scientifico e con le stime di come le diverse variabili di controllo per sette confini planetari sono cambiate dal 1950 ad oggi, ora è possibile tracciare la maggior parte di questi limiti. I dati per i primi sette confini sono relativi ad uno studio condotto da 18 ricercatori, che è stato pubblicato nel numero del 15 gennaio 2015 dalla rivista "Science". I dati per gli ultimi due confini sono invece stati aggiornati a causa di recenti scoperte. Ecco i nove confini, i loro limiti e gli stati attuali:

    1. CAMBIAMENTO CLIMATICO: Gli indicatori del cambiamento climatico sono l'aumento delle temperature globali a causa delle nostre emissioni di CO₂. Pertanto, questo limite che era impostato per essere inferiore a 350 ppm (parti per milione) di CO₂, prove recenti suggeriscono che la Terra si avvicina a 420 ppm e ha già oltrepassato il confine planetario e si sta avvicinando a diverse soglie del sistema terrestre.

    Abbiamo raggiunto un punto in cui la perdita di ghiaccio marino polare estivo è quasi certamente irreversibile. Questo è un esempio di una soglia ben definita al di sopra della quale meccanismi di feedback fisici rapidi possono portare il sistema Terra in uno stato molto più caldo con livelli del mare di metri più alti di quelli attuali. La riduzione dei "serbatoi" di carbonio terrestri, ad esempio attraverso la continua distruzione delle foreste pluviali del mondo, è un altro potenziale punto di svolta, in cui le risposte del ciclo clima-carbonio accelerano il riscaldamento della Terra e intensificano gli impatti sul clima.

    2. INQUINAMENTO CHIMICO E RILASCIO DI NUOVE ENTITÀ: Le emissioni di sostanze tossiche e di lunga durata come inquinanti organici sintetici - sostanze chimiche molto resistenti alla decomposizione definite anche POP (Persistent Organic Pollutants) come le ormai note microplastiche - i composti di metalli pesanti e materiali radioattivi che rappresentano alcuni dei principali cambiamenti causati dall'uomo nell'ambiente. Questi composti possono avere effetti potenzialmente irreversibili sugli organismi viventi e sull'ambiente fisico (influenzando i processi atmosferici e il clima).

    Anche quando l'assorbimento e il bio-accumulo dell'inquinamento chimico è appena al di sotto della dose letale per gli organismi , degli effetti della ridotta fertilità e del potenziale di danno genetico permanente, possono avere gravi effetti su ecosistemi lontani dalla fonte dell'inquinamento. Ad esempio, i composti organici persistenti hanno causato drastiche riduzioni delle popolazioni di uccelli e alterato la riproduzione e lo sviluppo dei mammiferi marini.

    Ci sono molti esempi di effetti additivi di questi composti, che insorgono quando l'azione combinata di due o più composti chimici è uguale a quello della somma degli effetti individuali di ogni agente presente, come anche degli effetti sinergici che insorgono quando l'effetto combinato di due o più sostanze tossiche è maggiore della somma degli effetti di ogni singola sostanza. Ma questi sono ancora poco conosciuti scientificamente. Allo stato attuale, la ricerca scientifica non è stata in grado di quantificare un unico limite di inquinamento chimico, sebbene il rischio di oltrepassare le soglie del sistema Terra sia considerato sufficientemente ben definito da poter essere inserito nell'elenco come priorità per un'azione precauzionale e per ulteriori ricerche.

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    3. RIDUZIONE DELL'OZONO STRATOSFERICO:Lo strato di ozono stratosferico nell'atmosfera filtra la radiazione ultravioletta (UV) dal sole. Se questo strato diminuisce, quantità crescenti di radiazioni raggiungeranno il livello del suolo. Ciò può causare negli esseri umani una maggiore incidenza di cancro della pelle, nonché danni ai sistemi biologici terrestri e marini.

    La comparsa del buco dell'ozono antartico è stata la prova che l'aumento delle concentrazioni di sostanze chimiche antropiche che riducono l'ozono, interagendo con le nubi stratosferiche polari - che svolgono un ruolo importante nell'esaurimento dell'ozono stratosferico durante l'inverno e la primavera alle alte latitudini - ha portato la stratosfera antartica in un nuovo regime. Fortunatamente, in seguito alle azioni intraprese dal Protocollo di Montreal, sembra che siamo sulla strada che ci consentirà di rimanere all'interno di questo confine.

    4. CARICO DI AEROSOL ATMOSFERICO:Alti livelli di aerosol indeboliscono il nostro strato di ozono e destabilizzano il nostro clima. Poiché molti tipi di aerosol (come solfati, nitrati, particelle di polvere e carbonio) interagiscono tra loro in modi complessi, non è ancora stato fissato alcun limite. Tuttavia, gli aerosol influenzano anche un altro confine planetario quantificato: lo strato di ozono già sopra citato. Pertanto, continua l’ascesa dei principali gas serra. Nel 2021 la concentrazione media globale atmosferica di anidride carbonica (CO₂) è stata di 414,7 parti per milione (ppm), registrando un incremento di 2,6 parti per milione rispetto al 2020, il quinto tasso di crescita più alto dalla prima rilevazione nel 1958. Delle emissioni totali delle attività umane durante il periodo 2011-2020, circa il 48% si è accumulato nell'atmosfera, il 26% nell'oceano e il 29% a terra.

    Si teme che la capacità degli ecosistemi terrestri e degli oceani di fungere da "serbatoi" possa diventare meno efficace in futuro, riducendo così la loro capacità di assorbire l'anidride carbonica e fungere da cuscinetto contro un maggiore aumento della temperatura. In alcune parti del mondo la transizione dei serbatoi (pozzi) utilizzati per il sequestro geologico dell'anidride carbonica si sta già verificando.

    5. ACIDIFICAZIONE DEGLI OCEANI: Circa un quarto della CO₂ che l'umanità emette nell'atmosfera viene infine assorbita dagli oceani. Qui forma acido carbonico (H2CO3), alterando la chimica oceanica e diminuendo il pH dell'acqua superficiale. Questa maggiore acidità riduce la quantità di ioni carbonato disponibili, un "mattone" essenziale utilizzato da molte specie marine per la formazione di conchiglie e scheletri.
    Circa un quarto della CO₂ che l'umanità emette nell'atmosfera viene assorbita dagli oceani. Qui forma acido carbonico (H2CO3), alterando la chimica oceanica e diminuendo il pH dell'acqua superficiale. Questa maggiore acidità riduce la quantità di ioni carbonato disponibili, un "mattone" essenziale utilizzato da molte specie marine per la formazione di conchiglie e scheletri.

    Esperimenti di laboratorio mostrano che molti organismi calcarei potrebbero non essere in grado di costruire i loro scheletri mentre gli oceani si acidificano nei prossimi 100 anni. Questo può combinarsi con altri stress, come il riscaldamento globale, per guidare le barriere coralline tropicali verso il loro funzionamento o il crollo. Entro il 2030, le stime prevedono che oltre il 90% delle barriere coralline del mondo sarà minacciato da attività umane locali, riscaldamento e acidificazione, con quasi il 60% che dovrà affrontare livelli di minaccia elevati, molto elevati o critici.

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    Gli oceani del mondo stanno diventando troppo "acidi" per sostenere la vita. Il pesce maiale (Lachnolaimus maximus)a rischio di estinzione?


    Non è noto se ci saranno sufficienti rifugi o abbastanza tempo perché questi gruppi si adattino per sopravvivere al rapido tasso di acidificazione degli oceani previsto a causa della CO₂ antropogenica. Questa opportunità di osservare i punti di non ritorno in cui i principali gruppi di organismi marini sono interessati dall'abbassamento del pH dimostra, anche in assenza di riscaldamento globale, il previsto aumento della concentrazione di CO₂ atmosferica.

    Oltre una concentrazione soglia, questa acidità crescente rende difficile la crescita e la sopravvivenza di organismi come i coralli e alcune specie di crostacei e plancton. Le perdite di queste specie cambierebbero la struttura e la dinamica degli ecosistemi oceanici e potrebbero potenzialmente portare a drastiche riduzioni degli stock ittici. Rispetto all'epoca preindustriale, l'acidità superficiale degli oceani è già aumentata del 30%.

    A differenza della maggior parte degli altri impatti umani sull'ambiente marino, che sono spesso su scala locale, il confine dell'acidificazione degli oceani ha ramificazioni per l'intero pianeta. È anche un esempio di quanto siano strettamente interconnessi i confini, dal momento che la concentrazione di CO₂ atmosferica è la variabile di controllo sottostante sia per il clima che per i confini di acidificazione degli oceani, sebbene siano definiti in termini di diverse soglie del sistema terrestre.

    6. FLUSSI BIOGEOCHIMICI – AZOTO E FOSFORO: I flussi biogeochimici, noti anche come cicli dei nutrienti - attengono al movimento di elementi chimici attraverso diversi mezzi, come l'atmosfera, il suolo, le rocce, i corpi idrici e gli organismi - mantengono gli elementi essenziali a disposizione delle piante e di altri organismi. C’è da dire che i cicli dell'azoto e del fosforo nella biosfera e negli oceani sono stati radicalmente modificati dall'uomo a causa di molti processi industriali e agricoli. L'azoto assorbito dalle colture non è un problema di per sé. Ma molto di esso si perde, hanno spiegato i ricercatori dello “Stockholm Resilience Center” (Centro di resilienza di Stoccolma): “Le attività umane ora convertono più azoto atmosferico in forme reattive di tutti i processi terrestri messi insieme. Gran parte di questo nuovo azoto reattivo viene emesso nell'atmosfera in varie forme piuttosto che assorbito dalle colture. Quando piove, inquina i corsi d'acqua e le zone costiere o si accumula nella biosfera terrestre”.

    L'azoto e il fosforo sono entrambi elementi essenziali per la crescita delle piante, quindi la produzione e l'applicazione di fertilizzanti è la preoccupazione principale. le attività umane ora convertono più azoto atmosferico in forme reattive di tutti i processi terrestri della Terra messi insieme. Gran parte di questo nuovo azoto reattivo viene emesso nell'atmosfera in varie forme piuttosto che assorbito dalle colture.

    Quando piove i corsi d'acqua e le zone costiere vengono inquinati, ovvero una frazione significativa dell'azoto e del fosforo che raggiunge il mare può spingere i sistemi marini e acquatici oltre le proprie soglie ecologiche. Un esempio su scala regionale di questo effetto è il calo delle catture di gamberetti nella "zona morta" del Golfo del Messico causato dal fertilizzante trasportato nei fiumi dal Midwest degli Stati Uniti. Pertanto, la soglia di azoto e fosforo che stiamo già varcando, è stata radicalmente modificata dall'uomo anche a causa di molti processi industriali, quindi la produzione e l'applicazione di fertilizzanti è la preoccupazione principale.

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    Perché è importante valutare il fosforo?

    Elevate concentrazioni di fosforo possono derivare da cattive pratiche agricole, deflusso da aree urbane e prati e scarichi da impianti di trattamento delle acque reflue. Troppo fosforo può causare una maggiore crescita di alghe e grandi piante acquatiche, che può comportare una diminuzione dei livelli di ossigeno disciolto, un processo chiamato eutrofizzazione. Alti livelli di fosforo possono anche portare a fioriture di alghe che producono tossine algali che possono essere dannose per la salute umana e animale.

    Cosa può dirci il fosforo sulla condizione dell'acqua?

    Il fosforo è generalmente considerato il "nutriente limitante", ovvero quello essenziale presente in quantità più limitata rispetto al suo fabbisogno, negli ecosistemi acquatici, il che significa che la quantità disponibile di questo nutriente controlla il ritmo con cui vengono prodotte alghe e piante acquatiche. In quantità adeguate, il fosforo può essere utilizzato dalla vegetazione e dai microbi del suolo per una crescita normale. Tuttavia, in quantità eccessive, il fosforo può portare a problemi di qualità dell'acqua come l'eutrofizzazione e la crescita dannosa delle alghe. Alcune risorse acquatiche, come le zone umide, servono naturalmente come "pozzi" per il fosforo trovato nei sedimenti o disciolto nell'acqua. Tuttavia, poiché il fosforo si trova generalmente in piccole quantità nell'ambiente naturale, anche piccoli aumenti possono influire negativamente sulla qualità dell'acqua e sulle condizioni biologiche.

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    7. CAMBIAMENTI USO DELL’AQUA:Con la distinzione tra " acqua blu " uso di acqua dolce di fiumi, laghi, bacini idrici e riserve di acque sotterranee rinnovabili e “acqua verde” (precipitazione terrestre, evaporazione e umidità del suolo, il ciclo dell'acqua dolce è fortemente influenzato dal cambiamento climatico e il suo confine è strettamente legato appunto a quello climatico, tuttavia la pressione umana è ora la forza trainante dominante che determina il funzionamento e la distribuzione dei sistemi globali di acqua dolce.

    Le conseguenze della modifica umana dei corpi idrici includono sia i cambiamenti del flusso fluviale su scala globale sia gli spostamenti dei flussi di vapore derivanti dal cambiamento dell'uso del suolo. Questi cambiamenti nel sistema idrologico possono essere bruschi e irreversibili. L'acqua sta diventando sempre più scarsa: entro il 2050 circa mezzo miliardo di persone sarà probabilmente soggetto a stress idrico.

    8. CAMBIAMENTO D’USO DEL SUOLO: La Terra viene convertita dall'uso umano in tutto il pianeta. Foreste, praterie, zone umide e altri tipi di vegetazione sono stati principalmente convertiti in terreni agricoli. Questo cambiamento nell'uso del suolo è una forza trainante dietro le gravi riduzioni della biodiversità ed ha impatti sui flussi d'acqua e sui cicli biogeochimici che, come precedentemente descritto, coinvolgono carbonio, azoto e fosforo ed altri elementi importanti che attengono le diverse parti della Terra: dal vivente al non vivente, dall'atmosfera alla terra e al mare, dal suolo alle piante.

    9. INTEGRITÀ DELLA BIOSFERA: (DIVERSITÀ GENETICA - DIVERSITÀ FUNZIONALE - NESSUNA QUANTIFICAZIONE GLOBALE). : Il “Millennium Ecosystem Assessment” (Valutazione dell'ecosistema del millennio) del 2005 ha precisato che i cambiamenti negli ecosistemi dovuti alle attività umane sono stati più rapidi negli ultimi 50 anni che in qualsiasi momento della storia umana, aumentando i rischi di cambiamenti bruschi ed irreversibili.

    La diversità genetica, nel senso più semplice, è la variazione dei geni che si trovano nelle forme di vita. È il numero totale di geni, ma anche come sono diversi l'uno dall'altro. Belinda Reyers, professoressa di scienze della sostenibilità presso l'Università di Pretoria, in Sud Africa, e consulente senior presso lo Stockholm Resilience Centre, concorda sul fatto che i tassi di estinzione sono un indicatore scadente della perdita di biodiversità globale per diversi motivi e che la diversità genetica sono i "mattoni della vita".

    Owen Gaffney, co-responsabile di Earth4All - un'iniziativa internazionale per accelerare il cambiamento dei sistemi di cui abbiamo bisogno per un futuro equo su un pianeta finito ed analista di sostenibilità globale presso lo Stockholm Resilience Center - ha recentemente dichiarato:

    "Il futuro dell'umanità sulla Terra sarà di gran lunga più pacifico, più prospero e più sicuro se le società faranno tutto ciò che è in loro potere per trasformare i sistemi economici in questo decennio che se non lo facessero".

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    La diversità funzionale si riferisce ai ruoli che gli organismi svolgono in un ecosistema. Ad esempio, alcune specie decompongono i rifiuti, altri supportano la generazione delle piante disperdendo i semi. Se le specie che svolgono determinate funzioni vengono perse, ci possono essere conseguenze devastanti per l'ecosistema, afferma Sarah Jones, esperta di biodiversità e ricercatrice sulla "Food and Land-Use Coalition (FOLU) Food, Agriculture, Biodiversity, Land-Use and Energy (FABLE) Consorzio" (Coalizione per il cibo e l'uso del territorio Alimentazione, Agricoltura, Biodiversità, Territorio ed Energia).

    "Se perdiamo tutti i microrganismi del suolo, ad esempio, che stanno davvero migliorando il carbonio nel suolo, ciò potrebbe avere un impatto catastrofico sulla diversità delle piante", ha detto Il biologo gallese Carl Jones del Durrell del "Wildlife Conservation(Conservazione della fauna selvatica)" e Direttore Scientifico della "Mauritian Wildlife Foundation" (Fondazione Mauriziana per la fauna selvatica), a Mongabay (una piattaforma di notizie sulla conservazione e le scienze ambientali senza scopo di lucro). "Quindi, ha proseguito Durrel, guardando la diversità funzionale, è un modo utile per catturare quando le cose stanno andando davvero in discesa e andremo fuori dal 'bordo di una scogliera' per alcuni gruppi di specie che svolgono un ruolo ben determinato". Mauritius, un paese insulare dell’Oceano Indiano, è la sede della più grande organizzazione non governativa (ONG) che si occupa esclusivamente della conservazione e della conservazione delle specie animali e vegetali in via di estinzione della nazione.

    I principali motori del cambiamento sono la domanda di cibo, acqua e risorse naturali, che causano una grave perdita di biodiversità e portano a cambiamenti nei servizi ecosistemici. Comunque, sono in corso ulteriori ricerche per migliorare la disponibilità di dati affidabili da utilizzare come "variabili di controllo", ovvero ricercare gli elementi di quelli che più li influenzano questo confine.

    È chiaro che le soluzioni attendono, ma è ancora da stabilire se l'umanità abbia o meno la volontà politica di metterle in atto. Ben ventisette COP docet!

    Pippo_2bb

    A presto con un altro post!

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    Sebbene siano state firmate molte dichiarazioni e intrecciate discussioni significative, il mondo ha ancora molta strada da fare! Il primo dei fallimenti della COP26 riguarda le emissioni di CO2. Sarà utile COP27?


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    Dopo il rinvio di un anno a causa della pandemia di COVID-19, l'anno scorso i leader mondiali si sono finalmente riuniti in Scozia per il vertice della COP26, ed erano in molti che guardavano con aspettative ambiziose a cinque anni dalla storica COP21, sfociata nell'Accordo di Parigi. Poiché la COP27 dovrebbe iniziare a Sharm El-Sheikh dal 6 al 18 novembre 2022, riflettiamo sui risultati raggiunti dal vertice della COP26 e su come gli impegni non siano stati ambiziosi ma solo carta straccia. Esploriamo anche le aspettative della COP27 in un mondo che sta diventando sempre più consapevole delle conseguenze devastanti del riscaldamento globale e del conseguente cambiamento climatico.

    RIEPILOGHIAMO IL VERTICE COP26

    La COP26 si è svolta in mezzo alla diffusa preoccupazione globale per gli effetti del cambiamento climatico, con crescenti occorrenze di caldo estremo, riscaldamento ed acidificazione degli oceani, tempeste, innalzamento del livello del mare, scioglimento dei ghiacciai, distruzione dell'habitat e perdita di biodiversità. Le persistenti ramificazioni della pandemia globale di COVID-19 che ha posticipato la conferenza all'anno successivo, ha sollevato la posta in gioco e le aspettative per azioni e impegni di grande impatto nel corso della conferenza.

    L'IPCC “Intergovernmental Panel on Climate Change“ (il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico), prevede che entro il 2100 il livello del mare potrà arrivare fino a 1,1 metri più alto di quello attuale e nessuna riduzione delle emissioni potrà fermare gli impatti a breve e medio termine di questo disastro ambientale provocato dall’uomo. Secondo alcune proiezioni, entro la metà del secolo, quasi un miliardo di persone sarà esposto a rischi molto più elevati di inondazioni rispetto a quelle che già si verificano. Diamo un'occhiata ad alcune città con il maggiore potenziale impatto sul livello del mare e sulle inondazioni secondo il “Climate Change City Index 2050”.

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    ELENCO DI ALCUNI PAESI PIÙ A RISCHIO DI ECATOMBE

    Alcuni dati mostrano come, nei prossimi tre decenni, i cambiamenti di temperatura, la carenza d'acqua e l'innalzamento del livello del mare potrebbero avere un impatto devastante su alcune delle città più famose del mondo. Ad esempio, abbiamo effettuato ricerche su: Marrakech (Marocco), Amsterdam (Paesi Bassi), Shenzhen (Cina), Ho Chi Minh City (Vietnam), Bangkok (Thailandia):

    -In Marocco, la migrazione climatica colpirà il 5,4% dei marocchini entro il 2050. C'è da apprezzare il grande sforzo che è stato adottato dal paese per rigenerare le foreste, incluso il ripopolamento di oltre 130.000 ettari. Entro il 2030, il Marocco prevede di generare il 52% della sua elettricità da energie rinnovabili: il 20% da energia solare, il 20% da vento e il 12% da energia idroelettrica;

    -Anche Amsterdam nei Paesi Bassi è la città potenzialmente destinata a subire la stessa sorte entro il 2050;

    -A Shenzhen Cina, come in altri luoghi del paese, secondo le proiezioni il giornale “South China Morning post”, la voce più autorevole che si occupa di Cina e Asia, “entro il 2050 il livello del mare aumenterà di 10-25 cm rispetto ad oggi. Ciò significa che un'inondazione costiera eccezionale diventerebbe un evento annuale nel 20-30% dei casi". Sulla base della valutazione degli impatti e dei rischi del cambiamento climatico sulle zone costiere e sui mari della Cina, se solo l'attuale capacità di adattamento fosse mantenuta, entro il 2050, quattro città costiere in Cina (Guangzhou City, Tianjin City, Zhanjiang City e Xiamen City) unitamente a Shenzhen City sarà tra le 20 città costiere con il maggior numero di persone esposte a un evento alluvionale con notevoli perdite economiche;

    -Ho Chi Minh City (Vietnam) si colloca tra le prime 10 città al mondo con popolazioni che hanno maggiori probabilità di essere gravemente colpite dal cambiamento climatico. Entro il 2050, milioni di cittadini saranno maggiormente a rischio di eventi climatici regolari ed estremi come inondazioni, siccità e tempeste tropicali;

    -Bangkok, in Thailandia, potrebbe sperimentare il più grande cambiamento climatico entro il 2050, con il più alto rischio di inondazioni dovuto all'innalzamento del livello del mare e un aumento della temperatura di 1,67°C.

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    E L’ITALIA...?


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    Nel caso di uno scenario ad alte emissioni, si prevede che l'entità di un evento sul livello del mare in 100 anni sulla costa adriatica settentrionale
    aumenterà fino al 65 % nel 2050 e del 160 % nel 2100 rispetto al valore attuale, per poi continuare a aumentare nel corso del 22° secolo ed oltre.



    Ritornando a riepilogare il vertice COP26, l'anno scorso, oltre 120 leader mondiali e 40.000 partecipanti registrati si sono riuniti a Glasgow per "accelerare l'azione verso gli obiettivi dell'accordo di Parigi", informati da dati scientifici in rapida crescita che stanno allertando la catastrofe climatica. Il sentimento che "occorre fare di più" è stato un tema comune tra le discussioni sul clima negli ultimi anni, e questo è stato ripreso anche durante la conferenza.

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    Quando a Venezia il MOSE (abbreviazione di Modulo Sperimentale Elettromeccanico) sarà pienamente operativo, previsto per settembre 2023
    (Attualmente in funzione solo per maree previste superiori a 130 cm), le barriere verranno sollevate quando il livello dell'acqua raggiungerà 110 cm sopra il livello del mare.




    OBIETTIVI PRINCIPALI E RISULTATI DEL VERTICE COP26:

    - Assicurare lo zero netto globale entro la metà del secolo e mantenere a portata di mano 1,5 °C, promuovendo senza sosta l'eliminazione graduale dell'energia a carbone, la principale fonte di riscaldamento globale;
    - Ridurre la deforestazione, accelerando il passaggio ai veicoli elettrici e stimolando gli investimenti nelle rinnovabili nel mercato dell'energia;
    - Adattarsi per proteggere comunità e habitat;
    - Impegnarsi per almeno 100 miliardi di dollari l'anno in finanziamenti per il clima;
    - Completare il regolamento di Parigi ed accelerare l'azione per affrontare la crisi climatica.

    Al vertice, l'attenzione dei firmatari dell'accordo è stata posta sui “Nationally Determined Contributions – NDC” (Contributi Determinati a livello Nazionale) che incarnano gli sforzi di un paese per ridurre le emissioni nazionali e adattarsi agli impatti del cambiamento climatico. Sono stati presi anche impegni in altri settori, tra cui metano, emissioni delle auto, finanze private e foreste. Per quanto riguarda queste ultime, oltre 100 paesi hanno firmato un accordo ambizioso per fermare ed invertire, entro il 2030, la perdita e il degrado del suolo, fornendo al contempo uno sviluppo sostenibile e promuovendo una trasformazione rurale inclusiva, capaci di conciliare obiettivi di crescita e nuovi approcci territoriali allo sviluppo agricolo e rurale, con più ampie finalità sociali, culturali ed ambientali.

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    Una donna innaffia i cavoli nel nord della Sierra Leone. Quando le donne hanno lo stesso accesso alle competenze,
    alle risorse e alle opportunità degli uomini, possono essere potenti motori nella lotta contro la fame, la malnutrizione e la povertà.



    COSA NON È STATO RAGGIUNTO?

    Sebbene siano state firmate molte dichiarazioni e intrecciate discussioni significative, il mondo ha ancora molta strada da fare! Il primo dei fallimenti della COP26 riguarda le emissioni di CO2. Sebbene la richiesta del patto per il clima di Glasgow per una "riduzione graduale" dell'energia a carbone sia stata vista da alcuni come "storica", molte nazioni dipendenti dal carbone non hanno intenzione, in tempi brevi, di rinunciare ai combustibili fossili. L'International Energy Agency (Agenzia internazionale dell'energia) ha riferito che le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 6% nel 2021, catalizzate da situazioni imprevedibili come la ripresa dell'economia mondiale dalla crisi del COVID-19, la crisi energetica europea e le ramificazioni in corso del cambiamento climatico che hanno costretto alcuni paesi – come l'India – per tornare al carbone. Ma se il nostro obiettivo è limitare il riscaldamento a "ben al di sotto dei 2 °C" – come previsto dall'accordo di Parigi – siamo chiaramente fuori strada.

    Robbie Andrew, ricercatore senior presso il "Center for International Climate Research" (Centro internazionale per la ricerca sul clima), ha tracciato gli scenari di riduzione delle emissioni globali necessari per limitare il riscaldamento medio globale a 1,5 °C e 2 °C. Sulla base del rapporto speciale dell'IPCC per limitare il riscaldamento al di sotto di 1,5 °C e del lavoro di Michael Raupach - uno degli autori del quarto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, prematuramente scomparso all'età di 64 anni - pubblicato su “Nature Climate Change”, queste curve di mitigazione mostrano che sarebbero necessarie riduzioni urgenti e rapide delle emissioni per raggiungere entrambi gli obiettivi sottoelencati e previsti tra i 17 "Obiettivi di sviluppo sostenibile" (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese) da raggiungere entro il 2030:

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    Sopra - Legenda pannello di Michael Raupach: (Te)Traiettorie limitate per le emissioni di CO2 da combustibili fossili e altre fonti industriali ed emissioni dovute al cambiamento dell'uso del suolo. Le emissioni totali si integrano nel tempo alle quote variabili di flusso da 1000 a 3000 e tempo di inizio mitigazione 2011 (Teq) come per (Te), con quote variabili di flusso da 2011 a 2031 e la quota di flusso di CO2 = 1500. (Ps)Traiettorie con pendenza discontinua con quota di flusso di CO2 variabile da 1000 a 3000 e tempo di inizio mitigazione = 2011. In tutti i pannelli, il tasso di crescita delle fonti industriali dal tempo dell’inizio migrazione è identico.

    Obiettivo 15. Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità;

    Obiettivo 16. Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli;

    Obiettivo 17. Rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.

    E più a lungo rimandiamo il picco delle emissioni, più drastiche dovrebbero essere queste riduzioni. Potremmo fare progressi lenti rispetto a un mondo senza alcuna politica climatica, ma siamo ancora lontani dai tassi di progresso di cui avremmo bisogno per raggiungere gli obiettivi internazionali.

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    In secondo luogo, da annoverare tra i fallimenti della COP26, sebbene siano state discusse le prospettive dei finanziamenti per il clima, alcuni hanno affermato che non sono stati compiuti progressi significativi. In effetti, i fondi discussi al vertice della COP26 non riflettono il vero debito di carbonio dovuto dai paesi ricchi per aver accelerato la distruzione dell'ambiente in tutto il mondo. Come ha sottolineato in un articolo “Friends of the Earth”, una comunità ambientalista che si batte per un mondo più sano e giusto, “solo una frazione di quella finanza è tutt’oggi sul tavolo". Il reportage, offre una prospettiva interessante sul fatto che la razza umana stia di fatto finanziando la propria estinzione poiché vengono spesi 1,8 trilioni di dollari all'anno in sussidi per attività dannose per l'ambiente.

    L'ultimo punto su cui la maggior parte dei critici sembra essere d'accordo è che gli obiettivi climatici per il 2030 rimangono deboli. L'accordo di Parigi indica notoriamente che dobbiamo limitare il riscaldamento globale a "ben al di sotto dei 2°C al di sopra dei livelli preindustriali" e perseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 °C. Tuttavia, anche scienziati e ricercatori del “Climate Action Tracker”, un organismo scientifico indipendente che tiene traccia delle iniziative di decarbonizzazione dei governi e le misura rispetto agli obiettivi dell'accordo di Parigi, sembrano essere tra coloro che sostengono che "gli obiettivi per il 2030 rimangono del tutto inadeguati" per affrontare il cambiamento climatico in conformità con le ambizioni esistenti, e siamo infatti sulla "buona strada" per un aumento della temperatura di 2,4 °C entro la fine del secolo. Come giustamente affermato dall'ultimo rapporto dell'IPCC, "limitare il riscaldamento globale è, ora o mai più, se il mondo vuole evitare conseguenze catastrofiche”, come l'innalzamento del livello del mare.

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    RIFLETTENDO SULL'IMMINENTE COP27

    Malgrado 26 COP trascorsi, non è ancora chiaro se possiamo limitare gli impatti catastrofici del cambiamento climatico nonostante l'istituzione di molti accordi globali significativi. Dopo l'incontro della COP dello scorso anno, il professor Alexandre Antonelli (Campinas, San Paolo, Brasile), direttore della "Director of Science of the Royal Botanical Gardens" (Scienza dei Giardini Botanici Reali), Kew – Richmond, Surrey, Regno Unito, ha suggerito che “il diavolo è nei dettagli” quando si discute delle strategie per ridurre la deforestazione. Ha continuato spiegando che semplicemente "piantare alberi" non è abbastanza buono e che occorre seguire una migliore pratica scientifica, ad esempio piantare "l'albero giusto nel posto giusto" e iniziare con gli ecosistemi biologicamente preziosi. Sebbene gli impegni dei leader globali siano un buon punto di partenza, le promesse passate non sono riuscite a generare un'azione sufficientemente efficace e c'è indubbiamente ancora molto lavoro da fare.

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    Alexandre Antonelli


    La responsabilità rimane anche una sfida tra gli sforzi globali per ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici, poiché le questioni della giustizia ambientale e della consapevolezza per il riscaldamento climatico forniscono uno sfondo continuo tra le discussioni. Questi problemi, combinati con la frustrazione del pubblico per l'approccio apparentemente privo di ambizioni in passato per affrontare il cambiamento climatico, hanno scatenato proteste a Glasgow nel luogo degli incontri della COP. Il risultato che emerge è che alcune persone possono mettere in discussione il futuro del processo COP ed il suo reale impatto.

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    António Guterres ha riconosciuto importante il lavoro degli attivisti.


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    A presto con un altro post!

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  8. .

    In tema di siccità le nostre scelte di oggi, per quantomeno arrestare il gigantesco cambiamento del clima, avranno un grosso impatto su quello che accadrà nel prossimo futuro.



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    Tre continenti: Cina, Stati Uniti, Europa nord-occidentale e nord-orientale dove la siccità è più rara, in questi ultimi anni, ed in particolare in quello in corso, sono stati interessati da calore estremo, umidità del suolo e carenza di piogge. Verosimilmente legati al cambiamento climatico, stanno prosciugando numerosi fiumi, mettendo l’agricoltura al tappeto e provocando incendi che annientano piante e animali acquatici.

    RISCHI E VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO


    Tutta la vita sulla Terra, dagli ecosistemi alla civiltà umana è vulnerabile al cambiamento climatico ed ora l'evidenza scientifica, ormai inequivocabile, dimostra che l’attuale riscaldamento globale causato dall’uomo, che è in aumento, sta avendo ovunque un notevole impatto sulla natura e sulla vita delle persone nonostante gli sforzi per adattarsi al cambiamento del clima. L’essere umano può sicuramente migliorare la situazione, basta considerare come i livelli di CO2 sono migliorati durante l'esplosione del Covid -19. Le nostre scelte di oggi avranno pertanto un grosso impatto su quello che accadrà nel prossimo futuro.

    Poiché il riscaldamento globale "madre" del cambiamento climatico, sta procedendo spedito, cosa aspettarsi per il futuro e quali saranno le perdite e i danni futuri se il calore eccessivo non può essere fermato e che sta riducendo la nostra capacità di potere disporre di cibo o fornire acqua potabile pulita?

    Le comunità più povere sono quelle più colpite dal cambiamento climatico poiché sono meno in grado di far fronte agli impatti crescenti che coinvolgono tra 3,3 e 3,6 miliardi di persone che vivono in un ambiente così caldo, come sottolinea l’IPCC nel suo rapporto su "Impacts, Adaptation and Vulnerability" (Impatti, adattamento e vulnerabilità) del surriscaldamento globale, sparsi in Africa, nell’Asia meridionale, in centro e sud America, nelle piccole isole e nell'Artico.

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    Il cambiamento climatico agisce come uno stress moltiplicatore in queste regioni dove le persone hanno un accesso limitato a bere acqua pulita, ai servizi igienici, alle strutture sanitarie o all’istruzione. Anche i mezzi di sussistenza delle persone sono fortemente dipendenti dal clima come l'agricoltura e la pesca che hanno un accesso limitato ai finanziamenti ed un'attenzione limitata da parte dei governi e quindi una fiducia limitata anche agli impatti climatici avvertiti in modo differenziato da uomini e donne che hanno ruoli e responsabilità diversi nella società.

    L'Environmental Protection Agency- EPA (l’Agenzia del Governo Federale degli Stati Uniti), preposta alla protezione della salute umana e dell’ambiente, ha rilevato che le maggiori vulnerabilità al cambiamento climatico in Texas sono dovute a siccità più gravi, aumento del livello del mare, inondazioni costiere più intense e maggiore intensità da tempeste: uragani particolarmente forti, ondate di calore prolungate ed acquazzoni estremi.

    Da metà giugno fino alla fine di agosto 2022, gran parte del Pakistan ha subito piogge monsoniche da record, provocando inondazioni in molte aree del paese. La Cina ha appena avuto la sua estate più secca negli ultimi 60 anni, lasciando il suo famoso fiume Yangtze a metà della sua larghezza normale.

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    Inondazione in Pakistan.


    Lo studio è stato condotto da 21 ricercatori nell'ambito del gruppo "World Weather Attribution -WWA-" (Attribuzione Meteorologica Mondiale), tra cui scienziati di istituzioni in Svizzera, Francia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Dal 2015 l'iniziativa del (WWA) si traduce in una collaborazione internazionale che conduce analisi di attribuzione in tempo reale di eventi meteorologici estremi mentre si verificano in tutto il mondo. Ciò fornisce al pubblico, agli scienziati e ai decisori istituzionali i mezzi per stabilire connessioni chiare tra le emissioni di gas serra e gli eventi meteorologici estremi di grande impatto, come siccità, tempeste, inondazioni, ondate di calore e ondate di freddo.

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    Gli scienziati del clima con il gruppo World Weather Attribution hanno raccolto dati sul livello di umidità del suolo a giugno, luglio e agosto 2022 in un'ampia area del nostro emisfero (nell’immagine). Hanno rilevato un deficit di umidità e lo hanno quantificato analizzando i dati meteorologici e le simulazioni al computer per confrontare il clima di oggi con quello del 1800. Sopra nel grafico: Umidità del suolo nella zona delle radici; Sotto: Umidità del suolo a livello della superficie. L'intera immagine mostra la regione subtropicale dell'emisfero settentrionale, mentre la sezione evidenziata mostra la regione dell'Europa centro-occidentale. Le zone subtropicali hanno quindi inverni estremamente miti ed estati piuttosto calde. Solitamente le precipitazioni sono piuttosto ridotte.[Adattamento da World Weather Attribution Group]

    "La nostra analisi mostra che le condizioni di grave siccità in gran parte dell'emisfero settentrionale sono state alimentate dai cambiamenti climatici indotti dall'uomo", ha affermato Dominik Schumacher, ricercatore presso l'Istituto di scienze atmosferiche e climatiche dell'Eidgenössische Technische Hochschule di Zurigo -ETH-.

    Secondo il coautore dello studio Maarten van Aalst, scienziato del clima presso la Columbia University, l’estesa carenza di piogge e le abbondanti inondazioni in Pakistan, provocano cataclismi ecologici ed eventi funesti che definisce come, le "impronte digitali del cambiamento climatico”.

    Infatti, precisa Aalst, "Quest'estate, il caldo, la siccità e i disastri ecologici in Europa come le massicce inondazioni in Pakistan, non solo hanno causato decine di migliaia di morti, ma hanno anche aggravato la crisi del costo della vita, esacerbando gli impatti della guerra in Ucraina. Questo risultato ci dà anche un'idea di ciò che si profila. Con l'ulteriore riscaldamento globale possiamo aspettarci siccità estive più forti e più frequenti in futuro”.

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    L'estate di quest'anno, nell'emisfero settentrionale, è stata una delle più calde mai registrate in Europa con oltre 24.000 decessi dovuti al caldo. È stata anche molto secca e la siccità che ne è derivata ha causato una diffusa carenza d'acqua, incendi e raccolti insufficienti che hanno portato a prezzi alimentari più elevati, nonché impatti sulla fornitura di elettricità.

    Per quantificare l'effetto della crisi climatica causata dall'uomo sulla diminuzione dell’umidità del suolo, gli scienziati hanno analizzato i dati meteorologici e le simulazioni al computer per confrontare il clima come è oggi, dopo circa 1,2 gradi di riscaldamento globale, dalla fine del 1800, seguendo metodi pubblicati su riviste scientifiche internazionali specializzate.

    Lo studio, come abbiamo già visto sopra nel grafico, ha analizzato i livelli di umidità del suolo in tutto l'emisfero settentrionale nei mesi di giugno, luglio e agosto 2022, esclusi i tropici. Il suo focus, tuttavia, è stato limitato alla regione dell'Europa occidentale e centrale - che si estende dall'Atlantico al Mar Nero orientale, tra il Mediterraneo e il Baltico - che hanno subito una siccità particolarmente grave con rese dei raccolti sostanzialmente ridotte.

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    I ricercatori hanno analizzato i livelli di umidità sia per i primi sette centimetri di terreno che per i primi 100. La misura più alta è stata eseguita nella zona delle radici dove il cambiamento climatico antropico ha reso la siccità dell’umidità del suolo da tre a quattro volte più possibile e la siccità dell’umidità del suolo in superficie da cinque a sei volte più verosimile.

    La zona delle radici è particolarmente importante per le colture in quanto è il punto in cui le piante estraggono l'acqua. In poche parole, la zona delle radici delle piante è l'area del suolo e dell'ossigeno che circonda le radici di una pianta. La siccità dell'umidità del suolo in questa regione viene spesso definita “siccità agricola ed ecologica”, per via dell'aumento dell'evapotraspirazione dei terreni, come “naturale” conseguenza del cambiamento climatico indotto dall'uomo.

    Sonia Seneviratne, docente presso l'Istituto di Scienze Atmosferiche e Climatiche dell'ETH di Zurigo, che ha collaborato al sesto rapporto di valutazione dell'IPCC e guidato il gruppo di ricerca, ha dichiarato che: "l'estate 2022 ha mostrato come il cambiamento climatico indotto dall'uomo stia aumentando i rischi di siccità agricola ed ecologica nelle regioni densamente popolate e coltivate dell'emisfero nord. La siccità superficiale è stata almeno cinque volte più probabile e quella agricola ed ecologica almeno 20 volte più probabile”. La siccità ecologica è il tipo di siccità più recentemente definito e si riferisce al danno ecologico diffuso causato dalla mancanza di umidità del suolo.

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    "Dobbiamo eliminare gradualmente la combustione di combustibili fossili se vogliamo stabilizzare le condizioni climatiche ed evitare un ulteriore peggioramento di questi eventi di siccità, che diventeranno più frequenti e più intensi con qualsiasi ulteriore aumento del riscaldamento globale", ha precisato Seneviratne.

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    A presto con un altro post!

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    António Guterres: il ruolo fondamentale del trasporto marittimo è quello di svolgere il compito dl nutrire il mondo, minacciato com’è, dai crescenti impatti del cambiamento climatico e delle condizioni meteorologiche più estreme.


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    Il trasporto via mare può cooperare ad un futuro più sostenibile, per promuovere l'innovazione e le soluzioni che supportano una transizione nel settore, è stata la parte centrale della Giornata mondiale della navigazione marittima celebrata giovedì 29 settembre 2022. E non è una novità, uno dei protagonisti della giornata è stato il portoghese António Guterres, nono Segretario Generale delle Nazioni Unite, al quale dedichiamo questo post.

    Com’è noto, gli “Obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite” (Sustainable development goals” - SDG -) sono collegati, in particolare, agli SDG 13 e 14 sull'azione per il clima e l'uso sostenibile degli oceani e dei marie delle loro risorse, e nella costruzione di un futuro equo e prospero per le persone e il pianeta. A tal proposito, giovedì scorso 29 settembre, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della navigazione marittima, ha affermato che: “per limitare le emissioni navali, i governi e le aziende private devono lavorare insieme per sfruttare tecnologie innovative come la digitalizzazione e l'automazione e promuovere una transizione giusta che includa i paesi in via di sviluppo e promuova le energie rinnovabili e i combustibili alternativi; precisando che le navi da schierare in questo decennio determineranno se il settore marittimo raggiungerà zero emissioni nette entro il 2050. Le navi a emissioni zero più intelligenti ed ecologiche devono diventare la scelta predefinita e disponibili in commercio per tutti entro il 2030, considerando che il trasporto marittimo rappresenta oltre l'80% del commercio mondiale”.

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    Il Segretario Generale António Guterres e il presidente Recep Tayyip Erdoğan
    alla cerimonia della firma dell'Iniziativa sui cereali del Mar Nero ad Istanbul, Turchia.


    Mentre l'International Maritime Organization – IMO, (Organizzazione marittima internazionale) ha chiesto ai governi di designare i marittimi come lavoratori essenziali, il capo delle Nazioni Unite ha anche sottolineato che: “il settore marittimo deve accelerare il suo viaggio verso la decarbonizzazione. Si prevede che le emissioni del trasporto aumenteranno considerevolmente, a meno che non vi sia un'azione globale concertata”.

    Il ruolo fondamentale del trasporto marittimo è quello di svolgere il compito dl nutrire il mondo. La ”Black Sea Grain Initiative” (Iniziativa sui cereali del Mar Nero) è stato un accordo recente senza precedenti sulla ripresa delle esportazioni di grano ucraine attraverso il Mar Nero nel mezzo della guerra in corso. L'iniziativa consente in particolare volumi significativi di esportazioni alimentari commerciali da i tre porti ucraini chiave di questo, più che mare, un lago, ovvero Odessa, Chornomorsk e Yuzhny.

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    PREOCCUPAZIONI PER I MARITTIMI

    Le celebrazioni della Giornata marittima mondiale hanno fornito altresì una piattaforma per mostrare l'innovazione marittima inclusiva, la ricerca e lo sviluppo e la dimostrazione e la diffusione di nuove tecnologie. Il tema di quest'anno apre una conversazione più ampia su dove sono dirette le spedizioni e su come la digitalizzazione e l'automazione possono supportare il settore con soluzioni tecnologiche per spedizioni più pulite, più sicure e più sostenibili che devono andare anche a vantaggio delle persone. “A questo proposito, deve essere considerato l'impatto sulla gente di mare e sull'altro personale marittimo, inclusa la necessità di formazione" ha affermato Kitack Lim, segretario generale dell'Organizzazione sulla sicurezza marittima internazionale (IMO), per salvare vite in mare

    LIM



    SALVARE VITE IN MARE

    La “World Meteorological Organization -WMO- (l'Organizzazione Meteorologica Mondiale), ha utilizzato la Giornata celebrativa per sottolineare l'importanza della meteorologia marina per garantire la sicurezza in mare. WMO ha rilasciato una nuova pubblicazione e il video sottostante che mostra come lavora con i partner, inclusi i servizi meteorologici nazionali e l'IMO, nel fornire previsioni e allerta precoce per salvare vite umane.



    CRS (STAZIONI RADIO COSTIERE)

    Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite, i crescenti impatti del cambiamento climatico e delle condizioni meteorologiche più estreme stanno rendendo i servizi meteorologici marini più critici che mai. “Ciò è stato sottolineato ancora una volta da una recente successione di cicloni tropicali nell'Atlantico e nel Pacifico nord-occidentale, che hanno portato a condizioni di spedizione pericolose. Previsioni e avvisi sono essenziali per proteggere le navi, il loro carico e i marinai", ha precisato WMO.

    INFORMAZIONI SULLA SICUREZZA MARITTIMA

    WMO è impegnata nella “Convenzione internazionale per la sicurezza della vita in mare”, nota come “SOLAS convention” (Convenzione SOLAS), l’accordo internazionale volto a tutelare la sicurezza della navigazione mercantile, considerata come il più importante di tutti i trattati internazionali sulla sicurezza delle navi mercantili, adottata per la prima volta nel 1914, in risposta al disastro del Titanic. Ciò è possibile attraverso la trasmissione di informazioni meteorologiche sulla sicurezza marittima come parte del “Global Maritime Distress and Safety System” (GMDSS), basato su un set di procedure di sicurezza, tipi di equipaggiamento, e protocolli di comunicazione utilizzati per aumentare la sicurezza e rendere più semplice il soccorso alle navi in emergenza.

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    Dopo l'introduzione degli equipaggiamenti di radio-comunicazione a bordo delle navi, la sicurezza in mare era aumentata. Però, quando l'utilizzo delle radio-comunicazioni a bordo delle navi è stato introdotto, non era ben definito il modo in cui una chiamata di emergenza veniva indirizzata alle unità di ricerca e soccorso. Era principalmente basato sull'avvertimento nave-nave tramite frequenze di emergenza assegnate. Molte volte non c'era ricezione o nessuna azione dopo la trasmissione delle chiamate di emergenza. Per risolvere questo problema fu introdotto appunto il GMDSS.

    Il GMDSS fornisce metodi e procedure per allertare tramite radio-comunicazione i MRCC (Maritime Rescue and Coordination Centres) a terra, le CRS (Coast Radio Stations) e le imbarcazioni nelle vicinanze al punto in cui è necessaria assistenza. Questo sistema di allerta nave-terra garantisce rapide ed efficienti operazioni SAR (Ricerca e Soccorso). Tutte le attività SAR sono organizzate da Centro di coordinamento del soccorso congiunto MRCC (Centro di coordinamento del soccorso marittimo) e MRSC (Sottocentro di salvataggio marittimo) all'interno di specifiche aree di navigazione normalmente confinanti con le loro linee costiere.

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    Il GMDSS fornisce inoltre la trasmissione automatica dell'MSI (Maritime Safety Information) alle imbarcazioni in mare da parte delle CRS.


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    Buon lavoro Guterres!


    A presto con un altro post!
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    Nelle miniere industriali tropicali l’attività delle concessioni legali va oltre di quanto consentito nella deforestazione. L’illegalità galoppa ad un ritmo impressionante.


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    Attività estrattive artigianali disumane dell'oro in Ghana su piccola scala illegale e degrado del suolo associato.


    Secondo un nuovo studio condotto da Stefan Giljum, capo del gruppo di ricerca per l'uso sostenibile delle risorse presso “WU - Vienna University of Economics and Business” (Università di Economia e Commercio di Vienna in Austria), alcuni paesi come Indonesia, Brasile, Suriname e Ghana, rappresentano l'80% di tutta la deforestazione tropicale collegata direttamente all'estrazione industriale. E ciò è dovuto alla spinta della rapida crescita che si sta intensificando dalla domanda di alcune importanti risorse minerarie.

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    Stefan Giljum


    Nelle foreste un tempo impenetrabili, in 2 paesi tropicali su 3, si sta verificando una allarmante estrazione su scala industriale di materiali come minerali di ferro, carbone, e oro che stanno provocando un feroce disboscamento, alla perdita delle macchie sempreverdi e della biodiversità, se si considerano gli effetti su un'area più ampia e al di là delle concessioni minerarie formali. L'estrazione artigianale è considerata una delle principali fonti di sostentamento per molte popolazioni rurali del Ghana. Tuttavia, l'aumento delle attività minerarie non regolamentate (galamsey) negli ultimi anni ha portato a un grave degrado del suolo, alla perdita di biodiversità, all'inquinamento dei corpi idrici e all'acidificazione dei suoli dannosi per l'ambiente biofisico e socioeconomico. Informazioni accurate sull'ubicazione e sulla scala di questi siti minerari sono necessarie affinché i responsabili delle decisioni agiscano attraverso attività di bonifica e ripristino.

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    S/D: Deforestazione nell'Amazzonia brasiliana - Estrazione minerali di ferro e carbone in Cina.


    "Dobbiamo guardare oltre il recinto della miniera, ha detto l'autore principale del documento Giljum, e ciò che serve è un piano di conservazione delle foreste per un'intera regione che integri tutte le attività in corso. È difficile quantificare la distruzione delle foreste legata al settore minerario nel suo insieme perché sia gli effetti indiretti sulle aree circostanti che gli impatti dell'estrazione artigianale sono difficili da definire". Tuttavia, secondo gli autori dello studio, pubblicato il 12 settembre negli "Atti della National Academy of Sciences", l'estrazione industriale, tra il 2000 e il 2019, ha spazzato via quasi 2.000 chilometri quadrati di foreste in Indonesia. Il paese è uno dei quattro al mondo in cui la perdita diretta di foreste tropicali si è concentrata su miniere di larga scala, otto ogni dieci chilometri quadrati.

    "L'Indonesia da sola rappresenta il 60% della perdita di foreste tra i 26 paesi che abbiamo studiato, precisa Giljum, in quanto ci siamo concentrati su quelli che rappresentano la maggior parte della deforestazione (77%) che si verifica ai tropici”.
    "Secondo i dati forniti dal “Global Forest Watch (Guardia Forestale Globale)” - che si occupa del monitoraggio forestale e che offre i dati, la tecnologia e gli strumenti più recenti che consentono alle persone di tutto il mondo di proteggere meglio le foreste - i paesi succitati hanno rappresentato l'80% di tutta la deforestazione diretta legata alle attività minerarie nei tropici. Le operazioni minerarie, tra il 2000 e il 2019, hanno sostituito circa 3.264 km2 di copertura forestale all'interno di 26 siti minerari".

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    Un rapporto della Banca Mondiale del 2019 afferma che il 45% di tutte le miniere attive si trova in aree boschive. Tuttavia, quelle industriali non inghiottono solo le foreste all'interno delle concessioni, bensì trasformano interi paesaggi. Se si considerano gli effetti su un'area più ampia, in due paesi tropicali su tre, l'estrazione di minerali su larga scala porta alla perdita completa e irreparabile delle foreste, ha rilevato il nuovo studio.

    Le miniere spesso diventano un alveare di attività economiche, innescando lo sviluppo di infrastrutture che, ovviamente, generano nuovi insediamenti. Uno studio del 2017 condotto dall'Amazzonia brasiliana ha scoperto gli impatti delle concessioni minerarie entro un raggio di 70 km2, riferendo che i tassi di deforestazione nelle aree adiacenti potrebbero essere 12 volte superiori rispetto all'interno delle concessioni.

    Giova precisare, che però è difficile stabilire che l’estrazione mineraria stia causando tutta questa deforestazione. Giljum precisa che la maggior parte delle iniziative sulle responsabilità aziendali per frenare la deforestazione, si concentrano esclusivamente sugli impatti diretti. "Dobbiamo guardare oltre il recinto della miniera", si legge nel suo studio. "Ciò che serve è fondamentalmente un piano di conservazione delle foreste per un'intera regione che integri tutte le attività in corso". Altra precisazione di Giljum è quella di quantificare la distruzione forestale legata al settore minerario nel suo complesso, cosa che è alquanto complicata. Uno dei motivi principali è la mancanza di informazioni attendibili sull'estrazione artigianale, che è spesso informale, non regolamentata e dispersa; una operazione mineraria su piccola scala che non è associata alle grandi imprese aziendali. "Alcuni studi mostrano che l'estrazione artigianale potrebbe anche avere un impatto maggiore rispetto all'estrazione industriale", ha affermato infatti Giljum.

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    In Ghana, una nazione ricca d'oro, l'estrazione di carbone sia artigianale che industriale è collegata alla perdita di foreste. Daryl Bosu - un attivista ambientale della ONG ghanese a Rocha, (Rocha Ghana è un'organizzazione di conservazione ambientale impegnata e riconosciuta in Ghana) - è stato in prima linea in una campagna per fermare l'estrazione industriale di bauxite nella foresta di Atewa in Ghana. Ha recentemente dichiarato che, mentre l'estrazione artigianale fornisce il lavoro tanto necessario nelle comunità, se non regolamentata, in particolare con strumenti più recenti, può causare danni reali. Le aree forestali del Ghana stanno diminuendo di circa il 2% ogni anno. Gran parte del legno abbattuto viene utilizzato come legna da ardere e per il carbone, che sono i principali fattori di degrado forestale nel nord e nel centro del paese. Il consumo di queste fonti di energia è in costante aumento e la produzione di carbone avviene principalmente utilizzando inefficienti forni di terra tradizionali, preparando un mucchio di sabbia umida, dargli la forma di un emisfero, coprire questa forma con uno o più strati di fago, aprire una bocca e finalmente togliere la sabbia. Se lo si asciuga accendendo un fuoco, si può infornare anche il giorno successivo.

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    DEFORESTAZIONE E MINIERE D'ORO NELL'AMAZZONIA BRASILIANA

    Il Brasile ha perso 330 km2 derivanti direttamente dall'estrazione di minerali. “Nessuno sta più facendo gli scavi in modo tradizionale con i picconi. Ora si stanno usando escavatori e bulldozer meccanizzati, quindi se questo è il sistema, ha anche un impatto significativo. C’è da dire anche che, da uno studio condotto tra il 2005 e il 2019, nuove aree minerarie sono state per lo più aperte da operatori su piccola scala e più di 7 km2 di terreno scavato si trovavano all'interno di aree protette.", ha affermato Daryl Bosu. Mentre le miniere industriali sono vincolate dai confini delle concessioni, le operazioni minerarie su piccola scala sono più mobili, portando la deforestazione in nuove aree, lasciando dietro di sé paesaggi degradati. In alcuni casi, le grandi miniere attirano minatori artigianali nella regione aprendo aree remote.

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    Daryl Bosu


    Inoltre, il legname è tagliato in modo non ben regolamentato e minaccia specie arboree preziose tra cui l’albero del burro di karité (Moringa Oleiferada), da cui si estrae un burro più buono di quello di vacca e più facilmente conservabile, il che è tutto dire nella fascia tropicale ed equatoriale, e per di più senza frigorifero, cosa che non è certamente di importanza secondaria. Infatti, dalle noci dell’albero, l'uomo ha imparato nei secoli ad estrarre questo lipide dall'aspetto burroso che possiede proprietà rigeneranti straordinarie. Gli indigeni lo chiamano "albero della giovinezza" e, ad esempio, come balsamo per i reumatismi, massaggi in seguito ad indolenzimenti, bruciature, ulcerazioni della pelle, eritemi solari, irritazioni e numerose altre virtù terapeutiche davvero eccezionali.

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    L’albero del burro di karité (Moringa Oleiferada).


    Infatti, come sostiene l’erborista dott.ssa Marina Multineddu, laureata in Scienze Biologiche all'Università di Cagliari e diplomata in Erboristeria all'Università di Urbino, l’albero che può crescere da 4 fino a 10 metri di altezza, è ricchissimo anche di vitamine A, B, E ed F.

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    Il nuovo studio di Giljum evidenzia la necessità di guardare a ciò che sta accadendo al di fuori delle concessioni minerarie ma anche oltre i confini nazionali. In Indonesia, tra il 2010 e il 2014, la deforestazione nelle aree minerarie si è intensificata. Gli autori dello studio sospettano che durante questo periodo abbia avuto un ruolo un aumento della domanda all'estero di carbone, estensivamente estratto nella provincia indonesiana del Kalimantan orientale. Solo nel 2011, la provincia dell'isola del Borneo ha prodotto 205 milioni di tonnellate di carbone, più di 13 volte la domanda di carbone francese per quell'anno. Giljum ha affermato che il team sta ora indagando su quali materiali alimentano la perdita di foreste e si sta interrogando sulle catene di approvvigionamento internazionali per le materie prime dipendenti dall'estrazione. Sebbene le perdite dirette dall'estrazione mineraria siano inferiori rispetto ad altre attività come l'agricoltura e l'allevamento, alcuni paesi sono soggetti a perdite sproporzionate, quindi gli sforzi di mitigazione devono interessare quelle nazioni.

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    Quadro fenomenologico per la previsione della potenza radiativa del fuoco integrata nell'area da incendi boschivi. Animazione dell'attività globale dal 01/01/20222 al 18/06/2022 che mostra la potenza radiativa giornaliera del fuoco in watt per metro quadrato. Secondo gli scienziati del CAMS, gli incendi globali nel 2021 hanno causato un totale stimato di 1.760 mega tonnellate di emissioni di carbonio, che equivale a 6.450 mega tonnellate di CO2. Per mettere in una certa prospettiva questa cifra – le emissioni totali di CO2 dai combustibili fossili nell'UE nel 2020 sono state pari a 2.600 mega tonnellate. In altre parole – gli incendi quest'anno hanno generato il 148% in più delle emissioni totali di combustibili fossili dell'UE nel 2020.

    Guardare come abbiamo cambiato le foreste del nostro pianeta dal 1984 attraverso un video time-lapse globale. Esplora l'intero pianeta.


    A presto con un altro post!
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    Parlando in un videomessaggio sul clima ai ministri di quaranta nazioni, lunedì 18 luglio 2022, António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, con toni drammatici ha affermato che il mondo deve scegliere tra "azione collettiva o suicidio collettivo".


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    Quest'estate è particolarmente preoccupante e dolorosa per il nostro pianeta. La situazione ecologica è così critica che il cambiamento climatico con conseguenze aggravate da ondate di caldo, incendi, e siccità di questi ultimi giorni in tutto il mondo, dimostra quanto sia urgente la situazione che definire aggravata è pleonastico.

    Questa situazione non sfugge ad António Guterres, segretario generale dell'ONU che continuamente pubblica dichiarazioni e videomessaggi con cui esprime la sua preoccupazione. La più recente è stata rivolta ai ministri di quaranta nazioni: “Le nazioni devono agire immediatamente. Azione collettiva o suicidio collettivo sono nelle nostre mani. Metà dell'umanità si trova nella zona di pericolo e nessuna nazione ne è immune. Eppure continuiamo ad alimentare la nostra dipendenza dai combustibili fossili”. Il segretario generale dell'ONU delinea le misure necessarie per affrontare l'inquinamento atmosferico e garantire un pianeta sano e sostenibile in occasione della “Giornata internazionale dell'aria pulita per i cieli blu che si è celerata il 7 settembre.

    ONDATE DI CALORE E INONDAZIONI ASSASSINE: IL CAMBIAMENTO CLIMATICO È PEGGIORATO NEL 2022

    Il 28 luglio 2022 la “General Assembly of the United Nations” (l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite), a stragrande maggioranza ha riconosciuto il diritto umano universale ad un ambiente pulito, sano e sostenibile. Natura sana, aria pulita ed un clima stabile è ormai un diritto dell’umanità. Il cambiamento climatico sta già colpendo gran parte della popolazione mondiale, con temperature sorprendentemente elevate, dall'Artico all'Australia. L'inquinamento atmosferico causato da incendi, veicoli ed industrie minaccia la salute umana. Le api e gli impollinatori stanno morendo in numero senza precedenti tanto che potrebbero forzare cambiamenti nella produzione delle colture e nella disponibilità di cibo. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha anche invitato paesi, aziende e organizzazioni internazionali a intensificare gli sforzi per trasformarli in realtà.

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    La dichiarazione non è legalmente vincolante, tuttavia è più di un atteggiamento morale lasciando all'interpretazione ciò che è un ambiente pulito, sano e sostenibile. I paesi possono votare per sostenere una dichiarazione di diritti senza sostenere effettivamente tali diritti nella pratica. Tuttavia, risoluzioni come questa hanno una storia di gettare le basi per trattati e leggi nazionali efficaci.

    Oggi, l'inquinamento atmosferico nega a miliardi di persone i propri diritti. L'aria sporca colpisce il 99% delle persone sul pianeta e i poveri soffrono di più. Soprattutto donne e ragazze che soffrono di cucinare e riscaldarsi con combustibili sporchi. I poveri vivono anche in zone soffocate dai fumi del traffico e dell'industria. E quando le persone sono esposte all'inquinamento atmosferico e al caldo estremo, il rischio di morte aumenta di circa il 20%.

    Guterres sostiene che il cambiamento climatico e l'inquinamento atmosferico sono una coppia mortale e, in questa terza Giornata Internazionale dell'aria pulita per i cieli blu, ha invitato tutti i paesi a collaborare per combattere l'inquinamento atmosferico. “Sappiamo cosa fare: investire in energie rinnovabili e uscire rapidamente dai combustibili fossili, passare a veicoli a emissioni zero e modalità di trasporto alternative ed è necessario un riscaldamento ed un sistema di refrigerazione pulito riciclando i rifiuti invece di bruciarli. L'inquinamento atmosferico non conosce confini, quindi, le nazioni devono lavorare insieme, monitorare l'inquinamento atmosferico, fare leggi per soddisfare le linee guida sulla qualità dell'aria dell'Organizzazione mondiale della sanità, fornire piani credibili per ridurre le emissioni di veicoli, centrali elettriche, costruzioni e industrie. Insieme, è possibile ridurre l'inquinamento atmosferico e mantenere le persone e il pianeta sani e sicuri”.

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    Ciclisti passano davanti a una tradizionale porta cinese durante una giornata torbida dalla nebbia e dall'inquinamento a Pechino, il 26 ottobre 2007, e nella stessa posizione il 5 febbraio 2022.



    GIORNATA INTERNAZIONALE DELL'ARIA PULITA PER I CIELI BLU

    Ogni anno, ribadiamo che il 7 settembre, il mondo celebra la Giornata internazionale dell'aria pulita per i cieli blu. La giornata ha l'obiettivo di sensibilizzare e facilitare le azioni per migliorare la qualità dell'aria. È un appello globale a trovare nuovi modi di fare le cose, ridurre la quantità di inquinamento atmosferico che causiamo e garantire che tutti, ovunque, possano godere del loro diritto a respirare aria pulita. Il tema d questa terza Giornata internazionale dell'aria pulita per i cieli blu, promossa dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), è "The Air We Share" (L’aria che condividiamo). L'inquinamento atmosferico è un rischio ambientale per la salute umana. Ha un impatto negativo sul clima, sulla biodiversità e sugli ecosistemi. In effetti, la salute ambientale è legata alla salute umana. Il miglioramento della qualità dell'aria porterà benefici alla salute, allo sviluppo e all'ambiente.

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    António Guterres ha anche spiegato che i paesi sottosviluppati sono molto meno colpevoli quando si tratta della crisi climatica. Ma saranno sicuramente i più colpiti a breve termine. “Le persone in Africa, Asia meridionale e America centrale e meridionale hanno una probabilità 15 volte maggiore di morire a causa di eventi meteorologici estremi. Questa grande ingiustizia non può persistere”.

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    Clicca l'immagine per vedere, in tempo reale, l'esposizione all'inquinamento atmosferico. Stazioni di qualità dell'aria: 27298.
    Include stazioni di monitoraggio di livello normativo e sub-regolatorio gestite da governi, strutture educative, ricercatori, organizzazioni senza scopo di lucro, società ed individui.



    Si spera che il vertice sul clima delle Nazioni Unite Cop27, che si terrà dal 7 al 18 novembre 2022 in Egitto, sarà visto come un'occasione d'oro per le nazioni per trovare un accordo finale. Con un po' di fortuna, le dichiarazioni di Guterres potrebbero dare i loro frutti e ogni Paese, compreso il più responsabile, dovrà garantire il cambiamento.



    Willie Nelson cantautore di canzoni country, chitarrista e attore statunitense e Kenny Rogers, talentuoso bassista, in “Blue skies - Cieli blu.



    Cieli azzurri, mi sorridono,
    nient'altro vedo che cieli blu

    […] Uccelli blu cantano una canzone,
    nient'altro che uccelli blu
    tutto il giorno

    Non ho mai visto il sole splendere così luminoso
    e le cose andare così bene […]



    A presto con un altro post!
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    Edited by Filippo Foti - 20/9/2022, 18:25
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    È troppo tardi ormai per limitare almeno siccità e crisi climatica? Non si possono fermare le persone affamate!




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    La carcassa di una mucca giace nel villaggio di Dhoobley, colpito dalla siccità, vicino alla città somala di Kismayo, nello stato del Jubaland.



    LA CRISI IDRICA

    Secondo un'analisi dei dati di Copernicus, l’agenzia europea che si occupa di rilevazioni satellitari finalizzate alla tutela dell’ambiente, circa 125 paesi in sei continenti, ad eccezione dell'Antartide, hanno sofferto di siccità dal 10 al 22 agosto 2022. La siccità, che è in corso, segue la scia di un'ondata di caldo globale con circa 33 paesi nei cinque continenti che hanno segnalato ondate di caldo nel luglio scorso.

    In Europa e nel resto del pianeta fiumi e laghi si stanno prosciugando:

    - Nel nostro paese il fiume Po, che attraversa il nord Italia per oltre 650 chilometri, nelle zone che producono la maggior parte dei raccolti, sta affrontando un forte calo del livello dell'acqua, che ha influenzato l'irrigazione delle colture e l'acqua potabile. Il fiume è sceso al livello più basso degli ultimi 70 anni, colpendo gran parte della produzione agricola;
    - Il fiume Reno che attraversa cinque paesi nell'Europa centrale, dalle Alpi in Svizzera attraverso Germania, Liechtenstein e Francia fino ai Paesi Bassi. La sua situazione attuale ha il potenziale per colpire l'Europa dal punto di vista economico;
    - Il fiume Loira in Francia, il fiume più lungo del paese, ha visto il suo livello scendere drasticamente dopo che tutti i suoi affluenti si sono prosciugati, colpendo l'agricoltura, il turismo e la pesca, nonché la produzione di elettricità attraverso quattro centrali nucleari che utilizzano le sue acque per raffreddamento;
    - Il vigoroso fiume Danubio ha raggiunto uno dei livelli più bassi in quasi un secolo, esponendo gli scafi di dozzine di navi da guerra tedesche cariche di esplosivo affondate durante la seconda guerra mondiale vicino alla città portuale Brahovo nella Serbia orientale;
    - Ma la crisi della siccità dei fiumi non si limita all'Europa, sulla buona strada per essere la peggiore degli ultimi 500 anni; anche il fiume Colorado negli Stati Uniti, che fornisce acqua all'ovest americano e sfocia in Messico, soffre di un forte calo del flusso d'acqua. Una grave siccità sta devastando anche l’India e la Cina. In Brasile, le ondate di caldo estremo stanno distruggendo i raccolti e creando una carenza di cibo;
    - La peggiore siccità in Italia degli ultimi decenni ha ridotto il lago di Garda, il più grande della penisola, vicino al livello più basso mai registrato, esponendo aree di rocce precedentemente sommerse e riscaldando l'acqua a temperature che si avvicinano alla media del Mar dei Caraibi.

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    Il lago Mead, l'enorme bacino idrico dell'iconica diga di Hoover colpito dalla siccità vicino a Las Vegas negli Stati Uniti, continua a prosciugarsi, il livello dell'acqua è sceso di oltre 52 metri dall'ultima volta che il bacino è stato ritenuto pieno nel 1983. Ciò ha consentito la scoperta di corpi scheletrici che hanno suscitato speculazioni su questioni irrisolte su persone scomparse da tempo e casi di omicidio risalenti a decenni fa, con possibili collegamenti alla criminalità organizzata. Las Vegas, a circa 50 chilometri da Lake Mead, è stata un “rinomato” focolaio di attività mafiosa negli anni '70 e '80. Il prosciugamento del lago si verifica quando la stragrande maggioranza degli scienziati afferma che il mondo si sta riscaldando, principalmente a causa dell'aumento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera e altri gas serra.

    Infatti i visitatori si sono imbattuti in uno spettacolo macabro, dalle barche affondate ai cadaveri. "Potremmo trovare di tutto, da una moto d'acqua scomparsa a più corpi. Man mano che l'acqua si ritira, ne troveremo di più", ha avuto da dire Michael Green, professore associato di storia all'Università del Nevada, Las Vegas. Secondo il National Park Service degli Stati Uniti, i resti umani scoperti nel sito includono uno scheletro in un barile. La causa della morte è sotto inchiesta. I funzionari dell'ufficio del medico legale, esaminatore della contea di Clark e del dipartimento di polizia metropolitana di Las Vegas, hanno rifiutato di commentare ulteriormente.

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    Il lago Mead



    COME USCIRE DA UNA SITUAZIONE DEL GENERE?

    La crisi idrica, in quasi tutti i paesi del mondo, si sarebbe dovuta alleviare con la creazione di impianti di desalinizzazione che hanno salvato, in verità, l'economia di pochi paesi. Per cercare di risolvere la crisi idrica globale, si deve iniziare con l'irrigazione: è proprio lì che si verifica il grande spreco d'acqua. Il trattamento delle acque reflue per il riutilizzo sulla terraferma non solo espande la capacità di alcuni paesi di adattarsi alla crescente scarsità d'acqua che stanno vivendo a causa del cambiamento climatico ma, cosa di non poco conto, pulisce il mare, fornendo nel contempo acqua per l'agricoltura.

    Nel corso degli anni, abbiamo avuto l'idea fissa che la natura ci mettesse stabilmente a disposizione circa 1,5 miliardi di m3 di acqua all'anno che si riusciva a catturare, mentre però, al tempo stesso, cresceva la popolazione mondiale ed ovviamente anche la domanda d’acqua. Non sono pochi i laghi e fiumi del nostro pianeta che stanno per morire con la vegetazione e i pesci che muoiono. Ora, la peggiore siccità degli ultimi decenni, come già scritto, sta creando una serie di problemi che aggravano la delicata situazione economica globale. In questo contesto, si sta venendo a creare una grande sfida economica, posta dall'incedere del cambiamento climatico.

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    COME TENTARE DI USCIRE DA UNA SITUAZIONE DEL GENERE?

    Aumentare drasticamente i prezzi dell'acqua, già molto alti e impopolari, consentendo all'economia idrica di gestirsi come un sistema chiuso e di dedicare le entrate alla costruzione di impianti di desalinizzazione? Questi accorgimenti ridurrebbero istantaneamente il consumo di acqua insieme alla creazione di nuovi impianti? Circa il 70% dell'acqua mondiale utilizzata dagli esseri umani viene utilizzata per l'irrigazione. Di questo 70%, meno del 30% viene utilizzato in modo efficiente e tutto il resto viene semplicemente buttato via. Se vogliamo affrontare la crisi idrica mondiale, non si potrebbe iniziare con l'irrigazione? Perché è proprio lì che si verificano i maggiori sprechi!

    Cinquant'anni dopo lo sbarco sulla luna e con i nostri sforzi ora rivolti verso Marte, il mondo sta ancora irrigando i suoi campi usando metodi di predisporre i solchi, antichi e primitivi, vecchi di almeno 5.000 anni. L'irrigazione classica è utilizzata sull'85% della terra irrigata del mondo. Lo vedi in California, Texas, Australia, Spagna, e non solo nei paesi del Terzo Mondo, non solo nell'Estremo Oriente. E questo perché l'acqua non ha prezzo e se non c'è prezzo va "sprecata".

    IN CHE MODO MICRO-DRIP-SYSTEM ASSICURA UN'IRRIGAZIONE A GOCCIA ACCURATA PER CERCARE DI RISOLVERE IL PROBLEMA?

    Clicca il pulsante rosso e cerca traduzione in lingua italiana



    Micro-Drip-System facilita una maggiore efficienza e conservazione dell'acqua attraverso l'uso di gocciolatori e l'irrigazione precisa delle colture. Guardiamo l'intera portata dell'irrigazione a goccia nel mondo: rappresenta solo il 3,5 – 4 % di tutte le aree irrigate. Oggi la maggior parte dei campi riceve l'acqua da pozzi o fiumi vicini; l'acqua, come abbiamo visto, riempie un canale in testa al campo, defluisce verso l'esterno e si distribuisce. Nel sistema Micro-Drip-System, l'acqua si convoglia nel canale dei gocciolatori e si irrigano le colture con precisione, utilizzando solo la forza di gravità. I rapidi progressi e l'innovazione nelle tecnologie dei sistemi di microirrigazione come l'irrigazione a goccia e a pioggia rappresentano un fattore chiave per risolvere la crisi idrica globale.

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    Sistema di irrigazione Jain Rainport, un'organizzazione multinazionale con sede a Jalgaon, in India.



    I progressi tecnologici nei sistemi di microirrigazione e il lancio di sistemi avanzati che aiutano a risparmiare acqua sono alcuni fattori chiave. Gli agricoltori stanno diventando più consapevoli dei vantaggi di detto sistema, e si stanno allontanando dalle classiche irrigazioni verso questi nuovi sistemi precisi ed affidabili. Inoltre, gli agricoltori si stanno rivolgendo a questa tecnologia d’irrigazione in quanto quella tradizionale presenta vari inconvenienti tra cui oltre allo spreco d'acqua, le difficoltà nell'irrigazione dei terreni montuosi e la distribuzione ineguale dell'acqua. Inoltre il vantaggio, e non è cosa da poco, può anche aumentare le rese riducendo i costi associati ad acqua, fertilizzanti e lavoro.

    NaanDanJain Irrigation Ltd., Israele, è il principale produttore globale e fornitore di soluzioni di irrigazione su misura nei sistemi di microirrigazione. L'azienda offre la più ampia gamma di tecnologie economiche e personalizzate in più di 120 paesi in tutto il mondo. Con oltre 80 anni di esperienza, NaanDanJain progetta soluzioni di alta qualità che offrono una maggiore produttività per unità di risorse.
    Il raccolto più dispendioso d'acqua al mondo è il riso. Con questo sistema, si legge nel loro sito istituzionale, si riesce a risparmiare circa due terzi dell'acqua utilizzata per la coltivazione ed ottenere comunque la stessa resa del raccolto, o anche di più.

    Drip-Irrigation



    CRISI CLIMATICA E SICCITÀ: O INTERVENIAMO SUBITO O SARÀ TARDI. COSA STA SUCCEDENDO AL PIANETA TERRA?

    Considerando che le rese agricole stanno diminuendo in molte parti del mondo a causa del cambiamento climatico estremo, molti paesi non possono farci molto. La desalinizzazione non è una soluzione che funziona per i grandi Stati; è solo per le grandi città situate vicino al mare. È impossibile trasportare l'acqua dissalata per le colture agricole nell'interno di una città che si trova a 100 o 1.000 chilometri dalla costa perché i costi sono incredibilmente alti. Inoltre, la stessa desalinizzazione è molto costosa a causa dell'alto costo dell'energia.

    Negli Stati Uniti, ad esempio, chiunque possieda la terra dispone anche dell’acqua sottostante, e lì è molto difficile combattere per la inviolabilità dei diritti di proprietà. In Arizona o in Colorado, se gli agricoltori decidono di rinunciare alla loro acqua, ottengono un'enorme quantità di risarcimento. È scandaloso, perché l'acqua è una risorsa nazionale.

    Il mondo sta cambiando e l'umanità lo sta già sentendo. La maggior parte degli esseri umani vive in una sorta di bolla, ma le cose accadono sempre. La guerra in Siria è scoppiata a causa dell'acqua e ha portato al flusso di profughi in Europa, e parliamo di solo 3 milioni di persone. Guardiamo la tremenda siccità in Messico. Non ci sarà un fiume di profughi che scorrerà negli Stati Uniti? Anche senza la siccità, migrano in America. È impossibile fermare le persone affamate!

    Migrazione



    E LA COSA TERRIBILE E ANGOSCIANTE È CHE NON ABBIAMO ANCORA VISTO NULLA.

    La mappa del riscaldamento globale è pazzesca. I prezzi toccheranno nuovi massimi, ci saranno più guerre, fame, ondate migratorie. E questo sta succedendo proprio ora, come in Europa. La gente pensava che il riscaldamento di 2 gradi Celsius fosse in realtà "non un grosso problema". Un aumento di solo 1,5 gradi in più significa una riduzione del 23% dell'acqua a disposizione dell'umanità. E sì, il peggio deve ancora venire. Non ci sono dubbi. Stiamo pagando un dazio che aumenta continuamente.

    A presto con un altro post!
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    Originale, ma vero: Secondo uno studio recente, le onde impetuose che provocano gli spruzzi graffianti tengono lontani i fulmini dagli oceani, inibendoli e riducendoli fino al 90%, mentre gli spruzzi (aerosol) più piccoli li aumentano. La dimensione delle particelle influisce anche sulle precipitazioni.


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    Una ricerca, guidata dal professor Daniel Rosenfeld e dal suo dottorando Zengxin Pan presso l'Istituto di Scienze della Terra dell'HUJI International, una delle migliori istituzioni di ricerca al mondo - fondata nel 1918 da importanti personalità come Albert Einstein, Sigmund Freud, Martin Buber e Chaim Weizmann che hanno pianificato il futuro con immaginazione e saggezza da sempre a beneficio dell'umanità - si è concentrata sul ruolo delle piccole particelle aerosol (nebulizzati in piccolissime particelle insieme ad altri sali marini e rimanere sospesi in aria) nel controllo della quantità di pioggia e fulmini prodotti dalle nuvole.

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    La loro ricerca è stata in grado di spiegare perché le forti tempeste oceaniche sono accompagnate da molti meno fulmini rispetto a quando un evento simile si verifica sulla terraferma. Hanno identificato che è lo spruzzo marino più grande e grossolano che riduce la quantità di fulmini fino al 90%, mentre gli spruzzi più piccoli aumentano i fulmini. La dimensione delle particelle dovute allo scoppio e il collasso delle piccole bolle sulla superficie del mare da circa 10 a 100 micron, influisce anche sulle precipitazioni. Pertanto, il loro lavoro mostra chiaramente che il ruolo degli aerosol nelle nuvole deve essere incorporato nei modelli climatici.

    Il prof. Rosenfeld si è concentrato sui modi in cui le emissioni antropogeniche di inquinamento atmosferico da particolato influenzano la composizione delle nuvole e i processi di formazione delle precipitazioni. I suoi principali mezzi di ricerca sono le misurazioni da aeroplani strumentati nelle nuvole in molte parti del mondo, accompagnate dal telerilevamento con radar e satelliti. Ha partecipato allo sviluppo di satelliti meteorologici e alle loro applicazioni negli Stati Uniti e in Europa. La sua ricerca ha prodotto una serie di scoperte, compresi i modi in cui l'inquinamento atmosferico può inibire la formazione di pioggia nelle nuvole e quindi diminuire le precipitazioni dalle nuvole poco profonde, ma rinvigorire l'intensità della tempesta, i fulmini e la grandine dalle nuvole profonde.

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    I risultati hanno mostrato che gli spruzzi del mare sollevati dal vento hanno l'effetto opposto quando seminano le nuvole: migliorano la pioggia e purificano le nuvole dall'inquinamento atmosferico. Sulla base di questi risultati ha sviluppato nuovi metodi per il miglioramento della pioggia mediante la semina delle nuvole e ha fornito una guida scientifica a tali progetti in Israele e in molti altri paesi. Le sue scoperte forniscono una base per migliorare le previsioni meteorologiche, dall'intervallo immediato alla previsione del cambiamento climatico e all'entità del possibile futuro riscaldamento globale.

    I risultati di Rosenfeld, pubblicati il 02 agosto 2022 su Nature Communications con titolo "Coarse sea spray inhibits lightning" (Gli spruzzi di mare grossolano inibiscono i fulmini), colmano le lacune nelle teorie precedenti su ciò che era responsabile della differenza di fulmini tra tempeste terrestri e oceaniche. Si è sempre pensato che la mancanza di fulmini nelle tempeste oceaniche fosse dovuta all'aria più pulita sull'oceano. Tuttavia, accurate osservazioni avevano già dimostrato che anche l'aria, nonostante altamente inquinata, è associata a una riduzione dei fulmini in mare quando gli aerosol di spruzzi marini sono abbondanti.

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    I ricercatori dell'HUJI, in collaborazione con scienziati delle università di Wuhan e Nanchino in Cina, e dell'Università di Washington, sono stati in grado di utilizzare le immagini satellitari per tracciare le nuvole sulla terraferma e sul mare. Questo è stato combinato con le misurazioni dei fulmini della Worldwide Lightning Location Network e con i dati che hanno fornito informazioni sulla quantità di aerosol nelle nuvole. "Abbiamo trovato una delle principali cause di tale differenza tra le tempeste oceaniche e quelle sulla terraferma", ha condiviso Rosenfeld. "L'effetto degli aerosol sulle nuvole è stato sottovalutato. Deve essere incorporato nei modelli per una migliore previsione del tempo e del clima".

    INFLUENZE BIOLOGICHE E ANTROPOGENICHE SULLA COMPOSIZIONE ORGANICA DELL'AEROSOL SPRAY MARINO COSTIERO

    Secondo Emily Franklin, sopra nella foto, dell’Università della California Berkeley (Stati Uniti), le acque oceaniche costiere si arricchiscono di materiale organico sia per la fioritura delle alghe che per l'inquinamento umano. A seconda delle loro caratteristiche chimiche individuali, i composti che compongono questo materiale organico si degraderanno, si dissolveranno nella colonna d'acqua o si concentreranno in modo diverso sulla superficie dell'oceano.

    Quando le onde si infrangono nelle zone costiere, gli aerosol di spruzzi marini creati dalle onde sono arricchiti da materiale organico vicino alla superficie dell'oceano, il più delle volte sotto forma di un rivestimento all'esterno di una particella salata. La composizione di questo rivestimento non è completamente compresa e svolge un ruolo importante nell'influenzare il modo in cui gli aerosol degli spruzzi marini influiscono sulla chimica atmosferica e sul clima. Esaminando l'abbondanza di singoli composti organici naturali e basati sull'inquinamento nella parte più grande dell'acqua oceanica, sulla superficie del mare e negli spruzzi marini da una fioritura controllata di alghe nelle acque costiere, questo lavoro sonda come l'attività biologica e umana influenzi le caratteristiche chimiche degli aerosol degli spruzzi marini costieri.

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    A presto con un altro post!
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    Temporali con tuoni e fulmini, fenomeno naturale che è al tempo stesso terrificante e spettacolare.



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    Cosa causa tuoni e fulmini? Spiegazione della scienza alla base del fenomeno meteorologico e di come stare al sicuro in caso di tempesta
    Tuoni e fulmini sono un fenomeno meteorologico che si verifica quando l'atmosfera è instabile. Si verificano solo in una serie specifica di circostanze, ma cosa causa esattamente il fenomeno? È così che vengono creati, e cosa fare se ci si ritrova intrappolato in una tempesta.

    CUMULONEMBI

    Se c'è abbastanza instabilità nell'aria, la corrente ascensionale dell'aria calda è rapida e il vapore acqueo formerà rapidamente un cumulonembo. "Il Met Office del Regno Unito (www.metoffice.gov.uk/) che si occupa dei servizi meteorologici leader a livello mondiale per il pubblico, spiega che "i temporali si sviluppano quando l'atmosfera è instabile e questo si verifica quando l'aria calda esiste sotto l'aria molto più fredda. La carica negativa è attratta dalla superficie terrestre e da altre nuvole e oggetti. Quando l'attrazione diventa troppo forte, le cariche positive e negative si uniscono, o si scaricano, per bilanciare la differenza in un lampo (a volte noto come fulmine. La rapida espansione e il riscaldamento dell'aria causati dai fulmini producono il forte rombo di tuono che lo accompagna”. I cumulonembi, comunemente conosciuti come nubi temporalesche, sono l'unico tipo di nuvola che può produrre grandine, tuoni e fulmini. Questo alla fine provoca precipitazioni o pioggia.

    I cristalli di ghiaccio con carica positiva più leggeri vengono spinti verso la sommità della nuvola mentre quelli con carica negativa più pesanti affondano verso il basso. Una volta che diventano troppo pesanti per essere sostenuti dalle correnti ascensionali, cadono come grandine.

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    COSA SONO TUONI E FULMINI?

    I cristalli di ghiaccio con carica negativa sono attratti dalla carica positiva, così come dalle cariche nelle nuvole vicine e dalle cariche positive sul terreno. Quando questa attrazione è abbastanza forte, le cariche si uniscono e si scaricano, creando lampi. "Il fulmine è una grande scintilla elettrica causata dalle cariche negative che si spostano da un luogo all'altro", spiega Weather Channel il principale fornitore di servizi meteorologici al mondo. Il tuono si verifica a causa della rapida espansione e riscaldamento dell'aria causato dai fulmini.

    COME STARE SICURI IN MEZZO AD UN TEMPORALE?

    Ci sono molti miti e idee sbagliate sui temporali, ciò è probabilmente dovuto al fatto che spesso le persone hanno pochissime conoscenze ed esperienze dirette con la scienza, che potrebbero causare lesioni alle persone, come l'idea che un fulmine non colpisca mai due volte lo stesso punto o che colpisca sempre l'oggetto più alto.

    "Entrambi sono falsi, poiché un fulmine colpisce il miglior conduttore a terra, indipendentemente dal fatto che sia stato colpito prima o meno, ci sono vari passaggi che si possono fare prima, durante e dopo un temporale per tenersi al sicuro". Afferma il Met Office.

    Accorgimenti da adottare prima del temporale:

    - Poiché i fulmini possono causare sbalzi di tensione, si dovrebbero scollegare tutti gli apparecchi non essenziali se non si stanno già utilizzando dei limitatore di sovratensione;

    - Cercare un riparo ove possibile - Il Met Office sostiene che se si riesce a sentire un tuono, allora ci si ritroverebbe già nel raggio in cui potrebbe verificarsi il prossimo lampo a terra.

    Durante il temporale:



    - Evitare di utilizzare un telefono fisso, se non in caso di emergenza, poiché le linee telefoniche possono condurre l'elettricità;

    - Trovandosi all'aperto, evitare l'acqua e trovare un luogo aperto e basso che sia ad una distanza di sicurezza da alberi, pali o oggetti metallici;

    - Fare attenzione ulteriormente agli oggetti metallici che potrebbero condurre o attirare fulmini, come passeggini da golf e mazze, canne da pesca, ombrelli, biciclette, ombrelli, motociclette, biciclette, sedie a rotelle, scooter per disabili e binari;

    - Se si rimanesse bloccati in un luogo esposto, il Met Office consiglia di "accovacciarsi vicino al suolo, con le mani sulle ginocchia e con la testa nascosta tra di loro e di cercare possibilmente di toccare un po' di terra con il proprio corpo";

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    - Se si avvertisse, in questa particolare situazione meteorologica, che i propri capelli si rizzano, posizionarsi immediatamente nella posizione precedentemente descritta;

    - Evitare di utilizzare la rete fissa, se non in caso di emergenza in quanto le linee telefoniche possono condurre l'elettricità;

    - Se ci si trovasse all'aperto evitare l'acqua e trovare un luogo aperto e basso che sia ad una distanza di sicurezza da alberi, pali o oggetti metallici.

    - Dopo il temporale, evitare cavi elettrici interrotti o cavi rotti.

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    COME SI FORMANO LE TEMPESTE?

    A conferma di quanto sopra, il Met Office sostiene che i temporali si verificano quando "l'atmosfera è instabile" e quando "esiste aria calda sotto l'aria molto più fredda". Quando l'aria calda sale, si raffredda e forma goccioline d'acqua. Il Met aggiunge: "Se c'è abbastanza instabilità nell'aria, la corrente ascensionale dell'aria calda è rapida e il vapore acqueo formerà rapidamente un cumulonembo ". (I cumulonembi, già descritti, sono più comunemente conosciuti come nubi temporalesche e sono l'unico tipo di nuvola che può produrre grandine, tuoni e fulmini.) Questo, comunque, alla fine provoca precipitazioni o pioggia.

    Il Met Office spiega che quando la grandine si muove all'interno della nuvola raccoglie una carica negativa. La grandine si raccoglie alla base della nuvola e si forma una carica negativa. Nel frattempo, i cristalli di ghiaccio più chiari nella parte superiore della nuvola creano una carica positiva.

    "La carica negativa è attratta dalla superficie terrestre e da altre nuvole e oggetti, quando l'attrazione diventa troppo forte, le cariche positive e negative si uniscono, o si scaricano, per bilanciare la differenza in un lampo. La rapida espansione e il riscaldamento dell'aria causati dai fulmini producono il forte rombo di tuono che lo accompagnano,", afferma il Met Office.

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    MAGGIORI INFORMAZIONI SU TEMPORALI E FULMINI

    Da sempre il fulmine ha rappresentato, nell'immaginazione dell'uomo, il divino, data la sua imprevedibilità ed il suo effetto letale; tuttavia il fulmine è un fenomeno fisico che solo di recente è stato oggetto di studio scientifico. A causa dei numerosi danni che provoca è tutt'ora al centro del dibattito tecnico e scientifico e molti aspetti di questo fenomeno non sono ancora perfettamente chiariti nonostante i numerosi esperimenti e i sistemi di rilevamento messi a punto per captare o registrare le scariche atmosferiche.

    Il fulmine nell'atmosfera avviene e si presenta ai nostri occhi come una traccia luminosa. Essa accade quando in una regione dell'atmosfera si raggiunge una differenza di potenziale sufficiente perché il campo elettrico associato possa causare la rottura del dielettrico (aria). Il fenomeno di rottura del dielettrico consiste nella conversione, temporanea o permanente, dei materiali isolanti in conduttori. Un dielettrico si rompe quando è soggetto a un campo elettrico esterno superiore a un determinato valore limite, detto rigidità dielettrica e dipendente dal materiale. Per poter dare origine ad una differenza di potenziale è necessario che in due regioni diverse e relativamente vicine dell'atmosfera, o tra una regione dell'atmosfera e la crosta terrestre, si creino degli accumuli di cariche opposte. Il processo di formazione delle cariche in grado di generare tali accumuli è il meccanismo convettivo all'interno di un temporale o di una turbolenza atmosferica.

    Una volta create le aree con carica opposta, se la differenza di potenziale tra di esse è sufficiente a provocare una scarica, come tra poli opposti di una batteria, avverrà il passaggio di corrente e il conseguente illuminamento del percorso di carica.

    In realtà i fulmini possono verificarsi anche in altre condizioni atmosferiche, come le tempeste di sabbia, le bufere di neve o le nuvole di polvere vulcanica. Si sono infine verificati casi in cui avviene produzione di fulmini con cielo sereno, o con cielo coperto ma senza precipitazione in atto. Si possono avere vari tipi di scarica di fulmine. Ogni fulmine può quindi essere identificato fornendo la tipologia che gli compete, oltre ad alcuni parametri principali come l'intensità di corrente o la polarità di carica.

    Esistono tre tipi principali di fulmini:

    - Fulmine nube-terra che accade all'interno di una singola nuvola temporalesca;
    - Fulmine nube-nube accade tra due diverse nubi - inter-nube;
    - Fulmine intra-nube ciò che se verifica tra una nuvola e il suolo.

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    DOVE PUO' VERIFICARSI UN TEMPORALE?

    Poiché i temporali sono creati dall'intenso riscaldamento della superficie terrestre, sono più comuni nei luoghi in cui il clima è “caldo e umido”. Il col. Mario Giuliacci ci spiega, qual è il luogo della Terra in cui cadono più fulmini. "In ogni istante, sulla Terra, sono contemporaneamente presenti dai 2000 ai 3000 temporali, tutti accompagnati da tuoni e fulmini. Le condizioni che favoriscono la formazione dei temporali però non si trovano dappertutto, e ci sono alcune regioni del pianeta in cui i temporali sono particolarmente frequenti e i fulmini cadono decisamente più numerosi che nel resto del globo.

    In particolare la fascia tropicale, dove abbondano umidità e calore (cioè il carburante fondamentale per alimentare le nubi temporalesche), è senz'altro l'area della Terra in cui si osservano più lampi, e all'interno di questa regione si colloca anche il luogo che detiene il record per il maggior numero medio annuale di tali fenomeni.

    Giuliacci


    I posti nel mondo in assoluto dove cadono più fulmini che accompagnano sempre i temporali che arrivano sulla Terra sono circa 16 milioni lungo la fascia tropicale. Il golfo di Maracaibo dove mediamente cadono in un anno circa 297 fulmini per chilometro quadrato. Al secondo posto vi è il bacino del Congo ove mediamente cadono in un anno 205 fulmini per chilometro quadrato, ma sono pochi sono tanti fate un confronto in Lombardia mediamente in un anno cadono 4 fulmini e per chilometro quadrato.

    Un fulmine colpisce da qualche parte sulla superficie terrestre circa 44 volte al secondo, il che significa che ci sono quasi 1,4 miliardi di fulmini all'anno. I posti nel mondo in assoluto dove cadono più fulmini, che accompagnano sempre i temporali che arrivano sulla Terra, sono circa 16 milioni lungo la fascia tropicale. Nel golfo di Maracaibo mediamente cadono in un anno circa fulmini per chilometro quadrato.

    Nel bacino del Congo mediamente cadono in un anno 205 fulmini per chilometro quadrato, ma non sono pochi, sono tanti. Fate un confronto in Lombardia dove mediamente in un anno cadono 4 fulmini e per chilometro quadrato
    ".

    TEMPORALI NEL RESTO DEL PIANETA

    Molti nell'est e sud-est dell'Inghilterra si trovano oggi ad affrontare temporali, forti piogge e fulmini. Il diluvio arriva, come del resto in altri luoghi, dopo il prolungato periodo di siccità e periodi di caldo estremo, ma la pioggia porterà problemi. Ciò significa che esiste la possibilità di allagamenti, interruzioni della percorribilità su strade e ferrovie e potenziali danni agli edifici a causa di fulmini.

    Secondo una pubblicazione della "Tornado and Storm Research Organization" - l'organizzazione per la ricerca sui tornado e sulle tempeste, specializzata in condizioni climatiche convettive gravi in ​​Gran Bretagna ed Irlanda - citando una ricerca della "Royal Meteorological Society" - un'istituzione che promuove l'impegno accademico e pubblico nelle scienze meteorologiche e climatiche, pubblicata nel 2014 - in media due persone vengono uccise da un fulmine ogni anno e circa 30 ferite.

    TORROsocialmedia



    Detta organizzazione riferisce che negli ultimi 25 anni ci sono stati un totale di "circa 50 vittime nel Regno Unito".

    - Il 22 settembre 1999, due donne sono state colpite e uccise mentre si rifugiavano sotto un alto acero a Hyde Park, Londra;

    - Il 5 luglio 2015 due uomini sono stati uccisi lo stesso giorno in incidenti separati a Brecon Beacons nel Galles meridionale.

    - Il 14 luglio 1955 all'ippodromo di Ascot, nel Berkshire, circa 50 persone subirono scosse elettriche quando un fulmine colpì le ringhiere di metallo di fronte al Royal Enclosure. Due persone sono morte, una era incinta;

    - Il singolo colpo di fulmine diretto più mortale è stato in Zimbabwe nel 1975, quando 21 persone sono state uccise quando è stata colpita la capanna in cui si stavano rifugiando;

    - Negli Stati Uniti, una media di 23 persone sono morte a causa di un fulmine ogni anno dal 2012 al 2021.

    Nel nostro paese nella recente settimana di Ferragosto i temporali estivi, a differenza delle piogge invernali, spesso sono episodi brevi ma molto violenti che possono essere accompagnati da intense attività elettriche.

    Agosto e luglio, insomma, sono i mesi in cui il rischio fulmini è più alto. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità (Iss), in Italia cadono in media circa 1.600.000 fulmini con circa mille morti, e il rischio per le persone aumenta, anche perché si tratta di mesi in cui le persone trascorrono molto tempo all'aperto, in spiaggia o in montagna ed è più facile essere beccati da un improvviso temporale senza avere rifugio.

    In Italia però non esistono studi relativi al numero di vittime causate ogni anno dai fulmini, il 10 agosto un contadino muore colpito da un fulmine nelle campagne di Agrigento. Agosto '22, "spettacolo" con tuoni e fulmini oltrepassando i Peloritani tra mercoledì 24 e venerdì 25.

    imprenditore

    Non è stato uno "spettacolo" per Stefano Spoto, l’imprenditore agricolo ucciso da un fulmine il 10 agosto.... Fonte: Corriere della sera.



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    Edited by Filippo Foti - 29/8/2022, 17:14
  15. .

    Gli effetti del riscaldamento globale causato dall'uomo si stanno verificando ora, sono irreversibili sulla scala temporale delle persone in vita oggi e peggioreranno nei decenni a venire.


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    Abbiamo ancora la possibilità di creare un futuro più sicuro e sostenibile? Però, la connessione tra gli esseri umani e tutta la vita su Madre Terra richiede equilibrio, sinergia, interconnessione e interdipendenza.

    Il nostro pianeta, ci piace chiamarlo “Madre Terra”, ha bisogno di noi per continuare la sua esistenza, non foss’altro per smettere di distruggerla! Tuttavia, se qualcuno dei nostri rapporti naturali venisse a mancare, ovvero ci trasferissimo ipoteticamente sul tanto decantato, non sopravviveremmo perché abbiamo bisogno di ciascuno di loro. Dipendiamo da questi rapporti naturali per la nostra vita, eppure tutta la creazione (tranne gli esseri umani) non ha affatto bisogno di noi. La connessione tra gli esseri umani e tutta la vita su Madre Terra richiede equilibrio, sinergia, interconnessione e interdipendenza.

    Comunque, questa mancata visione olistica di ricercatori, giornalisti e soprattutto di decisori politici manifestatasi negli ultimi decenni, ora sta cambiando passo; e se non lo si deve al risveglio delle coscienze probabilmente è dovuto al fatto che la triste realtà in cui siamo immersi ci “costringe” a ragionare. Questa delicata situazione si sta manifestando in modo acuto da quando la crisi climatica e il degrado ambientale stanno provocando i disastri recenti.

    Madre Terra ha bisogno che gli esseri umani l’aiutino e smettano di prendere più di quello di cui abbiamo bisogno per fare soldi e ottenere privilegi in un sistema ineguale. L'anno scorso, la pandemia globale ha dimostrato che quando gli esseri umani non sono in giro per il mondo, le nostre relazioni - piante, animali, alberi, pesci, uccelli, insetti e acqua - iniziano a tornare al loro equilibrio. Questa è la storia che Madre Terra, cerca di raccontarci da decenni. Gli esseri umani devono equilibrarsi nei loro aspetti fisici, emotivi, spirituali, mentali e sociali come individui, in relazione alle loro famiglie, alle loro comunità ed ai loro Paesi.

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    Martedì 31 marzo 2020, alcune capre in una città del Galles settentrionale approfittano delle strade tranquille.


    Gli esseri umani sembra che ora si muovano verso questo equilibrio attraverso la consapevolezza della loro interdipendenza e interconnessione con tutto ciò che è nella creazione come una relazione sinergica che fluisce e rifluisce giorno dopo giorno con l'aria e la luce che amiamo e sentiamo come una benedizione.

    Se non guardiamo a Madre Terra e alla generosità che sta fornendo come dono non passerà molto tempo che lo perderemo. Questa mentalità è frutto della consapevolezza che tutto nell'universo è connesso e rafforza anche il concetto che tutti e tutto hanno uno scopo, sono degni di rispetto e cura ed hanno un posto nel grande schema della vita.

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    Edited by Filippo Foti - 24/8/2022, 22:07
747 replies since 30/1/2010
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