Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. Taranto come Gela... e sempre al Sud siamo...

    AvatarBy gpicchetti il 7 May 2012
     
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    Taranto come Gela... e sempre al Sud siamo...

    di Guido Picchetti
    E poi si dice il Sud ... Taranto come, e forse anche peggio di Gela, a giudicare da quest'articolo di Lidia Giannotti su "Peacelink". Un articolo, ottimamente documentato, che racconta decenni e decenni di denunce e interpellanze parlamentari a proposito della gravità dell’inquinamento a Taranto, rimaste a tutt'oggi inascolate ... E non si tratta di misfatti di poco conto, per durata e gravità... Basti pensare che fin dal 30 novembre 1990 la città di Taranto venne dichiarata "ad elevato rischio di crisi ambientale" con apposita delibera del deliberazione del Consiglio dei Ministri. Ma dovettero passare altri quindici anni prima venisse finalmente istituita "in data 15 novembre 2005 , con provvedimento del Ministro pro tempore, un'apposita segreteria tecnica per l'esame delle azioni intraprese dall' ILVA per l'adeguamento degli impianti alle migliori tecniche disponibili”. E durante quei 15 anni, con la diossina in giro ad "insaporire" aria e terreni cittadini, nulla successe o, quanto meno, niente risulta agli atti !!!
    Solo nel 2007, racconta Lidia Giannotti, qualcuno trova il coraggio di scrivere e nominare la "diossina." E nel 2009 (ancora due anni dopo, sic!) il sottosegretario all'Ambiente Menia in un suo intervento affronta finalmente la problematica relativa alle emissioni di diossine e furani dall'impianto di agglomerazione dell'acciaieria tarantina, citando, dal rapporto conclusivo della Segreteria Tecnica del 5 dicembre 2006, la raccomandazione inviata all' ILVA di presentare, «in sede di domanda di AIA (l' autorizzazione all’esercizio degli impianti, rilasciatale poi nel 2011), uno studio organico relativo alle emissioni di diossine e furani (PCDD e PCDF) dall'impianto di agglomerazione dello stabilimento, nonché la proposta di eventuali interventi per la riduzione di tali sostanze». Per tutta risposta, nella sua domanda di AIA, l'ILVA «non indicava nessun intervento atto a ridurre le emissioni convogliate di diossine e furani dall'impianto di agglomerazione, ma l'azienda si impegnava ad intraprendere una fase di studio…» !!! Tutto qui ...
    In altre parole a Taranto nessuno è mai intervenuto per difendere i lavoratori e i cittadini con provvedimenti eccezionali, che sarebbero stati assolutamente giustificati, e nonostante la comunicazione del 17 gennaio 2001 della Commissione Europea" sul pericolo diossina e su come e perchè neutralizzarlo usasse parole di terrore: "Recenti dati epidemiologici, tossicologici e sui meccanismi biochimici riferiti in particolare agli effetti sullo sviluppo cerebrale, sulla riproduzione e sul sistema endocrino hanno dimostrato che gli effetti delle diossine e di alcuni PCB sulla salute sono molto più gravi di quanto precedentemente supposto, anche a dosi estremamente ridotte. Il fenomeno colpisce in particolare i gruppi umani più vulnerabili, quali i lattanti e i feti, in generale esposti direttamente al carico corporeo accumulato dalla madre".
    E Lidia Giannotti il suo articolo - che invito chiunque a leggere con attenzione e riporto integralmente a seguire- lo conclude così: "MERIDIONE: QUANDO NON E’ TERRA DI RASSEGNAZIONE … DIVENTA TERRA DI TERRORISMO?"... (gp)


    Una città che continua ad essere offesa.
    Le interrogazioni parlamentari su Taranto... e altri atti terroristici


    di Lidia Giannotti

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    “Molti sapevano e non hanno fatto nulla”. Questa frase si adatta bene alla situazione di Taranto e al suo spaventoso inquinamento.
    Alle prime interrogazioni i governi neppure rispondevano.
    Tanti cittadini ora mettono al primo posto la sicurezza ambientale e il diritto alla salute
    e questo hanno chiesto di fare al presidente dei Verdi e candidato Sindaco Angelo Bonelli

    4 maggio 2012 - E’ risaputo che quando una questione complicata ha riguardato, negli ultimi anni, l’ambiente o il lavoro, si è finito quasi sempre per rinviare i problemi.
    Abbiamo sotto gli occhi centinaia di esempi, eventi ricorrenti che diventano drammatici per le perdite di vite umane e per i danni che comportano. Il dissesto idrogeologico, con l’abbandono o lo sfruttamento dei territori di montagna e attraversati da fiumi, produce puntualmente pericolose frane e alluvioni, il cattivo uso della terra e la disattenzione favoriscono gli incendi e la scomparsa della vegetazione anche a causa di nuove malattie; il disordine e l’illegalità nell’attività edilizia rendono i terremoti temibili e in grado di sconvolgere un territorio per sempre. Come sappiamo bene, i danni sono sia economici che sociali, sempre altissimi e quasi sempre prevenibili.

    E ci sono le statistiche sugli infortuni sul lavoro, che portano l’Italia vicino alle posizioni dei paesi del terzo mondo, legate spesso ai noti e desolanti numeri del lavoro nero. L’illegalità innesca una catena di altre illegalità, un vero vivaio di soprusi, di mortificazione dei diritti e di perdita di fiducia e di potenzialità di sviluppo, soprattutto nel Sud: discriminazioni nei confronti di giovani madri e di stranieri, evasione fiscale, concorrenza sleale che premia le imprese corrotte o disposte a farsi usare come teste di ponte dalle organizzazioni criminali.

    Ma cosa succede quando viene toccato un argomento scomodo? Inizialmente le notizie fanno fatica a circolare e si può contare sulla distrazione della popolazione e dei giornalisti (i problemi quasi sempre vengono da lontano e ci vuole molto impegno per ricostruirli e poterne parlare). Più tardi, c’è chi reagirà ridicolizzando o querelando, un comportamento adottato spesso da aziende e da politici: nella casistica penale, ambiente e salute non si accompagna solo a “disastro ambientale” e a “omicidio e lesioni”, ma anche al reato di “procurato allarme” di cui viene indagato chi ha diffuso informazioni (che sarà quantomeno molto impegnato a doversi difendere). Quando infine il confronto arriverà a coinvolgere maggiori spazi pubblici, personalità politiche o comunque in grado di richiamare ondate di attenzione, saranno meglio organizzati attacchi, dossier e insinuazioni.

    Tutto ciò serve, insomma, a non rispondere sulle questioni concrete, prima di tutto a noi cittadini. Ma se accettassimo questo sipario parallelo - dove il confronto non riguarda i nostri reali interessi, ma ombre cinesi - accetteremmo di diventare uno sfondo grigio e sfuocato, l’alibi di una falsa democrazia.

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    PER ANNI E’ STATO LECITO IGNORARE IL DISASTRO AMBIENTALE DI TARANTO

    Quando qualche anno fa circolavano notizie già terribili sulla situazione ambientale e sanitaria nella città di Taranto, reazioni molto violente non ce n’erano. Si può dire anzi che gli allarmi e i resoconti sembravano cadere nel vuoto. Oggi questo non è più possibile. Se giornalisti e rappresentanti istituzionali seguono le vicende tarantine, lo si deve soprattutto al lavoro tenace prima di pochi, poi di sempre più numerosi cittadini; facevano parte di associazioni o ne hanno create di nuove, hanno raccolto dati, ricostruito e collegato vicende, sollecitato testimonianze. Le loro denunce hanno anche dato il via alle indagini penali oggi in corso nei confronti dell’acciaieria ILVA (per disastro ambientale e altri gravi reati).

    L'attenzione a livello nazionale fu rilanciata all'inizio dal settimanale L’Espresso, poi dal programma “Malpelo” (La7), che il 23 ottobre 2008 dedicò una lunga inchiesta a Taranto e al suo spaventoso inquinamento. Era ben fatta e parlava chiaro, chiamava in causa l’ILVA S.p.A.– l’acciaieria che ha nella città gli impianti più grandi d’Europa – e le responsabilità della famiglia Riva, dava voce all’allarme dei medici e alle sentenze di condanna con cui si erano conclusi processi di cui nessuno parlava. Molti tarantini e parlamentari forse misero a fuoco per la prima volta la gravità delle conseguenze dell’inquinamento. Da allora è stato squarciato un velo, è stato possibile parlare dei problemi e porre le basi per seri interventi. Dopo “Malpelo” furono presentate anche molte interrogazioni parlamentari.

    NESSUNA RISPOSTA ALLE PRIME INTERROGAZIONI PARLAMENTARI

    Un primo gruppo di Interrogazioni, però, risaliva già a qualche tempo prima (2007). Le avevano presentate al Senato Franca RAME (4-02856 del 17/10/2007), Francesco FERRANTE (4-01855 del 3/05/2007), Fernando ROSSI (4-01965 del 16/05/2007). Alla Camera c’era l’Interrogazione 4-05585 del 9 novembre 2007 di Camillo PIAZZA, Angelo BONELLI, Paola BALDUCCI e Grazia FRANCESCATO.

    E’ vero, quella legislatura si concluse presto (nell’aprile del 2008); ma è comunque degno di nota che a quel primo gruppo di Interrogazioni non venisse data neanche una sola risposta. Eppure erano impressionanti. Evidenziavano casi di bimbi di 10 anni con forme tumorali del rinofaringe tipiche dei forti fumatori già anziani, di nuclei familiari interessati da più casi di leucemie o linfomi. Vi si diceva che l’ARPA Puglia stimava che erano già stati emessi nell’ambiente almeno 5 chili di diossina (più del doppio di quella stimata dopo l’incidente di Seveso del 1984) e che vi era una presenza massiccia di PCCD E PCDF, emessa dall’ILVA, sostanze straordinariamente nociveanche in dosi infinitesimali (un miliardesimo di grammo costituisce un serio rischio per la vita, provoca tumori e malformazioni nei feti) e che, trasportate dal vento, possono entrare nella catena alimentare.

    Con le interrogazioni, si richiedeva che venisse ridotto il limite di emissione abnorme di 10.000 nanogrammi di diossine per metro cubo di aria fissato nel 2006 (dopo che già da tempo l’Unione Europea aveva indirizzato ai paesi membri la richiesta di limiti severi con la Comunicazione 17 gennaio 2001: cfr. più avanti). Si chiedeva anche di fissare un limite per le diossine di 0,4 nanogrammi/metro3 - non previsto dalla legge - nell'ambito del procedimento per il rilascio dell'AIA e che venisse assicurata la rappresentanza dei cittadini.

    QUALCHE RISPOSTA ARRIVA NEL 2009

    Ad alcune Interrogazioni successive si cominciò a fornire qualche risposta. Ma ci sono frasi che colpiscono. Una di esse è all’interno della risposta fornita al deputato Ermete REALACCI (risposta del Sottosegretario Alberto Menia per conto del Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, 16 febbraio 2009, all’atto 4-01457 del 28 ottobre 2008). E' una frase che viene ripresa anche altre volte, rispondendo a Interrogazioni successive. Vi si ricorda che:

    "... data la particolare condizione dell'area tarantina, dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale con deliberazione del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990, e rientrante all'interno di un Sito di Interesse Nazionale (SIN), già in data 15 novembre 2005 è stata istituita, con provvedimento del Ministro pro tempore, un'apposita segreteria tecnica per l'esame delle azioni intraprese dall'Ilva per l'adeguamento degli impianti alle migliori tecniche disponibili”.

    Praticamente, dal 1990 una grande porzione della città era stata classificata come contaminata e da assoggettare a bonifiche ambientali; però i funzionari - interpellando gli uffici e consultando gli archivi, per relazionare al Ministro - non trovano pressoché nulla che si riferisca agli anni tra il 1990 e il 2005. In un periodo lungo ben 15 anni, non è successo nulla. E anche ammesso che ci fossero state invece attività importanti, non sarebbe stato meno grave non averle avute presenti e non averle potute ricostruire facilmente, trattandosi di una città industriale di tale importanza e rilievo sotto il profilo delle criticità ambientali.

    E la diossina? Finalmente - rispetto al 2007 - qualcuno ha almeno il coraggio di scrivere e di nominarla. Ecco però gli "interventi" messi in atto dal governo … (parole del Sottosegretario all’Ambiente Menia del 2009):

    “(...) Già nell'ambito dei lavori della citata Segreteria Tecnica – ndr.: la stessa citata prima, con anche il compito di indirizzare l’Ilva alla presentazione della domanda di autorizzazione all’esercizio degli impianti (AIA poi rilasciata nel 2011) - era emersa la problematica relativa alle emissioni di diossine e furani dall'impianto di agglomerazione dello stabilimento; nel rapporto conclusivo della Segreteria Tecnica del 5 dicembre 2006 si raccomandava, infatti, all'Ilva di presentare, «in sede di domanda di AIA, uno studio organico relativo alle emissioni di diossine e furani (PCDD e PCDF) dall'impianto di agglomerazione dello stabilimento, nonché la proposta di eventuali interventi per la riduzione di tali sostanze».... Tra gli interventi proposti nella domanda di AIA non era indicato nessun intervento atto a ridurre le emissioni convogliate di diossine e furani dall'impianto di agglomerazione, ma l'azienda si impegnava ad intraprendere una fase di studio…”.

    Tutto qui ...

    MA LE INTERROGAZIONI NON DESTAVANO ABBASTANZA … TERRORE?

    Come dicevamo, la risposta del Governo di cui si sono riportati alcuni stralci riguardava fatti e situazioni molto gravi e allarmanti, come gravi erano i fatti denunciati da tutte le Interrogazioni successive. Ma le risposte trattavano per lo più di elenchi e resoconti di formalità e riunioni, di comitati di coordinamento, di lavori iniziati ... senza dare mai conto di risultati, e soprattutto non mettevano mai in atto interventi per modificare la realtà pericolosa in cui vivevano gli operai e la popolazione. Nelle Interrogazioni successive si parla anche di radioattività, dell’abbattimento di circa 1200 capi di bestiame contaminato, delle inchieste della Procura, di grandi quantità di IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) e di piombo, di mercurio e benzene, di cadmio e cromo, di berillio nel terreno e di bonifiche e interventi urgenti procrastinati per anni (cfr. NOTE).

    Anche la "COMUNICAZIONE 17 gennaio 2001 della Commissione Europea" (che prevedeva di poter neutralizzare il pericolo diossina entro 10 anni) usava parole di terrore:

    "(...) Sembra che le caratteristiche tossiche delle sostanze siano state sottovalutate : recenti dati epidemiologici, tossicologici e sui meccanismi biochimici riferiti in particolare agli effetti sullo sviluppo cerebrale, sulla riproduzione e sul sistema endocrino hanno dimostrato che gli effetti delle diossine e di alcuni PCB sulla salute sono molto più gravi di quanto precedentemente supposto, anche a dosi estremamente ridotte. Il fenomeno colpisce in particolare i gruppi umani più vulnerabili, quali i lattanti e i feti, in generale esposti direttamente al carico corporeo accumulato dalla madre".

    Eppure nessuno è mai intervenuto per difendere i lavoratori e i cittadini con provvedimenti eccezionali, che sarebbero stati assolutamente giustificati. La sensazione è quella di stare parlando del governo di un altro Stato, uno Stato straniero che mostra una attenzione moderata, consapevole di non avere alcun obbligo…

    LE PRIORITA’ LE SCELGONO I CITTADINI …

    A Taranto tra poco si voterà per l'elezione del Sindaco e degli altri organi comunali ed è naturale - vista la situazione che è stata descritta - che ci si debba confrontare sui temi dell'ambiente, dei danni che ha subito e dei processi penali in corso, del lavoro e delle scelte sullo sviluppo futuro.

    La sera del 2 maggio Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia, era in città per sostenere la ricandidatura del sindaco uscente (Ippazio Stefàno), contestato e fischiato da un rumoroso gruppo di giovani che gridava di volere aria pulita e invitava – rivolgendosi al corteo di auto in arrivo davanti al palazzo della Provincia - ad andar via. Che fosse contrariato è comprensibile. Ma se non con le passioni, con la ragione un buon politico dovrebbe saper accrescere la sua capacità di tollerare pur mentre aumenta la sua abitudine ad avere un più alto potere personale. Poco dopo il Presidente Vendola si è intrattenuto con i giornalisti e ha indirizzato offese pesanti e scomposte - senza giustificazione - al candidato sindaco Angelo Bonelli. Tutto molto sgradevole, così come era fuori centro il sarcasmo con cui ha detto “…noi consentiamo persino alle minoranze di vivere in questa città, anche ai forestieri che vengono a raccontare una città che non conoscono e che non amano… “ (??)

    Su questo vorrei dire qualcosa di personale. Ho vissuto a Taranto, a Bari e in altre città … mai sentito niente di simile. In procinto di trasferirmi nel profondo Nord, qualcosa ho temuto, ma anche allora ho provato ad avere fiducia (pensando che in fondo stavo per avvicinarmi di qualche chilometro a un pezzo diverso d’Europa). Quello che accade è molto triste, avevamo un’altra idea della nostra regione d’origine e proviamo vergogna per quello che abbiamo sentito.

    Se parole e toni dovessero restare questi, se non fossero rivisti, se la loro eco resterà abbinata per sempre alla figura di Vendola, molte persone – almeno tra chi può averlo apprezzato trent’anni fa per le sue qualità anche umane - non potranno sopportarlo (le stesse valutazioni riguardano chiunque altro avvalli simili atteggiamenti). E’ incomprensibile tanto accanimento e tanta incapacità di accettare la realtà, che un gran numero di cittadini di Taranto è stato deluso e quindi vuole cambiare (chiedendo rispetto e ovviamente il confronto sui problemi, non sulle carte d’identità). Sostanze tossiche, polveri, ritardi e inefficienze hanno offeso per anni la natura e la gente di questo territorio. Non è servito a niente dover fare i conti con notizie drammatiche perché - purtroppo - è ancora di questo che bisogna occuparsi. E’ di salute che molti – maggioranza o minoranza che siano - vogliono parlare, del diritto ad essere amministrati da persone capaci e di tutto quello che si può fare per chi abita o lavora in questo territorio, con decisioni trasparenti e imparziali.

    Se c'è ancora spazio per ragionare... c’è una cosa del passato da ricordare che era bella e diffusa tra la gente pugliese, un senso di ospitalità molto forte. Era fatto di piccole cose, piccoli riguardi, in certi posti di attenzioni quasi impercettibili nella loro discrezione, in altri luoghi più vistose e ritualizzate. Se pure le nostre città e i piccoli centri non erano particolarmente aperti e movimentati, quel senso di accoglienza salvava dal provincialismo e dalla grettezza. Dovrebbe tornare ad essere quello che era, quasi una medicina riparatrice per le smagliature del quotidiano, una corrente che creava quel senso di eccezionalità e di leggera festa che doveva servire ad addolcire e arricchire tutte le relazioni, vecchie e nuove.

    MERIDIONE: QUANDO NON E’ TERRA DI RASSEGNAZIONE … DIVENTA TERRA DI TERRORISMO?

    Non piace invece quello che dal passato arriva attraverso le parole di Nichi Vendola, che ha più volte criticato il fatto che si parli del tema della morte legata all’inquinamento in un programma elettorale e accusato addirittura di speculazione e terrorismo.

    Vi potremmo ritrovare l'eco delle denunce per "procurato allarme", ma è bene parlare dell'aspetto più delicato, del fatto che avvicinarsi a spazi di emozione legati a persone che non ci sono più richiede attenzione. Ognuno ha infatti un suo modo di reagire di fronte a malattie gravi, al loro ricordo e al ricordo delle persone scomparse, e sceglie anche modi e spazi diversi per portare la sua testimonianza e il suo contributo per combattere la sofferenza o per ristabilire una possibile giustizia.

    Ma il modello di cui parla il presidente Vendola è improponibile (almeno appunto come modello), le persone e le famiglie colpite da gravi malattie e tutti coloro che ne sono informati non dovrebbero affatto essere incoraggiati a chiudersi nel silenzio (o in un confronto che non possa aspirare a diventare spazio pubblico). Guardandosi intorno - sin da giovanissimi e dopo le prime letture - molti di noi si sono convinti, se mai, che un grande problema della gente del Sud fosse la rassegnazione, l’incapacità di ribellarsi e di farlo insieme agli altri, l’idea che le disgrazie si abbattessero sugli individui e che la solitudine fosse un’arma di difesa, e non invece una debolezza. Che si trattasse di criminalità, di oppressione delle donne o di lavoro minorile, il silenzio accompagnato alla sofferenza è stato sempre un problema, ha impedito incontri, ha creato confusione sulle cause, ha sviato energie che potevano essere organizzate per reagire. Non ci si aspettava di vedere riproposta questa vecchia immagine del Sud.

    A Taranto persino i medici, per anni, non hanno parlato di quello che stava accadendo. Questo silenzio è maledetto, e non potrà esserci mai più.

    Note:
    Le prime Interrogazioni (anno 2007):
    sen. Franca Rame: http://urlin.it/2f987 (inserire nella barra indirizzi)
    sen. Francesco Ferrante: http://urlin.it/2f98a
    sen. Fernando Rossi: http://urlin.it/2f990
    dep.ti Piazza, Bonelli, Balducci, Francescato: http://urlin.it/2f98e


    www.peacelink.it/sociale/a/36184.html
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