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  1. Pesci velenosi: metti una sera a cena a Fiji !

    By Filippo Foti il 18 Dec. 2012
     
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    Amanda Austrin: questo è il nome di una donna che da circa 18 mesi sta cercando di riprendersi da un avvelenamento di trote coralline.


    Amanda Austrin


    Amanda, 41 anni, scienziato ambientale di Whakatane, una città nella parte orientale Baia di Regione Plenty nella North Island della Nuova Zelanda, è andata in vacanza alle Fiji più di 18 mesi fa e sta ancora cercando di riprendersi da una cena consumata con gli amici nel mese di luglio dello scorso anno.

    Plectropomus leopardus


    Un paio di trote coralline (Plectropomus leopardus) autoctone freschissime cucinate avvolte in foglie di banano sul fuoco, su una spiaggia di sabbia bianca.
    Si trovava in un “paradiso” - un arcipelago dell'Oceania che forma l'omonimo stato, ufficialmente denominato Repubblica delle Isole Fiji, una nazione insulare nel sud dell'Oceano Pacifico - ma è incappata in una tossina presente nel pesce mangiato ed ora si trova ancora ricoverata in ospedale a Turanga, 90 km di distanza dalla sua città, e non è in grado di mangiare se non attraverso un tubo.

    Amanda Austrin ha infatti un grave caso di avvelenamento da ciguatera, una intossicazione alimentare dovuta ad una tossina chiamata ciguatossina che provoca una malattia rara che è difficilmente curabile. La tossina è inodore ed insapore, che si trova nei pesci predatori in acque tropicali e sub-tropicali, può causare vomito, diarrea, crampi, debolezza, l'inversione del senso normale di caldo e freddo, alta pressione sanguigna, paralisi, ed in rari casi coma e morte.

    Isole Fiji


    Deana Erdner è uno scienziato marino che fa parte di un team internazionale di ricercatori ai quali sono stati assegnati 4 milioni dollari di sovvenzione per studiare le cause di avvelenamento da ciguatossina. Lo studio è stato finanziato dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Si concentrerà su questa tossina nel Golfo del Messico e Caraibi.

    Ciguatera colpisce decine di migliaia di persone ogni anno. Amanda, nonostante tutto, appare fiduciosa ed ha in programma di sposare il suo fidanzato il mese prossimo nella loro fattoria di Whakatane.
    Augurando ad Amanda una pronta guarigione diamo ora qualche accenno ad alcune specie marine tra le più pericolose:


    1. Cubomedusae, dette anche vespe di mare.

    Sono un ordine dei Cnidari, considerati tra i più pericolosi per l'uomo. Vivono soprattutto nei mari australiani, nel Mediterraneo vive la specie Carybdea marsupialis.

    Il primo premio per "l'animale più velenoso del mondo", va dunque alle Cubomeduse. Ha causato almeno 5.567 morti registrati negli ultimi sessanta anni. Il loro veleno è tra i più letali al mondo. Le tossine si attaccano al cuore, al sistema nervoso ed alle cellule della pelle. E la cosa peggiore è che il loro veleno è così prepotentemente doloroso, che le vittime vanno in stato di shock, annegano o muoiono per insufficienza cardiaca prima ancora di raggiungere la riva.


    I sopravvissuti provano dolore settimane dopo il contatto con la loro gelatina.
    Chi ne viene in contatto non ha alcuna possibilità di sopravvivere, se non tratta la zona colpita immediatamente dopo una puntura, con aceto che deve essere applicato per un minimo di 30 secondi. L'aceto ha l'acido acetico, che disabilita la gelatina dei nematocisti della cubomedusa che non si sono ancora scaricati nel sangue e che alleviano anche il dolore. Queste meduse si trovano generalmente nelle acque intorno ad Asia e Australia.

    2. Polpo ad anelli blu(Hapalochlaena lunulata).

    Il polpo ad anelli blu è molto piccolo, solo le dimensioni di una pallina da golf, ma il suo veleno è così potente che può uccidere un essere umano. In realtà, pensate, porta abbastanza veleno per uccidere 26 persone adulte in pochi minuti, e non c'è antidoto.


    E’ attualmente riconosciuto come uno degli animali più velenosi del mondo.
    Il suo morso indolore può sembrare innocuo, ma le neurotossine mortali iniziano a lavorare immediatamente provocando debolezza muscolare, intorpidimento, seguito da una cessazione della respirazione ed infine la morte.

    Questo polpo può essere visto nell'Oceano Pacifico, in Giappone ed Australia.

    3. Pesce pietra (Synanceia verrucosa).

    Gli aculei che reggono la pinna dorsale, da 12 a 14, sono collegati alle ghiandole velenifere che secernono un potente veleno che provoca un forte dolore, tanto che le vittime del loro pungiglione quasi desiderano che l'arto avvelenato gli venga amputato. E' descritto come il peggior dolore che l'uomo conosca. Esso è accompagnato da possibili scosse, paralisi e morte dei tessuti. Se non sopraggiunge l'attenzione medica entro un paio d'ore può essere fatale.


    Il pesce pietra memorizza le tossine nel raccapricciante aspetto delle sue spine che sono progettate per ferire gli aspiranti predatori.
    Questo pesce per lo più vive al di sopra del tropico del Capricorno, spesso si trova nelle acque basse tropicali del Pacifico e dell’Indiano, che vanno dal Mar Rosso alla Grande Barriera Corallina del Queensland.

    4. Pesce palla (Arothron stellatus).

    Una prelibatezza popolare in Giappone ed in Corea, servito crudo come nel sushi che, se non correttamente preparato, contiene livelli mortali di neurotossine.
    Questo pesce produce una morte rapida e violenta per soffocamento in quanto i muscoli del diaframma si paralizzano. La maggior parte delle vittime muoiono dopo 4, 24 ore. Non è noto alcun antidoto, la maggior parte delle morti accade quando le persone inesperte lo catturano o lo preparano per mangiarlo.


    Le statistiche dimostrano che ci sono state da 20 a 44 casi di avvelenamento da pesce palla all'anno tra il 1996 e il 2006 in tutto il Giappone e sei incidenti l'anno hanno portato alla morte. Il suo veleno provoca morte istantanea e solo cuochi autorizzati possono prepararlo.

    5. Conchiglia del tipo (Conus marmoreus).

    Il genere Conus comprende circa 600 specie viventi suddivise in varie sottospecie e forme. Numerose sono le specie fossili conosciute. Tra tutti i generi di gasteropodi, i coni presentano i maggiori problemi tassonomici.

    I Coni appartengono ad una delle tante famiglie di gasteropodi marini che popolano i mari e gli oceani del nostro pianeta e sono fra le conchiglie più ricercate dai collezionisti. Sono quindi oggetto di “caccia” da parte delle popolazioni locali che vivono nelle zone in cui si trovano e di ricerca da parte di chi li colleziona e che, in più, ha anche la passione per la subacquea, praticata sia con maschera e boccaglio che con le bombole.


    Sono però potenzialmente pericolosi anche per l’uomo, perché il loro mollusco, per cibarsi, paralizza la preda lanciandole contro un dardo la cui punta è intrisa di veleno. Questo veleno risulta letale per i vermi, per gli altri molluschi ed anche per i piccoli pesci e può essere mortale anche per i mammiferi, uomini compresi.

    Per fortuna, le specie il cui veleno è mortale pr l’uomo sono solo quattro in tutto l’Indo Pacifico e sono facilmente riconoscibili. I casi più gravi riguardano paralisi muscolare, disturbi visivi e insufficienza respiratoria. Non c'è antiveleno. Tuttavia, solo circa 30 decessi umani sono stati registrati da iniezione di veleno dai coni.

    I mari del pianeta ospitano qualcosa come 225 specie di pesci in varia misura velenosi che iniettano loro il veleno in atto di autodifesa. Attenzione! In caso di puntura da pesce velenoso: immergi la parte ferita in acqua alla temperatura più elevata che riesci a sopportare (normalmente al di sotto dei 45° C) per un periodo compreso tra 30 e 90 minuti. Ci sarà un sollievo parziale in attesa di cure specifiche in ospedale.

    Edited by Filippo Foti - 11/3/2019, 16:39
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