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  1. La strategia malvagia della disinformazione sul cambiamento climatico secondo Michael E. Mann

     
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    La strategia malvagia della disinformazione, che ha ingannato il movimento ambientalista dietro l'icona anti-inquinamento degli anni '70, continua ancora oggi.


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    Michael Evan Mann


    Ci viene detto da alcuni "esperti del clima" che la responsabilità del cambiamento climatico ricade direttamente sulle spalle di tutti noi, ovvero nel comportamento individuale come riciclare, volare di meno e mangiare meno carne. Questi sono solo alcuni dei modi comportamentali che campagne di marketing, con un’enfasi eccessiva, ci prospettano per potere rallentare il cambiamento climatico. Ma, sarà vero?

    La primavera è arrivata e, mentre il tempo in rapido miglioramento ci suggerisce di trascorrere più tempo all'aria aperta, la pandemia in corso offre anche alcuni buoni motivi per stare al sicuro il più possibile in casa fino a quando non si giungerà alla fase finale del contagio, semmai ci si arriverò, ovvero quando a detta di molti la maggior parte delle persone saranno vaccinate. Pertanto, “usciamo fuori casa” virtualmente con una buona lettura andando a scoprire gli ultimi libri sulle questioni ambientali a cui teniamo. Gli editori hanno messo in fila una grande serie di nuovi titoli da leggere e scegliere eventualmente quale acquistare.

    La nostra scelta è caduta su uno dei migliori nuovi libri del 2021 fino ad oggi pubblicati. “The New Climate War: The Fight to Take Back Our Planet”, ovvero (Come vincere la nuova guerra climatica: il piano per riconquistare il nostro pianeta dagli inquinatori) scritto dal climatologo, geofisico e professore di scienze atmosferiche alla Pennsylvania State University Michael Evan Mann, un uomo che, come vedremo in seguito, è di grande umiltà ed onestà intellettuale.

    Negli ultimi due decenni, non si contano gli sforzi compiuti da pseudo scienziati per attaccare, negare e distogliere l'attenzione dalle prove scientifiche del cambiamento del clima che forniscono ricercatori indipendenti. Questi, pagano a volte con l’emarginazione o addirittura l'ostracismo le loro convinzioni e prove scientifiche per difendere i loro studi. Pertanto ci troviamo di fronte ad una strategia condotta da alcuni - a volte solo giornalisti o esperti prezzolati, su più obiettivi che inquinano gli studi condotti da veri uomini di scienza del clima - per distrarre, deviare, attaccare e dividere l’opinione pubblica ed anche le comunità degli attivisti per il clima. Ciò comporta, tra le altre cose, la promozione di false soluzioni che cercano di consentire la continua combustione di combustibili fossili. Ed è questo che sta alla radice del problema.

    Michael E. Mann, nel suo libro, dimostra come le aziende di combustibili fossili abbiano intrapreso una campagna trentennale per deviare la colpa e la responsabilità sul riscaldamento globale e ritardare l'azione sul cambiamento climatico, offrendo un piano di battaglia su come possiamo salvare il pianeta, ovvero riciclare, volare di meno, mangiare meno carne. Questi sono solo alcuni dei modi che ci sono stati propinati per rallentare il cambiamento climatico.

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    Michael Evan Mann


    CAUSE ANTROPOGENICHE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

    Premesso che il clima della Terra non è mai stabile, bensì varia in modo permanente, ciò non significa che il cambiamento climatico causato dall'uomo è senza dubbio la più grande minaccia che affrontiamo per salvare la civiltà umana. Ma l'enfasi eccessiva sul comportamento individuale è il risultato di una campagna di marketing che è riuscita ad addossare la responsabilità del cambiamento climatico direttamente sulle spalle degli individui? Michael E. Mann ne è convinto e ci spiega il perché:

    Le aziende di combustibili fossili hanno seguito l'esempio della strategia malvagia di altre industrie che deviano altrove la colpa del riscaldamento globale. Esempio: proprietà commutativa algebrica che caratterizza l'addizione e la moltiplicazione. Nel secondo caso, cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia. Però, se pensiamo al libro scritto da Dennis A. Henigan : "Le pistole non uccidono le persone, le persone uccidono le persone", in questo caso cambiando l'ordine dei fattori (pistole <--> persone) il risultato cambia, (la logica letale dietro i miti pervasivi che hanno incorniciato il dibattito sul controllo delle armi.

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    Nella foto Espera Oscar de Corti, noto come Iron Eyes Cody (3 aprile 1904 – 4 gennaio 1999), è stato un attore statunitense che, nei film a Hollywood, fino al 1990, ha quasi sempre interpretato ruoli di personaggi nativi americani o indiani. Crying Indian: ovvero: partecipa adesso. L'inquinamento fa male a tutti noi! Per molti americani, l'indiano piangente era diventato il simbolo per eccellenza dell'idealismo ambientale.
    Ah ah ah!


    Oppure al “Greenwashingl’ecologismo o ambientalismo di facciata, o allo spot "Crying Indian", la famosa campagna pubblicitaria di Keep America Beautiful del 1971, che ha ricevuto finanziamenti dalla Coca Cola; una organizzazione che è stata pesantemente criticata come un fronte aziendale greenwashing e dei suoi pseudo piani olistici che ha ingannato il movimento ambientalista. Lo slogan è stato “Mantenere l’America un paese in cui tutti vivano in una comunità pulita ponendo fine ai rifiuti e migliorare il riciclaggio - si presume che l'attenzione ristretta ai rifiuti dell'organizzazione Keep America Beautiful, abbia allontanato la responsabilità della plastica sul mantenimento del verde e della bellezza del Paese.

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    In occasione della campagna Keep America Beautiful del 1971, potevano mancare contenitori e bottiglie di plastica?



    CRYING INDIAN STRATEGIA MALVAGIA

    "Crying Indian" di Keep America Beautiful, a detta di molti, è stato il più grande dis-servizio di comunicazioni fatto alla natura, compiuto da una campagna pubblicitaria televisiva. È stata una strategia bella, anche se malvagia, semplice ed elegante: una volta avviata è stata anche economica da gestire, poiché alimentata non solo dai petrodollari ma soprattutto dalla partecipazione volontaria attiva di quelle persone che hanno avuto a cuore l'inquinamento ambientale, tanto da passare a proprie spese, a raccogliere i detriti industriali che l'industria della plastica crea, senza rendersi conto, facevano ed ancora fanno il loro gioco. Questo è stato un sistema di pubblicità perversa da veri geni. Ha cooptato l'energia, la buona volontà e l'impegno emotivo di quelle persone - specialmente i giovani, che hanno a cuore la sorte degli esseri viventi negli oceani e spiagge flagellati da questo materiale quasi tutto non biodegradabile. Prima di questa nostra riflessione indotta da Evan Mann, noi, anzitutto, che a volte abbiamo divulgato dette iniziative, rimaniamo perplessi come ancora in molti agiscono così, mancando di una adeguata contro informazione.

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    Dubai, Emirati Arabi Uniti: l'11 febbraio 2016 a Dubai, "Waste Free Environment", ospitata dalla Gulf Petrochemicals and Chemicals Association (GPCA). Circa 800 bambini di 17 scuole di Dubai, raggiunti da studenti universitari e altri volontari, per ripulire Sunset Beach a Jumeirah 3, tra le 9.30 e le 12.30. Oltre alle attività di pulizia, un parco giochi persuasivo, gare, giochi, quiz e uno spettacolo di magia... .



    “LE PERSONE INIZIANO AD INQUINARE, LE PERSONE POSSONO FERMARE"? EVVIVA…!

    Le suddette iniziative, seppur notevoli dal punto di vista emotivo, forniscono qualcosa di più prezioso anche da parte di bambini ed adolescenti che indossano felicemente camicie decorate anche con brand petrolchimici: inquadrano e visualizzano il problema come lettiera, non come produzione di plastica, ed assorbono l'energia ambientalista per raccoglierla. L’obiettivo di Keep America Beautiful è stato quello di confondere le notizie sui media in merito ai rifiuti distraendo il pubblico dalle aziende e dai produttori che creavano rifiuti di "mondezza su monnezza". Secondo quanto riferisce [ycombinator.com].

    L'organizzazione è stata pesantemente criticata come un fronte aziendale greenwashing. Secondo alcune fonti, questi "geni" hanno bloccato gli sforzi per regolare o prezzare le emissioni di carbonio, conducendo campagne di pubbliche relazioni mirate a screditare alternative praticabili e hanno rinunciato alla loro responsabilità nel risolvere il problema che hanno creato. Il risultato è stato disastroso per il nostro pianeta. Si presume che l'attenzione ristretta dell'organizzazione ai rifiuti allontani la responsabilità pubblica dalle aziende e dalle industrie.

    Ad eccezione del tonnellaggio che finora è stato incenerito, quasi tutta la plastica mai prodotta esiste ancora da qualche parte nella biosfera, sebbene gran parte di essa ridotta a minuscole particelle negli ecosistemi oceanici e terrestri sia ora invisibile agli esseri umani. Ci vogliono far credere che la plastica è ottima perché dura così a lungo e resiste alla decomposizione, certo! Ma è anche un grosso problema per gli stessi motivi.

    Gli oceani, come anche altre distese d'acqua dolce, fiumi, torrenti e laghi presenti sulla superficie terrestre, sono ormai ricettacoli per almeno 8 miliardi di chilogrammi di plastica all'anno, equivalenti a un camion della spazzatura pieno di plastica che si scarica nell'oceano ogni minuto. I tassi di crescita previsti significheranno che entro il 2050 gli oceani riceveranno, giorno e notte, l'equivalente di un camion di plastica ogni 15 secondi. E, a meno che non riduciamo drasticamente la produzione e lo scarico, entro il 2050 la loro massa nei nostri oceani supererà quella dei pesci. Una volta nell'oceano, la plastica persiste per secoli, sotto forma di particelle sempre più piccole. Questa massiccia contaminazione si aggiunge ad altri impatti umani: pesca eccessiva, acidificazione e aumento della temperatura dell'oceano.

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    Un camion scarica spazzatura nel fiume Lawkathi a Majhgram nella città di Patuakhali. Foto: Sohrab Hossain


    La plastica, è bene ricordarlo, è un prodotto a base di combustibili fossili, composta da materie prime di petrolio e gas naturale: le molecole estratte dal petrolio e dal gas diventano la plastica. Secondo una stima, il 4% della produzione mondiale di petrolio viene consumato come materia prima per la plastica e un ulteriore 4% fornisce energia per gestire le fabbriche produttrici.

    Le materie plastiche contengono additivi che danneggiano gli esseri umani e altre specie: ritardanti di fiamma, stabilizzanti, antibiotici, plastificanti, pigmenti, bisfenolo A, ftalati, ecc. Molti di questi additivi imitano gli ormoni o alterano i sistemi ormonali. I 150 miliardi di chilogrammi di plastica attualmente negli oceani includono 23 miliardi di kg di additivi, che alla fine verranno rilasciati in quegli ecosistemi oceanici.

    È importante pensare alla plastica, non solo perché così facendo ci fa riflettere che stiamo facendo qualcosa di sbagliato, ma perché la tragica storia della plastica ci mostra perché e come la nostra produzione e i nostri sistemi energetici vanno male. In un recente documento che offre uno sguardo a lungo termine alla plastica, gli scienziati consigliano che, "senza una strategia di gestione ben progettata per la plastica a fine vita, gli esseri umani stanno conducendo un singolare esperimento incontrollato su scala globale, in cui miliardi di tonnellate di materiale si accumuleranno in tutti i principali ecosistemi terrestri e acquatici del pianeta". [Source: advances.sciencemag.org].

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    In The New Climate War, Mann sostiene che non tutto è perduto. Traccia le linee di battaglia tra le persone e le compagnie di combustibili fossili inquinanti, i plutocrati della destra americana che sostengono le politiche economiche sempre a favore dei più ricchi e gli stati petroliferi. E delinea anche un piano per costringere i governi e società a svegliarsi e fare un vero cambiamento, ovvero un approccio ragionevole e raggiungibile al prezzo del carbonio, (stabilisce quanto le aziende devono pagare per le loro emissioni per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi il prezzo del carbonio già fissato a 40-80 dollari la tonnellata dal 2020 e dev'essere da 50-100 dollari dal 2030) ed una revisione della versione ben intenzionata ma difettosa del Green New Deal (Nuovo Patto Verde), attualmente proposto in America ed anche in Europa, e cioè:

    Michael E. Mann:

    - Consentire alle energie rinnovabili di competere equamente con i combustibili fossili;
    - Sfatare le false notizie e gli argomenti che si sono fatti strada nel dibattito sul clima e hanno creato un cuneo anche tra coloro che sostengono     le soluzioni per il cambiamento climatico;
    - Combattere il destino climatico e la disperazione.

    Con gli interessi acquisiti immensamente in difesa dello status quo dei combustibili fossili, il punto di svolta sociale non avverrà senza la partecipazione attiva dei cittadini ovunque che aiuti nella spinta collettiva in avanti. Il libro di Mann si propone dunque di raggiungere, informare e consentire ai cittadini di tutto il mondo di unirsi a questa battaglia per il nostro pianeta.

    PERCHE’ STIMIAMO MICHAEL MANN

    Gli scienziati onesti scoprono e pubblicano, ma se sbagliano sanno anche correggersi!

    Michael Mann vent'anni fa propose un nuovo termine per descrivere qualcosa che lui ed i suoi colleghi avevano trovato in una loro ricerca, e cioè, ogni mezzo secolo circa, il vento e le onde avrebbero cospirato per riscaldare o raffreddare parte del Nord Atlantico, con probabili effetti su larga scala sul tempo. Attingendo alle stesse simulazioni della Terra su cui si basava la maggior parte della ricerca sul clima, Mann e colleghi avevano concluso che l'oscillazione avanti e indietro doveva essere una caratteristica intrinseca al sistema naturale stesso. Mann l'ha soprannominata "Atlantic Multidecadal Oscillation" o (AMO) di cui ne abbiamo anche noi scritto "Pacific Decadal Oscillation”: studio su questo fenomeno climatico naturale.i e Rinvenuti antichi sedimenti lacustri per una maggiore comprensione dei record climatici.

    Da allora, l'AMO è diventata una caratteristica comunemente riconosciuta della meteorologia, simile agli occasionali sbalzi di temperatura nel Pacifico tropicale che segnano episodi caldi di “El Niño” o freddi di “La Niña” ma con un significato minore, e si è pensato che influenzassero la forza degli uragani atlantici.

    Solo che è questo il punto: l'oscillazione "multidecadale" atlantica risulta in realtà non esistere. Questa è l'ultima e definitiva conclusione ora di Mann e di tre colleghi, che scrivono sulla rivista Science che i modelli climatici più recenti non possono più trovare alcuna prova di un cambiamento naturale della temperatura nell'Atlantico ogni pochi decenni.

    Se questa lettura è stata di tuo gradimento continua a seguirci qui troverai elencati tutti i miei post. Tra gli argomenti: il nostro pianeta, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità e tanto altro. Come si evince dalle nostre "Statistiche", con oltre 5.000 articoli e commenti!
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    Resta comunque importante che ognuno di noi abbia un giusto comportamento verso l'ambiente evitando di acquistare prodotti con imballaggi in plastica, ovvero sostituendo tutti quei prodotti imballati o realizzati con la plastica con altri che non ne contengono e di esempi se ne possono fare tanti. Possiamo fare una corretta raccolta differenziata e possiamo evitare di buttare anche le cicche di sigaretta in quanto esistono comodi posacenere portabili. Possiamo anche ridurre i consumi di carburante, eliminare o ridurre i consumi di carne, scegliere il biologico, ecc. Tutto questo non salverà il mondo ma sicuramente darà un contributo positivo all'ambiente. Per il resto se non si riesce a bloccare la produzione di energia da fonti fossili probabilmente sarà poca cosa ma rispetto alle generazioni future ognuno di noi potrà dire di avere fatto il possibile per consegnargli un pianeta ancora vivibile.

    Condiviso su Facebook su due pagine e tre gruppi. In primis sulla mia pagina: Ripuliamo spiagge, boschi e monti dai rifiuti.
     
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