Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. I pirati dei mari: chi sono i veri pirati nei mari? Proviamo a capirci qualcosa!

    By Filippo Foti il 28 Aug. 2011
     
    +1   -1    0 Comments   198 Views
    .

    I veri pirati in Somalia siamo noi, insieme alla Francia, Norvegia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna, Russia, Korea, Taiwan, Filippine e la Cina? I pescatori africani raccontano: smettete di rubare i nostri pesci!



    Mohamed Abshir Waldo è un analista somalo che lavora in Kenia. E' autore di una pubblicazione dal titolo "Le due piraterie in Somalia": perché una parte del mondo ignora l’altra? Ecco la sua testimonianza:
    “Ci sono due piraterie in Somalia. Una è quella che sta all’origine del problema di oggi e che è la pesca illegale da parte di imbarcazioni straniere, che oltre tutto mentre pescano assolvono a un altro compito illegale, cioè la discarica di scorie tossiche industriali e persino nucleari nelle nostre acque, tutte provenienti dal mondo ricco. L’altra pirateria è quella che vi raccontano i vostri media. [ Ma noi ne aggiungeremo una terza alla fine e nelle conclusioni: Guido Picchetti docet..]Ma essa si è scatenata in reazione a quei crimini, quando le nostre acque furono avvelenate, quando fu saccheggiato i nostro pesce ed in un Paese poverissimo i pescatori capirono che non avevano altra possibilità se non quella di reagire con la violenza contro le navi e le proprietà dei Paesi potenti che sponsorizzano la vostra pirateria e la discarica tossica qui.



    Le nazioni maggiormente coinvolte in questa prima pirateria sono la Francia, la Norvegia, la Spagna, l’Italia, la Grecia, la Gran Bretagna, ma anche la Russia ed i Paesi asiatici come la Korea, Taiwan, le Filippine, la Cina. Tutto è cominciato, per quanto riguarda la pesca illegale, nel 1991. Le comunità dei pescatori somali hanno per anni protestato presso l’ONU e la UE, ma sono stati del tutto ignorati. I pescherecci occidentali arrivavano qui e pescavano senza licenza, addirittura reagivano con la forza quando le nostre barche li contrastavano, ci tiravano addosso acqua bollente, ci sparavano mirando contro le nostre piccole imbarcazioni. Queste cose sono accadute per anni, finché i pescatori somali si sono organizzati in un corpo di "Guarda Costiera di Volontari Nazionali", che voi ora chiamate i pirati.
    Oggi le marine militari di questi “paesi pirateschi” sono qui a proteggerli. I nostri pescatori hanno paura ad uscire in mare perché spesso vengono fermati dagli incrociatori occidentali ed arrestati solo perché sospettati di essere 'pirati'. Si tratta di una terribile ingiustizia, con la comunità internazionale che fa solo i propri interessi e ci ignora. I nostri 'pirati' di oggi sono ex lavoratori alla disperazione, null’altro.



    E poi c’è nel sottofondo il problema della discarica di sostanze industriali tossiche dai paesi ricchi nelle nostre acque, che è iniziato negli anni ‘70 ed è continuato sempre, in risposta soprattutto alla nascita in Occidente di leggi ambientali molto più severe di prima. E così i vostri governi hanno pensato di scaricare le sostanze tossiche in nazioni povere o in guerra, che non potevano reagire o i cui governi potevano essere corrotti. Al Jazeera lo ha documentato, ma anche la CNN credo. E stato detto e più volte scritto che la mafia italiana è pesantemente coinvolta qui in Somalia nella discarica di sostanze proibite (ricordiamoci di Ilaria Alpi).

    un container di residui radioattivi: è stato mai esaminato?



    Il 13 aprile di quest’anno, ad esempio, una nave è stata catturata nel golfo di Aden dai pescatori, non dai pirati, che sospettavano che stesse per scaricare sostanze tossiche. Dalla nave hanno immediatamente gettato in mare due enormi container quando hanno visto i pescatori, ma per fortuna essi non sono affondati e sono stati trascinati a riva. La comunità locale ha invitato i vostri governi a venire a ispezionare quei container, ma non risulta ci sia stata data una risposta.
    La Banca Mondiale alcuni anni fa fece trapelare un memorandum confidenziale dove Larry Summers, che allora era il suo capo economista (oggi consigliere economico di Obama), diceva: “penso che la logica economica dietro alla discarica di sostanze tossiche nelle nazioni più povere sia impeccabile e dovremo affrontare questo fatto. Ho sempre pensato che i Paesi sotto popolati in Africa siano molto sotto inquinati”. Poi ritrattò e disse che era sarcasmo.



    Forse non tutti sapranno che gli effetti disastrosi della pesca eccessiva da parte delle flotte europee non si limita alle loro acque: l'effetto distruttivo dei pescherecci dell'UE sta ora sfruttando le acque delle nazioni più povere del mondo dove minacciano i loro ecosistemi, privando i pescatori locali del loro unico mezzo di sostentamento e la sicurezza alimentare delle loro comunità. Che cosa sta succedendo in Africa?
    I locali pescatori Africani occidentali si stanno trovando in competizione con i più grandi pescherecci europei. In un giorno, queste enormi imbarcazioni sono in grado di catturare la stessa quantità di pesce come trenta o quaranta tradizionali piroga potrebbero fare in un anno. Queste flotte da pesca straniere poi trasportano il loro pescato lontano dall'Africa, facendo milioni di dollari, mentre in Africa le comunità costiere lottano e crescono in uno stato di povertà.

    un pescatore somalo intento a riparare le reti



    Gli stock ittici dell'Africa occidentale sono in declino drasticamente ed i pescatori locali stanno trovando sempre più difficile la propria sopravvivenza e sfamare le loro famiglie. Il miglior pesce finisce su piatti europei, mentre il resto viene trasformato in mangime animale o scartato come cattura accessoria. Un peschereccio di grandi dimensioni può portare un valore di 15 milioni di pesce congelato in Europa, mentre molti africani soffrono la fame, non essendo in grado di pescare nelle loro acque territoriali. Questa è una storia che ha un disperato bisogno di essere ascoltata, ed è per questo che stiamo dando voce ai pescatori africani. C'è da evidenziare come gli industriali delle navi europee che operano nelle loro acque - sotto la politica comune della pesca (PCP) - stanno avendo un impatto molto drastico sulla loro vita e le loro comunità.
    Però gli europei stanno pagando ...
    Scandalosamente, i contribuenti dell'UE stanno finanziando detta ingiustizia in Africa occidentale. In totale, l'UE contribuisce per 158.000.000 € all'anno per garantirsi l'accesso alle loro acque ed alle risorse della pesca. In poche parole, i contribuenti dell'UE pagano più di mezzo milione di euro all'anno per nave per potere pescare nelle acque di altri paesi. Già, sei rappresentanti delle comunità di pescatori dell'Africa occidentale (più Oumy Sene e la Prudenza Wanko di Greenpeace Africa) si è recato in Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Germania, Francia e Austria per incontrare i responsabili politici, le ONG, i membri del settore, i pescatori locali e rivenditori. I loro rappresentanti hanno anche ottenuto un sostegno politico dai loro incontri, anche dal commissario per la Pesca Maria Damanaki presso la Commissione europea. Il 15 maggio, una delegazione di pescatori di Mauritiana, Senegal e Capo Verde, oltre a Raoul Monsembula dell'ufficio in Africa di Greenpeace, si è recato a Londra per condividere la storia con il Regno Unito, responsabili dei media, dell'industria e della politica. I pescatori hanno fatto sentire la voce della loro gente, spingendo per un cambiamento reale nelle leggi della pesca europea.


    Considerazioni conclusive:
    Certamente, la pesca illegale nelle acque somale si è rivelato un affare molto proficuo. In un momento in cui la pesca in tutto il mondo si è gravemente impoverita a causa della pesca eccessiva, le acque somale sono ancora provviste di fonti fertili di pesce come, tonno, sardine, sgombri, aragoste e squali.
    I pirati somali sono diventati un pò una fissazione dei media occidentali, mentre altre questioni pressanti di quel paese sono largamente ignorate. Dunque, la questione della pirateria marittima al largo delle coste somale ha ottenuto la maggior attenzione a causa del collasso dello Stato somalo, mentre è quasi certo che sia una scommessa per l'Africa, la libertà, la dignità ed il progresso a cui aspira e che in larga parte dev'essere assicurato dalla comunità internazionale per una stabilità sostenibile di questa regione geostrategicamente importante. Di recente Obama, unitamente agli alleati europei dell'America come il presidente francese Nicolas Sarkozy ha incoraggiato e salutato un "processo risoluto e attento", che apra la strada per una "trasformazione profonda, tranquilla e moderna delle istituzioni e della società marocchina, mentre la Commissione europea a Bruxelles ha espesso il giudizio di " passo significativo che segna una chiaro impegno per la democrazia ed rispetto dei diritti umani".
    Etichettare dunque i pirati somali come semplici delinquenti e banditi significa essere molto superficiali. Vero è che invece occorre offrire una analisi più sfumata, riconoscendo circostanze storiche e sociali. Solo così la proliferazione del problema può essere meglio compresa ed affrontata in quanto, nonostante un aumento internazionale di risposta militare armata, la pirateria marittima al largo delle coste somale continua imperterrita.



    Una delle misure valide che potrebbero aiutare a combattere il problema della pirateria nelle coste somale, indipendentemente da ciò che la pirateria nella regione è diventata, può essere l'eliminazione della pesca a strascico e lo scarico dei rifiuti che devono essere preso sul serio dalla stessa comunità internazionale dedicata a sradicare la pirateria nella regione. Speriamo che la minaccia alla sicurezza globale che la questione della pirateria marittima invoca, possa "catalizzare la cooperazione internazionale" che affronta sia le cause a lungo e breve termine che i sintomi di pirateria marittima al largo delle coste somale. Certo è che anche da noi ci sono i "pirati", e non è una novità.
    Ecco una terza, senza contare le quarta, la quinta, ecc..: Guido Picchetti docet..
    L'Eni cos'è, con quel che fa in Nigeria ed in modo più subdolo e nascosto anche qui da noi (nascondendo i prodotti di scarico nelle perforazioni non utilizzate e poi tappando il tutto sul fondale, anziché portarli, come previsto dalla legge, alle discariche a terra...). Nei mesi scorsi avrebbe dovuto esserci il processo al tribunale di Caltanisetta per questi fatti verificatisi con la piattaforma Vega davanti alle coste siciliane... Ma la stampa non ne ha dato alcuna notizia... E voi ne sapete qualcosa? :o: ;)

    Edited by [Harley] - 29/8/2011, 14:34
      Share  
     
    .