Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. Our fragile moment (Il nostro momento fragile) di Michael Mann: sopravvivere alla crisi climatica‽

     
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    Le lezioni del passato della Terra possono aiutarci a sopravvivere alla crisi climatica Le minacce di ieri e quelle di oggi hanno in comune il cambiamento climatico e i continui appelli della comunità scientifica internazionale sono puntualmente disattesi.


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    Siamo la prima generazione a sentire il dolore del cambiamento climatico e gli ultimi a poter fare qualcosa al riguardo, sostiene Michael Mann nel suo recente libro “Our fragile moment”. La minaccia esistenziale posta dal riscaldamento globale è diventata una sorta di cliché. Mentre il cambiamento climatico passa dall’essere un pericolo imminente a una realtà mortale per vaste aree del pianeta, si discute sull’ampia frattura tra ciò che gli scienziati dicono sia necessario fare per moderare un disastro imminente e la realtà permanente della politica internazionale di ciò che è possibile fare.

    MICHAEL MANN E IL PIANETA RICCIOLI D'ORO

    Il nome del pianeta "riccioli d'oro" deriva dalla fiaba per bambini “Riccioli d'oro e i tre orsi”, dove la bambina protagonista, chiamata appunto “Goldilocks” (Riccioli d'oro"), sceglie tra (grande o piccolo, caldo o freddo, ecc...)sempre la via di mezzo, ignorando gli estremi. Allo stesso modo, un pianeta Goldilocks non è né troppo vicino né troppo lontano da una stella, in modo da non escludere la presenza di acqua liquida sulla sua superficie, elemento fondamentale per la presenza di vita così come gli esseri umani la concepiscono.

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    Così Mann: “Goldilocks ha acqua, un’atmosfera ricca di ossigeno e uno strato di ozono che protegge la vita dai dannosi raggi ultravioletti. Non fa né troppo freddo né troppo caldo, apparentemente giusto per la vita. Nonostante la nostra continua ricerca – che, con il recente avvento del telescopio James Webb, si estende ora per quasi quattordici miliardi di anni luce –non abbiamo trovato finora nessun altro pianeta nell’universo con condizioni così favorevoli. È quasi come se questo pianeta, la Terra, fosse fatto su misura per noi. Eppure sembra non esserlo…”.

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    MANN VS GLI SCETTICI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

    Se gli scettici del cambiamento climatico hanno una bestia nera, Michael Mann fornisce dettagli su come coinvolgere il pubblico nella crisi più scottante del nostro tempo. Bersaglio di incessante ostilità, Mann ha trascorso 20 anni a lanciare l'allarme sul cambiamento climatico difendendosi dalle campagne diffamatorie degli scettici, rendendolo uno dei climatologi più famosi e notoriamente tra i più attaccati in America. Autore di oltre 200 articoli sulla scienza del clima, il lavoro più influente di Mann è probabilmente il grafico “bastone da hockey” del 1998 che dimostra che l’attività umana ha aumentato la temperatura della Terra dopo quasi mille anni di stabilità. Lo studio di Mann, protagonista del film premio Oscar 2006 di Al Gore, “An Inconvenient Truth” (Una scomoda verità), ha scosso la comunità scientifica e plasmato il primo rapporto sul clima delle Nazioni Unite che ha portato ad affermare che il comportamento umano influisce sulla temperatura terrestre.

    Nel libro, An Inconvenient Truth Mann ripercorre gli episodi del cambiamento climatico globale degli ultimi 4,5 miliardi di anni, da epoche di caldo mortale a terre desolate di ghiaccio diffuso. In ogni caso, dà lezioni su ciò che accade alla Terra nei periodi del cambiamento del clima. A volte, i risultati sono drammatici come estinzioni di massa o sconvolgimenti geologici, altre volte, come nel caso degli Accadi, si tratta di un collasso sociale.

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    LA MALEDIZIONE DI AKKAD

    Oltre quattro millenni fa, negli ultimi giorni dell'impero accadico in Mesopotamia, una siccità colpì la regione, affliggendo terre lontane come la Grecia e quello che oggi è il Pakistan. Probabilmente spinto dall’eruzione di un lontano vulcano, il clima secco devastò l’agricoltura locale. Un saggio egiziano, “La maledizione del sovrano Akkad”, primo re dell'Impero accadico circa dal 2335 al 2279 a.C., osservava che per la prima volta da quando furono costruite e fondate le città, quando i terreni agricoli, un tempo prosperi, crollarono nella parte settentrionale dell’impero le grandi distese agricole non producevano grano, ii frutteti non producevano né sciroppo né vino, colui che dormì sul tetto, moriva sul tetto, chi dormì in casa, non ebbe sepoltura e la gente si dibatteva per la fame, non restò altro da fare per i superstiti fuggire verso sud.

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    Il sistema climatico della Terra comprende forze di regolazione che tendono a tamponare i piccoli cambiamenti climatici; le calotte polari e le nuvole basse riflettono la luce solare e contribuiscono, ad esempio, a raffreddare il pianeta. Ma spinte troppo oltre, le forze di regolazione possono essere sopraffatte, causando una spirale fuori controllo sul clima. La più grande catastrofe nella storia della vita sulla Terra è il risultato di una delle eruzioni vulcaniche più titaniche mai registrate. Alla fine del periodo Permiano, circa 252 milioni di anni fa, scomparvero più del 90% di tutte le specie marine e circa il 75% di tutte le specie terrestri.

    IL CASO 55 MILIONI DI ANNI FA

    Mentre una serie costante di eruzioni vulcaniche emetteva anidride carbonica nell’aria, la Terra si riscaldava. Il caldo potrebbe aver contribuito a creare nuvole più sottili e meno riflettenti. Ciò a sua volta avrebbe reso il pianeta ancora più caldo. Alla fine, le nuvole basse scomparvero e la temperatura media globale salì a 32° C., creando ciò che viene definita una "Terra serra". Oggi, con le emissioni incontrollate di gas serra, potremmo trovarci di fronte ad una spirale simile, anche se meno soffocante, con la scomparsa delle nostre calotte glaciali riflettenti, che contribuiscono al raffreddamento della Terra.

    Mann, nel suo nuovo libro "Our Fragile Moment" (Il nostro momento fragile), sostiene ciò che rende invece diverso l’attuale cambiamento climatico, ovvero la sua fonte che identifica il genere umano e la nostra capacità di fermarlo. Lo scioglimento delle calotte glaciali potrebbe aumentare il livello del mare e costringere circa il 40% della popolazione mondiale a lasciare le loro terre. Pertanto, l’aumento del calore potrebbe rendere inabitabili intere aree del pianeta. "Ma se agiamo, possiamo preservare un mondo che assomiglia molto al nostro. Il limite non è geologico e nemmeno tecnologico bensì è politico", sostiene Mann

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    COMPRENDERE IL PROFONDO PASSATO DELLA TERRA

    Nel suo libro, dopo aver viaggiato nel passato, Mann ci porta al presente e guarda al futuro. Anche se i climi del passato possono offrire lezioni, queste vanno solo fino a un certo punto. È improbabile che riusciremo a creare un’altra "Terra-serra" - un periodo durante il quale non esistono ghiacciai continentali in nessuna parte del pianeta - ma il clima si sta riscaldando più velocemente di quanto non abbia fatto negli ultimi millenni, grazie alle sconsiderate azioni umane. Se l’attuale politica climatica regge, le migliori previsioni scientifiche mostrano che le cose saranno dolorose, ma la civiltà non finirà e gli scienziati del clima non sono oracoli. Non possono esserne sicuri. Questa incertezza, invece di essere motivo di compiacenza, dovrebbe spronarci all’azione. Gli impatti del cambiamento climatico, senza dubbio, costituiscono una minaccia esistenziale se non agiamo, ma possiamo ancora farlo. "Il nostro fragile momento può ancora essere preservato”, osserva Mann.

    Le condizioni che hanno permesso agli esseri umani di vivere su questa Terra sono fragili, incredibilmente fragili. La variabilità climatica a volte ha creato nuove nicchie che gli esseri umani o i loro antenati potrebbero potenzialmente sfruttare, e sfide che a volte hanno stimolato l’innovazione. Ma esiste un intervallo relativamente ristretto di variabilità climatica all’interno del quale la civiltà umana rimane vitale. E la nostra sopravvivenza dipende dal fatto che le condizioni rimangano entro tale intervallo, sostiene Mann, che già nel suo precedente lavoro, “The New Climate War”, ci ha mostrato le condizioni sulla Terra che hanno permesso agli esseri umani non solo di esistere ma di prosperare, e come sono in pericolo se deviamo dalla rotta. I sistemi climatici e le civiltà sono stabili solo fino a un certo punto. In “Our Fragile Moment”, Mann ci ricorda che oggi stiamo spingendo i limiti di entrambi.

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    QUALI PIANETI DEL SISTEMA SOLARE SI TROVANO NELLA ZONA ABITABILE?

    Venere, Terra, Marte e Mercurio orbitano tutti all'interno della zona abitabile del Sole. Secondo Bruce Betts - responsabile del programma “LightSail 2 for The Planetary Society”, il più grande gruppo di interesse spaziale del mondo, che dopo tre anni nello spazio si è disintegrato nell'impatto con l'atmosfera giovedì 17 novembre 2022 - Venere, il secondo pianeta più vicino al sole dopo Mercurio, è il più piccolo del sistema solare e orbita attorno al sole più velocemente di tutti gli altri pianeti. Tuttavia, l’atmosfera di Venere rende il pianeta ancora più caldo di Mercurio, che è molto più vicino al sole. Quell'atmosfera elimina la possibilità di vita, come la riconosceremmo, sulla superficie del pianeta.

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    La Terra si trova esattamente al centro della zona abitabile del sole. Betts ed alcuni ricercatori sostengono che non si tratta di una coincidenza; “dopo tutto abbiamo creato l'idea delle ‘zone abitabili’ per cercare pianeti come il nostro. Per essere onesti, abbiamo un solo quadro di riferimento. Ma di conseguenza, potremmo trascurare condizioni di vita ancora migliori rispetto a quelle sulla Terra perché la nostra visione è troppo ristretta”, sostiene Betts.

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    Marte si trova all'estremità fredda della zona abitabile del Sole. Ma ci sono prove che un tempo su Marte scorreva un oceano e il rover “Perseverance”, soprannominato Percy - un veicolo robotizzato della NASA che è alla ricerca di segni di vita - è ancora impegnato a campionare la vita microbica che potrebbe essere nascosta sotto la superficie del pianeta. La NASA sostiene altresì che Venere è abbastanza lontano dal Sole perché abbia la possibilità di ospitare acqua.

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    DALLA MEZZALUNA FERTILE ALLA TERRA SURRISCALDATA SEMPRE PREDA DEGLI ESSERI UMANI


    Le lezioni del passato della Terra possono aiutarci a sopravvivere alla crisi climatica Le minacce di ieri e quelle di oggi hanno in comune il cambiamento climatico e i continui appelli della comunità scientifica internazionale sembrano puntualmente disattesi. Andiamo per ordine: Il prosciugamento dei tropici durante il Pleistocene creò una nicchia per i primi ominidi che potevano cacciare le prede, mentre nei tropici africani le foreste lasciavano il posto alle savane. L'ultima fase dell'epoca del Pleistocene fu caratterizzata dall’improvviso episodio di raffreddamento noto come “Younger Dryas” (Dryas Giovane -Estinzione dell'evento Dryas), compreso tra circa 12.900 e 11.600 anni fa durò pertanto appena 1.300 anni circa. Caratterizzato da un cambiamento del clima, stimolò lo sviluppo dell’agricoltura nella cosiddetta “Fertile Crescent” (mezzaluna fertile) per i suoi ricchi terreni fertili. Il raffreddamento della “piccola era glaciale”, dei secoli XVI-XIX, portò però a carestie e pestilenze in gran parte dell’Europa. L’Europa occidentale dovette certamente adattarsi alle nuove condizioni più fredde e ciò causò l’estinzione della megafauna. In geologia, Younger Dryas rappresenta la prima e la terza fase climatica del periodo tardo-glaciale nell'Europa settentrionale, in cui prevalevano condizioni fredde e abbondavano piante sempreverdi del genere Dryas.

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    Per la stragrande maggioranza dei suoi 4,54 miliardi di anni, la Terra ha dimostrato di poter far fronte perfettamente all’assenza degli esseri umani. Poi arrivarono gli Ardipithecus, i primi “proto-umani” emersi poco più di 2 milioni di anni fa, che condividono tratti con scimpanzé e gorilla e vivono nelle foreste un momento fugace nell’era geologica.

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