Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica

  1. La storia degli antichi navigatori polinesiani acuti osservatori del mondo naturale.
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    By Filippo Foti il 14 Mar. 2024
     
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    Dal libro “The Wayfinders: Why Ancient Wisdom Matters in the Modern World”, (Perché la saggezza antica è importante nel mondo) dell'antropologo ed esploratore Wade Davis, ai primi navigatori del pianeta polinesiani, le nostre ricerche sono state sorprendenti.


    Vaka


    Pensiamo per un momento a un navigatore su un enorme veliero e immaginiamo qualcuno chino su carte e mappe, che studia un sestante e fa calcoli a mano. Oppure immaginiamo qualche altro che con un sistema di radionavigazione disponibile per le navi viene a conoscenza in che direzione deve andare? Leggendo il libro “The Wayfinders: Why Ancient Wisdom Matters in the Modern World”, (Perché la saggezza antica è importante nel mondo) dell'antropologo ed esploratore Wade Davis - una rara combinazione di scienziato, studioso, scrittore, poeta e appassionato difensore della diversità di tutta la vita del nostro pianeta – abbiamo avuto una guida in un viaggio emozionante per celebrare la saggezza degli indigeni del mondo.

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    In questo libro, ne ha scritti tanti, Wade Davis, ci porta in Amazzonia dove incontriamo i discendenti di un’autentica civiltà perduta, i popoli dell'Anaconda; nelle Ande, Davis ci porta per mano per scoprire che la Terra è davvero viva, mentre in Australia sperimentiamo “Dreamtime” (Mondo del Sogno), la filosofia che abbraccia i primi esseri umani che lasciarono l'Africa; poi viaggiamo in Nepal, dove incontriamo un eroe della saggezza, un Bodhisattva, che emerge da quarantacinque anni di ritiro e solitudine buddista. E infine ci stabiliamo nel Borneo, dove gli ultimi nomadi della foresta pluviale lottano per sopravvivere. Comunque, siamo rimasti stupefatti dalla storia di come gli antichi polinesiani attraversavano il Pacifico su piccole imbarcazioni, tipo canoe.

    Tibet


    La narrazione che abbiamo letto, di come i navigatori con grande intuizione attraversano le isole dall'oceano, sa dell’incredibile. Si tratta dell'antica pratica polinesiana di navigare negli oceani aperti utilizzando una profonda conoscenza e un'intensa osservazione della natura.

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    Mappa della migrazione polinesiana.


    DA DOVE PROVENGONO I POLINESIANI?

    La risposta a questa domanda è uno dei più grandi dibattiti in corso tra gli storici. Questa regione del mondo fu popolata per la prima volta circa 3.000 anni fa da marinai provenienti dal sud-est asiatico e dalla vicina Oceania. Duemila anni dopo, l’emergere delle prime società polinesiane, che si dissociarono dai cugini dell’Oceania, nella regione delle attuali Samoa, Tonga e Wallis e Futuna, diede origine ad una nuova esplosione di ondate migratorie verso la parte orientale del Pacifico. È da lì che gli antichi polinesiani avrebbero iniziato la conquista del Pacifico stabilendosi prima nelle isole Marchesi, proseguendo poi verso la Polinesia francese, le Hawaii, l'Isola di Pasqua, le Isole Cook (*) e la Nuova Zelanda. La storia degli antichi navigatori polinesiani, a parere di molti storici, sarebbe iniziata intorno al 1500 a.C. quando navigando verso est, conquistarono l’immensa area geografica conosciuta come triangolo polinesiano.

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    Triangolo polinesiano


    I polinesiani - il nome deriva dal greco e significa "molte isole" (in Greco moderno: πολλά Νησιά) - sono stati i primi grandi navigatori, capaci di costruire immense canoe a doppio scafo chiamate “vaka”, che trasportavano centinaia di persone, piante e animali senza la logica di “conquistatori” di altre isole, popoli, lingue, culture e senza l’utilizzo di nessuno dei dispositivi moderni come bussola, sestante o radio.
    Il capitano James Cook (*), (1728–1779), non aveva dubbi sul fatto che la navigazione nativa polinesiana avesse dimostrato un alto grado di abilità. Nel diario del suo primo viaggio nell'Oceano Pacifico meridionale, nel 1768-1771, scrisse:

    [...] queste persone navigano in questi mari da un'isola all'altra per diverse centinaia di leghe (migliaia di km n.d.r.), fungendo il sole da bussola durante il giorno e la luna e le stelle di notte. Quando ciò sarà dimostrato, non saremo più in grado di sapere come furono popolate le isole situate in questi mari”.

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    Quando gli inglesi incontrarono i polinesiani sulle remote isole sparse, pensarono che fossero arrivati lì per caso. “I pescatori hanno perso la rotta”, pensarono! Era semplicemente troppo irritante per i maestri marinai inglesi constatare che una razza apparentemente selvaggia avrebbe potuto compiere viaggi così incredibili collegando cultura e commercio su migliaia di isole. Sta di fatto che il navigatore polinesiano aveva una percezione unica dell'oceano. C'erano storie di figli di navigatori che venivano messi in pozze rocciose vicino alla spiaggia quando avevano solo pochi mesi per imparare la sensazione della forza della marea dell’oceano. Altri navigatori si legavano l'attrezzatura della vela al basso ventre (navigazione testicolare) per poter percepire meglio i ritmi di quelle porzioni di mare nel vasto oceano.

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    Infatti, mentre i navigatori leggevano le nuvole, i venti, il sole, gli uccelli, i pesci e le stelle per trovare la strada attraverso il Pacifico, potevano anche percepire distinti impulsi oceanici che risuonavano attraverso i marosi e le onde. I polinesiani conoscevano il linguaggio delle stelle. Avevano un sistema di navigazione altamente sviluppato che prevedeva non solo l'osservazione delle stelle mentre sorgevano e attraversavano il cielo notturno, ma anche la memorizzazione di intere mappe del cielo.

    La navigazione stellare era la tecnica più accurata perché i punti sull'orizzonte dove sorgono le stelle rimangono gli stessi durante tutto l'anno, anche se spuntano prima ogni notte. Una serie da dieci a dodici stelle - un percorso di stelle - era sufficiente per guidare il navigatore. La conoscenza della navigazione era un segreto gelosamente custodito all'interno di una famiglia di marinai e l'istruzione iniziava in giovane età insegnando ai giovani le abilità apprese nel corso delle generazioni, spesso sotto forma di canzoni.

    Quando si perdevano, i navigatori riconoscevano i distinti modelli delle onde generati da gruppi di isole distanti. Un'impresa del genere sembrerebbe soprannaturale se non fosse per il fatto che lo hanno fatto ripetutamente nel corso di migliaia di anni, rischiando la vita per attraversare l'oceano. Di giorno potevano individuarne la direzione osservando l'oscillazione delle canoe provocata dalle onde. Ma l'alba e il tramonto erano ancora più utili.

    nomadi


    Di notte, usavano la “bussola stellare” che non era un oggetto fisico ma piuttosto una mappa mentale. Quando, ad esempio, vedevano la stella polare sorgere dall'oceano, sapevano che quello era il polo nord celeste.

    LINGUAGGIO DELLA BUSSOLA STELLARE

    Le stelle sorgono a est, viaggiano sopra la testa e tramontano nei punti corrispondenti a ovest. Sono stati in molti, tipo studiosi, artisti e storici internazionali, ma soprattutto nativi hawaiani, a cimentarsi con grafici a sviluppare bussole stellari; per queste nostre ricerche abbiamo scelto di commentare quella ideata dal navigatore Nainoa Thompson che studiò il cielo notturno finché non ha conosciuto il sorgere e il tramontare di diverse stelle, sviluppando appunto una bussola stellare. Ciò lo ha aiutato ad usare le stelle come un modo per impostare la rotta della canoa e mantenerla fino a raggiungere la terraferma.

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    Probabilmente la parte più importante dell'orientamento è sapere come usare le stelle. La bussola stellare ha aiutato Nainoa a tenere traccia della posizione delle stelle mentre si muovono nel cielo, dividendo il cerchio del cielo in 32 “case”, o parti, uguali, ciascuna con un nome hawaiano.

    Ma il cielo contiene anche aiuti alla navigazione più vicini alla terra: le nuvole. Oltre ad essere utili indizi sul tempo, nelle giuste condizioni possono indicare la terraferma. Ad esempio, le lagune degli atolli del Pacifico si possono vedere riflesse sul fondo delle nuvole, se si sa cosa cercare, e le alte masse nuvolose possono indicare isole montuose. Una volta che si avvicinavano alla meta, altri indizi come la formazione di uccelli in volo, vegetazione o detriti galleggianti e i tipi di pesci presenti nell'area li aiutavano a determinare la vicinanza della Terra.

    Come facciamo a sapere tutto questo? In parte attraverso incisioni rupestri, osservazioni scritte da esploratori europei e tradizioni orali polinesiane.

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    Nel 2017, una canoa chiamata Hokulea ha compiuto un viaggio intorno al mondo utilizzando solo queste tecniche. Hokulea ha percorso 42.000 miglia nautiche in 3 anni e ha visitato 150 porti in oltre 18 nazioni per addestrare una nuova generazione di navigatori tradizionali. E se sembra straordinario, è da ricordare che gli antichi polinesiani, attraverso un attento studio e la comunione con la natura, riuscirono a creare questi sentieri in un oceano vasto e impenetrabile, vivo e vibrante.

    Hokulea


    Quando leggiamo di questi navigatori del Pacifico o di popoli tribali che riuscivano a identificare l'urina di un animale nella foresta da 30 metri, ci restano alcune domande su di cosa sia capace l'uomo: se è possibile una sensibilità così incredibile e delle affermazioni di altri popoli antichi secondo cui "parlavano" con le piante per apprenderne le proprietà medicinali. Potrebbero semplicemente aver evoluto il loro gusto a un livello così sofisticato da poterne apprezzare gli effetti e il valore?

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    In un mondo in cui dipendiamo sempre più dai dispositivi digitali, è incoraggiante leggere di questi navigatori che hanno attraversato gli oceani con nient'altro che la loro conoscenza e intuizione. E, in effetti, sembra che lo facciano ancora.

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