PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. “Hellenic Centre for Marine Research” controllore del Mar Mediterraneo

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 1 Oct. 2014
    +1   -1    0 Comments   134 Views
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    Il Mediterraneo ed il Mar Nero, in quanto mari chiusi, sono più sensibili ai segnali dei cambiamenti climatici rispetto agli oceani.

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    Il Centro ellenico per la ricerca marina (Hellenic Centre for Marine Research - HCMR) è uno degli istituti di oceanografia più importanti del mondo e si connette bene con gli oltre 16.000 km di coste.
    Hellenic Centre for Marine Research (HCMR) si propone di effettuare la diffusione di ricerche e sviluppo sperimentale, scientifica e tecnologica soprattutto nei campi di studio e tutela dell'idrosfera, dei suoi organismi, la sua interfaccia con l'atmosfera, le coste e i fondali, le condizioni fisiche, chimiche, biologiche e geologiche che prevalgono e regolano i sistemi di cui sopra.

    L'Istituto di oceanografia è l'unico in Grecia che conduce multidisciplinare, fisiche, chimiche, biologiche e geologiche, marine e costiera ricerca. Questa ricerca è compiuta attraverso misure di campo, esperimenti di laboratorio e analisi e campo e attraverso lo studio delle caratteristiche e dei processi in ambiente marino, nella parte inferiore dell'oceano, la terra solida sotto il fondale marino, l'atmosfera e la terra.

    Prima di discutere del Mediterraneo è doveroso ricordare l’illustre figura del dr Kostas Nittis, scomparso il 29 luglio 2014 dopo un lungo periodo di malattia, già direttore di ricerca presso il (HCMR) prima di assumere successivamente nel gennaio dell’anno scorso la carica di Segretario Generale di EuroGOOS.

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    Hellenic Centre for Marine Research - HCMR

    Il Mediterraneo e il Mar Nero, in quanto mari chiusi, rispetto agli oceani sono più sensibili ai segnali che ci arrivano continuamente dei cambiamenti climatici in atto. Due porzioni del pianeta blu che sono minacciati, come e più degli altri da rifiuti, pesca eccessiva, traffico marittimo e sviluppo incontrollato delle coste, che dev'essere sorvegliato costantemente, per evitare che il degrado lo comprometta più di quanto non sia già successo: è il Mediterraneo, oggetto di costante osservazione da parte degli scienziati del Centro ellenico per le ricerche marine (Hcmr), che da Anavyssos, sulla costa ateniese, coordinano le ricerche di altri due centri (Eraklion a Creta e Rodi, nel Dodecaneso) e sono in costante contatto con i colleghi di tutta Europa e della sponda sud del Mediterraneo. Così leggiamo in un articolo pubblicato in due edizioni ad inizio di questa settimana da “ANSAmed” che proponiamo alla vostra attenzione arricchito da qualche immagine significativa.

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    Last Post by Filippo Foti il 1 Oct. 2014
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  2. Living Planet Report 2014: oltre la metà delle specie sono scomparse in soli 40 anni

    By Filippo Foti il 4 Oct. 2014
    +1   -1    0 Comments   91 Views
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    Gli oceani sono sovrasfruttati, le foreste eliminate, il clima si ribalta e si osserva la più grande estinzione di specie dalla scomparsa dei dinosauri. I risultati del Living Planet Report 2014 sono chiari: Così facendo, l'umanità sta guidando il proprio pianeta ad un pericoloso collasso.



    Acqua, energia e cibo. Le nostre società ed economie dipendono dallo stato di salute della biodiversità e degli ecosistemi. Poco più della metà delle popolazioni della fauna selvatica del mondo sono scomparsi nel giro di soli quattro decenni: questa è la constatazione di Living Planet Report 2014, una pubblicazione biennale del WWF. Questo continuo declino della fauna selvatica sempre più insostenibile nella culla della vita sottolinea più che mai la necessità di soluzioni sostenibili per far cessare una emorragia veramente globale.

    Il Living Planet Report 2014 del WWF è arrivato quest’anno alla sua decima. Il titolo del documento elaborato dal WWF, (Uomini, specie, aree e degli ecosistemi), segue l'evoluzione di oltre 10.000 popolazioni di specie di vertebrati (raggruppati in un database gestito dalla Zoological Society di Londra) tra il 1970 e il 2010, per stabilire la situazione del pianeta vivente.

    Il calcolo dell'impronta ecologica dell'umanità è a sua volta effettuato dal Global Footprint Network (GFN), un'organizzazione internazionale orientata nel promuovere la sostenibilità attraverso l'Impronta Ecologica, (l’indicatore che esprime la domanda di risorse naturali dall'umanità), uno strumento di contabilità ambientale che misura quante risorse naturali abbiamo, quante ne usiamo e chi usa cosa.

    Mettendo i limiti ecologici al centro dei processi decisionali, (GFN) lavora per mettere fine all’eccessivo sfruttamento delle risorse (Overshoot) e creare una società dove tutte le persone possono vivere bene entro i limiti del pianeta.


    Global Footprint Network è stato creato nel 2003 il con l’intento di rendere possibile un futuro sostenibile, in cui tutti abbiano la possibilità di vivere in maniera soddisfacente con le risorse messe a disposizione dall’unico pianeta di cui disponiamo.

    Il Living Planet Report 2014 mostra non solo che la perdita di biodiversità continua ad un ritmo insostenibile, ma anche che l'impronta ecologica aumenta. I risultati allarmanti di questi due indicatori minacciano i sistemi naturali ed il benessere umano e anche Living Planet Report 2014 invita tutti noi a prendere un'azione responsabile ed urgente per invertire queste tendenze.

    "I risultati del Living Planet Report mostrano più che mai che...

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    Last Post by Filippo Foti il 4 Oct. 2014
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  3. Quintero Bay in Cile: 22.000 metri cubi di monnezza in mare

    By Filippo Foti il 5 Oct. 2014
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    22.000 metri cubi di monnezza in mare a Quintero Bay in Cile. Uno dei tanti incidenti giornalieri che accadono nel pianeta blu e di cui non si sa mai nulla, se non andando a scovarli, sperando di non trovarne. Distrutta la fauna locale la pesca. Tuttapposto!



    Sversamento di 22.000 metri cubi di greggio a circa 154 km (95 miglia) da Santiago del Cile durante normali operazioni di carico. La marea nera arriva in una zona che è stata pesantemente inquinata negli ultimi 40 anni. Ma è questa la verità dell’ennesimo insulto al mare?

    Secondo una dichiarazione del responsabile della nave petroliera LR Mimosa, stazza lorda 42.010 tonnellate, costruita nel 2006, denominata FR8 PRIDE fino al 2012 dicembre, della Grecia Empire Navigation, nel corso delle operazioni di scarico di greggio a Quintero Bay in Cile, verso le ore 00,04 del 24 settembre, in seguito alla rottura di due tubi di carico si è riversato sul ponte della nave una quantità imprecisata di greggio.

    In quella occasione Empire Navigation ha sostenuto che tutto il greggio versato sul ponte della LR Mimosa era stato recuperato contenuto prima che si sversasse in mare. Tuttavia, Empire ha riconosciuto che “solo” 2.000 metri cubi di greggio si sono riversati in mare.


    In un aggiornamento successivo dell’incidente, il 25 settembre, l’agenzia marittima Inchcape Shipping Services ha stimato la fuoriuscita in circa tre mila metri cubi. L’ENAP (National Petroleum Company) la società di proprietà dello Stato in Cile, nella circostanza dell’incidente ha dichiarato che il proprietario del Monobuoy Terminal cui si è verificato l'incidente, un team di personale esperto in coordinamento con l'Autorità Marittima Nazionale del Cile, si è prontamente adoperato per mitigare l'impatto ambientale impiegando manicotti assorbenti e l'installazione di barriere con oltre 800 metri di estensione. Il 25 settembre le operazioni portuali non sono state fermate, anche se i terminali del Monobuoy Terminal GPL non hanno lavorato.

    Un addetto alle operazioni di pulizia senza l'uso di opportune protezioni.


    La dichiarazione di venerdì scorso da parte dell’ENAP, la compagnia petrolifera statale cilena, non sorprende più di tanto quando corregge la stima precedente, dicendo che è stata più di sette volte maggiore di quanto inizialmente creduto.

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    Last Post by Filippo Foti il 5 Oct. 2014
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  4. Profumo di Mare e la domenica sera

    AvatarBy Fatina-Gioia il 5 Oct. 2014
    +1   +1   -1    0 Comments   16 Views
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    Buona sera



    Attached Image
    www.profumodimare.forumfree.it - tramonto

    Last Post by Fatina-Gioia il 5 Oct. 2014
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  5. Cina: CO2 ad libitum

    By Filippo Foti il 6 Oct. 2014
    +1   -1    0 Comments   37 Views
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    L’umanità non può più permettersi il lusso di incrociare le dita
    ed aspettare che il pianeta blu si salvi da solo.



    A dire il vero, ci prova, ma da solo non ce la fa. Ha bisogno del nostro aiuto. C’è bisogno di un'azione globale da parte di tutte le istituzioni internazionali. S’impone un cambiamento radicale di come viviamo, quanto carburante si brucia ed il modo in cui strutturiamo la nostra economia.
    A proposito di riscaldamento globale: le mappe interattive rivelano i paesi che hanno emesso più CO2 negli ultimi 160 anni.


    Il World Resources Institute (WRI), un'organizzazione di ricerca globale che lavora a stretto contatto con i leader per trasformare le grandi idee in azione per sostenere un ambiente sano fondamento di opportunità economica e benessere umano, ha illustrato quello che potrà essere l'emissione di biossido di carbonio in tutto il mondo, dal 1850 al 2011. L'Occidente ha dominato le emissioni per un secolo dopo la rivoluzione industriale.

    Ma ora l’Asia,in particolare la Cina, ha raggiunto e superato altre nazioni sviluppate come il più grande emettitore. Nella prima mappa vengono visualizzate le emissioni di anidride carbonica per ogni nazione. Una seconda mappa interattiva mostra le emissioni globali pro capite.


    L'Unione europea e gli Stati Uniti hanno pubblicato il loro ultimo atlante che tiene traccia delle emissioni annue di CO2 di 196 paesi, in occasione della più grande mobilitazione globale per il clima della storia che si è svolta domenica 21 settembre a New York ed in 3000 città del mondo.

    Il Carbon Global Project (GCP), istituito nel 2001, ha come obiettivo scientifico lo sviluppo di un quadro completo del ciclo globale del carbonio ed avverte che il riscaldamento globale causato dall'uomo sta accelerando e che la Cina è il principale emettitore di CO2. Tuttavia, GCP attribuisce anche all’Europa ed agli Stati Uniti gravi colpe per alti livelli di emissioni di CO2.


    GCP lamenta che un record di 36 miliardi di tonnellate di carbonio provenienti da tutte le fonti umane sono state emesse nel 2013 a causa della ripresa economica globale, sottolineando che la Cina non è da sola il più grande emettitore mondiale di CO2, con una quota del 29%, ma che ora i 28 p...

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    Last Post by Filippo Foti il 6 Oct. 2014
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  6. Oceano Glaciale Antartico: l'importanza del calore che accumula

    By Filippo Foti il 7 Oct. 2014
    +1   -1    0 Comments   84 Views
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    L'accumulo di calore degli oceani è importante perché rappresenta oltre il 90 per cento del calore in eccesso della Terra associato al riscaldamento globale.




    Situato nell'emisfero australe, l’Oceano Antartico (detto anche Oceano Australe, Oceano Meridionale o Oceano Glaciale Antartico), è rappresentato dall'insieme dei mari che circondano il continente antartico, il più piccolo e meridionale tra i cinque oceani della Terra.

    Utilizzando le osservazioni satellitari ed una successione di varî elementi analoghi che costituiscono un insieme omogeneo di modelli climatici, gli studiosi del Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), un laboratorio di ricerca del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti d'America, gestito dall'Università della California e ubicato a Livermore, hanno scoperto che il riscaldamento a lungo termine degli oceani dell'emisfero meridionale, in particolare quello superficiale, nei primi 700 metri, è stato indiscutibilmente sottovalutato.

    "La sottovalutazione è il risultato di un cattivo campionamento precedente all'ultimo decennio e dei limiti nei metodi delle analisi che stimano le variazioni della temperatura a livello regionale", ha dichiarato l'oceanografo Paul Durack del “Lawrence Livermore National Laboratory” (LLNL) California, l'autore dell'articolo apparso nel numero del 5 ottobre della rivista Nature Climate Change.

    L'accumulo di calore degli oceani è importante perché rappresenta oltre il 90 per cento del calore in eccesso della Terra associato al riscaldamento globale. Il processo di riscaldamento a carico dell'atmosfera e degli oceani è il risultato della continua emissione di gas serra. Ed è bene ricordarsi che gli oceani dell'emisfero australe costituiscono il 60 per cento della superficie oceanica mondiale.


    Il team di ricerca ha scoperto che le simulazioni dei modelli climatici sul relativo aumento in altezza della superficie marina - un indicatore anticipatore del cambiamento climatico - sono risultate coerenti con le osservazioni altimetriche ad alta precisione. Tuttavia, distinguendo il riscaldamento tra nord e sud, si è visto che il processo non è coerente con le stime dei cambiamenti nel contenuto di calore accumulato. L'innalzamento del livello del mare e l'accumulo di calore dovrebbero procedere di pari passo, ma per quel che concerne gli oceani dell'emisfero australe i cambiamenti nel contenuto di calore sono stati probabilmente sottovalutati.

    Dal 2004, l'utilizzo di 3600 boe Argo, un insieme di boe/sonde robotiche che vanno alla deriva ...

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    Last Post by Filippo Foti il 7 Oct. 2014
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  7. Il "Mare Blu" di Lidia Schillaci

    By Filippo Foti il 7 Oct. 2014
    +1   -1    0 Comments   27 Views
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    Lidia Schillaci ed il suo "Mare blu", una canzone che rievoca il profumo, il sapore ed i colori della sua terra.




    Lidia Schillaci, nasce a Palermo il 28 Marzo 1984. Studia per cinque anni pianoforte al conservatorio Antonio Scontrino di Trapani, intraprende gli studi di canto già dal 1996 prima in conservatorio e dopo un anno presso la Scuola Jazz al Brass Group di Palermo, seguita da una delle più importanti insegnanti di Canto jazz in Europa Maria Pia De Vito, continua i suoi studi di interpretazione con Mary Setrakian facendo sue anche le tecniche di actor studio abbinate al canto.

    Lidia, in questi dodici anni, ha calcato il palco accompagnando nei cori artisti come Eros Ramazzotti, Elisa e Max Pezzali. "Ora guardo al futuro e inizia una avventura nuova", dice a Tgcom24. "Mare Blu" fa da apripista al nuovo cd, prodotto da Mariella Nava.

    Lidia Schillaci, cantante siciliana nata e cresciuta a Palermo, presenta il suo nuovo singolo "Mare Blu". Un brano dal sapore e dai colori della sua terra. Come spiega la stessa artista: "Provengo da una terra che è la Sicilia che ha un mare profondo che nasconde dentro di sè tante cose, tanta storia. Fin dal primo momento ho sentito mio questo brano. Ho raccontato la storia di Mare Blu, questa voglia di guardare al futuro nonostante il brano parli di un addio, di una storia che finisce, ma come tutte le storie che finiscono ti possono consentire di portarti dietro un bagaglio".


    La cantante, dopo aver partecipato al talent "Operazione Trionfo", vanta collaborazioni con Elisa, Eros Ramazzotti, Max Pezzali, e anche la partecipazione, come attrice, alla fiction "Non smettere di sognare 2". E in "Mare blu" c'è tutto di sè: "Volevo dare l'emozione, un po' descrivermi e far capire chi sono, una piccola parte di me. E poi la mia Sicilia, quel mare e quei pontili bellissimi. È tutta una storia che mi porto dentro".

    Nel futuro di Lidia tanti progetti. Con uno sguardo a ciò che ha costruito finora: "Sto lavorando su tante cose. In realtà il futuro l'ho creato nel passato, perchè ho continuato a ricercare dentro me stessa quella che è la mia natura e la mia essenza. Ora sono pronta a mostrarla".

    E un sogno nel cassetto, quello di arrivare sul palco di Sanremo: "Sarebbe un bell'obiettivo. Io sono pronta, spero che arrivi".
    Last Post by Filippo Foti il 7 Oct. 2014
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  8. Isole Eolie: tra Lipari e Panarea la conferma di un tesoro sommerso

    By Filippo Foti il 7 Oct. 2014
    +1   -1    0 Comments   195 Views
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    Due mini sommergibili del tipo triton sono stati utilizzati per la prima volta per le ricerche sui fondali tra Lipari e Panarea. A 130 metri di profondità sono state scoperte, tra l’altro, anfore del tipo greco-italico, puniche ed un bellissimo “Thymiaterion”.



    Nonostante il grande patrimonio sommerso, duole constatare che l’Italia è tra le poche nazioni europee che non è dotata di attrezzature valide per potere eseguire l’ispezione dei fondali marini e se, negli ultimi anni, si sono potute effettuare delle scoperte più importanti, lo si deve grazie alla tecnologia messa a disposizione da grandi società americane che hanno affiancato il lavoro delle nostre soprintendenze.

    “E’ il caso della recente notizia di un importante ritrovamento di anfore risalenti a circa 2000 anni fa tra Lipari e Panarea”, si legge su messinaora.it, un network di notizie,news, politica, cronaca ecc., "dove lo scorso settembre si è svolta con successo un’attività di ricerca sul relitto di Panarea III, già identificato nel 2010 in seguito ad una campagna di rilevamenti a mezzo side scan sonar”, una categoria di sonar che viene utilizzato per creare in modo efficiente l'immagine di vaste aree del fondo marino ed utile per condurre indagini per l'archeologia marittima. L’attività di ricerca sul relitto di Panarea III si è svolta grazie alla collaborazione della Fondazione Aurora Trust, e con un team formato dagli archeologi Timmy Gambin, Philippe Tisseyre e Stefano Zangara" (questi ultimi due della Soprintendenza del Mare).

    La campagna di esplorazioni archeologiche in alto fondale è stata condotta nelle acque di Pantelleria, Lipari e Panarea, coordinata per la Soprintendenza del Mare da Sebastiano Tusa e Roberto La Rocca con l’ausilio di Salvo Emma, archeologo di lungo corso, nell’ambito del progetto “Project Baseline” della GUE, coordinato dal Presidente Jarrod Jablonski e con il supporto di Francesco Spaggiari e Mario Arena, che ha messo a disposizione due mini sommergibili biposto dotati di braccio meccanico e attrezzature di documentazione videofotografiche.

    E’ stato trovato anche un “thymiaterion” antico incensiere o incenso bruciatore, già utilizzato nel Mediterraneo per finalità spirituali e religiose con la decorazione di onde marine in rilievo, rotto in due parti con la base modanata recante un’iscrizione in greco costituita da tre lettere (ETH) e che dimostrerebbe come a bordo delle navi si sacrificava agli dei per propiziarsi la navigazione.
    Del relitto Panarea III si è esplorato l’intero carico per la prima volta. La maggior parte delle anfore sono del tipo greco-italico, comprese anfore puniche. Sono riemersi, tra l’altro, anche una macina (tipo catillo), alcuni vasi cilindrici del tipo “sombrero de copa” ed...

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    Last Post by Filippo Foti il 7 Oct. 2014
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  9. Salve

    AvatarBy ReginaLothien il 8 Oct. 2014
    +1   +1   -1    1 Comments   46 Views
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    Salve a tutti!
    Bentrovati :)
    Last Post by Filippo Foti il 8 Oct. 2014
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  10. I pesci si allontanano dai tropici.

    By Filippo Foti il 12 Oct. 2014
    +1   -1    1 Comments   78 Views
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    Una ricerca recente accerta che i pesci si muovono, dai tropici verso i poli,
    di 26 chilometri ogni dieci anni.




    Un gran numero di pesci spariranno dai tropici entro il 2050, questo è il risultato di un nuovo studio dell'Università di Britsh Columbia che ha esaminato l'impatto del cambiamento climatico sulle risorse ittiche. Lo studio ha individuato degli hotspot, ovvero delle aree negli oceani in cui si sta determinando l'estinzione locale di pesce, ma ha anche scoperto che i cambiamenti di temperatura guideranno più pesce in Artico e nelle acque antartiche.

    Una pesca con reti a circuizione per il salmone al largo della costa di Raspberry Island (Alaska). Foto di Nancy Heise (CC)


    Usando gli stessi scenari del cambiamento climatico del “Intergovernmental Panel on Climate Change” (IPCC), - che valuta gli aspetti scientifici, tecnici, ambientali, economici e sociali della vulnerabilità (sensibilità e adattabilità) al cambiamento climatico, e delle conseguenze negative e positive per, sistemi ecologici, i settori socio-economici e la salute umana - i ricercatori hanno potuto stabilire uno spostamento su larga scala di pesci ed invertebrati marini.


    Nel peggiore dei casi, in cui gli oceani della Terra si riscalderanno di tre gradi Celsius entro il 2100, i pesci potrebbero allontanarsi dai loro habitat attuali ad una velocità di 26 chilometri a decennio. Nel caso in cui, la migliore delle ipotesi, la Terra si dovesse riscaldare di un grado Celsius, i pesci si muoverebbero di 15 km ogni decennio verso latitudini meno calde. Queste valutazioni sono coerenti con i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni.

    "I tropici saranno i perdenti globali", afferma William Cheung, professore associato presso il Centro UBC pesca e co-autore di questo studio, pubblicato venerdì 10nottobre su CIEM Journal of Marine Science. "Questa zona ha una forte dipendenza dal pesce per il cibo, dieta e nutrizione. Vedremo una perdita di popolazioni ittiche che sono importanti per le attività di pesca e le comunità di queste regioni."

    William Cheung


    Il professor Cheung e i suoi colleghi hanno considerato dei dati relativi allo studio di 802 specie di pesci ed invertebrati commercialmente importanti, verificando le loro reazioni al riscaldamento dell'acqua, al ca...

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    Last Post by Carla Caporossi il 28 Oct. 2014
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