PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. Ecomostri marini offshore chiudono i battenti nel Mare del Nord. To be or not to be: "Rigs-to-reef"?

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 3 July 2018
    +1   +1   -1    2 Comments   604 Views
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    Nel Mare del Nord, una delle più grandi aree al mondo di sfruttamento del petrolio e del gas in mare aperto, si chiude baracca. Pareri discordanti sulla loro conversione. Il dilemma: "rigs-to-reef"?


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    Parossismo di Dab rig da una piattaforma petrolifera. Source:huckingfipster - I made you this, OP.


    Secondo recenti stime della “Wood Mackenzie” un'azienda leader nella ricerca e consulenza per l'energia globale, le società petrolifere che hanno operato nel Mare del Nord dovranno sborsare qualcosa come 56 miliardi di sterline (62 mld di euro) per ripulire tutte le strutture entro il 2050.

    In questo mare epicontinentale dell'Europa nord-occidentale ci sono circa 3.650 pozzi da tappare e abbandonare. Così si è espressa la “UK (Regno Unito) Continental Shelf” (UKCS) che detiene i diritti minerari del Paese e che comprende alcune zone con grandi risorse di petrolio e gas del Nord Atlantico, del Mare d'Irlanda, della Manica e del Mare del Nord.

    E, mentre il petrolio e gas del Mare del Nord svanisce, la rimozione delle piattaforme abbandonate suscita controversie. Sono migliaia di pozzi petroliferi che dovranno essere presto chiusi, e gli esperti ritengono che rimuovere le gigantesche piattaforme può essere pericoloso per l'ambiente in quanto, è stato scoperto, che le strutture sono diventate un habitat ideale per alcune forme di vita marina. Molti degli impianti sono diventati habitat di valore, fungendo da scogli surrogati che sono spesso occupati da specie rare. Pertanto, nel corso dei prossimi anni, migliaia di pozzi saranno tappati e centinaia di gigantesche piattaforme di produzione saranno eliminate.

    north_sea_2


    Sarà una buona cosa? C’è sempre spazio in tutto ciò che occorre fare per aprire controversie, anche per un evento come questo. Infatti, alcuni ecologisti, chiedono che gli impianti vengano lasciati sul posto, almeno in parte, per sostenere la vita marina che è cresciuta intorno a loro. E temono che lo smantellamento possa smuovere i rifiuti tossici di trivellazione sul fondo del mare che nessuno intende rimuovere. Tanto basta e avanza per rallentare le operazioni di smantellamento.

    In base alla “Convention for the Protection of the Marine Environment of the North-East Atlantic” (OSPAR) - un trattato internazionale a cui hanno aderito 15 nazioni europee che mira a proteggere l'ambiente dell'Atlantico nord-orientale - queste piattaforme dovranno essere smontate e rimosse dai loro siti di produzione per lo smaltimento o il reimpiego a terra. Il costo e la complessità della realizzazione di questo lavoro è una delle m...

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    Last Post by Filippo Foti il 4 July 2018
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  2. Sotto le onde, l'ossigeno scompare.

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 8 July 2018
    +1   -1    0 Comments   83 Views
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    Mentre i rifiuti di plastica inquinano gli oceani e gli stock ittici diminuiscono, sotto la superficie si verifica un altro problema: la deossigenazione.


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    Un numeroso gruppo di ricercatori statunitensi, tedeschi, svedesi, francesi, del sud Africa, cinesi ed altri, con a capo Denise Breitburg del Smithsonian Environmental Research Center, Edgewater (USA), ha condotto una nuova ricerca sui livelli di ossigeno nei mari pubblicata su "Science" e messa in risalto da altri organi d’informazione internazionali. Secondo la Breitburg occorre tenere sotto osservazione i livelli di ossigeno nelle aree dell'oceano aperto e delle acque costiere. L'aumento dei carichi di nutrienti e il cambiamento climatico, ciascuno derivante dalle attività umane, stanno cambiando la biogeochimica oceanica e aumentando il consumo di ossigeno. Ciò si traduce in destabilizzazione dei sedimenti e cambiamenti fondamentali nella disponibilità di nutrienti chiave.

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    A breve termine, alcuni effetti compensatori potrebbero portare a miglioramenti nella pesca locale, come nel caso in cui le riserve siano schiacciate tra la superficie e le zone minime di ossigeno. A più lungo termine, queste condizioni sono insostenibili e possono portare al collasso dell'ecosistema, che alla fine causerà danni sociali ed economici. Si rendono necessarie pertanto, secondo la Breitburg, ulteriori ricerche per capire e prevedere le variazioni di ossigeno a lungo termine, a scala globale e regionale e i loro effetti sulla pesca e sugli ecosistemi marini ed estuari.

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    Denise Breitburg


    LE AREE MARINE PRIVE DI OSSIGENO O “ZONE MORTE”

    Si chiamano " zone morte " le chiazze del nostro oceano dove l'ossigeno precipita a livelli così bassi che molti animali che le attraversano soffocano. È giunto il momento di convincere i governi e coloro che sono preposti a prendere decisioni, della forza esplosiva legata a questo argomento!

    L'uomo è stato sempre dipendente dal mare. Il mare regola il clima, offre materie prime e cibo ed è abbastanza discutibile se queste risorse rimarranno disponibili per le generazioni future. Le ragioni principali sono:

    - l’eccessivo afflusso di sostanze nutritive delle acque reflue e il dilavament...

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    Last Post by Filippo Foti il 8 July 2018
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  3. Aysén: il paese della Patagonia cilena dove la Natura non finisce mai di stupire.

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    Cambiamento climatico
    By Filippo Foti il 11 July 2018
    +1   -1    0 Comments   118 Views
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    La natura selvaggia, non popolata e inesplorata nella punta meridionale del Sud America. E nel mondo attuale iperconnesso, il nome Patagonia evoca miti e misteri.


    Parco_Nazionale_Los_Glaciares


    Ci sarebbe tanto da scrivere della Patagonia cilena, per sentire veramente il desiderio di scoprire questo piccolo paradiso ancora non contaminato dall’uomo. Ci limitiamo, comunque, a fare una breve sintesi di quanto offre il web.

    Disabitata, selvaggia e ancora in gran parte sconosciuta, la regione - un vasto triangolo all'estremità meridionale del Sud America - che per ammirarla bisogna “sintonizzarsi” con un piccolo e sottile contorno della Terra, e nell’avvicinarsi prepararsi a restare estasiati dai minuscoli fiori che germogliano nella steppa nuda, illuminati da una luce sempre mutevole.

    Aysén è il cuore della Patagonia, una regione geografica immensa, situata tra l'Argentina e il Cile. Per anni questa regione selvaggia e verdeggiante è stata isolata dal resto del Cile dalle Ande, dall'Oceano Pacifico e ospita oltre 40 ghiacciai e l’immenso Campo di ghiaccio Patagonico Sud (o Hielo Continental), il terzo più grande ghiacciaio dopo Antartide e Groenlandia e la terza riserva d’acqua dolce al mondo. Purtroppo, però questi ghiacciai stanno perdendo la loro massa ad un ritmo di 21 miliardi di tonnellate l'anno. Aysén, con una superficie di 108.494,9 km2 è la terza regione più grande del paese.

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    Ghiacciaio Perito Moreno Parco Nazionale Los Glaciares.


    L'accessibilità di questi luoghi nel tempo è abbastanza migliorata, ma se si arriva a Balmaceda, lungo l'epica Carretera Austral (Southern Highway) o su un traghetto da Puerto Montt, si avrà comunque la sensazione di entrare in un regno nascosto. Si tratta di un tratto di "strada" lungo quasi 800 miglia che attraversa la lunghezza della Patagonia cilena settentrionale. Questa "autostrada" è stata costruita solo negli ultimi decenni per collegare città precedentemente raggiungibili solo in barca.

    general_Carrera

    Lago General Carrera.



    LAGO GENERAL CARRERA

    Il lago General Carrera, condiviso da Cile e Argentina (dove lo chiamano Lago Buenos Aires), è notevole non solo per le sue dimens...

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    Last Post by Filippo Foti il 11 July 2018
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  4. Cambiamenti climatici: un KO anche ai ghiacciai di tutto il Pianeta.

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    Cambiamento climatico
    By Filippo Foti il 18 July 2018
    +1   -1    0 Comments   572 Views
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    Zurigo VS Vienna: pareri diversi tra due città di un Paese e una nazione confinanti che propongono soluzioni sui cambiamenti climatici. Intervenire, sfruttarli o implementare la ricerca con la geoingegneria? Le due città sono divise da appena 746,8 km passando per A1.


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    PROPOSTA DELL’UNIVERSITA’ DI ZURIGO

    E' da diversi anni che la scienza cerca e propone nuove soluzioni per contrastare lo scioglimento dei ghiacciai. Un espediente che appare praticabile - costoso ma capace di ridurre i costi per i successivi interventi necessari per la riparazione dei danni dovuti, ad esempio, all’innalzamento del livello dei mari - è l’impiego dei geotessili (tessuti non tessuti) per coprire i ghiacciai. Fondamentale per proteggere i campi da sci, nel settore delle costruzioni, per rinforzare, stabilizzare, filtrare e drenare il terreno, sono già usati con successo in vari Paesi per bloccare lo scioglimento dei ghiacciai.

    Anche in Svizzera l'Università della città di Zurigo, per impedire lo scioglimento della neve e/o dei ghiacciai, sta impiegando con successo i geotessili in quanto i locali ricercatori sostengono, come ormai è riconosciuto da larga parte degli esperti, le regioni montane e polari appartenenti alle formazioni nevose un tempo perenni, saranno in gran parte scomparse entro la fine del 2050 a meno che non vengano adottate misure di protezione drastiche.

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    Sulla montagna Gemsstock delle Alpi Lepontine in Svizzera, a quasi 3000 metri sul livello del mare, è da diversi anni che vengono utilizzati i geotessili per impedire l'ulteriore scioglimento del ghiacciaio, che è diminuito di circa 20 metri in soli 15 anni.

    Il tessuto non tessuto protegge lo strato di neve dal calore e dalle radiazioni UV, filtrando le altre influenze naturali dell'ambiente e, di conseguenza, previene in gran parte la fusione di neve e ghiaccio. Il tessuto non tessuto è punzonato a due strati, ecologicamente compatibile e privo di sostanze nocive.

    PROPOSTA AUSTRIACA

    Sul nostro pianeta ormai i ghiacciai che restano da salvaguardare sono meno del 60%, il resto sembra irrimediabilmente già estinto. Ma una ricercatrice austriaca sul clima, Helga Kromp-Kolb dell’Universität für Bodenkultur,Institute of Meteorology (BOKU-Met) di Vienna (Austri...

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    Last Post by Filippo Foti il 18 July 2018
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  5. Il Mare invita ad aMare.

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    Cambiamento climatico
    By Filippo Foti il 20 July 2018
    +1   -1    0 Comments   51 Views
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    Che cos'è l'amore? Una domanda che ha afflitto gli esseri umani sin dall'alba dei tempi.



    Filosofi, pensatori, scrittori, viaggiatori hanno meditato su questa complessa emozione con una miriade di spiegazioni e nessuna risposta definitiva. L'amore non è tangibile, tuttavia è l'emozione più forte che esista. L'amore trascende i confini e le distanze. È fugace, eppure: "l'amore, una volta sbocciato, mette radici che non finiscono più di crescere"(Antoine de Saint-Exupery).

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    Più sotto i due giovani del dipinto (sopra a sinistra Antonie De Saint-Exsupery) si materializzano in Minakshi Kumar e Arun Roberts, una coppia di marinai protagonisti di una storia d'amore vissuta in mare.


    Il destino spesso fa incontrare due persone che, con il passare del tempo, avvertono una passione tra loro che si fa sempre più forte e, prima che se ne rendano conto, si trasforma in amore! L'amore non conosce il concetto del tempo, nè barriere di religione e, quando si tratta di perseguire i sogni della propria vita, si avverte un senso di un'immensa libertà.

    L'amore spesso può sopportare qualunque cosa venga a frapporsi su di esso. Spesso capita che stare lontano dalla persona amata non è facile, ma niente di buono nella vita viene comunque facile. Bisogna veramente credere nella positività dei nostri sentimenti.


    BOB MARLEY

    "Only once in your life, i truly believe, you find someone who can completely turn your world around".
    "Solo una volta nella vita, credo davvero, trovi qualcuno in grado di trasformare completamente il tuo mondo (... la tua anima gemella" ndr).
    "You share hopes for the future, dreams that will never come true, goals that were never achieved and the many disappointments life has thrown at you (... your soulmate").
    "Condividete le speranze per il futuro, i sogni che non si avvereranno mai, gli obiettivi che n...

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    Last Post by Filippo Foti il 20 July 2018
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  6. “Non esiste un pianeta B” da Ban Ki-moon a Macron:come prima più di prima!

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    Cambiamento climatico
    By Filippo Foti il 24 July 2018
    +1   -1    1 Comments   109 Views
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    Quando il presidente francese Emmanuel Macron, eletto presidente della Repubblica francese il 7 maggio 2017, mercoledì 25 aprile scorso, all’United States Congress, ha detto “non esiste un pianeta B”, probabilmente conosceva appena l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.

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    S/D: Emmanuel Macron e Ban Ki-moon.



    Il presidente francese Emmanuel Macron, mercoledì 25 aprile scorso, all’United States Congress ha sfidato con forza molte delle politiche del presidente degli Stati Uniti esortandolo ad impegnarsi di più allo scopo d’intensificare la lotta contro il cambiamento climatico, dicendo “non esiste un pianeta B”; probabilmente avrà ricordato la stessa frase detta durante la giornata di apertura della Settimana della Clima di New York nel 2014 dall’allora segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, quando dichiarò: "Non esiste un piano B, perché non abbiamo un pianeta B”.

    Ban Ki-moon è stato l’ottavo Segretario Generale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal 1° gennaio del 2007, succedendo a Kofi Annan e il suo secondo mandato è iniziato il 1° gennaio del 2012 per concludersi il 31 dicembre del 2016. Ban Ki-moon ha sempre descritto e sostenuto che il cambiamento climatico è "la questione determinante del nostro tempo".

    "Ammettiamolo, non esiste un pianeta B", ha detto chiosato il presidente Macron, avvertendo che "inquinando gli oceani, non attenuando le emissioni di CO2 e distruggendo la nostra biodiversità, stiamo uccidendo il nostro pianeta".

    Com’è noto la calotta glaciale in Antartide si sta sciogliendo tre volte più velocemente di prima. Ce lo ricorda anche il rapporto tratto da uno studio di un team internazionale di scienziati pubblicato nella rivista Nature: “Dal 1992 al 2011, l'Antartide ha perso quasi 84 miliardi di tonnellate di ghiaccio all'anno (76 miliardi di tonnellate). Dal 2012 al 2017, il tasso di fusione è aumentato a oltre 241 miliardi di tonnellate all'anno (219 miliardi di tonnellate)”.

    Uno degli 88 coautori dello studio, Isabella Velicogna, docente dell'Università della California (UCI) di Scienze del Sistema Terrestre e ricercatrice del “Jet Propulsion Laboratory” (JPL), ha dichiarato che, “anche se non disperati, dovremmo essere preoccupati per le cose stiano accadendo più velocemente di quanto ci potevamo aspettare“.

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    Last Post by Enrico F. Amoroso il 25 July 2018
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  7. Distruzione della natura e violenza interumana.

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    Natura
    By Filippo Foti il 29 July 2018
    +1   -1    1 Comments   103 Views
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    Secondo uno studio finanziato dalla NASA: oltre 32 civiltà avanzate sono crollate prima di noi che siamo attualmente in attesa.


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    I problemi ambientali, in passato, hanno contribuito a numerosi crolli di civiltà. Ora, per la prima volta, sembra probabile che si verifichi un collasso globale.
    Sovrappopolazione, consumo eccessivo da parte di beni spesso effimeri da parte delle classi più abbienti che incrementano ancora di più il gap fra ricchi e poveri in molti Paesi, sono i driver principali; un drammatico cambiamento culturale è la principale speranza per congiurare il declino dell’umanità.

    Secondo Theodor W. Adorno, uno dei più importanti filosofi e critici sociali in Germania dopo la seconda guerra mondiale, “il dominio dell'ambiente naturale dell'uomo reso possibile dal controllo della natura interiore dell'uomo, conduce a una limitazione dell'orizzonte umano all'autoconservazione e al potere. Inoltre, l'idea giustificante di un comandamento divino di soggiogare la terra e di avere il dominio su tutte le creature, riduce la sensibilità della civiltà umana per le condizioni del violento dominio della natura organizzato nella e dalla società”.

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    Theodor W. Adorno


    Infine, il dominio violento interiorizzato della natura facilita anche l'uso della forza nella vita sociale. L'ipotesi di Adorno nei confronti di una psicologia della civiltà significa che la forza bruta dell'uomo contro la natura lo incoraggia a usare la violenza anche contro altri esseri umani. Il filosofo definisce violenza interumana - che riguarda le relazioni, i rapporti tra gli uomini (diritti e i doveri) “che si riducono a pura apparenza - la vita individuale diviene pura funzione delle forze oggettive che governano la società di massa; la sfera individuale si riduce nell’ambito fittizio del consumo”.

    Garth-Lentz


    La dominazione umana della natura che è stata soppressa nell'inconscio collettivo viene considerata da Adorno come un difetto congenito della civiltà industrializzata, cioè quella occidentale.

    La razza umana è un cancro spietato che investe tutto il mondo, lasciando dietro di sé una scia di distruzione, la cui vastità che abbiamo causato, è ora irreparabile e la mancanza di coesione tra la teoria scientifica e l'azione politica potrebbe essere l'ultimo chiodo nel “soprabito in legno” per noi.

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    Last Post by Enrico F. Amoroso il 30 July 2018
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