PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. La memoria delle creature marine non è cosa di poco conto.

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    Uno studio pubblicato il 26 febbraio scorso nella rivista specializzata “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS), spiega come le balene blu ogni primavera migrano dai loro siti di nidificazione invernale per nutrirsi.


    Balaenoptera_physalus

    Balaenoptera physalus


    Studi recenti effettuati al largo della Costa Rica, hanno dimostrato che nel Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti le balenottere (Balaenoptera physalus) per trovare il loro cibo preferito, i piccoli crostacei conosciuti come krill, si fidano più della loro memoria che dai suoni ambientali.

    Infatti ricerche precedenti condotte dal cetologo biologo marino Joe Haxel ed il suo team dell'Università Statale dell'Oregon e del NOAA, nel corso di una missione per studiare gli effetti dell'inquinamento acustico sulle balene grigie (Eschrichtius robustus) del Pacifico Orientale, hanno collegato l’orientamento delle balene con l’ascolto di una specie di schiocchi prodotti dai gamberetti cosiddetti “pistoleri” della specie (Synalpheus pinkfloydi)(*).

    Clicca sopra per ascoltare gli schiocchi dei gamberetti “pistoleri” della specie (Synalpheus pinkfloydi).


    Gli scienziati hanno a lungo tracciato la migrazione dei colossi, che possono arrivare a pesare fino a 180 tonnellate e 33 metri di lunghezza ma non potevano spiegare come sceglievano il loro percorso, ovvero lo scelgono di volta in volta o vanno sempre nello stesso viaggio e nelle stesse date?

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    Ora, come sopra accennato, ecco la risposta dei ricercatori dell'Office of Oceans and Atmosphere (NOAA) degli Stati Uniti: “Questo predatore marino localizza la sua preda usando la sua eccezionale memoria per trovare i luoghi storicamente produttivi, stabili e di alta qualità per la produzione di krill".

    Gli studiosi hanno esaminato infatti i dati di 10 anni sul movimento di 60 balene blu marcate nell'ecosistema della California, per poi confrontarle con misurazioni satellitari Argos descrivendo per la prima volta i movimenti delle balene in base alla produttività degli oceani, ovvero con il periodo che coincide con la fioritura primaverile del fitoplancton che aliment...

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    Last Post by Filippo Foti il 2 Mar. 2019
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  2. Uso dei satelliti al servizio dell’oceanografia: risultati passati, recenti e orizzonti futuri.

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    L’oceanografia, nell’ultimo decennio, ha compiuto passi da gigante con gli occhi dei grandi “fratelli” che stanno in cielo. Questi non sono altro che i satelliti oceanografici, la nuova frontiera per studiare i cambiamenti del nostro Pianeta.


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    Si chiama Argo la preziosa tecnologia che sta consentendo agli scienziati del clima di fare progressi per capire meglio come funzionano gli oceani. Un nome che rievoca ricordi adolescenziali vissuti tra i banchi di scuola come il famoso e fedelissimo cane di Ulisse nell’Odissea di Omero o se preferite Argo nella mitologia greca, era la nave su cui Giasone (Jason) e gli Argonauti salparono alla ricerca del vello d'oro.

    Questo nome è stato attribuito anche ad un sistema globale che consta di dispositivi di misurazione della temperatura oceanica collegati a dei satelliti (Jason). Il sistema Argo, inizialmente è stato formato da oltre 3000 galleggianti robotici connessi ad un satellite, una rete internazionale che ha prodotto 100.000 profili misurando continuamente la temperatura e la salinità dell'acqua e arrivando fino a 2000 metri di profondità. E’ stato appunto Jason -1 il satellite ha affiancato i galleggianti per misurare la forma della superficie dell'oceano. I dati di Argo e Jason -1 hanno monitorato in tempo reale ad alta risoluzione gli strati superiori e intermedi dell'oceano globale, le correnti oceaniche, l'innalzamento del livello del mare e, essendo che l’oceano e l'atmosfera in quanto fluidi sono collegati, ha quantificato il trasporto del calore e l’acqua dolce degli oceani di tutto il mondo. La rete di misurazione della temperatura di Argo ora fornisce registrazioni di calore oceaniche estremamente dettagliate.

    L'innalzamento del livello del mare e i cicloni tropicali più estremi sono solo alcune delle conseguenze previste con l'aumento delle temperature degli oceani. Gli oceani quando si espanderanno potrebbero aumentare di altri 30 cm entro il 2100.

    Ci occuperemo di una delle più recenti scoperte che hanno rivoluzionato l'oceanografia e delle nuove sfide per il sistema di osservazione globale dell'oceano. Il lancio della missione franco-americana Topex / Poseidon nell'agosto del 1992 è stato l'inizio delle appassionanti nuove scoperte che l’uomo, pur calpestandolo, sta mettendo al servizio del nostro Pianeta.

    Negli ultimi 20 anni, l'operazione simultanea di diverse missioni svolte da radar altimetrici posti a bordo di satelliti hanno attuato e stanno continuando a farlo importanti informazioni sullo stato di salute del pianeta, e degli oceani e mari in particolare.

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    Last Post by Filippo Foti il 9 Mar. 2019
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  3. Quarta Assemblea Ambientale delle Nazioni Unite e One Planet Summit a Nairobi

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    La settimana che va dall'11 al 15 marzo a Nairobi, capitale del Kenya, ha posto questa città come capitale mondiale ambientale.


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    La "Sustainable Blue Economy Conference" (UNEA-4), ovvero la quarta sessione dell'Assemblea per l'ambiente delle Nazioni Unite, è iniziata lunedì 11 marzo a Nairobi con il tema "Innovative Solutions for Environmental Challenges and Sustainable Consumption and Production" (Soluzioni innovative per sfide ambientali e consumo e produzione sostenibili). La settimana che va da lunedì scorso al 14 a Nairobi pone questa città del Kenya come capitale mondiale ambientale.

    L'UNEA-4 si è basata anche sul consenso globale e sugli impegni presi alla Conferenza sull'economia blu sostenibile, quella inaugurale tenutasi a Nairobi (Governance internazionale degli oceani) dal 26 al 28 novembre 2018 al "Kenyatta International Conference Centre" (KICC).

    Nell'ambito del tema generale l'UNEA-4 si è occupata:

    - delle le sfide ambientali legate alla gestione della povertà e delle risorse naturali, compresi i sistemi alimentari sostenibili;
    - della sicurezza alimentare ed arresto della perdita di biodiversità;
    - degli approcci del ciclo di vita e all'efficienza delle risorse, energia, prodotti chimici e gestione dei rifiuti;
    - dello sviluppo innovativo sostenibile delle imprese in un momento di rapido cambiamento tecnologico.

    Il segmento di alto livello dell'UNEA-4 è stato aperto a metà giornata. I capi di stato e di governo di Francia, Kenya, Madagascar, Ruanda e Sri Lanka si sono rivolti ai delegati sottolineando l'importanza di integrare le conoscenze tradizionali e culturali nello sforzo di promuovere il consumo e le produzioni sostenibili, lanciando un appello per limitare il riscaldamento globale e fermare la perdita di biodiversità, che ci fa ritenere tutti responsabili".

    sdgskp

    Sviluppo sostenibile - Piattaforma di conoscenza



    Nel pomeriggio, ha avuto luogo un dialogo "multi stakeholder" tra i membri delle Nazioni Unite e i ministri dell'ambiente, che hanno discusso su come sostenere sistemi alimentari sostenibili, promuovere la sicurezza alimentare e fermare la perdita di biodiversità. C'è stata la partecipazione di oltre 80 ministri dell'ambiente, che hanno delineato le azioni per la sostenibilità già in corso nei loro paesi, in cui è stata sottolineata la necessità di valorizzare meglio il contributo degli ecosistemi e del capitale naturale, nella pianificazione economica.

    A Nairobi ha partecipato a...

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    Last Post by Filippo Foti il 15 Mar. 2019
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  4. Foreste di mangrovie:distrutte più di altre, sono gli ecosistemi più indispensabili del mondo.

    Tags
    Natura
    By Filippo Foti il 17 Mar. 2019
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    Affinché le foreste di mangrovie siano incluse negli sforzi di mitigazione del clima, è fondamentale conoscere la quantità di carbonio, detto carbonio blu (blue carbon), che è immagazzinato nella loro distribuzione spaziale.



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    Conosciamo meglio le mangrovie anche per potere essere solidali con i Paesi in cui ancora esistono e che svolgono una funzione molto importante nel dare respiro al nostro pianeta contrastando l’ottusità umana. Le mangrovie africane sono in via di estinzione!

    Le mangrovie sono alberi o arbusti che si trovano nella zona intertidale delle coste, ovvero in quell'area posta tra l'ambiente costiero e quello terrestre. Queste specie di piante legnose si sono ben adattate a vivere in ambienti salmastri, e questo è uno dei motivi per cui sono particolarmente uniche. Circa 70 specie di esse si trovano lungo le coste tropicali e sub-tropicali, con una presenza particolarmente consistente in Asia, Africa e Sud America. La più grande area di mangrovie si trova invece in Indonesia, poi in Brasile, Australia, Nigeria e Messico. Mentre geograficamente coprono una piccola porzione di territorio, sono giganti nel ciclo del carbonio terrestre.

    Fiorenti in acqua salmastra, che generalmente uccide tutte le altre piante, le mangrovie fanno cadere tonnellate di foglie e rami, più di 9 tonnellate per ettaro all'anno. Sono dotate di sistemi di filtrazione impressionanti che consentono loro di depurare o escludere del tutto il sale, nonostante, a causa del cambiamento delle maree, subiscono la presenza dell'acqua salata due volte al giorno e la lettiera si decompone molto lentamente. Questo si traduce in molto carbonio estratto dall'atmosfera e immagazzinato come torba nei terreni. Il carbonio blu (blue carbon), il termine usato per indicare l’anidride carbonica atmosferica prodotta anche dalle attività umane catturata e immagazzinata dagli oceani e dagli ecosistemi costieri del mondo.

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    Forse la loro caratteristica più notevole è quella che i loro complessi sistemi di radici si estendono sopra e sotto la linea di galleggiamento. Queste radici sono molto importanti in quanto consentono alle mangrovie di stabilizzarsi e prevenire l'erosione della costa e forniscono anche habitat favorevoli per una vasta gamma di pesci e altri organismi. Ebbene, considerando come commenteremo più sotto, che gli scienziati stanno lavorando per conoscere e valutare quanto si innalzano nelle foreste, per ora anticipiamo che più alti sono gli alberi, più carbonio rimuovono dall'atmosfera.

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    Last Post by Filippo Foti il 17 Mar. 2019
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  5. Africa Climate Week 2019: l’Africa ambiziosa sostiene “the year of ambition”.

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    "Azione per il clima in Africa: una gara che possiamo vincere", cinque giorni di eventi incentrati sulle azioni volte a raggiungere l'obiettivo della temperatura di 1,5° C e sulla costruzione della resilienza climatica entrambi firmati nell'accordo di Parigi.

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    Mozambico, Zimbabwe e Malawi nell’occhio del ciclone e non solo per Idai, ma per far giungere al mondo globalizzato i pericoli del riscaldamento globale. Il 2019 è già stato proclamato “the year of ambition”. E l'Africa Climate Week 2019, ovvero la “Settimana africana per il clima” - la prima edizione iniziata il 20 marzo 2019 ad Accra, la capitale del Ghana, e che si è chiusa formalmente venerdì scorso 22 marzo - ha concluso un programma di cinque giorni di eventi dedicati alla salute del Pianeta ospitati dal presidente del governo ghanese Nana Addo Dankwa Akufo nel Centro delle Conferenze Internazionali della città.

    L'evento si è svolto proprio subito dopo l’arrivo del ciclone Idai, che ha colpito la parte meridionale dell’Africa e soprattutto il Mozambico, lo Zimbabwe e il Malawi, e che ha interessato oltre 2 milioni di persone.

    Al centro dell'attenzione sono state, e non poteva essere diversamente anche perché già prestabilite, le discussioni sul cambiamento climatico e l'azione per il clima quando Nana Addo Dankwa Akuf, ha ufficialmente aperto il segmento di alto livello Africa Climate Week 2019.

    I cinque giorni di Africa Climate Week si sono conclusi con i partecipanti, almeno mille - provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato per rafforzare le azioni volte a garantire finanziamenti internazionali per integrare gli sforzi delle nazioni in via di sviluppo contro gli effetti debilitanti del cambiamento climatico - che hanno chiesto maggiori investimenti e condizioni favorevoli per l'attuazione dei piani di azione per il clima in Africa.

    L’evento ha riunito ministri e alti dirigenti, tra cui la Segretaria Esecutiva delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Patricia Espinosa e si è anche concentrato su argomentazioni valide per come procedere per l'aumento dei “Nationally Determined Contributions” (NDC), ovvero ‘i contributi a livello nazionale’ e l’implementazione dei prezzi e mercati del carbonio.

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    Last Post by Filippo Foti il 29 Mar. 2019
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  6. Le ultime ricerche associano il cannibalismo dei Neanderthal al riscaldamento globale.

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    Gli esseri umani hanno mangiato altri umani dall'inizio del tempo, ma le motivazioni dietro questa pratica macabra sono complesse e spesso poco chiare. Ma anche qui ci ha messo lo zampino il cambiamento climatico.

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    Una ricostruzione di un Neanderthal adulto e una ragazza umana reale. Museo di Neanderthal Germania:Nel 1856 furono trovati nella valle di Neander, a 10 km da Düsseldorf, dei resti di uomini preistorici, noti poi come uomini di Neandertal. Oggi c'è un museo.


    I Neanderthal, che si sono estinti migliaia di anni fa, secondo recenti studi spesso molto dibattuti, sono i più stretti parenti evolutivi degli umani moderni. Ma a causa di incroci tra uomini di Neanderthal ed esseri umani circa 55.000 anni fa, i resti dei nostri parenti da tempo perduti rimangono nel materiale genetico degli individui viventi di oggi, portando tutti i non africani di oggi ad ereditare almeno l'1-2% del loro genoma dagli antenati di Neandertal.

    Un nuovo studio condotto da ricercatori francesi suggerisce e conferma che circa 120.000 anni fa, quando un periodo di improvvisi cambiamenti climatici spazzò via molti degli animali che costituivano la loro riserva di cibo, alcuni Neanderthal fecero ricorso al cannibalismo. Il nuovo studio, pubblicato sul Journal of Archaeological Science, "Impatto degli ultimi cambiamenti climatici interglaciali sugli ecosistemi e il comportamento di Neanderthal a Baume Moula-Guercy, Ardèche, Francia", si riconduce all'approfondimento di studi svolti a partire dagli anni '90, quando in una piccola grotta nella valle del Rodano, nel sud della Francia, sono stati trovati a Baume Moula-Guercy i resti di sei uomini di Neanderthal. I resti, che appartenevano a due adulti, due adolescenti e due bambini, mostravano molti dei segni rivelatori del cannibalismo: i corpi erano stati completamente smembrati, e le ossa mostravano entrambi i segni di taglio lasciati da strumenti di pietra e morsi. Segni simili a quelli lasciati dai Neanderthal, piuttosto che dai denti di animali.

    La prova del sospetto cannibalismo di Neanderthal non è nuova. Oltre ai resti trovati a Moula-Guercy, i ricercatori hanno anche scoperto ossa con segni distintivi di cannibalismo in siti in Belgio, Spagna e Croazia (sebbene in seguito i resti croati siano stati danneggiati dai processi naturali).

    I ricercatori hanno trovato la macabra prova che gli uomini...

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    Last Post by Filippo Foti il 30 Mar. 2019
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