PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. Il dolore degli animali nel pianeta blu: eterno dilemma sempre attuale

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    Natura
    Storie
    By Filippo Foti il 10 June 2021
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    Uno studio accurato sulla sofferenza animale, pesci compresi. Umani e senzienti: chi percepisce il dolore e si lamenta, e chi soffre in silenzio.


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    Per molte persone, la pesca è una pratica che fa parte di un modo per trascorrere spazi di tempo libero e magari anche rilassarsi. Ebbene, avete mai letto, visto o semplicemente ascoltato che si pratica anche la pesca sportiva? Sicuramente sì!

    È noto da tempo che i pesci possono provare dolore, proprio come noi. Tuttavia, un pesce che viene tirato fuori con un amo dal suo habitat e dalla sua bocca, provoca solo pietà in pochissime persone. Un maiale che viene macellato ottiene molta più compassione. Ebbene, c'è ancora un malinteso persistente che i pesci possano difficilmente provare dolore e che siano puramente istintivi. Però, negli ultimi anni, molti scienziati hanno dimostrato, in vari studi, che i pesci subiscono uno stress estremo quando ingoiano l'amo da pesca e vengono tirati da esso fuori dall'acqua. L'agonia del pesce è il vero momento clou per molti pescatori, con la mucosa protettiva che è spesso ferita con l’amo ancora nella bocca e che lo presentano con orgoglio agli astanti.

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    Last Post by Filippo Foti il 10 June 2021
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  2. COP26: Evento "Fede e Scienza" per evidenziare gli sforzi contro la crisi climatica

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    La Santa Sede, l'Italia e il Regno Unito stanno unendo le forze per ospitare un evento pre-COP26 che mostri il contributo che fede e religione possono dare nella lotta ai cambiamenti climatici, al quale sarà probabilmente presente Papa Francesco.


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    Giardini vaticani: due terzi dei 44 ettari su cui si estende l'intero Stato Vaticano


    In diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede, promosso dalle Ambasciate del Regno Unito e dell'Italia presso la Santa Sede, questa mattina (17 giugno ’21) alle 11.30 è stata trasmessa la conferenza stampa di presentazione dell'incontro “Fede e Scienza: verso la COP26, nel corso del quale si è discusso della necessità di un impegno globale per la cura del creato.


    Sally Jane Axworthy:

    Come sapete, quest'anno il Regno Unito ospiterà il summit sul cambiamento climatico COP26 in collaborazione con l'Italia. Abbiamo l'obbligo morale di proteggere il pianeta e le persone più colpite dalla crisi climatica, in particolare le popolazioni indigene, i piccoli stati insulari in via di sviluppo ed i paesi meno sviluppati. Ma stiamo finendo il tempo. Il cambiamento climatico non sta ancora andando nella giusta direzione. Le temperature globali sono aumentate di più di un grado e siamo sulla buona strada per aumenti di oltre due gradi.


    A parere dell’ambasciatrice della Gran Bretagna presso la Santa Sede, ciò significherebbe: persone più vulnerabili e biodiversità compromessa.

    VULNERABILITÀ DEGLI ABITANTI DEL PIANETA, BIODIVERSITÀ, COP 26 E RUOLO DELLA SCIENZA E DELLA FEDE



    VULNERABILITÀ DEGLI ABITANTI DEL PIANETA

    · il 37% della popolazione mondiale sarebbe esposto a forti ondate di calore almeno una volta ogni cinque anni;
    · L'Europa meridionale, il Nord Africa e il Vicino Oriente sarebbero esposti a gravi siccità;
    · le aree più settentrionali potrebbero subire inondazioni;
    · nell'Africa subsahariana, nel Sud-est asiatico e in America Latina i raccolti sarebbero inferiori;
    · riso e grano diventerebbero meno nutrienti;
    · il 7-10% del bestiame andrebbe perso.

    BIODIVERSITÀ

    · parti del Mediterraneo diventerebbero desertiche, mentre parte della tundra si scioglierebbe;
    · le foreste si ridurrebbero e gli incendi aumenterebbero;
    · il livello del mare aumenterebbe di oltre 20 cm nella maggior parte del mondo, sommergendo le nazioni insulari basse, alterando le migrazioni dei pesci e

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    Last Post by Enrico F. Amoroso il 18 June 2021
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  3. La transizione ecologica sarà graduale o veloce?

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    Il volto del cambiamento climatico non è più diafano. Ci stiamo guardando in faccia per capire se ci sia o meno la volontà di cambiare rotta.


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    L'estrema rapidità dei cambiamenti climatici, la portata e la proliferazione dei movimenti sociali e dei cittadini, gli impatti indotti sui modelli economici e sulle organizzazioni di governance negli ultimi anni, hanno portato gran parte dei paesi ad impegnarsi ulteriormente in azioni più incisive. L'obiettivo è influenzare i cambiamenti nelle politiche pubbliche finalizzate alla transizione ecologica ed accelerare questo movimento.

    Dopo il rapporto Brundtland "Our Common Future", (Il futuro di tutti noi) pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED), formulando una linea guida per lo sviluppo sostenibile ancora oggi più che mai valida, è continuata ad aumentare la consapevolezza dei limiti della crescita e la necessità di orientare le nostre società verso una modalità di sviluppo più tollerabile da parte del pianeta vivente. Gli sviluppi politici e quelli della società civile hanno posto al centro del dibattito pubblico i concetti di qualità della crescita, performance economica e progresso sociale, sviluppo e benessere umano, conservazione del patrimonio e delle risorse naturali.

    Il nuovo ministro, Roberto Cingolani, subito dopo la nascita del Ministero per la Transizione Ecologica ed Ambientale (MITE), quando ha spiegato i numeri ed i progetti per la transizione ecologica ha fatto, tra l'altro, diverse dichiarazioni, come: “Il concetto di transizione ecologica non è univocamente definito tra gli Stati. Esiste infatti una tale disuguaglianza a livello planetario tipo quella che per i paesi industrializzati e più evoluti è una transizione, per altri è qualcosa di materialmente impossibile. Nonostante gli obiettivi di sostenibilità ambientale siano chiari a livello globale, la strada percorribile non è la stessa per tutti. Non bisogna immaginare la transizione ecologica come se fosse digitale: zero o uno, acceso o spento. Sarà una evoluzione graduale, che richiederà decenni”.

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    Roberto Cingolani


    Per nulla confortante detta dichiarazione, tanto che ci sono fonti autorevoli che criticano il ministro, in quanto una evoluzione “soft” non porterebbe a nulla di buono. Ricordiamo che il Ministero della Transizione Ecologica, sostituisce il precedente Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ma con competenze anche nel settore della politica energe...

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    Last Post by Filippo Foti il 26 June 2021
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