PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. Zone umide: una soluzione naturale ai cambiamenti climatici.

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    “Giornata mondiale delle zone umide” del 2 febbraio 2019. L'abbiamo scelta “a caso” tra: Giornate Mondiali, internazionali, europee, italiane, regionali, comunali, personali (in senso lato) e chi più ne ha più ne metta.


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    Ogni anno aumentano sempre di più. Sicuramente siamo ormai arrivati al paradosso: le giornate dedicate a chi o a che cosa sono diventate più numerose della durata di un anno solare. In un anno, infatti, ci sono giorni in cui si sovrappongono più giornate dedicate ad un evento. Iniziano il primo gennaio con la Giornata mondiale per la pace e finiscono tra il 21 e il 22 dicembre con il “Global Orgasm for Peace Day”, la Giornata mondiale dell'orgasmo per la pace, che ha anche come obiettivo lo stesso di quello del 1° gennaio, ovvero la pace in terra (…agli uomini di buona volontà…), ci sarebbe da aggiungere.

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    Eh sì, ci vuole molta buona volontà ad essere continuamente informati su questo guazzabuglio di giornate più o meno mondiali che ci vengono propinate. A monte ci sono sicuramente vari interessi commerciali o anche di cuore ma, quanto per essere chiari, in questo post non ci occuperemo della Giornata Mondiale della Nutella (05 febbraio), della Giornata dei biscotti per i cani (23 febbraio), della Giornata mondiale della risata (4 maggio), della Giornata mondiale delle bolle di sapone (28 maggio), della Giornata Mondiale della Bicicletta (03 giugno), della Giornata mondiale del cane in ufficio (22 giugno), della Giornata mondiale del bacio (6 Luglio), della Giornata mondiale della fatina dei denti (quelli che cadono ai bambini) (22 Agosto), e della Giornata mondiale dei sogni (25 Settembre), quanto per citarne alcuni. Ed allora perché li abbiamo elencati? Tanto per riflettere su dove arriva la fantasia dei cittadini di tutto il mondo!

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    Non ce ne voglia la Nutella :P


    Ci occuperemo invece, e lo faremo più sotto a fine post, di quanto sono importanti alcune giornate, più o meno mondiali, che riguardano il nostro pianeta vivente che è la Terra. Ovvero ciò che James Lovelock e Lynn Margulis nel 1965 hanno cercato di dimostrare che la totalità della vita sulla Terra interagisce con l'ambiente. In definitiva, secondo loro la Terra (“Teoria di Gaia”) è, in un certo senso, un organismo vivente.

    Tra tutte queste giorna...

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    Last Post by Filippo Foti il 5 Feb. 2019
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  2. L'inerzia dei "grandi" del mondo non frena la scienza sul riscaldamento globale.

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 7 Feb. 2019
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    Tracce di vari elementi chimici nascosti nelle acque più limpide dell'oceano e in tutti i mari, possono rivelare cosa sta succedendo ora e cosa ne sarà dopo del clima su scala globale. Il ruolo delle alghe.


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    Kate Hendry, docente incaricata in geoscienze ambientali dell'Università di Bristol - grazie a finanziamenti ricevuti dal "Natural Environment Research Council", dalla "Royal Society" (Regno Unito) e dal Consiglio Europeo della ricerca - e Allyson Tessin ricercatrice presso l'Università di Leeds - che ha usufruito di finanziamenti dal programma Horizon 2020 dell'Unione europea e dalla National Science, hanno lavorato per anni per capire esattamente cosa questi elementi chimici che si trovano nascosti nelle profondità marine possano dirci di più sugli oceani. Questo studio include il modo in cui le alghe microscopiche catturano il carbonio (C), da non confondere con la (CO2), dall'atmosfera attraverso la fotosintesi in un modo che produce cibo per molta vita marina e come questo sequestro di carbonio e la produzione biologica stiano cambiando in risposta ai cambiamenti climatici.

    Le alghe che hanno assorbito la CO2 dall'atmosfera e l'hanno immagazzinata nei loro corpi che poi affonda sul fondo marino, viene sepolta, e in tal modo rimuovono la CO2 dall'atmosfera e aiutano a limitare l'effetto serra indotto dalla CO2.

    Ma ora Hendry e Tessin hanno suggerito che potrebbero anche essere in grado di apprendere come questi sistemi sono stati influenzati dai cambiamenti climatici molto tempo fa scavando in profondità nei fondali marini per trovare la traccia sedimentaria di elementi del passato. E capire il passato potrebbe essere la chiave per capire cosa accadrà in futuro; riflessione quest'ultima che ci è spesso molto familiare.

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    Gli elementi in tracce, ovvero gli oligoelementi detti così in quanto si trovano in piccole quantità, possono insegnarci una quantità incredibile di fondali oceanici. Ad esempio, le concentrazioni di zinco oceanico, un micronutriente chiave per il fitoplancton marino, assomigliano in modo sorprendente alle proprietà fisiche delle acque profonde che muovono enormi quantità di calore e sostanze nutritive in tutto il pianeta attraverso il "nastro trasportatore oceanico". Conosciut...

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    Last Post by Filippo Foti il 7 Feb. 2019
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  3. L’umanità deve ritrovare l’armonia con la natura per continuare a sperare di avere lunga vita.

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    Natura
    By Filippo Foti il 8 Feb. 2019
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    Perdita e degrado degli habitat, eccessivo sfruttamento della natura da parte dell’uomo, inquinamento e cambiamento climatico, mammiferi, uccelli, pesci e rettili che si riducono sempre più, non danno molte chance agli umani di superare il terzo millennio.


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    Alpaca (Vicugna pacos)


    Mantenere la biodiversità è fondamentale per la struttura e la funzione degli ecosistemi, ma è purtroppo compromessa dal declino delle popolazioni e dalle perdite geografiche in quasi tutte le parti del pianeta che ormai hanno perduto circa un quinto delle specie di vertebrati che, tranne alcune, sono minacciate di estinzione.

    Secondo un rapporto pubblicato dal "World Wildlife Fund" (WWF) e dalla "Zoological Society" di Londra - a causa della perdita e del degrado degli habitat, così come dell’eccessivo sfruttamento da parte dell’uomo, dell'inquinamento e del cambiamento climatico - il numero di vertebrati (mammiferi, uccelli, pesci e rettili), negli ultimi quattro decenni si è ridotto di circa il 60%. I ricercatori del WWF, dopo un attento monitoraggio delle popolazioni di oltre 4.000 mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi, hanno trovato un più che sensibile calo di specie tra il 1970 e il 2014. Tra le cause principali della diminuzione della biodiversità dei vertebrati è da annoverare anche l’aumento della popolazione umana e all'uso di risorse pro capite.

    Gli effetti di questi e di altri fattori come la frammentazione degli habitat, l'introduzione di specie non native e, in particolare, il già accennato cambiamento climatico globale forniscono prove crescenti che gli esseri umani sono pronti a causare un sesto evento di estinzione di massa. L'attuale crisi della biodiversità ha spinto i ricercatori ad esplorare il loro stato di minaccia nel corso della loro storia di vita e, monitorando circa 300 specie di animali di grandi dimensioni, hanno dedotto che circa il 70% sta diminuendo e il 59% è in pericolo di estinzione.

    I rappresentanti della cosiddetta mega fauna nei sistemi marini vanno relativamente meglio, con solo nove di 33 specie (27%) attualmente valutate come minacciate, sebbene 28 altre specie siano carenti di dati. Infatti, molti dei più grandi mammiferi marini sono in procinto di riprendersi dopo la cessazione globale nel 1986 della caccia industriale alle balene. Ovviamente c’è da tenere in debito conto il comportamento tenuto alla fine dell’anno scorso dal Giappone che, tramite Yoshihide Suga, segretario capo del governo, ha annunciato che si ritirerà dall’accordo internazionale e ri...

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    Last Post by Filippo Foti il 8 Feb. 2019
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  4. Giova ripensare ad un nuovo paradigma di conservazione della biodiversità o sarà la fine dell'Eden?

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    Natura
    Storie
    By Filippo Foti il 14 Feb. 2019
    +1   -1    0 Comments   177 Views
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    Carte della natura, parchi nazionali, aree naturali protette, mantenimento di enormi ricchezze di biodiversità e di paesaggi, in tutto il pianeta sono spesso solo "progetti cartacei". Pertanto in Madagascar, come anche nei paesi in via di sviluppo, occorre andare oltre gli accordi internazionali.


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    Lemure dominatore in pericolo nel Madagascar tra i primati più minacciati del pianeta.


    Il Madagascar è stato più volte identificato come una priorità assoluta per la conservazione della biodiversità a livello mondiale e merita attenzione per i suoi alti livelli di specie endemiche. Eppure, il paese lotta con alti livelli di povertà e un ambiente politico instabile, mettendo alte pressioni sulle foreste rimanenti e sulla biodiversità dell'isola. Arrestare pertanto la perdita di biodiversità in Madagascar richiede ormai una maggiore collaborazione tra ricercatori e istituzioni.

    L'enorme varietà di paesaggi del Madagascar, la quarta isola più grande al mondo, si abbina alla sua gamma superlativa di specie endemiche, ovvero esclusive dell’isola, ed esotiche (dette anche alloctone provenienti da altre terre) che rappresentano il cinque per cento di tutte le specie conosciute sulla terra, tra cui 200 mammiferi, 300 tipi di uccelli, 260 rettili e oltre 266 specie di anfibi; una poliedricità di animali selvatici che vive in habitat che vanno dalla foresta pluviale tropicale al deserto, oltre 3.000 miglia (4.828,032 km) di costa dove si trovano enormi barriere coralline, alcune delle più grandi del mondo.

    Questa straordinaria varietà di fauna selvatica è il risultato del fatto che l'isola del Madagascar si è staccata dall'India circa 88 milioni di anni fa, lasciando la sua specie evolversi in isolamento. È per questo motivo che esistono 103 specie e sottospecie di lemuri, mentre si pensa che l'isola sia il luogo in cui i camaleonti hanno avuto origine poiché due terzi di tutte le specie di camaleonte del mondo vivono in questo habitat.

    Le aree naturali protette (ANP) sono uno degli strumenti principali disponibili per proteggere la biodiversità e continuano a sostenere gli sforzi di conservazione in tutto il mondo. In riconoscimento del loro ruolo, la necessità di espandere la rete globale di (ANP) è stata identificata in accordi internazionali (ad esempio, la Convenzione sulla diversità biologica, 2010) che prevede (nell'obiettivo 11) un aumento sostanziale della copertura delle (ANP) in tutto il mondo.

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    Last Post by Filippo Foti il 14 Feb. 2019
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  5. Microplastiche e nanoplastiche, le piccole cose, ancora più pericolose del cambiamento climatico.

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    Milioni di tonnellate di plastica negli oceani del mondo ad "insultare" piante, animali ed "umani", sono ormai da tempo all'attenzione dei media. Ma cosa possono fare veramente gli umani ("inumani") per porre rimedio? Dopo le ipocrisie della civiltà moderna saremo distrutti da "dove niente è più grande delle piccole cose"? [Simone Cristicchi, Abbi cura di me]... Madre Terra!


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    Pochissima parte della plastica che scarichiamo ogni giorno viene riciclata o incenerita nelle strutture di termovalorizzazione. Gran parte finisce nelle discariche, dove possono essere necessari fino a 1.000 anni per decomporre, lisciviando sostanze potenzialmente tossiche nel suolo e nell'acqua.


    E meno male che la diffusione della plastica è iniziata a farsi strada solo dopo gli anni ’50 e, dopo un calcolo stimato in oltre otto miliardi di tonnellate di materiale trattato, oltre il 70% si è trasformato in rifiuti che non sono stati riciclati. Alcuni ricercatori sono giunti a questo risultato dopo avere svolto delle complesse analisi in tutto il 2017. Pertanto sorge spontaneo chiedersi se qualcuno è a conoscenza di quanti rifiuti di plastica non riciclati finiscano nell'oceano, l'ultima pattumiera della Terra.

    Comunque proviamo a prendere per attendibile una stima approssimativa di una docente di ingegneria dell'Università della Georgia, Jenna Jambeck che nel 2015, ha reso pubblica una relazione che ha considerato tra 5,3 e 14 milioni di tonnellate i rifiuti che ogni anno solamente dalle regioni costiere del nostro pianeta va a finire negli oceani. La maggior parte viene scaricata con un eccesso di noncuranza a terra o nei fiumi, soprattutto in Asia, e che poi ovviamente va a finire in mare.

    Non è chiaro quanto tempo ci vorrà affinché le molecole che costituiscono la plastica abbandonata si biodegradino completamente e se le stime che in media prevedono 450 anni sono attendibili. E, anche se ammesso che resteranno tali, fino a quando la Terra non collasserà, o se preferite cesserà di essere un “Pianeta vivente”, e non solo per la forza incredibile della natura, i cosiddetti "Sinkhole" (grandi fratture del terreno), che si stanno verificando in diversi luoghi?

    ...dove niente è più grande delle piccole cose"? [Simone Cristicchi, Abbi cura di me]... Madre Terra



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    Last Post by Filippo Foti il 16 Feb. 2019
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  6. Un cibo sano, la natura ed addirittura una vanga possono essere più utili dei farmaci.

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    Natura
    By Filippo Foti il 18 Feb. 2019
    +1   -1    0 Comments   35 Views
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    "L'ormone del buonumore", la serotonina che il nostro cervello produce quando siamo immersi nella natura, è come fare yoga, fa bene alla salute.


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    Molte persone trascorrono più del 90% del loro tempo in ambienti chiusi all'interno di edifici e automobili. Nei posti di lavoro o ad interagire con un pc da cui ormai è difficile staccarsene ovvero quello con cui in questo momento anche noi siamo impegnati, tu a leggere ed io a digitare.

    Per coloro che sono poco inclini a passare il proprio tempo all'aperto - o capaci di lavorare per lunghe ore in uffici chiusi ermeticamente - un movimento architettonico emergente chiamato "Biophilic Design" mira a incorporare un po' di natura nei nostri edifici. Forse, per ironia della sorte, la tendenza è stata abbracciata anche da alcuni degli stessi giganti tecnologici i cui prodotti hanno contribuito a sporcare la nostra natura.

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    Menlo Park Facebook


    Sarebbe troppo facile in questo momento, lasciare tutto ed andare magari a fare due passi. A molti di noi sarebbe anche facile, che dite? Magari trovarsi in prossimità di spazi verdi può sicuramente migliorare la nostra salute.

    Diversi studiosi hanno scoperto un miglioramento dell'umore, della soddisfazione della vita e della vitalità in coloro che entrano fisicamente negli spazi naturali, anche brevi passeggiate di 15 minuti possono migliorare l'umore delle persone, e anche avere una visione della natura dal posto di lavoro può aumentare la soddisfazione ed il rendimento sul lavoro in cui si è impegnati.

    I benefici si estendono alla salute fisica, infatti godere di quanto piacevolmente ci circonda o che vediamo solamente "al di là della siepe" che, di leopardiana memoria, esclude lo sguardo ma non l’immaginazione, buonumore e amenità riducono lo stress, abbassando sia la frequenza cardiaca che la pressione sanguigna.

    Però, nonostante le prove scientifiche di quanto sia utile stare all'aria aperta, le persone trascorrono sempre meno tempo immersi nella natura. La connessione tra un ambiente sano e una buona salute è stato solo uno degli argomenti esplorati alla Conferenza Forestale annuale ospitata dalle Foreste dell'Ontario in Canada, l'8 febbraio scorso.

    Chiunque benefici dell'ambiente naturale ha la responsabilità di prendersi cura di quell'ambiente e gli alberi sono più di una presenza fisica, sono un'entità vivente, ...

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    Last Post by Filippo Foti il 18 Feb. 2019
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  7. Gli scienziati programmano di 'arruolare' virus oceanici nella lotta contro il cambiamento climatico

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    La simbiosi tra batteri marini e virus rappresenta un grande potenziale per combattere l'inquinamento e interagendo possono fungere da potente strumento per combattere il riscaldamento globale.


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    Gli oceani, come tutto ciò che si trova sulla Terra, compresi noi umani, abbiamo amici che, pur a volte assassini (i virus), proteggono i nostri stessi corpi, che altrimenti sarebbero invasi da batteri. Questi "amici" che mangiano batteri, chiamati batteriofagi, tengono sotto controllo l'equilibrio microbico. I virus che infettano i batteri sono tra le forme di vita più abbondanti sulla Terra.

    I virus non sempre uccidono i loro ospiti microbici, in molti casi sviluppano tra loro una relazione reciprocamente vantaggiosa: il virus si stabilisce all'interno del microbo e, in cambio, garantisce al suo ospite l'immunità contro l'attacco di virus simili. I microbi hanno un grande potenziale per combattere l'inquinamento e possono fungere da potente strumento per combattere il riscaldamento globale.

    L'atmosfera è stata descritta come una delle ultime frontiere dell'esplorazione biologica sulla Terra. La composizione delle comunità microbiche nell'atmosfera non è ancora ben definita e gli studi tassonomici - ovvero la disciplina che si occupa della classificazione, della nomenclatura e della descrizione degli organismi viventi - sulla diversità batterica nell'aria esterna, hanno appena iniziato ad emergere, mentre la nostra conoscenza del potenziale funzionale dell'insieme di microorganismi (microbiota atmosferico) che noi respiriamo è scarsa.

    L'aria che respiriamo contiene milioni di microbi, ma siamo in gran parte inconsapevoli di cosa sono, cosa fanno e come rispondono alle mutevoli condizioni ambientali. L'aria è un elemento chiave per il ciclo globale dei microrganismi e una delle principali fonti di esposizione microbica umana, ma rimane la scienza sostiene appunto che è l'ultimo dei principali ecosistemi terrestri (dopo la terra e l'acqua) da esplorare per quanto attiene la vita microbica.

    Ogni metro cubo d'aria contiene da migliaia a milioni di microrganismi diversi - funghi, batteri, archaea (microrganismi simili ai batteri) e virus - aerosolizzati dall'uomo e da una varietà di fonti ambientali, influenzati come sono da fattori quali: dimensioni delle particelle, flusso d'aria, irradiazione e umidità. I microrganismi vivono in tutte le parti della biosfera dove c'è acqua, compreso il suolo, le sorgenti calde, sul fondo oceanico, in alto nell'atmosfera e all'interno della crosta terrestre. Sono fondamentali per il riciclaggio dei nutrienti negli eco...

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    Last Post by Filippo Foti il 22 Feb. 2019
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  8. E' possibile realizzare una nuova Europa più vicina al popolo!?

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    Storie
    By Filippo Foti il 24 Feb. 2019
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    Il deterioramento degli standard di vita di ampie fasce della popolazione, l'aumento della povertà, le crescenti disuguaglianze all'interno dei singoli Paesi e tra i Paesi e la mancanza di speranza che le condizioni possano migliorare nel prossimo futuro, sono manifestazioni di una crisi economica, sociale e ambientale continua. E' possibile realizzare una nuova Europa


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    Tra il 23 e il 26 maggio 2019 milioni di europei dei 27 Stati membri andranno alle urne per scegliere i membri del prossimo Parlamento europeo. Questo non è un confronto tra democratici e populisti o tra pro e antieuropei. Ciò che è in gioco è se noi, in quanto europei, saremo in grado di mettere il benessere sostenibile di tutti al centro della nostra agenda europea e, in tal modo, riavviare il progetto europeo.

    IL PROGETTO EUROPEO È A RISCHIO

    Le statistiche sono drammatiche. Nel 2016, 118 milioni di europei, ovvero un quarto della popolazione europea, compresi milioni di bambini, hanno vissuto a rischio di povertà o di esclusione sociale. Allo stesso modo, solo il 5% ha posseduto il 40% della ricchezza privata (il patrimonio netto delle famiglie) totale dell'Europa. Più di un terzo degli europei vive nell'incertezza di arrivare alla fine del mese. Tra il 2007 e il 2015, sono stati persi 1,4 milioni di posti di lavoro. Non trovano occupazione quasi il 19% di coloro che si trovano nella fascia d’età tra i 25 e 29 anni, ma con percentuali che raddoppiano in Paesi come l’Italia (39,2%), Spagna (43,9%) e Grecia (50,3%).

    Almeno 50 milioni di persone soffrono la mancanza di accesso a forme adeguate e affidabili di energia a prezzi sostenibili per soddisfare i propri bisogni primari come mangiare, riscaldare gli ambienti, spostarsi e curarsi. Le più importanti sfide ambientali come clima, natura e biodiversità, consumo di suolo, sicurezza del territorio ed economia circolare rimangono indifese mentre il cambiamento climatico minaccia il nostro pianeta non risparmiando nemmeno i tesori più belli del nostro pianeta, come i siti patrimonio dell’umanità.

    E come non citare la progressiva burocratizzazione delle istituzioni europee e la crescente concentrazione di un manipolo di società che controlla il mondo e che rappresenta una crisi di governance, ovvero del sistema complesso che ha contribuito nel corso degli anni ad un crescente divario tra istituzioni e cittadini, e che si è tradotto in una sempre più crescente disaffezione a partecipare alle elezioni europee, contribuendo all’avanzata degli euroscettici o nazionalisti in diversi Stati membri, fenomeni che hanno eroso la fiducia ne...

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    Last Post by Filippo Foti il 24 Feb. 2019
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  9. Oranghi vs palme da olio: vincerà la pseudo-sostenibilità?

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    Natura
    Storie
    By Filippo Foti il 28 Feb. 2019
    +1   -1    0 Comments   58 Views
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    Mentre l'accaparramento della terra è in corso da secoli, continua il massiccio assalto di oggi su terreni agricoli fertili da parte di investitori, speculatori e aziende del settore alimentare e dei biocarburanti.


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    All’alba del III° millennio a.C., l’età del bronzo, l’umanità era composta da 40 milioni circa di anime, con un basso tasso di crescita di circa lo 0,03% annuo. Ebbene, già in certe aree del nostro Pianeta si conosceva e si utilizzava l'olio di palma. Il nostro Pianeta era abitato come oggi lo è una megalopoli tipo la Cina. Ebbene, come alimento di base, alcuni popoli scoprirono che l'olio di palma aveva in sé delle proprietà preziose di grassi unitamente ad un elevato apporto nutrizionale. E lo scoprirono senza bisogno, a quei tempi, di ricorrere ad un laboratorio di analisi che peraltro ancora ovviamente non c’era, ma poteva essere solo materia di conoscenza solo per il Padreterno.

    L'olio di palma ha una storia che risale a dopo la fine del periodo coloniale, quando gli investimenti stranieri iniziarono ad entrare e fruttare in quelle terre fertili e con climi adeguati che stimolarono la crescita delle compagnie di piantagioni di palma da olio soprattutto in Africa e in un secondo momento esportarlo in Europa.

    BREVE STORIA DELLA PALMA DA OLIO: (Elaeis guineensis Jacq.)

    Agli inizi del ‘900 alcuni Paesi, tra quelli che colonizzarono l’Africa, iniziarono a coltivare palme da olio in Malesia e Indonesia dove diventarono molto produttive, anche perché nel sud - est asiatico non stazionavano malattie ed insetti che colpivano le piante sul territorio africano.

    SAWIT MERUPAKAN ANUGERAH TUHAN YANG MAHA ESA UNTUK MASYARAKAT DUNIA MELALUI INDONESIA: L'olio di palma è il dono di Dio Onnipotente alla comunità mondiale attraverso l'Indonesia.

    Le piante di olio di palma - secondo i documenti storici di Friedrich Wilhelm Tobias Hunger (1924) - entrarono per la prima volta in Indonesia (ex Indie orientali olandesi) nel 1848, dove furono piantati 4 semi di palma da olio. Due dei quattro semi furono portati da DT Pryce nel febbraio 1848 da Bourbon (oggi Mauritius e Réunion), nell’Orto botanico di Kebun Raya Bogor, come piante da collezione, situato nel centro della città di Bogor, a 60 km a sud-est di Giacarta. Mentre altri due semi furono introdotti un mese dopo, precisamente nel marzo 1848 nell’Orto botanico di Amsterdam.

    wacana


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    Last Post by Filippo Foti il 28 Feb. 2019
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