PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. Uragani ai Caraibi una storia infinita: Harvey, Irma, e una standing ovation al new entry José!

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    By Filippo Foti il 7 Sep. 2017
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    Gaston Browne, primo ministro di Antigua e Barbuda, attribuisce la carneficina nelle isole dei Caraibi al cambiamento climatico. Intanto segue a ruota l'uragano José.


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    Ironia della sorte: la furia di Irma si è abbattuta sulla struttura di Trump "Le Chateau des Palmiers", sull'isola di Saint Martin.
    Rischia anche il suo resort a Palm Beach, Mar-a-Lago, conosciuto come "la Casa Bianca invernale".


    Mentre Irma continua una sconvolgente e storica corsa verso la terraferma americana, il primo ministro di Antigua e Barbuda Gaston Browne ha accusato i leader mondiali ritenendoli responsabili della carneficina che, a suo dire, è dovuta al cambiamento climatico che ancora non viene tenuto in debita considerazione.

    Gaston Browne ha dichiarato alla Today's BBC: “The science is clear. Climate change is real in the Caribbean we are living with the consequences of climate change. It is unfortunate that there are some who see it differently.” La scienza è chiara. Stiamo vivendo con le conseguenze del cambiamento climatico che è reale nei Caraibi. È un peccato che ci siano alcuni che la vedono diversamente.

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    Browne ha rivelato che potrebbe essere necessario ordinare l'evacuazione di Barbuda considerando le previsioni dell'arrivo del nuovo uragano José, dopo che il passaggio di Irma ha distrutto il 90% delle costruzioni e la metà dei 2.000 abitanti delle isole senza casa. Browne ha detto anche che i politici che hanno negato il cambiamento climatico, come Trump, di fatto sono degli irresponsabili.

    "L'ironia, sempre secondo Browne, è che le isole dei Caraibi sono molto piccole ... Molti di noi non sono emettitori di CO2 e soffriamo di tutte queste emissioni “elargite” dai grandi paesi industriali. E allo stesso tempo abbiamo anche altri leader nel mondo industriale che stanno cercando di dire che il cambiamento climatico non è reale. Questi pesanti inquinanti dovrebbero assumersi la responsabilità per il cambiamento climatico. Sono coloro che rilasciano una grande impronta di sostanze che contribuiscono al riscaldamento globale a scapito di altri paesi che chiaramente non inquinano il pianeta".

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    Browne, prima di rilasciare dichiarazioni, ha visto ieri i danni a Barbuda in ricognizione dall’elicottero, e ha detto che "occorrono decine di milioni di sterline per ricostruire l'isola e come membro del Commonwealth apprezzeremmo qualsiasi assistenza che potrebbe essere estesa dal Regno Unito e da altri paesi del Commo...

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    Last Post by Filippo Foti il 7 Sep. 2017
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  2. Uragani: come si formano e i danni che causano

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    By Filippo Foti il 20 Sep. 2017
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    Gli uragani, dopo l'uomo, in questi giorni sono i maggiori nemici del pianeta Terra.


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    Gli uragani, in poche parole, non sono altro che dei temporali che si manifestano quando l’acqua calda dell'oceano si combina con un vento leggero (vedi figura A). Una volta formato, un uragano è costituito da enormi bande di pioggia rotanti con un centro, l’occhio, in cui c’è una regione quasi calma. Nella zona circostante è circondato dall'eyewall (figura B), ovvero le “pareti” dell’occhio dove avvengono i temporali torreggianti più forti.

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    Quando si verificano, e in questi giorni sono i protagonisti di notizie sui media, gli uragani sono i più potenti di tutti i sistemi meteo, si possono estendere generalmente su 547 km, ma Irma recentemente, devastando i Caraibi e la Florida ha raggiunto circa 1000 chilometri di diametro. Successivamente si è spostato verso il Nord dello stato americano, e perdendo di potenza è stato poi declassato a tempesta tropicale. I venti hanno soffiato mediamente a circa 295 km/h.

    Ahi Maria… continui a tormentare pure tu…! Chi vuole capire... capirà!


    Gli uragani si formano in occasione di disturbi nell'atmosfera che insistono sull’acqua calda dell'oceano. Si estinguono quando si muovono in terra o fuori dai tropici e in latitudini più fredde. Queste tempeste sono chiamate uragani nell'Atlantico e tifoni o cicloni tropicali in altre aree del mondo. A causa dell'effetto Coriolis, dovuto alla rotazione terrestre, le tempeste ruotano in senso antiorario nell'emisfero settentrionale e in senso orario nell'emisfero sud.

    La maggior parte dei danni costieri che provocano gli uragani, sono in genere inondazioni causate dalle ondate di tempesta - l'aumento temporaneo del livello del mare che si verifica quando i venti della tempesta spingono l'acqua verso la costa, e se l'aumento della tempesta avviene contemporaneamente ad una alta marea, l'effetto è più intenso e più aree sono inondate.

    Come un uragano si muove attraverso un oceano, gli scienziati cercano di prevedere dove e quando la tempesta raggiungerà la terra. Le loro previsioni permettono l'emissione di avvertenze in aree che la tempesta potrebbe colpire, dando ai cittadini il tempo di evacuare per mettersi in salvo. Guardando gli uragani con i satelliti meteo e utilizzando modelli di computer per sviluppare le previsioni, gli scienziati sono in grado di prevedere il percorso probabile della tempesta. I modelli prendono in considerazion...

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    Last Post by Filippo Foti il 20 Sep. 2017
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  3. California:azioni legali per miliardi in compensazioni per le inondazioni passate e future.

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    By Filippo Foti il 24 Sep. 2017
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    La preponderanza delle prove scientifiche del cambiamento climatico attuale, con le sue implicazioni reali, è così grande che ormai non può più essere ignorato.


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    Ghiacciaio Grinnell fotografato dalla cima del monte Gould, Parco Nazionale del ghiacciaio. E' illustrata, nella sua drammaticità, la recessione del ghiacciaio a causa dei cambiamenti climatici, mentre i modelli circostanti della vegetazione rimangono stabili.


    Disponibile traduzione in italiano.


    Le città di San Francisco e Oakland stanno denunciando alcune delle più grandi compagnie petrolifere dei danni causati dal cambiamento climatico. Lo stanno facendo unendo uno sforzo legale dimostrare che l'industria del combustibile fossile è responsabile dei danni causati, in primis dall’aumento del livello dei mari.

    Le azioni legali sono state depositate separatamente dall'avvocato della città di San Francisco Dennis J. Herrera martedì 19 settembre scorso presso la Superiore Corte dello Stato della California – Contea di San Francisco e nella contea di Alameda – e sono state annunciate il giorno successivo, agendo in nome del popolo dello Stato della California. Il documento depositato sostiene che una lista di produttori di petrolio, gas e carbone ha causato un considerevole aumento del calore che ha portato l'aumento del livello del mare. Questa è una sfida simile alle controversie contro le grandi aziende del tabacco negli anni '90.

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    L'avvocato della città di Oakland Barbara Parker, a sinistra e l'avvocato della città di San Francisco Dennis Herrera, nel momento in cui annunciano di aver presentato le azioni legali.


    Entrambe le città chiedono alle società Chevron Corporation, ConocoPhillips Company, Exxon Mobil Corporation, Royal Dutch Shell e BP P.L.C. (originariamente British Petroleum), di pagare miliardi in compensazioni per le inondazioni passate e future, l'erosione costiera e i danni alle cose derivanti dal cambiamento climatico. "Ormai siamo alla resa dei conti," ha detto il procuratore della città di San Francisco Dennis J. Herrera, è ora che queste aziende assumano le proprie responsabilità".

    Le azioni legali, depositate martedì scorso 12 settembre, arrivano due mesi dopo che le contee di Marin e San Mateo, così come la città di Imperial Beach della Contea di San Diego, hanno presentato sfide simili in mezzo a una spinta crescente per utilizzare i tribunali per denunc...

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    Last Post by Filippo Foti il 24 Sep. 2017
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  4. Le auto elettriche una transizione energetica ormai irreversibile.

    By Filippo Foti il 28 Sep. 2017
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    Dal 16 al 22 settembre scorso in Europa, come del resto in Italia, si è celebrata la “Settimana europea della Mobilità Sostenibile”.


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    Promossa dalla Commissione Europea già dal 2005 e che vede in primo piano il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, si prefigge di “incoraggiare i Comuni europei a introdurre e promuovere forme di mobilità sostenibile e iniziative innovative, ecocompatibili e condivise con la finalità di ridurre impatto ambientale e costi”.

    In larga parte dei paesi del mondo, entro il 2035, si punta a vendere solo automobili elettriche. Ma c’è di più, l’India, che dopo la Cina e gli U.S.A. è il paese che emette più CO2 al mondo - le emissioni di anidride carbonica nel 2010 sono state pari a 2.069.738 tonnellate - prevede nelle prossime settimane di mettere in circolazione quasi 100.000 autobus a batteria e fare nuove vendite di veicoli elettrici entro il 2030. Basterà?

    Anche in Europa entro il 2035 si venderanno solo automobili elettriche.

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    E IN ITALIA?

    La domanda non è "se" ma "quando" arriverà il giorno che la vettura elettrica rivoluzionerà la mobilità mondiale, e se per tale momento il nostro Paese sarà pronto!?

    Una risposta possibile è fornita nel “Libro bianco” sulla macchina elettrica, scritta da Start Magazine in collaborazione con la Cives, (Commissione Italiana Veicoli Elettrici a Batteria, Ibridi e a Celle a Combustibile), presentata l'11 luglio scorso presso la Biblioteca della Camera Superiore Italiana del Parlamento. Molto di più di un'istantanea dello stato dell'e-mobility in Italia, è stata un'opportunità per un confronto con i migliori paesi europei che sono il punto di riferimento per raggiungere i più alti standard.

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    Secondo il Libro bianco, i paesi come la Norvegia, la Francia e la Germania, in grado di produrre sia misure fiscali che di gestione del traffico per incoraggiare la scelta delle auto elettriche, dovrebbero essere il modello a cui deve ispirarsi l’Italia. In particolare, la Norvegia, un paese di 5,2 milioni di abitanti dove un'auto su tre è elettrica. Questi risultati hanno portato il governo a vietare le immatricolazioni di veicoli a benzina e diesel a partire dal 2025.

    Il governo italiano sta cercando di modellare questa visione con la “Tavola Tecnica Rotonda” sulla mobilità sostenibile, presieduta da R...

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    Last Post by Filippo Foti il 28 Sep. 2017
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