PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. Clima e le malattie sono già strettamente collegati a causa del cambiamento climatico.

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    Cambiamento climatico
    By Filippo Foti il 1 Oct. 2018
    +1   -1    0 Comments   188 Views
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    Soluzioni radicali ai cambiamenti climatici, tipo l'ingegneria climatica, potrebbero salvare vite umane. Ma c'è sempre il rovescio della medaglia !


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    Malgrado i progressi tecnologici dell'ingegneria climatica, larga parte del mondo scientifico non ha ancora raggiunto un sentire comune se l’atmosfera può essere veramente sparsa di sostanze chimiche per schermare i raggi del sole e quali possono essere i danni per l'uomo. Di certo però c'è che il cambiamento climatico è una brutta bestia!

    Soluzioni radicali ai cambiamenti climatici potrebbero salvare vite umane, ma un commento che sarà pubblicato nel numero di ottobre 2018 della rivista Nature Climate Change predica cautela perché all'ingegneria climatica manca ancora di un "buono stato di sicurezza".

    Con le emissioni globali di combustibili fossili che stanno raggiungendo il massimo storico e il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi, gli esperti del clima si stanno sempre più interessando alla "ingegneria climatica", una serie di tecnologie ambiziose e in gran parte ancora non bene sviluppate che potrebbero contrastare artificialmente il riscaldamento globale. Un metodo proposto, chiamato "Solar Radiation Management (SRM), ovvero gestione della radiazione solare, ridurrebbe la luce emessa dal sole in entrata iniettando minuscole particelle di aerosol nella stratosfera o schiarendo le nuvole.

    La maggior parte degli scienziati riassume l'SRM come una specie di vulcano artificiale che, come il Monte Pinatubo nelle Filippine il 15 giugno del 1991, potrebbe ridurre debolmente la luce solare e le temperature più basse. Ma negli ultimi anni, la presunta efficacia tecnologica di SRM (le eruzioni vulcaniche fanno temporaneamente abbassare le temperature); Il basso costo teorico di SRM (non considerando i suoi danni collaterali o sottovento); e il suo potenziale per un rapido dispiegamento globale (entro un paio di anni) rende la tecnologia estremamente attraente per i governi che non vogliono pagare il prezzo politico per affrontare ora il cambiamento climatico.

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    Monte Pinatubo nelle Filippine 15 giugno del 1991.


    Altri approcci eliminerebbero direttamente l'anidride carbonica dall'atmosfera che viene estratta dall'ambiente utilizzando sostanze assorbenti che si legano selettivamente alla CO2, che è convertita in una soluzione carbonatica e quind...

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    Last Post by Filippo Foti il 1 Oct. 2018
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  2. Deforestazione: fatti, cause ed effetti.

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    Natura
    By Filippo Foti il 2 Oct. 2018
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    La riforestazione è un'operazione, nel campo della silvicoltura, destinata a ripopolare aree che nel recente passato erano coperte di foreste e che successivamente sono state eliminate per vari motivi. Ma ciò mal si concilia con la nuova era geologica: l'Antropocene!


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    Una campagna shock e molto visiva contro la deforestazione e i suoi misfatti, a partire dalle conseguenze disastrose sugli animali, creata da Ganesh Prasad Acharya per la fondazione di difesa della fauna selvatica Sanctuary Asia.


    Secondo la "Food and Agriculture Organization of the United Nations" (FAO), ovvero l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, circa la metà delle foreste tropicali del mondo sono state rimosse. Le foreste attualmente coprono circa il 30% della massa continentale del mondo, e il Pianeta Terra perde qualcosa come circa 18,7 milioni di acri di foreste all'anno, 75.676,18 Km2 (27 campi di calcio al minuto). Sempre secondo il WWF si stima che il 15% di tutte le emissioni di gas serra derivino dalla deforestazione. Nel 2016, secondo l'Università del Maryland, la perdita di copertura globale delle foreste ha raggiunto il record di 73,4 milioni di acri, 297.039,12 Km2).

    I 10 PAESI CON LE PIÙ GRANDI AREE FORESTALI

    1. RUSSIA : Il più grande paese al mondo ha anche la più grande area forestale pari a oltre 81.000 km2, un quinto delle foreste mondiali. La parte settentrionale della Russia è in gran parte coperta da foreste e ha un ambiente molto meno adatta all'uomo. Questa regione, la Siberia, è coperta di neve per gran parte dell'anno e ha un ecosistema unico. La variegata geografia significa anche che le montagne di alta quota, i bacini fluviali e le regioni subtropicali inferiori sono coperte da diversi tipi di foreste;

    2. CANADA : E' il secondo paese più grande del mondo e circa il 30% della sua superficie è coperta da foreste. Questo equivale a circa 49.000 km2. Come la Russia, gran parte del Canada è disabitata e coperta di neve per gran parte dell'anno, il che lo rende ideale per la tundra, uno dei biomi più freddi e aspri della Terra. Il gran numero di montagne, fiumi e laghi assicurano che il suolo sia l'ideale per le foreste dove si trovano un gran numero di animali endemici;

    3. BRASILE : E' anche uno dei più grandi paesi del mondo ed è sede della foresta pluviale amazzonica, la più grande sulla...

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    Last Post by Filippo Foti il 2 Oct. 2018
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  3. Il trattamento dei rifiuti nel futuro delle città.

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    Natura
    By Filippo Foti il 4 Oct. 2018
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    La gestione dei rifiuti con l'obiettivo di riutilizzo e riciclaggio investendo in comunicazione e sforzi di impegno in tutte le città.


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    Kuala Lumpur Convention Center


    Le città di ogni continente stanno avvertendo un forte desiderio di fare o di realizzare qualcosa, che in genere richiede determinazione e duro lavoro, per realizzare al meglio l'accordo di Parigi. Le città del futuro dovranno alla fine diventare sostenibili, prospere e vivibili e soprattutto senza rifiuti.

    La gestione dei rifiuti è uno dei principali servizi forniti dai governi delle città ed è un settore in cui i sindaci esercitano un'autorità significativa. I sindaci delle grandi città del mondo riconoscono che un'azione audace sulla gestione dei rifiuti è la chiave per rendere i nostri centri urbani più puliti, più sani, più resistenti e inclusivi. Ciò vuol significare che "le città devono rappresentare il luogo dove a chiunque, indipendentemente dalla condizione economica, del genere, della razza o dalla religione, è permesso di partecipare produttivamente e positivamente alle opportunità che essa può offrire".(UNHCR 2000 - United Nations High Commission for Refugees).

    Su tutto il Pianeta la produzione globale di rifiuti sta aumentando più velocemente di qualsiasi altro inquinante ambientale. Pertanto, l'azione in questo settore può avere un impatto molto significativo sulla riduzione delle emissioni di gas serra rispetto agli attuali registri delle emissioni. L'International Solid Waste Association (ISWA), ovvero l'Associazione Internazionale Rifiuti Solidi, stima che quando verranno prese in considerazione tutte le azioni di gestione dei rifiuti, compresi smaltimento, riciclaggio, compostaggio e trattamento, il settore dei rifiuti potrebbe ridurre il 10-15% delle emissioni di gas serra a livello globale. Se si tiene conto anche delle azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti, il settore potrebbe ridurre fino al 20% delle emissioni globali.

    C'è da sottolineare che dal 22 al 24 ottobre prossimi a Kuala Lumpur (Malesia), presso il Convention Center l'ISWA presenterà b>ISWA World Congress 2018, un programma scientifico completo che evidenzierà gli impatti socio-economici del riciclaggio dei rifiuti, la loro riduzione e la salute, la sicurezza e la regolamentazione delle politiche relative al riciclaggio e ai cambiamenti climatici. Comprenderà anche aree di interesse attuale come la gestione dei rifiuti marini e costieri. Il programma scientifico culminerà in un forum in cui i principali min...

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    Last Post by Filippo Foti il 4 Oct. 2018
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  4. Ciò che non puoi vedere spesso può farti molto male.

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    Natura
    By Filippo Foti il 6 Oct. 2018
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    Quando tutto ebbe inizio l’uomo viveva al contatto con la natura, ma nel corso del tempo, diventando una specie tecnologica, ha perso la connessione con essa.


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    Ricercatori scoprono che potere vedere la cattiva qualità dell'aria nelle abitazioni può aiutare le persone a contribuire a mitigare l'inquinamento.

    Non potendo disporre di particolari strumenti nelle nostre case, non è possibile vedere gli inquinanti microscopici che si trovano nell'aria che respiriamo o comunque veniamo a contatto anche se a livello epidermico. Ma cosa succederebbe se potessimo vederli? Probabilmente scapperemmo!

    Le persone trascorrono la maggior parte del loro tempo all'interno degli edifici. In effetti, trascorriamo fino al 90% del nostro tempo tra le pareti domestiche al chiuso. Con il progredire delle conoscenze, gli scienziati hanno scoperto che l'aria nelle nostre case ha la più alta concentrazione di sostanze tossiche anche rispetto a subito dopo l'uscio. Infatti, milioni di case in Europa in cui vivere sono luoghi malsani. Uno dei principali problemi negli edifici europei è l'umidità, che può portare alla crescita di muffe e ad un aumento delle malattie associate come l'asma (il rischio aumenta del 40%). Infatti, circa il 16% degli europei vive attualmente in abitazioni inadeguate, la luce artificiale spesso sostituisce quella naturale e ciò rappresenta una grande sfida per la salute e il benessere delle società.

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    Dicevamo che l’uomo nel passato viveva costantemente circondato dalla natura interagendo con essa. Lo afferma da sempre la scienza e non manca occasione che illustri personalità nel campo dell’Ecopsicologia lo ribadiscano. Di questo nuovo campo scientifico fa parte lo psicologo Peter Kahn professore nel Dipartimento di Psicologia, Scuola di Scienze Ambientali e Forestali dell’Università di Washington. "We are a technological species, but we also need a deep connection with nature in our lives", ovvero "Siamo una specie tecnologica, ma nelle nostre vite abbiamo bisogno anche di una profonda connessione con la natura", sostiene Kahn.

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    Peter Kahn


    "La scarsa qualità dell'aria è un buon esempio di degrado fisico", afferma Kahn. "Possiamo soffocare al contatto con l’aria e alcune persone soffrono di asma; ma tendiamo a pensare che si...

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    Last Post by Filippo Foti il 6 Oct. 2018
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  5. Il rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) pubblicato oggi in Corea.

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    Cambiamento climatico
    By Filippo Foti il 8 Oct. 2018
    +1   -1    0 Comments   69 Views
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    Secondo i più importanti scienziati del clima, per arginare il catastrofico cambiamento climatico, il pianeta, da oggi, ha tempo solo 12 anni. Il rapporto è stato pubblicato oggi in Corea dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite.


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    Un momento dei "lavori" e speriamo di non "bla bla bla..."!


    Come più volte sentito da scienziati non “lobbidipendenti”, per mantenere la temperatura a un massimo di 1,5 °C e scongiurare il crollo catastrofico dell'ambiente, i governi di tutto il mondo devono adottare "cambiamenti rapidi, di ampia portata e senza precedenti in tutti gli aspetti della società" per evitare i disastrosi livelli di riscaldamento globale. Lo afferma un nuovo e severo rapporto dell'autorità scientifica mondiale sui cambiamenti climatici, pubblicato in data odierna.

    Il rapporto afferma che il pianeta raggiungerà la soglia cruciale di 1,5 gradi Celsius (2,7 gradi Fahrenheit) sopra i livelli preindustriali già nel 2030 (la data si basa sugli attuali livelli di emissioni di gas serra), facendo precipitare la Terra in una condizione di rischio molto elevato di estrema siccità, incendi, inondazioni e carenza di cibo per centinaia di milioni di persone.

    Andrew King, docente di scienze del clima all'Università di Melbourne, lo ha dichiarato in una nota: "Questo è preoccupante perché sappiamo che ci sono molti più problemi se superiamo il riscaldamento globale di 1,5 ° C, comprese più ondate di calore ed estati calde, un innalzamento del livello del mare e, per molte parti del mondo, peggiori siccità e precipitazioni estreme". Pertanto, le emissioni globali nette di anidride carbonica dovrebbero diminuire del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 e raggiungere "zero netto" intorno al 2050 per mantenere il riscaldamento intorno a 1,5 °C. Abbassare le emissioni in questo modo, anche se tecnicamente possibile, richiederebbe cambiamenti diffusi nel settore energetico, industria, edifici, trasporti e città, afferma il rapporto.

    "Il dialogo sul mantenimento del riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C si sta chiudendo rapidamente e gli attuali impegni in materia di emissioni rilasciati dai firmatari dell'Accordo di Parigi non contribuiscono a raggiungere questo obiettivo", ha aggiunto King. Si rendono pertanto necessari cambiamenti urgenti e senza precedenti per raggiungere l'obiettivo, che è accessibile e fattibile anche perché questa finalità si trova nella parte più ambiziosa dell'impegno di Parigi a mantenere le temperature tra 1,5 e 2 °C.

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    Last Post by Filippo Foti il 8 Oct. 2018
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  6. Lo sapevi che i coralli non crescono solo nelle barriere costiere ma anche nell'oceano profondo?

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 10 Oct. 2018
    +1   +1   -1    0 Comments   35 Views
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    Le colonie coralline d'alto mare, un ecosistema tutto loro in una vasta parte degli oceani del mondo, sorprende ancora oggi le persone che scoprono quanta vita vive in questo mondo in gran parte inesplorato e inaccessibile dove regnano le tenebre, freddo e alta pressione idrostatica.


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    Infatti, una volta si pensava che le profondità marine fossero senza vita, prima che i primi esploratori dragassero il fondo del mare profondo e tirassero su creature mai viste prima. In questo ultimo decennio sono stati molto studiati gli habitat del mare profondo. Tra le più impressionanti c'erano le "foreste" coralline di acque profonde.

    I colori vivaci, le forme uniche e la varietà di vita esotica all'interno e intorno alle barriere coralline, li rendono una fonte naturale di meraviglia e gioia. Ma le barriere coralline sono molto più di semplici oggetti ornamentali lungo il fondale oceanico. Le barriere coralline sono spesso paragonate alle foreste pluviali per la vasta biodiversità che sostengono e alle vecchie foreste per la longevità delle loro comunità ecologiche. Nonostante coprano solo un cinquecentesimo del fondo oceanico, le barriere coralline fungono da vivaio, fattoria e casa per un terzo di tutte le specie di pesci marini. Le barriere coralline sostengono anche le economie attirando turisti, proteggono le comunità costiere dagli effetti potenzialmente dannosi delle tempeste e possono conservare i segreti anche per curare malattie mortali.

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    Anemone di venere Actinoscyphia sp.


    Per quanto ricche e belle siano le barriere coralline, imparare a conoscere il corallo è stato per lungo tempo oggetto di mera curiosità o di piacere, ora, con la nostra pesca marina sotto grave minaccia e il 40% delle barriere coralline del pianeta in condizioni critiche o già degradate oltre il recupero, lo stesso benessere del nostro pianeta dipende anche da noi che dobbiamo acquisire una migliore conoscenza degli ecosistemi dei coralli e agire in modo da preservarli.

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    Favites


    Molti di questi coralli, tipo ottocorali (sottoclasse degli Antozoi), che non sono i "tipici" coralli che si trovano in acque poco profonde a cui la maggior parte del...

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    Last Post by Filippo Foti il 10 Oct. 2018
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  7. L'attuale livello dei mari pronto a salire a causa dello scioglimento del Pine Island.

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    Cambiamento climatico
    By Filippo Foti il 11 Oct. 2018
    +1   -1    0 Comments   41 Views
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    Si tratta "solo" di 300 chilometri quadrati di iceberg in procinto di entrare in mare aperto in Antartide. Diventerebbe il sesto grande evento di questo secolo e fa veramente paura.


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    La prua del rompighiaccio della RRS James Clark Ross in una spedizione scientifica del 2014, durante la quale il ricercatore dell'Università del Rhode Island e altri cinque scienziati hanno scoperto una fonte di calore vulcanica attiva sotto il ghiacciaio Pine Island in Antartide.


    Nuove immagini satellitari dimostrano che il ghiacciaio Pine Island, nell'Antartide occidentale, presenta una nuova spaccatura lunga e scoscesa che si sta frantumando. Solo un anno fa un iceberg di 260 chilometri quadrati (100 miglia quadrate) si è liberato dal ghiacciaio, il quinto grande evento di questo secolo. Questa nuova frattura potrebbe avere un impatto sull'innalzamento del livello del mare. La spaccatura di quasi 19 miglia (30 chilometri) ha avuto inizio nel mezzo della piattaforma di ghiaccio, dove tocca le acque oceaniche più calde che lo stanno sciogliendo da sotto.

    I dati chimici dei campioni di acqua hanno rivelato una fonte attiva di calore vulcanico sotto il ghiacciaio che è quello a più rapido scioglimento dell'intera regione. Anche se non ci sono state eruzioni in Antartide per più di 2000 anni, il calore di questo vulcano attivo e nascosto sotto la calotta antartica potrebbe contribuire a questo rapido declino. Precisiamo che l'Antartide immagazzina abbastanza acqua ghiacciata per innalzare il livello globale del mare di 190 piedi (58 metri) e spostare milioni di persone dalle regioni costiere.

    Stef Lhermitte della Delft University of Technology Dipartimento di geoscienze e telerilevamento (Malines, Fiandre, Belgio) e - professore associato di geologia e scienziato di ricerca al Cresis (Center for Remote Sensing of Ice Sheets), e Cornelis van der Veen, professore di geografia, che hanno recentemente pubblicato il loro lavoro nella rivista Science - hanno trovato il nuovo crack analizzando le immagini satellitari del ghiacciaio, che Lhermitte riceve ogni giorno nella sua casella di posta elettronica. "E' successo mercoledì sera (3 ottobre ndr.) e all'improvviso ho visto qualcosa di diverso rispetto al giorno prima".

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    Stef Lhermitte


    Se solamente l'intero ghiacciaio Pine I...

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    Last Post by Filippo Foti il 11 Oct. 2018
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  8. Arcipelago delle Isole Eolie: una delle eccellenze turistiche italiane nel mondo.

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 12 Oct. 2018
    +1   -1    0 Comments   100 Views
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    L'arcipelago delle isole Eolie dichiarati dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità tra miti e bellezze mozzafiato.


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    Tra Lipari, Vulcano, Stromboli e Panarea oltre 10.000 sono stati gli spostamenti di persone, quotidiani o a cadenza settimanale nel 2017.


    L’arcipelago delle Isole Eolie, conosciute anche come Isole Lipari, è formato da isole di origine vulcanica ed è situato nel Mar Tirreno al largo della costa settentrionale della Sicilia e sono appartenenti alla provincia di Messina. Iscritte alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco nell’anno 2000. 2/12/2002 a Cairns in Australia

    Include due vulcani attivi, Stromboli e Vulcano, oltre a diversi fenomeni vulcanici secondari. Le isole Eolie formano un arcipelago di sette isole, oltre a isolette e scogliere, sono disposte a forma di Y in orizzontale, al largo della Sicilia settentrionale, di fronte alla costa tirrenica di Messina. Pertanto, sono visibili da gran parte della costa della Sicilia quando la visibilità è eccellente, come anche dalla costa calabra.

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    L'arcipelago ospita Lipari, la più grande isola con poco più di 37 kmq di superficie, ed è il cuore dell'arcipelago che, secondo la mitologia greca, fu dimora del dio Eolo il re dei venti, colui che fu lasciato da Zeus a guardia delle anfore contenenti i venti stessi. Il dio Eolo, secondo l’antico storico greco Polibio succedette all’eroe eponimo Liparo che colonizzò l'isola e ne divenne il re; lo stesso che si dice vivesse, dove ora sorge il castello che domina la città vecchia. L'isola è montuosa e aspra, raggiunge la sua massima altitudine sulla montagna Chirica (602 m) sopra il livello del mare, seguita dal Monte S. Angelo (594 m).

    La sua città si trova ai piedi dell'imponente fortezza del castello, l'unica acropoli greca, e lungo le insenature, a nord e a sud di Marina Corta e Marina Lunga. In queste due frazioni si trova l'approdo per navi e aliscafi. L'isola conta al 31 dicembre 2017, secondo tuttitalia.it, 12.819 abitanti.

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    L'isola, come tutte le altre sei, Salina, Vulcano, Stromboli, Filicudi, Alicudi e Panarea, di origine vulcanica, è stata plasmata da dodici vulcani. La sua natura vulcanica è evidente nella Valle Muria, rocce rosse, e nella costa nord-orientale, coperta da un vasto cast di pomice. Su questa ...

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    Last Post by Filippo Foti il 12 Oct. 2018
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  9. Antropocene vs Meghalayan:sfida scientifica per valutare i limiti imposti dalla Natura all'uomo.

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    Natura
    By Filippo Foti il 15 Oct. 2018
    +1   -1    0 Comments   73 Views
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    L'antropocene, in questa nostra assurda epoca, diventa solo spettacolo per ammonire l’uomo?


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    La maggior parte delle persone non ha avuto il tempo di farsi un’idea delle effettive dimensioni del nostro impatto sulla Terra, sentendo parlare di Antropocene, che deve adattarsi a una nuova scala temporale denominata “Meghalayan”.

    A partire dalla recente estate, si sta diffondendo un altro concetto scientifico che giustificherebbe in parte l’uomo. Infatti, l'organismo globale incaricato di dare un nome alle ere geologiche, la (International Commission on Stratigraphy) (ICS) in cui lavora anche un gruppo che sostiene l’Antropocene, ha respinto la proposta di questa nuova era geologica marcata dall’uomo ufficializzando che l'unità più recente della scala temporale geologica è un “Olocene avanzato”, che ha appunto chiamato “Meghalayan Age”. Non dunque una nuova epoca geologica, la controversa epoca "geologica" in cui l'umanità presumibilmente domina i processi naturali, ma solo una suddivisione più recente dell'Olocene, in cui viviamo da 12.000 anni, in tre diverse ere geologiche, tutte caratterizzate principalmente da fattori naturali, e non umani.

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    Legenda: Le unità di tutti i ranghi sono in procinto di essere definite da un limite globale Stratotype Section and Points (GSSP) per i loro limiti inferiori, compresi quelli dell'Archeano e del Proterozoico, definiti da Global Boundary Stratotype Section and Points (GSSP). Sottoserie sono abbreviate in U/L (Superiore/Fine), M (centrale) e L/E (inferiore/precoce). Età numerica per tutti i sistemi, eccetto Quaternario, Paleogene superiore, Cretaceo, Triassico, Permiano e Precambriano, sono tratti da 'A Geologic Time Scale 2012' di Gradstein et al. (2012), quelli per il Quaternario, Paleogene superiore, Cretaceo, Triassico, Permiano e Precambriano sono stati forniti dalle sottocomissioni ICS pertinenti. Fonte: www.stratigraphy.org/ - Formal subdivision of the Holocene Series/Epoch[2018-09-24].


    I sostenitori dell’Antropocene, ovvero quelli che hanno osato “sognare” per quasi due decenni di essere stati da soli di dare inizio a una nuova epoca geologica, convinti che presto sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe stato uffi...

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    Last Post by Filippo Foti il 15 Oct. 2018
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  10. Il futuro della Terra è anche nelle mani delle multinazionali più importanti che usano la plastica.

    Tags
    Natura
    By Filippo Foti il 18 Oct. 2018
    +1   -1    0 Comments   263 Views
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    Ogni anno, decine di migliaia di persone in tutto il mondo si offrono volontarie per un compito che poco dopo si rivelerà infruttuoso, (tipo il compito di Sisifo): Raccogliere la spazzatura dalle spiagge.


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    Sisifo, re di Corinto e figlio del re dei venti Eolo, nella mitologia greca fu punito dagli dei per la sua arroganza condannandolo a far rotolare senza mai fermarsi in pesante macigno sino alla sommità di un'altura. Però, nel momento in cui stava per ultimare tale sforzo, la grossa e pesante pietra ricadeva nella pianura, costringendolo a ricominciare tutto daccapo. Quindi, un compito senza fine e infruttuoso viene conosciuto come un compito di Sisifo o un lavoro di Sisifo.

    Perché abbiamo citato questo episodio mitologico? L’accostamento di raccogliere la spazzatura dalle spiagge finisce da una parte ma purtroppo si rinnova dall’altra. Allora cosa fare? Rinunciare a pulire e sommare altra monnezza vanificando il lavoro di tante persone singole o associate, tipo l’Ocean Conservancy. Quest’ultima da notizie allarmanti per la produzione, a livello mondiale di circa 300 milioni di tonnellate di materie plastiche e almeno 8 che finiscono negli oceani.

    Quanto per dare dati ufficiali, da una pubblicazione apparsa su Science Advances il 19 luglio 2017:
    Production, use, and fate of all plastics ever made, (Produzione, uso e destino di tutte le plastiche mai realizzate) a cura di Roland Geyer, Jenna R. Jambeck e Kara Lavender Law.

    Kara Lavender Law:

    Stimiamo che 2500 Mt di materie plastiche, o il 30% di tutte le plastiche prodotte, siano attualmente in uso. Tra il 1950 e il 2015, la produzione di rifiuti cumulativi di rifiuti di plastica primaria e secondaria (riciclata) ammontava a 6.300 milioni di tonnellate (Mt). Di questi, circa 800 Mt (12%) di plastica sono stati inceneriti e 600 Mt (9%) sono stati riciclati, solo il 10% dei quali è stato riciclato più di una volta. Circa 4.900 Mt (il 60% di tutti i materiali plastici mai prodotti sono stati scartati e si stanno accumulando nelle discariche o nell'ambiente naturale. Di questi, 600 Mt sono in polipropilene (o polipropene, abbreviato in PP) e in fibre. Nessuna delle materie plastiche prodotte in serie si biodegrada in alcun modo significativo; tuttavia, la luce solare indebolisce i materiali, causando la frammentazione in particelle note per raggiungere dimensioni di millimetri o micrometri. La ric...

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    Last Post by Filippo Foti il 18 Oct. 2018
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