PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. L'importanza della vita marina per l'uomo. Mediterraneo da salvare.

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    Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare: la violenza all’ambiente e/è a noi stessi. È piccolo ma raccoglie nelle sue acque temperate circa il 50 % delle specie marine

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    L'importanza della vita marina per l'uomo.


    Il mare profondo è verosimilmente l'ecosistema più rilevante e, quasi certamente un ambiente biologico eterogeneo di cui ancora c’è molto da scoprire.
    Il mar Mediterraneo, crocevia di storia e culture, pur rappresentando meno dell’1% della superficie dell'oceano globale è un'area geografica importante della biodiversità marina ed include montagne sottomarine, canyon, coralli e sorgenti idrotermali che nei suoi ecosistemi di acque profonde raccontano una marea di habitat sempre più soggiogati dagli insulti umani, rifiuti e materie plastiche in primis, pesca eccessiva e scarichi inquinanti.


    Il mar Mediterraneo, come del resto succede in molte altre parti del pianeta, nelle sue profondità mostra un preoccupante aumento delle temperature che, negli ultimi decenni, sta accelerando a ritmi senza precedenti, e malgrado il complesso degli organismi (vegetali, animali ecc.) che occupano quel determinato spazio nell’ecosistema (biota) reagisce alla carenza di cibo, indicatori per la valutazione dello stato ambientale delle acque di programmi di monitoraggio per l'ambiente marino evidenziano un accumulo di tossicità con la conseguente diminuzione della disponibilità di cibo che può avere effetti drammatici nelle sue reti trofiche. Pertanto anche variazioni dell'ordine di 0,1 ° C possono causare un significativo spostamento della biodiversità.

    Temperature più elevate aumentano il metabolismo delle acque profonde, aggravando così gli effetti della limitazione del cibo. Inoltre, l'acidificazione degli oceani riduce la capacità di calcificazione dei coralli e altera il loro metabolismo. Sebbene ci si possa aspettare che un aumento delle temperature possa aumentare la potenziale diffusione della zona minima di ossigeno, nel mar Mediterraneo finora sono stati segnalati solo delle limitate carenze di ossigeno.

    L'analisi della potenziale vulnerabilità degli ecosistemi indica che sono i sistemi di coralli e le pianure di acque profonde i più sensibili ai cambiamenti del clima e al riscaldamento globale. Le informazioni fin qui disponibili suggerisco...

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    Last Post by Filippo Foti il 10 Aug. 2019
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  2. Cambiamenti climatici: abuso terrestre e fornitura di prodotti agricoli e alimentari nel mondo.

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    Questa nostra Terra è l'unica 'terra' che ci sia. Possiamo calpestarla ma non umiliarla, rispettarla invece e proteggerla.


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    Al nostro pianeta non può essere messo un “lucchetto” per farlo riposare e per fare un inventario...


    L'uso migliore del suolo, le diete a basso consumo di carne e l'eliminazione degli sprechi alimentari dovrebbero essere priorità per aiutare a prevenire una catastrofe climatica ed umanitaria. Non mancano fatti spaventosi nel nuovo grande rapporto sui cambiamenti climatici e sulla Terra, un riassunto del quale è stato pubblicato recentemente dal gruppo scientifico dell'IPCC guidato dalle Nazioni Unite.

    Primo problema fra tutti: i cambiamenti climatici potrebbero rendere l'acqua ancora più scarsa nelle aree naturalmente secche, il degrado del suolo, la gestione sostenibile delle terre, la sicurezza alimentare e i flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri, afferma il rapporto. La Terra, secondo l'IPCC si è già riscaldata più di 1,5 gradi Celsius (2,6 gradi Fahrenheit) dalla rivoluzione industriale del 1750, ed è la stessa quantità di riscaldamento che gli attivisti climatici sperano di prevenire su scala globale.

    Il rapporto del gruppo scientifico dell'IPCC mette in evidenza che la Terra sta diventando sempre più estremamente scarsa per soddisfare tutti i bisogni di una popolazione in continua crescita; ne abbiamo bisogno per tutto e ne stiamo già utilizzando la maggior parte. La mancanza di acqua, la desertificazione, il suolo che si degrada, una migliore gestione delle terre in modo sostenibile, la sicurezza alimentare, il controllo dei flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri e più del 70% delle terre libere dal ghiaccio del pianeta che è stato già modellato dall'attività umana, sono stati appunto gli argomenti chiave nel corso della sua 50a sessione, tenutasi dal 2 al 7 agosto 2019.

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    Mentre gli alberi vengono abbattuti e le aziende agricole prendono il loro posto, il nostro pianeta, vittima di una gestione scellerata dell'uomo, emette ogni anno circa un quarto dell'inquinamento globale dei gas ad effetto serra incluso il 13% di anidride carbonica ed il 44% del metano inquinante e surriscaldante anche se di breve durata. Ma a differenza di altre fonti di inquinamento, come la combustione di combustibili fossili che deve essere rapidamente ridotta a livello globale, al nostro pianeta non può essere semplicemente messo un “lucchetto” per farlo ripos...

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    Last Post by Filippo Foti il 16 Aug. 2019
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  3. Dopo le piogge acide per l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera ora piove anche plastica.

    Tags
    Natura
    By Filippo Foti il 18 Aug. 2019
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    Evidentemente non basta il pieno che compie la Terra con la plastica che si accumula negli oceani, mari, fiumi, aree di alta montagna, ghiacciai e persino nei luoghi più remoti del nostro pianeta.


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    In basso a destra e al centro la dr.ssa Melanie Bergmann.


    Ma venire a conoscenza della quantità impressionante di plastica scoperta da scienziati del Dipartimento della sicurezza nazionale degli Stati Uniti in collaborazione con il “Geological Survey”, solleva preoccupazioni per l'uomo e l'ambiente. E non è la prima volta che ciò accade.

    Un nuovo studio allarmante pubblicato recentemente afferma che gli scienziati hanno scoperto particelle microscopiche di plastica nella neve dalle Alpi fino alle regioni remote dell'Artico, dove sono stati rinvenute oltre 10.000 particelle per litro, frammenti di pneumatici di gomma, vernice, e forse fibre sintetiche.

    E’ piovuta plastica sulle Montagne Rocciose, microplastica colorata nella pioggia a Denver, la capitale del Colorado, sull'isola delle Svalbard e su banchi di ghiaccio alla deriva. Alcuni ricercatori, guidati dalla dott.ssa Melanie Bergmann, dell'Istituto tedesco per la ricerca polare e marina Alfred-Wegener-Institut e che ha pubblicato l'articolo sulla rivista Science Advances, secondo il Guardian e il New Scientist, hanno analizzato campioni di neve dalle Alpi tedesche e svizzere all'Artico, come nell'isola norvegese delle Svalbard a nord del circolo polare artico. Ovunque hanno trovato microplastiche. Uno studio pubblicato da una squadra franco-britannica ad aprile, ha mostrato che le microplastiche (particelle di dimensioni inferiori a 5 mm) stanno cadendo dal cielo sui Pirenei francesi, un'altra regione apparentemente incontaminata.

    In precedenza, gruppi di ricerca hanno trovato materie plastiche nelle ricadute atmosferiche al suolo di inquinanti a Dongguan in Cina, Teheran in Iran e Parigi in Francia. Si ipotizza anche che alcuni frammenti potrebbero essere usciti dalle turbine eoliche.

    Il fenomeno è da diversi anni che viene segnalato in tanti Paesi del mondo e resta famoso ciò che è stato osservato il 22 luglio 2015 anche in Italia, quando a Formegan di Santa Giustina, in provincia di Belluno, diversi cittadini hanno notato una strana nuvola di plastica colorata, con frammenti delle dimensioni di circa 10 centimetri che sono precipitati dal cielo. Un effetto simile a quando un mezzo aereo sparge volantini pubblicitari nelle città. Quella volta però si trattò appunto di pezzetti di plastica, sottilissima e colorata.

    La Bergmann ha dichiarato al...

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    Last Post by Filippo Foti il 18 Aug. 2019
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