PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 




  1. Punti di svolta climatici: l'Artico è uno dei punti di riferimento per un cambiamento irreversibile.

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    In tutto il mondo i cosiddetti punti critici minacciano l'ecosistema, mentre gli incendi, l'uso del suolo da parte dell'uomo e la perdita di biodiversità aumentano esponenzialmente ed amplificano gli impatti climatici.


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    In questo momento l’Artico è diventato un punto di riferimento per il cambiamento futuro del clima e, mentre gli ecosistemi di tutto il mondo si avvicinano ai punti critici, ciò rappresenta una dura lezione per i decisori politici del mondo che tra una COP e l'altra giocano a scarica barile.

    Iconico com'è per il mantenimento del ghiaccio e neve tutto l'anno, nell'ultimo decennio l'Artico è diventato l’emblema di un profondo cambiamento. Nel luglio 2020, l'ultima piattaforma di ghiaccio intatta nell'Artico canadese è precipitata in mare. Risalendo alla prima analisi nel 1902, la calotta glaciale di Milne, ai margini dell'Isola di Ellesmere, è risalente a più di 4mila anni fa e ha già perso il 43 percento della sua massa precedente. Anche le calotte glaciali dell'isola di Ellesmere in Canada, nell'estate del 2020 sono andate perse, poiché il ghiaccio depositato durante la Piccola Era Glaciale (1600-1850) si è sciolto completamente. Questo rappresenta un "punto di svolta" che viene spesso applicato ad un momento di cambiamento critico della storia umana. In ecologia, i punti critici descrivono piccoli cambiamenti che, nel tempo, impongono una trasformazione irreversibile. I minimi annuali di ghiaccio marino e un sorprendente aumento del disgelo del permafrost, in un clima di riscaldamento, segnalano che il punto di non ritorno, che si espande attraverso gli ecosistemi, è già stato superato. Abbiamo già perso l'Artico ghiacciato.

    Una recente ricerca apparsa sulla rivista multidisciplinare "Nature Communications" dal titolo "Nuovi modelli climatici rivelano aumenti più rapidi e maggiori delle precipitazioni artiche rispetto a quanto previsto in precedenza", pubblicata il 30 novembre 2021, pone una serie di riflessioni. Realizzata da Michelle Roisin McCrystall, Università del Manitoba Winnipeg (Canada), Julienne Stroeve dell'University College London, ed altri, lo studio sostiene che mentre l'Artico continua a riscaldarsi più velocemente del resto del pianeta, aumentano le prove che la regione sta vivendo un cambiamento ambientale senza precedenti e drammatico.

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    Le ricercatrici prevedono che il ciclo idrologico si intensificherà nel corso del ventunesimo secolo, con un aumento dell'evaporazione dovuto all'espansione delle aree di mare aperto e ...

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    Last Post by Filippo Foti il 3 Dec. 2021
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  2. Aree marine protette vs bracconieri

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    Mare a 360°
    Storie
    By Filippo Foti il 6 Dec. 2021
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    Consentire la pesca nelle aree protette potrebbe generare entrate per prevenire la pesca dei bracconieri, un'idea insolita per raccogliere fondi per l'applicazione delle leggi attira fan e critici.


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    Bracconieri nel Mare di Cortez in Messico che catturano illegalmente, l'8 dicembre 2019,
    il totoaba in un'area di rifugio per la focena vaquita marina quasi estinta.



    Le aree marine protette (AMP) possono essere vittime del proprio successo. Com'è possibile ci siamo chiesti? Ebbene, secondo diversi studiosi, vietando o limitando la pesca nelle loro acque, queste riserve possono creare popolazioni sane di pesci, con alcuni che nuotano nelle acque vicine dove possono essere catturati. Ma a volte un banco di pesci pieno sono una tentazione troppo forte, con i bracconieri che sfrecciano furtivamente nella zona protetta per un bottino illegale. Prevenire questo bracconaggio è difficile, dicono gli esperti, perché l'applicazione in mare può essere complicata e costosa. Esploriamo, pertanto, il potenziale della “Conservation Finance Alliance” (CFA) che promuove la consapevolezza, le competenze e l'innovazione nel finanziamento della conservazione a livello globale, per finanziare in modo sostenibile le AMP in diversi modi, tenendo conto della possibilità che potrebbero non essere una soluzione ottimale.

    E SE I PESCATORI POTESSERO PAGARE PER PESCARE ALL'INTERNO DI UN'AREA RISERVATA?

    Partiamo dal presupposto che l'ammontare degli incentivi economici conferiti al bracconaggio soddisfino i pescatori che bilanceranno la redditività della pesca all'interno dell'AMP senza incorrere alla prevista multa per la pesca illegale. In tal modo l'AMP diventerebbe un "parco sulla carta". La realtà spesso sta nel mezzo: la disponibilità di un modesto budget per l'applicazione delle norme, scoraggerà solo parte della pesca illegale, ma non tutta.

    Christopher Costello, economista ambientale presso l'Università della California, Santa Barbara (UCSB), Kat Millage, ricercatrice marina presso l'Università della California a Santa Barbara (UCSB), ed altri numerosi colleghi, hanno creato un modello informatico delle implicazioni ecologiche e finanziarie di un tale compromesso. Hanno raccolto dati tra cui il costo tipico dell'applicazione delle restrizioni alle riserve, stimato quali sanzioni potrebbero essere prat...

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    Last Post by Filippo Foti il 6 Dec. 2021
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  3. La "scatola nera o scatola della vergogna" per registrare e documentare le azioni dell'umanità contro la Terra.

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    Scienziati australiani stanno costruendo una scatola nera "indistruttibile", ciò che potremmo definire come la "scatola della vergogna" per registrare e documentare le azioni dell'umanità contro la Terra.


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    Per registrare e documentare le nostre azioni che incidono sul cambiamento del clima del nostro pianeta, presto l'umanità avrà a disposizione un dispositivo indistruttibile che fornirà informazioni alla civiltà futura, i futuri sopravvissuti se ancora ce ne saranno, nel caso in cui una catastrofe climatica distruggesse la nostra. Infatti, è attualmente in lavorazione una scatola nera che dovrebbe registrare le azioni dell'umanità nell'affrontare o contribuire, nella migliore ipotesi, a frenare il cambiamento climatico. Il dispositivo, così come è stato concepito, potrebbe consentire - “ai posteri l'ardua sentenza?” – per evitare loro di ripetere i nostri errori. Per il raggiungimento di questo obiettivo un team composto da scienziati e artisti australiani sta lavorando per realizzarlo allo scopo di registrare la gestione dell'umanità della crisi climatica nel tempo ed eventualmente ritenere i leader mondiali responsabili delle loro azioni contro il cambiamento del clima.


    Questa gigantesca scatola d'acciaio dovrebbe essere collocata su una pianura cosparsa di granito, circondata da montagne nodose. Incongrua nel paesaggio, proprio come il monolite nero di (Odissea nello spazio 2001), il film del 1968 che fa parte della serie cinematografica Mad Max ideata e diretta da George Miller, ambientata in uno scenario post apocalittico. La sua presenza aliena suggerisce che sia stato messo lì con un preciso intento. E se coloro che lo scopriranno e riusciranno a decifrare i messaggi che contiene, potranno intravedere cosa ha causato la caduta della civiltà; molte civiltà ed imperi del passato sono crollati di fronte a minori cataclismi.

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    Tale dispositivo, tranne ovviamente le proporzioni, non dovrebbe essere diverso dalla scatola nera disposta su veicoli per stabilire a dinamica di un incidente. "Quando, ad esempio, un aereo si schianta

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    Last Post by Filippo Foti il 9 Dec. 2021
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  4. Pesca eccessiva e plastica negli oceani e sulla terra ferma.

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    Come risolvere il problema dell'inquinamento da plastica e pesca eccessiva, non sostenibili e interconnessi, negli oceani e sulla terra ferma.


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    In questo post tratteremo il problema dell’inquinamento da plastica, anche se è bene precisare che questa monnezza non è altro che uno dei tanti problemi che affligge gli oceani che sta portando alcune specie marine verso l'estinzione, cambiando irreparabilmente gli ecosistemi, danneggiando milioni di animali marini ogni anno e mettendo a repentaglio il benessere delle persone che dipendono dall'oceano per cibo o lavoro.

    PLASTICA E PESCA ECCESSIVA NEGLI OCEANI: DUE PROBLEMI INTERCONNESSI

    Inquinamento da plastica e pesca eccessiva non sostenibili possono sembrare problemi isolati, ma sicuramente si influenzano a vicenda. Man mano che i nutrienti scorrono dai terreni agricoli (fosfati e nitrati) e attraverso gli dagli scarichi diretti delle industrie (metalli pesanti), e finiscono in mare, unitamente alla plastica, influiscono sulle condizioni di cui i pesci hanno bisogno per prosperare negli oceani e mari. Tutti questi stress sono amplificati dal riscaldamento globale tanto che è voce comune che le generazioni future troveranno più monnezza che pesci.

    L'oceano ha agito da decenni come un serbatoio per le emissioni di CO2 e del calore in eccesso, ma in maniera smisurata, tanto che gli ecosistemi marini crollano in quanto non possono assorbire tutto. E non dovremmo pensare che questi problemi non ci riguarderanno. Infatti si verificano spesso tempeste sempre più forti, alimentate da acque oceaniche più calde.

    È nell'interesse di tutti proteggere l'oceano. Mari più puliti sarebbero più redditizi e la ricerca suggerisce che una pesca meglio gestita potrebbe generare sei volte più cibo di quanto non si fa attualmente. Le zone economiche esclusive degli Stati costieri sarebbero più produttive se ogni paese accettasse di proteggere l'alto mare.

    INQUINAMENTO DA PLASTICA

    L’inquinamento da plastica, in questa trattazione ne diamo maggiore risalto, è causato dall’accumulo nell’ambiente di prodotti sintetici che sono arrivati al punto di creare problemi alla fauna selvatica e al loro habitat, nonché alle popolazioni umane. Nel 1907 l'invenzione della bachelite

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    Last Post by Filippo Foti il 15 Dec. 2021
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  5. Dalle reti a strascico ai microsatelliti per monitorare la plastica negli oceani

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    Mare a 360°
    Natura
    Storie
    By Filippo Foti il 17 Dec. 2021
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    Una recente animazione rilasciata dai ricercatori della Nasa mostra come la plastica, che viene scaricata negli oceani, si muove in tutto il mondo.


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    CYGNSS in orbita.


    Secondo una recente animazione dell'Earth Observatory della Nasa, la posizione e la concentrazione della plastica che galleggia negli oceani tra l'aprile del 2017 e settembre 2018 è un prezioso avvertimento di come la plastica che viene scaricata in mare si muove in tutto il mondo. Questo post segue ed aggiorna quello pubblicato di recente e dà ancora risalto di, come ogni anno, un inquietante volume di spazzatura, pari a otto milioni di tonnellate di plastica, scorre dai fiumi e dalle spiagge negli oceani.

    È noto che le concentrazioni di microplastiche oceaniche variano in modo significativo in base alla località, con livelli particolarmente elevati nei vortici del Nord Atlantico e del Nord Pacifico. La maggior parte delle misurazioni dirette proviene da reti a strascico che ovviamente mancano misurazioni globali della distribuzione della microplastica e della sua variabilità temporale. Si rendeva necessario, pertanto, un nuovo metodo per rilevare e visualizzare la distribuzione globale delle microplastiche oceaniche dallo spazio.

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    Il dispositivo che è stato sviluppato da "The Ocean Cleanup".


    Ciò è stato ampiamente dimostrato dal video animato che segue realizzato dalla Nasa - la prima del suo genere su scala globale – che mostra la posizione e la concentrazione della plastica galleggiante per un periodo di diciotto mesi.
    Come già sapete, nel tempo, questa plastica viene scomposta in microplastiche grazie agli agenti atmosferici chimici, fisici e biologi (correnti oceaniche e luce solare). Gli scienziati di solito misurano le macchie di immondizia marina - aree nell'oceano dove si raccolgono i detriti - trascinando le reti dietro le barche. Ma questo metodo di campionamento è "geograficamente sparso e non dà ai ricercatori un'idea di quanto le concentrazioni di plastica cambino nel tempo", secondo una dichiarazione dell'Earth Observatory della Nasa.

    Degna di nota la missione del capitano Charles Moore che nel 1999 utilizzò un protocollo di campionamento progettato statisticamente per determinare la quantità di rifiuti delle civiltà irrecuperabili in quell'area conosciuta come il vortice subtropicale del Pacifico settentrionale. Percependo la potenziale minaccia per l'ambiente marino, decise di dedicare le sue risorse e il suo tempo alla comprensione e alla sensibilizzazione sull'inquinamento da plastica degli oceani e intraprese la sua prima spedizione

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    Last Post by Filippo Foti il 17 Dec. 2021
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  6. I negazionisti del clima non sanno più a che santo votarsi.

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    Dagli scenari catastrofici della crisi climatica, alle associazioni complottiste del clima di oggi totalmente estraniati dalla realtà, alcuni ricercatori evidenziano le strategie dei negazionisti per diffondere false notizie per prevenire e influenzare la politica sul clima.


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    Gli autori di questi studi, che sinteticamente vi proponiamo, sono la giornalista e fotografa Stella Levantesi dell'Università di Cambridge che - attraverso un giornalismo investigativo incisivo - sta facendo il giro il mondo alla ricerca di storie da raccontare sul clima en recente autrice del libro “I bugiardi del clima”; e Giulio Corsi che effettua ricerche presso nella medesima università e che indaga chi e come sta influenzando il discorso sui cambiamenti climatici, con un focus sulla circolazione della disinformazione. Prenderemo in considerazione anche alcuni suggerimenti che arrivano da John Cook, ricercatore presso il "Climate Change Communication Research Hub" della "Monash University".

    Quando decenni fa, sostengono gli autori di questi studi, le aziende di combustibili fossili hanno scoperto il legame tra il loro prodotto e il cambiamento climatico, hanno fatto tutto il possibile per nasconderlo. Hanno mentito, manipolato e ingannato. Oggi, negare la realtà del cambiamento climatico non è così facile, ed è certamente più controverso. Ma ciò non significa che i negazionisti del clima – aziende di combustibili fossili, lobbisti e i loro alleati contrari all'azione per il clima – abbiano terminato di dire e scrivere bugie.

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    Poiché gli incendi catastrofici si diffondono in tutto il mondo e vaste aree del pianeta sono inondate da eventi meteorologici estremi (termine troppo abusato, sarebbe meglio ‘eventi di routine’) o minacciate dall'innalzamento del livello del mare, si è scoperto che la negazione del clima si è evoluta in un tipo di disinformazione più morbida e insidiosa, che si concentra sulla negazione dell'urgenza e dell'azione e che prende di mira le soluzioni più di ogni altra cosa.

    Gli elementi chiave di questa strategia complottista includono la promozione della confusione, le prospettive del (è tutto destinato), le teorie della cospirazione e la costruzione di bugie per convincere il pubblico che non c'è un reale bisogno di una politica sul cambiamento climatico, certamente non al livello di ciò che gli scienziati dicono sia necessario per evitare impatti catastrofici e, fondamentalmente, sostenendo qualsiasi sforzo per posticipare o fermare un'azione ambiziosa per il clima e, come di consueto, proteggere le loro attività lucrose.

    Secondo John C...

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    Last Post by Filippo Foti il 19 Dec. 2021
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  7. Stoccaggio del carbonio nel sottosuolo: C'è chi dice no, chi dice sì, chi dice nì.

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    Uno dei sistemi più discussi per rimuovere l'anidride carbonica dall'atmosfera è pomparla nel sottosuolo. Però, c'è chi dice no, chi dice sì, chi dice nì.


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    C'è chi dice no, chi dice sì, chi dice nì... .


    Nello stoccaggio del carbonio nel sottosuolo l'anidride carbonica può reagire con alcune rocce, convertendo il gas in minerali solidi. Infatti, l’esperimento che più sotto accenneremo è lo studio di come alcuni tipi di rocce, come il granito del mantello terrestre, possono combinarsi con la CO2 per formare minerali di carbonato che, a temperatura ambiente, si presentano come dei solidi bianchi poco solubili in acqua. Tuttavia, gli scienziati devono ancora rispondere a molte domande prima di implementare questa pratica su larga scala. Una di queste, a cui la ricerca deve fornire una risposta, è cosa succede mentre il processo di mineralizzazione del carbonio progredisce. I minerali di nuova formazione ostruiscono i pori della roccia e impediscono un ulteriore ingresso di anidride carbonica (CO2)? O altri minerali romperanno le rocce circostanti, aprendo nuove aree in cui può entrare più anidride carbonica, reagire ed essere immagazzinata?

    Probabilmente i risultati di nuovi studi condotti in laboratorio e presentati lunedì 13 dicembre 2021 alla conferenza dell'American Geophysical Union (AGU), che si è tenuta virtualmente a New Orleans (Los Angeles), dal 13 al 17 dicembre 2021, potrebbero aver risolto il caso. Infatti dalle prove e valutazioni condotte in laboratorio, si è potuto constatare che nel tempo, mentre si verificano intasamenti significativi, si formano anche crepe e la reazione può continuare a procedere in un ciclo autosufficiente. Gli studi sono stati condotti dalla ricercatrice Catalina Sancheth-Roa della “Associate Research Scientist at LDEO - Columbia University”, esperta nel valutare la resistenza e la stabilità meccanica delle rocce in condizioni fisico-chimiche mutevoli e, in particolare, verificare i cambiamenti dei minerali che si verificano a seguito di gradienti di temperatura e pressione nelle faglie e nelle zone fratturate.

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    Infatti, secondo la ricercatrice, la cattura e lo stoccaggio del carbonio sono l'unica tecnologia in grado di ridurre le concentrazioni atmosferiche di CO2 che portano al cambiamento climatico, convinta

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    Last Post by Filippo Foti il 24 Dec. 2021
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  8. Cambiamento climatico, aumento del livello del mare e precipitazioni estreme in tutto il mondo.

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    La comunità scientifica di esperti ambientali produce numerosi studi per prevedere l'aumento del livello del mare, delle maree, mareggiate e inondazioni costiere e sulla terraferma. Ma le organizzazioni governative internazionali sono sempre inattive nel prendere provvedimenti, (bla bla bla, COP26 docet in attesa dell'apocalisse, ovvero della incipiente sesta estinzione di massa).


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    Il cambiamento climatico minaccia i popoli in tutto il mondo, ma in particolare nei luoghi in cui è prevedibile che le concentrazioni di persone si sovrappongano alla moltitudine dei rischi fisici, ed è probabile che le zone costiere contengano una quota sproporzionata e crescente di tali rischi. L'innalzamento del livello del mare e una maggiore prevalenza di eventi meteorologici aumentano le possibilità di inondazioni, erosione costiera, salinizzazione delle acque sotterranee e altri pericoli nelle basse aree costiere. Le persone, com’è noto, sono più concentrate in dette aree e ci si può aspettare che l'urbanizzazione aumenti questa concentrazione, a meno che i modelli di sviluppo urbano non cambino sostanzialmente.

    La necessità di continuo prelievo di acqua, può anche contribuire alla subsidenza dei terreni, specialmente nei delta dove spesso è già in atto una subsidenza naturale, in particolare nel fondo di un bacino sedimentario marino, laddove i detriti sono porosi e tendono a dirigersi verso il basso. Infatti, riducendosi di volume, tendono a sprofondare sotto l’azione di carichi forti ed estesi, anche aggravati dal cedimento del suolo ove questo si verifichi, dovuti all’attività dell’uomo che aggiunge ed amplifica i rischi associati all'innalzamento del livello del mare e agli eventi meteorologici estremi che sposteranno le coste dell'oceano e degli estuari inondando le pianure, smuovendo le zone umide e alterando l'escursione delle maree nei fiumi e nelle baie. Le mareggiate derivanti da eventi meteorologici più estremi possono aumentare le aree soggette a inondazioni periodiche.

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    Le inondazioni distruggono la biodiversità, le vite, i mezzi di sussistenza, le infrastrutture e altri beni. Possono anche aggravare i rischi per la salute, come il colera. In alcuni luoghi l'acqua stagnante può favorire la riproduzione di zanzare portatrici della malaria. Le ricorrenti inondazioni costiere possono causare impatti frequenti come chiusure di strade, ridotta capacità di drenaggio delle acque piovane e deterioramento delle infrastrutture non progettate per resistere a frequenti inondazioni o esposizione all'acqua salata. Le inondazioni costiere possono anche influire sulla salute umana, ad ese...

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    Last Post by Filippo Foti il 27 Dec. 2021
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  9. Non siamo in pace con la natura

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    Coronavirus
    Natura
    Storie
    By Filippo Foti il 27 Dec. 2021
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    Nel nostro mondo altamente incerto, ora c'è solo una certezza: la natura è su tutte le furie, dicendoci che ne ha abbastanza.


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    Gli ultimi due anni devono essere stati il ​​periodo più surreale della nostra vita. Un bel giorno all'inizio del 2020, ci siamo svegliati per renderci conto che un semplice virus ha fermato il nostro mondo. Abbiamo fatto cose incredibili. Abbiamo chiuso tutto, rinchiusi noi stessi, smesso di socializzare, ha reso le maschere una parte del nostro abbigliamento e abbiamo lavorato online. Il nostro mondo è crollato. Abbiamo vissuto l'inferno negli ultimi due anni, vedendo la morte e la disperazione come mai prima d'ora. L'esperienza è stata universale, sia per i ricchi che per i poveri.

    Poi abbiamo pensato che la fine fosse in vista: abbiamo sperato e pregato che il vaccino funzionasse. Esattamente un anno fa, questo miracolo della medicina moderna è arrivato nel nostro mondo. Sembrava chiaro che il peggio era alle nostre spalle. L'unica domanda era se il vaccino avrebbe raggiunto tutto il mondo. Molto è stato detto (non inteso) anche sulla necessità di garantire che tutti fossero vaccinati, altrimenti sarebbe emersa una nuova variante.

    Nella guerra contro la pandemia, è stata una gara tra la vaccinazione e il virus e le sue varianti. "Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro". Questo slogan ci è arrivato come una rassicurazione di una vittoria. Abbiamo sentito queste sottigliezze dai leader mondiali del G7.

    Mentre ci preparavamo per entrare nel nuovo anno, sperando di tornare ai vecchi modi normali, la nuova variante - Omicron - ha colpito il mondo. Se il 2020 è stato l'anno del nuovo coronavirus e il 2021 della sua variante Delta, il 2022 ora rischia di essere quello di Omicron. Non sappiamo quanto sarà grave; sappiamo solo che questa variante è altamente mutata e altamente infettiva: rompe le barriere immunitarie, compreso ciò che abbiamo acquisito dai vaccini. Quindi, ora l'unica opzione è fornire colpi di "richiamo" ai già vaccinati in modo che Omicron diventi meno pericoloso.

    L'Organizzazione Mondiale della Sanità, che fino a poco tempo fa implorava i paesi "ricchi" di non optare per i booster (richiami dei vaccini) dicendo che dovrebbero invece metterli a disposizione delle nazioni più povere per fermare il virus, ora sta urlando "booster, booster, booster". Siamo stanchi. Temiamo che il 2022 sia una ripetizione dell'anno scorso, che abbiamo accolto con la speranza della normalità, ma che poi abbiamo dovuto sopportare un'altra ondata mortale della pandemia.

    La pandemia non è finita, per niente. Nella sua morsa c'è la nostr...

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    Last Post by Filippo Foti il 27 Dec. 2021
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  10. Sono necessari metodi efficaci per gestire il cambiamento climatico

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    Mia Amor Mottley, nei colloqui sul clima di Cop26 a Glasgow, ha ammonito i rappresentanti dei Paesi presenti che un mondo proiettato verso 2°C. è una condanna a morte per l’umanità.


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    Questa coraggiosa donna ha lasciato il segno nel corso dei colloqui sul clima di Cop26 a Glasgow. Con un discorso ardente ed appassionato ha ammonito i leader delle più grandi economie del mondo di "sforzarsi di più" per evitare il catastrofico cambiamento climatico, precisando che un mondo surriscaldato di 2°C. è una condanna a morte per l’umanità. “Il nostro mondo si trova a un bivio, uno non meno significativo di quando furono costituite le Nazioni Unite nel 1945. Ma allora la maggior parte dei paesi qui presenti non c'era, esistiamo e ci siamo ora. La differenza è che vogliamo esistere anche tra 100 anni", ha detto.

    Il primo ministro delle Barbados Mia Amor Mottley è la prima donna leader del suo paese che è riuscita a promuovere la conversione in repubblica della sua isola, 430 km² di superficie, con 287.371 (riferito al 2020) abitanti. Il 20 ottobre 2021 Camera e Senato si sono riuniti per eleggere il primo presidente delle Barbados Sandra Prunella Mason, un'altra pietra miliare storica sulla strada della repubblica, dopo aver abbandonato il Commonwealth britannico il 30 novembre scorso.

    Nel congratularsi con la Mason, che ha ricevuto la necessaria maggioranza dei due terzi nelle Camere del Parlamento, Mottley ha affermato che l'elezione di un presidente “è un momento fondamentale” nel cammino del Paese. Si è trattato della quarta ex colonia nell'area caraibica a compiere questo passo dopo la Guyana nel 1970, Trinidad e Tobago nel 1976 e Dominica nel 1978. Secondo fonti (ANSA) il prossimo Paese, stando ai sondaggi, a scegliere di diventare una repubblica potrebbe essere, la Giamaica. Secondo "The Nation News" di Bridgetown la capitale delle Barbados, la Mottley ha annunciato lo svolgimento di elezioni legislative, le prime da quando il Paese ha abbandonato la monarchia per trasformarsi in repubblica, per il 19 gennaio 2022.

    La sopravvivenza dei piccoli Stati insulari come le Barbados dipende dallo sblocco dei finanziamenti necessari per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C., l'obiettivo più ambizioso dell'accordo di Parigi. Per il primo ministro delle Barbados non farlo si traduce in vite spezzate per mancanza di mezzi di sussistenza nella loro comunità. Ma il suo impatto sulla conferenza sul clima è andato oltre le solite richieste di ambizione e sostegno. Armata di proposte concrete, Mottley con notevole autorevolezza, ha messo in rilievo discussioni traballanti sul sistema finanziario...

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    Last Post by Enrico F. Amoroso il 31 Dec. 2021
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