PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 






  1. Vito Dumas navigatore solitario giramondo.
    9685 Caratteri - 1580 Parole - 7,18 min Tempo di lettura

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    Mare a 360°
    Storie
    By Filippo Foti il 7 Mar. 2022
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    Tra i più famosi velisti solitari a fare il giro del mondo l'argentino Vito Dumas ha vinto una delle più grandi sfide per la navigazione di tutti i tempi.


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    Vito Dumas


    I primi velisti solisti provenivano da New England, sulla costa nord-orientale degli Stati Uniti, e fecero le traversate atlantiche da ovest a est, cioè verso l'Europa. Nel 1876 il pescatore danese Alfred Johnson è il primo marinaio, molto popolare all'epoca, ad attraversare l'Atlantico su una piccola barca a vela di 20 piedi (6,1 m) che chiama “Centennial", in concomitanza con il primo centenario degli Stati Uniti. Parte nel giugno 1876 da Gloucester (Massachusetts) ed effettua la prima traversata dell'Atlantico sbarcando a fine di agosto, per un viaggio totale di 66 giorni, ad Abercastle (Liverpool) nel Galles sud-occidentale (Regno Unito).
    Più tardi, nell'estate del 1899, Howard Blackburn impiega 61 giorni per salpare da Gloucester (Stati Uniti) con arrivo a Gloucester (Inghilterra), e nel 1901 naviga questa volta raggiungendo Lisbona. La sua impresa ha più merito, dal momento che, a causa del congelamento, perde le dita di una mano.

    Tuttavia, il velista solista più famoso di quegli anni fu Joshua Slocum. Di origine canadese, il 24 aprile 1895 parte da Boston, per tornare (dopo 3 anni, 2 mesi e 2 giorni), il 27 giugno 1898 a completamento di un percorso di 46.000 miglia (74.029,824 km), a bordo del cutter Spray, una barca a vela composta da un albero per il primo giro del mondo in solitario.

    Nel 1930, il francese Alain Gerbault circumnaviga il mondo in 6 anni, ed è il primo ad attraversare l'Atlantico in solitaria e senza scalo da est a ovest. Ci vollero 101 giorni per andare da Gibilterra a New York per la rotta delle alte latitudini, più a nord dello Spray, con il “Firecrest”, un tipico sloop inglese lungo 11 metri con un solo albero. Slocum aveva attraversato l'equatore, da Gibilterra al Brasile.

    In coincidenza temporale, il 12 luglio 1930, il catalano Blanco Alberich, insegnante di spagnolo negli Stati Uniti, salpa da Boston a bordo della sua piccola barca a vela “Evalu”, insieme alla moglie e alla figlia di 7 anni. Non sa navigare, né porta a bordo quasi tutti gli strumenti occorrenti. Tuttavia, attraversa l'Atlantico in 85 giorni per raggiungere Barcellona (Spagna).

    LA STORIA DI VITO DUMAS TENACE NAVIGATORE CONTRO TANTE AVVERSITÀ

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    Ed è proprio sull'argentino Vito Dumas, che ora si concentra la nostra

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    Last Post by Filippo Foti il 7 Mar. 2022
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  2. Balene e cambiamento climatico.
    Caratteri: 12422 - Tempo di lettura: 8,69 minuti. Buona lettura!

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    Grandi rischi per le specie più grandi degli oceani. Quando si tratta di salvare il pianeta una balena, nella sua vita, vale migliaia di alberi assorbendo circa 33 tonnellate di carbonio.


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    Il cambiamento climatico, causato soprattuto dall'attività dell'uomo, sta avendo un impatto sugli ecosistemi oceanici e comporta molte sfide per una varietà di specie marine, comprese le balene. Com'è noto, il carbonio si combina con l'ossigeno per produrre anidride carbonica (CO2) e talvolta è usato come ripiego per riferirsi alla CO2. Gli impatti del cambiamento climatico si stanno intensificando a livello globale, influenzando in modo significativo la vita marina e gli ecosistemi. Stiamo già assistendo a cambiamenti ambientali, tra cui il riscaldamento degli oceani, l'innalzamento dei mari, l'acidificazione degli oceani e un aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi meteorologici estremi. I modelli di distribuzione di molte specie marine stanno cambiando a causa di queste mutevoli condizioni oceanografiche.

    Il cambiamento climatico è considerato, ad esempio, una delle minacce più significative per le balene franche (derivazione storica: giuste da cacciare) del Pacifico presso il loro habitat più settentrionale e del Nord-Atlantico, e sono una delle specie più rare di grandi dimensioni. Si nutrono di zooplancton, ma la variabilità della copertura del ghiaccio marino dovuto al riscaldamento delle temperature oceaniche influenzando la distribuzione e la disponibilità, determina dove e quando si può trovare il prezioso foraggiamento, la cui mancanza porta a stress nutrizionale e riduzione della loro riproduzione.

    Stessa cosa per le balene beluga costrette a migrare. Quando ciò accade, i beluga possono soffrire di mancanza di prede ed essere più vulnerabili ai predatori. Nei casi più gravi, possono non trovare accesso alle aree in superficie per potere respirare a causa della copertura del ghiaccio marino. Anche il comportamento di foraggiamento dei Beluga è cambiato a causa dell'alterata distribuzione delle prede dovuta al riscaldamento degli oceani. I beluga devono immergersi più a lungo, più in profondità e più frequentemente per trovare cibo. L'aumento dello stress,

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    Last Post by Filippo Foti il 22 Feb. 2022
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  3. Il cambiamento climatico priverà le creature marine dell'ossigeno prezioso per continuare ad esistere.

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    L'umanità, con l'inarrestabile cambiamento climatico, continua ad accelerare il metabolismo degli organismi marini aumentando la loro richiesta di ossigeno, con conseguenze davvero preoccupanti per gli ecosistemi.



    Quando si parla di cambiamento climatico, ci sono cattive notizie ed anche peggiori. In quest'ultima categoria rientra un nuovo studio in cui alcuni scienziati prevedono che più di due terzi degli oceani del pianeta, entro il 2080, saranno privi di ossigeno a sufficienza a causa dell’aumento delle temperature.

    Quella mancanza di ossigeno decimerà gli stock ittici in tutto il mondo, portando probabilmente a carenze alimentari in molte parti del nostro pianeta. La tendenza si fa già sentire poiché l'aumento della perdita di ossigeno causata dal riscaldamento planetario ha superato una soglia critica nel 2021. Infatti, una deossigenazione significativa e potenzialmente irreversibile delle profondità medie dell'oceano, che supporta gran parte delle specie pescate nel mondo, probabilmente colpirà la pesca in tutto il mondo.

    I risultati sono stati pubblicati sulla rivista "AGU Geophysical Research Letters", che divulga i rapporti ad alto impatto con le implicazioni immediate che abbracciano tutte le scienze della Terra e dello spazio. Secondo il nuovo studio, le profondità medie dell'oceano (da circa 200 a 1.000 metri), chiamate zone mesopelagiche, saranno le prime a perdere quantità significative di ossigeno a causa del cambiamento climatico. Negli oceani, a livello globale, la zona mesopelagica ospita molte delle specie pescate, il che rende la nuova scoperta un potenziale presagio di difficoltà economiche, carenza di pesce e disordini ambientali.

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    In scenari ideati da scienziati cinesi nella ricerca che è la prima a utilizzare modelli climatici per prevedere come la deossigenazione (la riduzione del contenuto di ossigeno disciolto nell'acqua oceanica in tutto il mondo al di fuori della sua variabilità naturale), "si prevede che oltre il 72% dell'oceano globale sperimenterà un'emergenza della deossigenazione prima del 2080 per tutte e tre le zone verticali", spiegano i ricercatori.

    LE TRE ZONE VERTICALI

    Dette zone, in base alla distanza dalla costa e sulla quantità di luce che penetra nelle acque oceaniche, sono la zona intertidale (l'habitat di numerosi tipi di piccoli organismi), la neritica (habitat di organismi come cozze, lattughe di mare, isopodi, alghe verdi, chitoni, anemoni e cirripedi) e la oceanica che si estende dal bordo della piattaforma continentale ...

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    Last Post by Filippo Foti il 11 Feb. 2022
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  4. Umani, non smettete mai di stupire!

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    Mare a 360°
    Natura
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    By Filippo Foti il 8 Feb. 2022
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    L'intensità con cui i super pescherecci pescano in tutti i mari ed oceani non è compatibile con la sicurezza alimentare e il benessere umano.


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    Sofocle, antico drammaturgo greco.


    Lo sterminio di circa 100.000 pesci al largo delle coste francesi, accende l'indignazione in tutto il mondo per i super pescherecci di alcune aziende leader nella pesca e nella lavorazione delle risorse ittiche che, in barba al rispetto dell'ecosistema marino, fanno proclami di gestire in modo sostenibile il loro pescato. Queste fabbriche ittiche galleggianti possono elaborare ogni giorno pesci della stessa specie e dimensione equivalenti a centinaia di tonnellate, esercitando un'enorme pressione sulle popolazioni ittiche che riducono la capacità di potersi riprendere. Non solo, con un impatto micidiale sui predatori del mare, come i delfini e squali, i cosiddetti dis - umani, non smettendo mai di sorprendere, fondamentalmente li stanno portando alla fame. Il flagello degli oceani, ovvero l'Annelies Ilena ex Atlantic Dawn, di proprietà olandese, è solo una delle tante navi di questo tipo che devastano gli oceani del mondo. Ma c'è di più, il 26 luglio del '21, l'Atlantic Dawn Group con sede a Killybegs, un centro portuale molto importante del Donegal in Irlanda, ha accolto nella flotta peschereccia locale il suo nuovo peschereccio pelagico/coregone di 27 metri, ELLA G.233 sotto nella foto.

    Age

    Annelies_Ilena_650

    Lo skipper del super peschereccio Annelies Ilena, sopra in piccolo nella foto, avvicinato da una pattuglia congiunta del servizio navale e dell'Agenzia per la protezione della pesca marittima il 22 novembre 2013, è stato poi condannato per violazione delle norme di pesca dell'UE dal tribunale irlandese del Donegal.

    Secondo "Food and Agriculture Organization - (FAO)" - (l'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura) del Bollettino delle statistiche della flotta peschereccia delle Nazioni Unite, nel mondo, ci sono circa 38.400 pescherecci da traino con un dislocamento di 100 tonnellate o superiore che usano reti lunghe oltre un chilometro che si trascinano sui fondali. Sebbene l'A...

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    Last Post by Filippo Foti il 8 Feb. 2022
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  5. Fuoriuscita di petrolio innescata da tsunami devasta la costa del Perù.

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 23 Jan. 2022
    +1   -1    0 Comments   69 Views
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    Secondo il governo peruviano si stima che oltre 6.000 barili di greggio, a seguito di una fuoriuscita di petrolio causato dall'eruzione del vulcano Tonga, si sono riversati in un'area ricca di biodiversità nelle coste del Pacifico peruviano.


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    Il governo peruviano ha chiesto un sostegno internazionale per rispondere ad una fuoriuscita di petrolio causato dall'eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Hàapai poiché il greggio della raffineria petrolifera spagnola Repsol si è riversato sulle spiagge dopo le onde innescate dall'eruzione, al largo della costa di Lima, avvenuto il 15 gennaio scorso. Il Ministero dell'Ambiente lo ha definito il "peggiore disastro ecologico" della città nella sua storia recente.

    Giovedì 20 gennaio, il Ministero della Salute ha avvertito che 21 spiagge sono "gravemente a rischio per la salute" ed ha esortato le autorità distrettuali a limitarne l'accesso. Il governo ha anche affermato che la chiazza di petrolio sulla superficie del mare si estendeva su un'area pari a 320

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    Last Post by Filippo Foti il 23 Jan. 2022
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  6. Dalle reti a strascico ai microsatelliti per monitorare la plastica negli oceani

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    Mare a 360°
    Natura
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    By Filippo Foti il 17 Dec. 2021
    +1   -1    0 Comments   42 Views
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    Una recente animazione rilasciata dai ricercatori della Nasa mostra come la plastica, che viene scaricata negli oceani, si muove in tutto il mondo.


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    CYGNSS in orbita.


    Secondo una recente animazione dell'Earth Observatory della Nasa, la posizione e la concentrazione della plastica che galleggia negli oceani tra l'aprile del 2017 e settembre 2018 è un prezioso avvertimento di come la plastica che viene scaricata in mare si muove in tutto il mondo. Questo post segue ed aggiorna quello pubblicato di recente e dà ancora risalto di, come ogni anno, un inquietante volume di spazzatura, pari a otto milioni di tonnellate di plastica, scorre dai fiumi e dalle spiagge negli oceani.

    È noto che le concentrazioni di microplastiche oceaniche variano in modo significativo in base alla località, con livelli particolarmente elevati nei vortici del Nord Atlantico e del Nord Pacifico. La maggior parte delle misurazioni dirette proviene da reti a strascico che ovviamente mancano misurazioni globali della distribuzione della microplastica e della sua variabilità temporale. Si rendeva necessario, pertanto, un nuovo metodo per rilevare e visualizzare la distribuzione globale delle microplastiche oceaniche dallo spazio.

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    Il dispositivo che è stato sviluppato da "The Ocean Cleanup".


    Ciò è stato ampiamente dimostrato dal video animato che segue realizzato dalla Nasa - la prima del suo genere su scala globale – che mostra la posizione e la concentrazione della plastica galleggiante per un periodo di diciotto mesi.
    Come già sapete, nel tempo, questa plastica viene scomposta in microplastiche grazie agli agenti atmosferici chimici, fisici e biologi (correnti oceaniche e luce solare). Gli scienziati di solito misurano le macchie di immondizia marina - aree nell'oceano dove si raccolgono i detriti - trascinando le reti dietro le barche. Ma questo metodo di campionamento è "geograficamente sparso e non dà ai ricercatori un'idea di quanto le concentrazioni di plastica cambino nel tempo", secondo una dichiarazione dell'Earth Observatory della Nasa.

    Degna di nota la missione del capitano Charles Moore che nel 1999 utilizzò un protocollo di campionamento progettato statisticamente per determinare la quantità di rifiuti delle civiltà irrecuperabili in quell'area conosciuta come il vortice subtropicale del Pacifico settentrionale. Percependo la potenziale minaccia per l'ambiente marino, decise di dedicare le sue risorse e il suo tempo alla comprensione e alla sensibilizzazione sull'inquinamento da plastica degli oceani e intraprese la sua prima spedizione

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    Last Post by Filippo Foti il 17 Dec. 2021
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  7. Pesca eccessiva e plastica negli oceani e sulla terra ferma.

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    Come risolvere il problema dell'inquinamento da plastica e pesca eccessiva, non sostenibili e interconnessi, negli oceani e sulla terra ferma.


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    In questo post tratteremo il problema dell’inquinamento da plastica, anche se è bene precisare che questa monnezza non è altro che uno dei tanti problemi che affligge gli oceani che sta portando alcune specie marine verso l'estinzione, cambiando irreparabilmente gli ecosistemi, danneggiando milioni di animali marini ogni anno e mettendo a repentaglio il benessere delle persone che dipendono dall'oceano per cibo o lavoro.

    PLASTICA E PESCA ECCESSIVA NEGLI OCEANI: DUE PROBLEMI INTERCONNESSI

    Inquinamento da plastica e pesca eccessiva non sostenibili possono sembrare problemi isolati, ma sicuramente si influenzano a vicenda. Man mano che i nutrienti scorrono dai terreni agricoli (fosfati e nitrati) e attraverso gli dagli scarichi diretti delle industrie (metalli pesanti), e finiscono in mare, unitamente alla plastica, influiscono sulle condizioni di cui i pesci hanno bisogno per prosperare negli oceani e mari. Tutti questi stress sono amplificati dal riscaldamento globale tanto che è voce comune che le generazioni future troveranno più monnezza che pesci.

    L'oceano ha agito da decenni come un serbatoio per le emissioni di CO2 e del calore in eccesso, ma in maniera smisurata, tanto che gli ecosistemi marini crollano in quanto non possono assorbire tutto. E non dovremmo pensare che questi problemi non ci riguarderanno. Infatti si verificano spesso tempeste sempre più forti, alimentate da acque oceaniche più calde.

    È nell'interesse di tutti proteggere l'oceano. Mari più puliti sarebbero più redditizi e la ricerca suggerisce che una pesca meglio gestita potrebbe generare sei volte più cibo di quanto non si fa attualmente. Le zone economiche esclusive degli Stati costieri sarebbero più produttive se ogni paese accettasse di proteggere l'alto mare.

    INQUINAMENTO DA PLASTICA

    L’inquinamento da plastica, in questa trattazione ne diamo maggiore risalto, è causato dall’accumulo nell’ambiente di prodotti sintetici che sono arrivati al punto di creare problemi alla fauna selvatica e al loro habitat, nonché alle popolazioni umane. Nel 1907 l'invenzione della bachelite

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    Last Post by Filippo Foti il 15 Dec. 2021
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  8. Aree marine protette vs bracconieri

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    Mare a 360°
    Storie
    By Filippo Foti il 6 Dec. 2021
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    Consentire la pesca nelle aree protette potrebbe generare entrate per prevenire la pesca dei bracconieri, un'idea insolita per raccogliere fondi per l'applicazione delle leggi attira fan e critici.


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    Bracconieri nel Mare di Cortez in Messico che catturano illegalmente, l'8 dicembre 2019,
    il totoaba in un'area di rifugio per la focena vaquita marina quasi estinta.



    Le aree marine protette (AMP) possono essere vittime del proprio successo. Com'è possibile ci siamo chiesti? Ebbene, secondo diversi studiosi, vietando o limitando la pesca nelle loro acque, queste riserve possono creare popolazioni sane di pesci, con alcuni che nuotano nelle acque vicine dove possono essere catturati. Ma a volte un banco di pesci pieno sono una tentazione troppo forte, con i bracconieri che sfrecciano furtivamente nella zona protetta per un bottino illegale. Prevenire questo bracconaggio è difficile, dicono gli esperti, perché l'applicazione in mare può essere complicata e costosa. Esploriamo, pertanto, il potenziale della “Conservation Finance Alliance” (CFA) che promuove la consapevolezza, le competenze e l'innovazione nel finanziamento della conservazione a livello globale, per finanziare in modo sostenibile le AMP in diversi modi, tenendo conto della possibilità che potrebbero non essere una soluzione ottimale.

    E SE I PESCATORI POTESSERO PAGARE PER PESCARE ALL'INTERNO DI UN'AREA RISERVATA?

    Partiamo dal presupposto che l'ammontare degli incentivi economici conferiti al bracconaggio soddisfino i pescatori che bilanceranno la redditività della pesca all'interno dell'AMP senza incorrere alla prevista multa per la pesca illegale. In tal modo l'AMP diventerebbe un "parco sulla carta". La realtà spesso sta nel mezzo: la disponibilità di un modesto budget per l'applicazione delle norme, scoraggerà solo parte della pesca illegale, ma non tutta.

    Christopher Costello, economista ambientale presso l'Università della California, Santa Barbara (UCSB), Kat Millage, ricercatrice marina presso l'Università della California a Santa Barbara (UCSB), ed altri numerosi colleghi, hanno creato un modello informatico delle implicazioni ecologiche e finanziarie di un tale compromesso. Hanno raccolto dati tra cui il costo tipico dell'applicazione delle restrizioni alle riserve, stimato quali sanzioni potrebbero essere prat...

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    Last Post by Filippo Foti il 6 Dec. 2021
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  9. Punti di svolta climatici: l'Artico è uno dei punti di riferimento per un cambiamento irreversibile.

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    In tutto il mondo i cosiddetti punti critici minacciano l'ecosistema, mentre gli incendi, l'uso del suolo da parte dell'uomo e la perdita di biodiversità aumentano esponenzialmente ed amplificano gli impatti climatici.


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    In questo momento l’Artico è diventato un punto di riferimento per il cambiamento futuro del clima e, mentre gli ecosistemi di tutto il mondo si avvicinano ai punti critici, ciò rappresenta una dura lezione per i decisori politici del mondo che tra una COP e l'altra giocano a scarica barile.

    Iconico com'è per il mantenimento del ghiaccio e neve tutto l'anno, nell'ultimo decennio l'Artico è diventato l’emblema di un profondo cambiamento. Nel luglio 2020, l'ultima piattaforma di ghiaccio intatta nell'Artico canadese è precipitata in mare. Risalendo alla prima analisi nel 1902, la calotta glaciale di Milne, ai margini dell'Isola di Ellesmere, è risalente a più di 4mila anni fa e ha già perso il 43 percento della sua massa precedente. Anche le calotte glaciali dell'isola di Ellesmere in Canada, nell'estate del 2020 sono andate perse, poiché il ghiaccio depositato durante la Piccola Era Glaciale (1600-1850) si è sciolto completamente. Questo rappresenta un "punto di svolta" che viene spesso applicato ad un momento di cambiamento critico della storia umana. In ecologia, i punti critici descrivono piccoli cambiamenti che, nel tempo, impongono una trasformazione irreversibile. I minimi annuali di ghiaccio marino e un sorprendente aumento del disgelo del permafrost, in un clima di riscaldamento, segnalano che il punto di non ritorno, che si espande attraverso gli ecosistemi, è già stato superato. Abbiamo già perso l'Artico ghiacciato.

    Una recente ricerca apparsa sulla rivista multidisciplinare "Nature Communications" dal titolo "Nuovi modelli climatici rivelano aumenti più rapidi e maggiori delle precipitazioni artiche rispetto a quanto previsto in precedenza", pubblicata il 30 novembre 2021, pone una serie di riflessioni. Realizzata da Michelle Roisin McCrystall, Università del Manitoba Winnipeg (Canada), Julienne Stroeve dell'University College London, ed altri, lo studio sostiene che mentre l'Artico continua a riscaldarsi più velocemente del resto del pianeta, aumentano le prove che la regione sta vivendo un cambiamento ambientale senza precedenti e drammatico.

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    Le ricercatrici prevedono che il ciclo idrologico si intensificherà nel corso del ventunesimo secolo, con un aumento dell'evaporazione dovuto all'espansione delle aree di mare aperto e ...

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    Last Post by Filippo Foti il 3 Dec. 2021
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  10. Adattamento vs. Mitigazione. Come affrontare il cambiamento climatico.

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    Come affrontare l'innalzamento del livello del mare: Adattamento e/o mitigazione, ovvero considerare le due strategie non come alternative ma potenzialmente complementari che certamente non si escludono a vicenda per affrontare il cambiamento climatico.


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    La sfida di affrontare gli impatti del cambiamento climatico, in genere, è spesso inquadrata in termini di due possibili percorsi che la civiltà potrebbe intraprendere:

    - La mitigazione comporta la riduzione dell'entità del cambiamento climatico stesso e può essere suddivisa in due strategie alternative: riduzione delle emissioni (affrontare il problema alla radice) e geoingegneria (compensare in qualche modo gli effetti delle emissioni di gas serra);

    - L'adattamento, al contrario, implica sforzi per limitare la nostra vulnerabilità agli impatti del cambiamento climatico attraverso varie misure, senza necessariamente affrontare la causa sottostante di tali impatti.

    Il riferimento a detti sforzi c’è da precisare che le misure adattive, in genere, si occupano solo degli impatti sulla civiltà umana; non hanno e, anzi, non possono affrontare gli impatti sugli ecosistemi e sul nostro ambiente. È improbabile che le barriere coralline, ad esempio, si adattino al duplice impatto del riscaldamento globale e dell'acidificazione degli oceani. Un caso simile può essere fatto per altri ecosistemi e esseri viventi. Ad un certo livello, tali considerazioni mettono in discussione cosa intendiamo veramente per adattamento. Se dovessimo assistere al crollo di importanti ecosistemi come le barriere coralline, assisteremmo a loro volta alla perdita dei servizi ecosistemici che forniscono una perdita potenzialmente catastrofica per la civiltà umana. Tali considerazioni mettono in discussione se possiamo davvero definire la nostra vera capacità di adattamento ai cambiamenti climatici in un modo che sia separato dai maggiori impatti sul nostro ambiente.

    ADATTAMENTO AGLI IMPATTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO PER AFFRONTARE L'INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEL MARE

    La trasformazione delle coste adiacenti alle piccole insenature di marea indotta dal cambiamento climatico, è un progetto di strategie di adattamento costiero per affrontare l'innalzamento del livello del mare. È quasi certo, infatti, che le migliaia di piccole insenature di marea e le loro coste adiacenti su tutto il pianeta, saranno influenzate dal cambiamento climatico in molteplici modi, poiché il loro andamento è strettamente legato a fattori sia oceanici che terrestri come il flusso dei fiumi, il livello del mare e le onde oceaniche, che si prevede ca...

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    Last Post by Filippo Foti il 28 Nov. 2021
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