PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


AL SERVIZIO DEL PIANETA DAL 31. 01. 2010 - IL 19/2/2020 CI HANNO VISITATO 910 LETTORI









DISCUSSIONI RECENTI

 






  1. “Global Assessment Report": prove schiaccianti che l'uomo è la causa del declino della natura.
    Il post contiene N° 3652 parole: tempo lettura 19’ circa.

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    Se gli uomini non smettono di pensare alla ricchezza del mondo solo in termini di PIL, la natura, che consente all'umanità di vivere, è condannata a continuare il suo declino. Lo dimostra un ecosistema ridotto ormai a brandelli.


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    Un gruppo di esperti sulla biodiversità e servizi ecosistemici, in un rapporto senza precedenti, ha approvato il “Global Assessment Report” (Rapporto di valutazione globale) nel corso della sua 7a sessione plenaria che si è svolta a Parigi dal 29 aprile al 4 maggio.

    Il “Rapporto di valutazione globale”, che è stato pubblicato lunedì 6 maggio, dipinge un quadro desolante del futuro dell'essere umano, che dipende dalla natura per potere adempiere alle più semplici esigenze quotidiane come bere, respirare, mangiare, adattarsi alle temperature più consone per il proprio benessere e trovare nella natura le sostanze vitali anche per guarire dalle malattie.

    Quanto per citare alcune esagerazioni di questa umanità perversa, o almeno di parte di essa, porre un freno alla deforestazione, alla pesca eccessiva, sovrasfruttamento, bracconaggio, bramosia della carne in senso nutrizionale ovviamente e pensare solo allo sviluppo delle attività umane, è un punto imprescindibile ed un monito che arriva dalle Nazioni Unite.

    PROVE SCHIACCIANTI CHE LE ATTIVITÀ UMANE SONO LA CAUSA DEL DECLINO DELLA NATURA.

    Basato su una revisione di circa 15.000 fonti scientifiche e governative e compilato da 145 esperti autori provenienti da 50 paesi, in 15 anni di studio il rapporto globale è il primo sguardo completo sullo stato della biodiversità e dei servizi ecosistemici del pianeta ed include per la prima volta, oltre a studi scientifici anche conoscenze dei popoli indigeni.

    L’imponente varietà di specie viventi - almeno 8,7 milioni, ma forse molte di più - che costituiscono la nostra "rete di sicurezza a sostegno della vita", forniscono cibo, acqua pulita, aria, energia e altro, ha detto in un'intervista Sandra Diaz ecologista del National Università di Cordoba in Argentina e co-presidente sulla valutazione globale IPBES 2019 che ha partecipato alla redazione del rapporto. "Il modo con cui stiamo facendo affari oggi ha un costo per la Terra e la nostra relazione mette in luce tante prove per dire ai responsabili politici che non è possibile andare avanti così. Le prove sono schiaccianti e i normali cittadini dicono che hanno diritto ad una vita sana e che occorre combattere per questo. Non solo la nostra rete di sicurezza si restringe, ma sta diventando più logora e appaiono dei buchi".

    Il nuo...

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    Last Post by Filippo Foti il 13 May 2019
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  2. Oceani e mari sempre più insultati dall'uomo meritano più rispetto.

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 7 May 2019
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    Il vertice chiave sull'impatto climatico della navigazione è il "MEPC 74" 2019, che si terrà dal 13 al 17 maggio presso l'Organizzazione Marittima Internazionale a Londra.


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    L'inquinamento atmosferico, dovuto agli agenti chimici, biologici e fisici che modificano le caratteristiche naturali dell'atmosfera deriva sia da processi naturali (ad esempio la cenere di un’eruzione vulcanica) che da attività umane (combustibili fossili, trasporti, gas di monossido di carbonio proveniente dallo scarico di autoveicoli, emissioni di centrali elettriche o emissioni da altri processi industriali). Ad esempio, il vulcano Etna, in un giorno media attività, emette circa 3.000 tonnellate di anidride solforosa (SO2) e fino a 10.000 tonnellate durante i periodi di grande attività.

    Detti inquinanti sono definiti primari per distinguerli dalla loro trasformazione nella bassa atmosfera dalla radiazione solare e dal calore in inquinanti secondari, come l'ozono (O3) e altri inquinanti fotochimici, tipo lo smog che è un particolare tipo di inquinamento dell’aria che si forma in condizioni di calma di vento e di forte insolazione.
    Nelle aree urbane, la maggior parte dell'inquinamento atmosferico proviene da fonti create dall'uomo. Tali fonti possono essere classificate come mobili (automobili, camion, aerei, navi, ecc.) o fisse (fabbriche, centrali elettriche, ecc.).

    In questo post, ci occuperemo dell'inquinamento provocato dal trasporto marittimo, una forma di inquinamento meno eclatante di quello presente nelle aree urbane, ma che non è meno importante in quanto coinvolge tutti i cittadini del mondo, poiché ha un effetto dannoso sulla salute, la sopravvivenza e le attività degli esseri umani e di altri organismi viventi.

    CHE COS'È MEPC 74?

    La “Marine Environment Protection Committee” (MEPC), è la Commissione per la Protezione dell'Ambiente Marino, e la 74a sessione, programmata per il 13-17 maggio 2019 si svolgerà presso la sede dell'Organizzazione Marittima Internazionale a Londra.

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    Gli argomenti principali da discutere, saranno:

    - Riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra prodotte dalle navi;
    - sostanze che riducono lo strato di ozono, ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx), composti organici volatili, attuazione del limite dello zolfo 2020;
    - Piano d'azione per la lettiera di plastica marina;
    - Implementazione della convenzione di gestione de...

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    Last Post by Filippo Foti il 7 May 2019
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  3. L’importanza delle fanerogame marine per prevenire l'erosione delle spiagge nelle zone costiere.

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    I benefici ambientali che offrono le fanerogame marine per prevenire l'erosione delle spiagge, fungere da vivai che ospitano giovani pesci e invertebrati acquatici, pulire l'acqua, migliorare la cattura della CO2 e mettere una pezza per limitare i cambiamenti climatici.


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    Una nuova ricerca finanziata dalla US National Science Foundation quantifica per la prima volta, attraverso esperimenti e modelli matematici, quanto grande e denso debba essere un prato continuo di fanerogame marine (sentinelle biologiche) per fornire un’adeguata attenuazione delle onde nelle zone costiere nel contesto ambientale (fisico, morfologico, climatico, ecologico, ecc.)
    In un paio di articoli apparsi sui numeri di maggio di due riviste di ricerca peer-reviewed, - ( gli studi sono esaminati da diversi altri esperti del settore prima che l'articolo sia pubblicato sulle riviste) - Coastal Engineering e Journal of Fluids and Structures , la professoressa di ingegneria civile e ambientale del “Massachusetts Institute of Technology” (MIT) Heidi Nepf e il dottor Jiarui Lei descrivono le loro scoperte ed i significativi benefici ambientali offerti dalle fanerogame marine dopo avere documentato che la distribuzione delle praterie marine è fortemente correlata alla fisiologia e alle caratteristiche di crescita, inclusa la profondità dell'acqua e la zonazione della salinità.

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    I risultati non solo includono come prevenire l'erosione delle spiagge e proteggere altre strutture, ma anche migliorare la qualità dell'acqua e la cattura e sequestro (o stoccaggio) della CO2 per aiutare a limitare i cambiamenti climatici.

    Precedenti studi sulle fanerogame marine, da non confondere con le alghe, hanno documentato che la distribuzione delle praterie marine è fortemente correlata sia alla fisiologia e alle caratteristiche di crescita, inclusa la profondità dell'acqua e successione nello spazio (zonazione) della salinità.

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    Questi benefici, abbinati ad altri più noti, come la fornitura di habitat per pesci e cibo per altre creature marine, fanno sì che la vegetazione acquatica sommersa comprese le alghe marine, come hanno dimostrato studi precedenti, fornisca ogni anno un valore di mercato complessivo di oltre 4 miliardi di dollari a livello globale. Eppure oggi alcune importanti zone di fanerogame come la Chesapeake Bay sono ridotte a circa la metà della loro copert...

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    Last Post by Filippo Foti il 5 May 2019
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  4. Blue Economy : un mare di opportunità o di guai?

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    Mare a 360°
    Natura
    By Filippo Foti il 3 May 2019
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    Blue Economy ha una vasta gamma di definizioni ma rappresenta sia un'opportunità che un rischio per la biodiversità marina.


    Futuro


    Per secoli, abbiamo immaginato l'oceano come un grande dono della natura vasto e immutabile, un mare di opportunità, che ha visto proliferare pescherecci sempre più grandi e linee di navigazione sempre più numerose, consentendo la ricchezza delle nazioni che si affacciano su di esso. L'oceano è fondamentalmente il sostentamento delle popolazioni di molti stati costieri e insulari, ed il suo compito lo ha sempre fatto egregiamente.

    L’oceano globale che annovera tutti i mari del pianeta, circa 60, non è illimitato e nemmeno le risorse che contiene. Non possiamo prelevare impunemente tutti i pesci e scaricare i nostri rifiuti in mare. L'oceano non può assorbire la CO2 dell'atmosfera senza conseguenze per la sua salute; infatti con l’aumento e la sua interazione con la superficie oceanica cambia la composizione chimica causando la ben nota acidificazione delle acque. Risultato: compromissione della vitalità della vita marina e della nostra salute, in quanto una parte maggiore di CO2 rimarrà nell'atmosfera, esacerbando il riscaldamento globale.

    La corsa allo sfruttamento degli oceani continua, sia che si tratti di attività minerarie in acque profonde, sia nello sfruttare il carbonio blu e nuove opportunità nella biotecnologia. L'acqua sembra profonda e invitante per molti, e l'innovazione nelle industrie marine abbonda. Alcuni dei principali innovatori, imprenditori e decisori marittimi del mondo si sono riuniti in occasione dell'evento World Ocean Summit di Abu Dhabi dal 5 al 7 marzo scorso per discutere di questo mare di opportunità, ovvero implementare un settore, la "Blue Economy", che sta attraendo sempre più investimenti in tutto il mondo.

    Allora, cos'è un'economia blu? È una visione del futuro in cui gli umani prendono ancora di più dall'oceano rispetto ad ora? È un modo per garantire che il cibo e i soldi derivati dall'oceano siano condivisi in modo più equo? È un insieme di principi che guidano le decisioni dei nostri governi e i leader dell'industria? In un certo senso, Blue Economy è tutte queste cose, ma è proprio questa gamma di definizioni che rappresenta sia un'opportunità che un rischio per la biodiversità marina.

    IL FUTURO A LUNGO TERMINE DELLE COMUNITÀ COSTIERE DIPENDERÀ DA UN'ATTENTA GESTIONE DELLE RISORSE LIMITATE DELL'OCEANO.

    Mentre la storia della Blue Economy, originariamente concepita come una versione “acquatica” del con...

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    Last Post by Filippo Foti il 3 May 2019
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  5. Come prolungare l’agonia della Terra incominciando a distruggere il fondo dei mari.

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    “Rebus desperatis rebus soleat semper” ovvero "A mali estremi, estremi rimedi":
    Strategie per il monitoraggio ambientale della cattura e stoccaggio del carbonio in fondo al mare.



    I preparativi per questo esperimento sono in corso dal 2016 e,“finalmente”, la nave RRS James Cook è partita dal porto di Southampton la mattina del 25 aprile per compiere il primo esperimento mondiale che dovrebbe fornire sicurezza nella conservazione del biossido di carbonio sotto il fondo del mare.

    L’esperimento consiste nello sviluppare metodi per rilevare e monitorare le eventuali perdite di anidride carbonica (CO2) dai bacini idrici sottomarini, che a parere dei ricercatori sono improbabili che si verifichino.

    Questo studio fa parte del progetto a livello internazionale denominato “Strategies for Environmental Monitoring of Marine Carbon Capture and Storage” (STEMM-CCS), "Strategie per il monitoraggio ambientale della cattura e stoccaggio del carbonio in fondo al mare", guidato dal “National Oceanography Centre” (NOC), il centro di eccellenza del Regno Unito per le scienze oceanografiche. Il team perforerà nel fondo del Mare del Nord, dove gli scienziati simuleranno una perdita di CO2 per testare una serie di sensori progettati per rilevare anche piccole perdite. Questo sarà il primo esperimento di questo tipo che si svolgerà in profondità sopra un sito proposto per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, il sito di Goldeneye.

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    Mappa che mostra la posizione del sito sperimentale nel Mare del Nord.


    Il professor Douglas Connelly, lo scienziato del NOC che sta guidando il progetto, ha dichiarato: "Molti mesi di duro lavoro e pensiero innovativo ci hanno portato a questo punto entusiasmante nel progetto STEMM-CCS. Questo esperimento è il più vicino possibile a una vera perdita, ed è la prima volta, in qualsiasi parte del mondo, che è stato tentato. Il Mare del Nord può essere un ambiente difficile e portare il tubo nel fondo del mare, collegato a una fonte di CO2 e produrre un flusso di gas non sarà un'impresa da poco, ma è essenziale se vogliamo testare i sensori che sono stati sviluppati per stare tranquilli in futuro, che se dovesse verificarsi una perdita, possiamo rilevarlo rapidamente e con precisione".

    Douglas_Connelly

    Douglas Connelly

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    Last Post by Filippo Foti il 25 April 2019
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  6. Non solo frasi, citazioni, aforismi e il suo amore per il mare.Tagore è ben altro.

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    Mare a 360°
    Natura
    Storie
    By Filippo Foti il 16 April 2019
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    Tagore: si tratti di natura, amore o spiritualità nei suoi componimenti la saggezza supera le sue pur stupende liriche.


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    Il mare, sin dagli albori della poesia, ha avuto un ruolo molto significativo nel campo semantico ed è facile capire perché, selvaggio e calmo, pericoloso e bello, la vasta distesa blu è fatta di contraddizioni e misteri. Le poesie che hanno come tema il mare non possono essere dedicate solo a catturare la sua essenza, ma, tra molte altre cose, a metafore d’amore o turbamenti. Oltre a ciò, l'oceano, nella sua vastità, ha avuto un ruolo nella storia di molte culture, rendendolo un ambiente intimamente personale e vastamente universale.

    Non sorprende quindi che le citazioni e le poesie sul mare abbiano molte forme. Da una semplice contemplazione ad un riflesso delle nostre vite. Ecco una lista di alcune di queste brillanti poesie con protagonista il mare.

    La famosa: “You can't cross the sea merely by standing and staring at the water”, ovvero: ‘Non puoi attraversare il mare semplicemente stando in piedi e fissando l'acqua’, è una delle tante citazioni che Rabindranath Tagore ha scritto e che diffondono parole di saggezza, ispirazione e verità; che significa che non dovremmo mai lasciarci andare a vani desideri che governeranno la nostra esistenza, e chissà per quanto.

    Rabindranath Tagore, (nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur), (Kolkata - Calcutta - 7 maggio 1861 - 7 agosto 1941), filosofo, compositore, romanziere, drammaturgo, saggista, coreografo e pittore, è stato il primo poeta asiatico ad avere ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1913 per la sua raccolta di poesie intitolata Gitanjali, un'integrazione di due parole, "Git" e "Anjali", che significa rispettivamente canzone e offerta, ovvero, il significato letterale della parola è "offerta di canzoni". Per il forte tono devozionale e l'incitazione spirituale subliminale (che influenza l'inconscio), si può dire che il libro abbia come tema la devozione a Dio. Evidenzia l'intensa risposta del poeta alla magnificenza dell'universo o piuttosto un'affermazione della vita con tutta la sua abbondanza, mistero e diversità.

    Quanto ci ha tramandato è profondamente radicato nelle tradizioni di apprendimento indiane ed anche occidentali, ed è, per il subcontinente indiano, ciò che Shakespeare rappresenta per il mondo di lingua inglese.

    Tagore, oltre a scrivere l'inno nazionale dell'India, “Jana Gana Mana”, la sua composizione fa anche parte dell'inno nazionale del Bangladesh, “Amar Shonar Bangla”. Si dice che anche l'inno nazionale dello Sri Lanka sia ispirato dal suo lavoro....

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    Last Post by Filippo Foti il 16 April 2019
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  7. Uso dei satelliti al servizio dell’oceanografia: risultati passati, recenti e orizzonti futuri.

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    L’oceanografia, nell’ultimo decennio, ha compiuto passi da gigante con gli occhi dei grandi “fratelli” che stanno in cielo. Questi non sono altro che i satelliti oceanografici, la nuova frontiera per studiare i cambiamenti del nostro Pianeta.


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    Si chiama Argo la preziosa tecnologia che sta consentendo agli scienziati del clima di fare progressi per capire meglio come funzionano gli oceani. Un nome che rievoca ricordi adolescenziali vissuti tra i banchi di scuola come il famoso e fedelissimo cane di Ulisse nell’Odissea di Omero o se preferite Argo nella mitologia greca, era la nave su cui Giasone (Jason) e gli Argonauti salparono alla ricerca del vello d'oro.

    Questo nome è stato attribuito anche ad un sistema globale che consta di dispositivi di misurazione della temperatura oceanica collegati a dei satelliti (Jason). Il sistema Argo, inizialmente è stato formato da oltre 3000 galleggianti robotici connessi ad un satellite, una rete internazionale che ha prodotto 100.000 profili misurando continuamente la temperatura e la salinità dell'acqua e arrivando fino a 2000 metri di profondità. E’ stato appunto Jason -1 il satellite ha affiancato i galleggianti per misurare la forma della superficie dell'oceano. I dati di Argo e Jason -1 hanno monitorato in tempo reale ad alta risoluzione gli strati superiori e intermedi dell'oceano globale, le correnti oceaniche, l'innalzamento del livello del mare e, essendo che l’oceano e l'atmosfera in quanto fluidi sono collegati, ha quantificato il trasporto del calore e l’acqua dolce degli oceani di tutto il mondo. La rete di misurazione della temperatura di Argo ora fornisce registrazioni di calore oceaniche estremamente dettagliate.

    L'innalzamento del livello del mare e i cicloni tropicali più estremi sono solo alcune delle conseguenze previste con l'aumento delle temperature degli oceani. Gli oceani quando si espanderanno potrebbero aumentare di altri 30 cm entro il 2100.

    Ci occuperemo di una delle più recenti scoperte che hanno rivoluzionato l'oceanografia e delle nuove sfide per il sistema di osservazione globale dell'oceano. Il lancio della missione franco-americana Topex / Poseidon nell'agosto del 1992 è stato l'inizio delle appassionanti nuove scoperte che l’uomo, pur calpestandolo, sta mettendo al servizio del nostro Pianeta.

    Negli ultimi 20 anni, l'operazione simultanea di diverse missioni svolte da radar altimetrici posti a bordo di satelliti hanno attuato e stanno continuando a farlo importanti informazioni sullo stato di salute del pianeta, e degli oceani e mari in particolare.

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    Last Post by Filippo Foti il 9 Mar. 2019
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  8. La memoria delle creature marine non è cosa di poco conto.

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    Uno studio pubblicato il 26 febbraio scorso nella rivista specializzata “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS), spiega come le balene blu ogni primavera migrano dai loro siti di nidificazione invernale per nutrirsi.


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    Balaenoptera physalus


    Studi recenti effettuati al largo della Costa Rica, hanno dimostrato che nel Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti le balenottere (Balaenoptera physalus) per trovare il loro cibo preferito, i piccoli crostacei conosciuti come krill, si fidano più della loro memoria che dai suoni ambientali.

    Infatti ricerche precedenti condotte dal cetologo biologo marino Joe Haxel ed il suo team dell'Università Statale dell'Oregon e del NOAA, nel corso di una missione per studiare gli effetti dell'inquinamento acustico sulle balene grigie (Eschrichtius robustus) del Pacifico Orientale, hanno collegato l’orientamento delle balene con l’ascolto di una specie di schiocchi prodotti dai gamberetti cosiddetti “pistoleri” della specie (Synalpheus pinkfloydi)(*).

    Clicca sopra per ascoltare gli schiocchi dei gamberetti “pistoleri” della specie (Synalpheus pinkfloydi).


    Gli scienziati hanno a lungo tracciato la migrazione dei colossi, che possono arrivare a pesare fino a 180 tonnellate e 33 metri di lunghezza ma non potevano spiegare come sceglievano il loro percorso, ovvero lo scelgono di volta in volta o vanno sempre nello stesso viaggio e nelle stesse date?

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    Ora, come sopra accennato, ecco la risposta dei ricercatori dell'Office of Oceans and Atmosphere (NOAA) degli Stati Uniti: “Questo predatore marino localizza la sua preda usando la sua eccezionale memoria per trovare i luoghi storicamente produttivi, stabili e di alta qualità per la produzione di krill".

    Gli studiosi hanno esaminato infatti i dati di 10 anni sul movimento di 60 balene blu marcate nell'ecosistema della California, per poi confrontarle con misurazioni satellitari Argos descrivendo per la prima volta i movimenti delle balene in base alla produttività degli oceani, ovvero con il periodo che coincide con la fioritura primaverile del fitoplancton che aliment...

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    Last Post by Filippo Foti il 2 Mar. 2019
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  9. Microplastiche e nanoplastiche, le piccole cose, ancora più pericolose del cambiamento climatico.

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    Milioni di tonnellate di plastica negli oceani del mondo ad "insultare" piante, animali ed "umani", sono ormai da tempo all'attenzione dei media. Ma cosa possono fare veramente gli umani ("inumani") per porre rimedio? Dopo le ipocrisie della civiltà moderna saremo distrutti da "dove niente è più grande delle piccole cose"? [Simone Cristicchi, Abbi cura di me]... Madre Terra!


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    Pochissima parte della plastica che scarichiamo ogni giorno viene riciclata o incenerita nelle strutture di termovalorizzazione. Gran parte finisce nelle discariche, dove possono essere necessari fino a 1.000 anni per decomporre, lisciviando sostanze potenzialmente tossiche nel suolo e nell'acqua.


    E meno male che la diffusione della plastica è iniziata a farsi strada solo dopo gli anni ’50 e, dopo un calcolo stimato in oltre otto miliardi di tonnellate di materiale trattato, oltre il 70% si è trasformato in rifiuti che non sono stati riciclati. Alcuni ricercatori sono giunti a questo risultato dopo avere svolto delle complesse analisi in tutto il 2017. Pertanto sorge spontaneo chiedersi se qualcuno è a conoscenza di quanti rifiuti di plastica non riciclati finiscano nell'oceano, l'ultima pattumiera della Terra.

    Comunque proviamo a prendere per attendibile una stima approssimativa di una docente di ingegneria dell'Università della Georgia, Jenna Jambeck che nel 2015, ha reso pubblica una relazione che ha considerato tra 5,3 e 14 milioni di tonnellate i rifiuti che ogni anno solamente dalle regioni costiere del nostro pianeta va a finire negli oceani. La maggior parte viene scaricata con un eccesso di noncuranza a terra o nei fiumi, soprattutto in Asia, e che poi ovviamente va a finire in mare.

    Non è chiaro quanto tempo ci vorrà affinché le molecole che costituiscono la plastica abbandonata si biodegradino completamente e se le stime che in media prevedono 450 anni sono attendibili. E, anche se ammesso che resteranno tali, fino a quando la Terra non collasserà, o se preferite cesserà di essere un “Pianeta vivente”, e non solo per la forza incredibile della natura, i cosiddetti "Sinkhole" (grandi fratture del terreno), che si stanno verificando in diversi luoghi?

    ...dove niente è più grande delle piccole cose"? [Simone Cristicchi, Abbi cura di me]... Madre Terra



    Strango...

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    Last Post by Filippo Foti il 16 Feb. 2019
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  10. L'inerzia dei "grandi" del mondo non frena la scienza sul riscaldamento globale.

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    Mare a 360°
    By Filippo Foti il 7 Feb. 2019
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    Tracce di vari elementi chimici nascosti nelle acque più limpide dell'oceano e in tutti i mari, possono rivelare cosa sta succedendo ora e cosa ne sarà dopo del clima su scala globale. Il ruolo delle alghe.


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    Kate Hendry, docente incaricata in geoscienze ambientali dell'Università di Bristol - grazie a finanziamenti ricevuti dal "Natural Environment Research Council", dalla "Royal Society" (Regno Unito) e dal Consiglio Europeo della ricerca - e Allyson Tessin ricercatrice presso l'Università di Leeds - che ha usufruito di finanziamenti dal programma Horizon 2020 dell'Unione europea e dalla National Science, hanno lavorato per anni per capire esattamente cosa questi elementi chimici che si trovano nascosti nelle profondità marine possano dirci di più sugli oceani. Questo studio include il modo in cui le alghe microscopiche catturano il carbonio (C), da non confondere con la (CO2), dall'atmosfera attraverso la fotosintesi in un modo che produce cibo per molta vita marina e come questo sequestro di carbonio e la produzione biologica stiano cambiando in risposta ai cambiamenti climatici.

    Le alghe che hanno assorbito la CO2 dall'atmosfera e l'hanno immagazzinata nei loro corpi che poi affonda sul fondo marino, viene sepolta, e in tal modo rimuovono la CO2 dall'atmosfera e aiutano a limitare l'effetto serra indotto dalla CO2.

    Ma ora Hendry e Tessin hanno suggerito che potrebbero anche essere in grado di apprendere come questi sistemi sono stati influenzati dai cambiamenti climatici molto tempo fa scavando in profondità nei fondali marini per trovare la traccia sedimentaria di elementi del passato. E capire il passato potrebbe essere la chiave per capire cosa accadrà in futuro; riflessione quest'ultima che ci è spesso molto familiare.

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    Gli elementi in tracce, ovvero gli oligoelementi detti così in quanto si trovano in piccole quantità, possono insegnarci una quantità incredibile di fondali oceanici. Ad esempio, le concentrazioni di zinco oceanico, un micronutriente chiave per il fitoplancton marino, assomigliano in modo sorprendente alle proprietà fisiche delle acque profonde che muovono enormi quantità di calore e sostanze nutritive in tutto il pianeta attraverso il "nastro trasportatore oceanico". Conosciut...

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    Last Post by Filippo Foti il 7 Feb. 2019
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