PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 






  1. Dalle reti a strascico ai microsatelliti per monitorare la plastica negli oceani

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    By Filippo Foti il 17 Dec. 2021
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    Una recente animazione rilasciata dai ricercatori della Nasa mostra come la plastica, che viene scaricata negli oceani, si muove in tutto il mondo.


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    CYGNSS in orbita.


    Secondo una recente animazione dell'Earth Observatory della Nasa, la posizione e la concentrazione della plastica che galleggia negli oceani tra l'aprile del 2017 e settembre 2018 è un prezioso avvertimento di come la plastica che viene scaricata in mare si muove in tutto il mondo. Questo post segue ed aggiorna quello pubblicato di recente e dà ancora risalto di, come ogni anno, un inquietante volume di spazzatura, pari a otto milioni di tonnellate di plastica, scorre dai fiumi e dalle spiagge negli oceani.

    È noto che le concentrazioni di microplastiche oceaniche variano in modo significativo in base alla località, con livelli particolarmente elevati nei vortici del Nord Atlantico e del Nord Pacifico. La maggior parte delle misurazioni dirette proviene da reti a strascico che ovviamente mancano misurazioni globali della distribuzione della microplastica e della sua variabilità temporale. Si rendeva necessario, pertanto, un nuovo metodo per rilevare e visualizzare la distribuzione globale delle microplastiche oceaniche dallo spazio.

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    Il dispositivo che è stato sviluppato da "The Ocean Cleanup".


    Ciò è stato ampiamente dimostrato dal video animato che segue realizzato dalla Nasa - la prima del suo genere su scala globale – che mostra la posizione e la concentrazione della plastica galleggiante per un periodo di diciotto mesi.
    Come già sapete, nel tempo, questa plastica viene scomposta in microplastiche grazie agli agenti atmosferici chimici, fisici e biologi (correnti oceaniche e luce solare). Gli scienziati di solito misurano le macchie di immondizia marina - aree nell'oceano dove si raccolgono i detriti - trascinando le reti dietro le barche. Ma questo metodo di campionamento è "geograficamente sparso e non dà ai ricercatori un'idea di quanto le concentrazioni di plastica cambino nel tempo", secondo una dichiarazione dell'Earth Observatory della Nasa.

    Degna di nota la missione del capitano Charles Moore che nel 1999 utilizzò un protocollo di campionamento progettato statisticamente per determinare la quantità di rifiuti delle civiltà irrecuperabili in quell'area conosciuta come il vortice subtropicale del Pacifico settentrionale. Percependo la potenziale minaccia per l'ambiente marino, decise di dedicare le sue risorse e il suo tempo alla comprensione e alla sensibilizzazione sull'inquinamento da plastica degli oceani e intraprese la sua prima spedizione

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    Last Post by Filippo Foti il 17 Dec. 2021
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  2. Pesca eccessiva e plastica negli oceani e sulla terra ferma.

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    Come risolvere il problema dell'inquinamento da plastica e pesca eccessiva, non sostenibili e interconnessi, negli oceani e sulla terra ferma.


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    In questo post tratteremo il problema dell’inquinamento da plastica, anche se è bene precisare che questa monnezza non è altro che uno dei tanti problemi che affligge gli oceani che sta portando alcune specie marine verso l'estinzione, cambiando irreparabilmente gli ecosistemi, danneggiando milioni di animali marini ogni anno e mettendo a repentaglio il benessere delle persone che dipendono dall'oceano per cibo o lavoro.

    PLASTICA E PESCA ECCESSIVA NEGLI OCEANI: DUE PROBLEMI INTERCONNESSI

    Inquinamento da plastica e pesca eccessiva non sostenibili possono sembrare problemi isolati, ma sicuramente si influenzano a vicenda. Man mano che i nutrienti scorrono dai terreni agricoli (fosfati e nitrati) e attraverso gli dagli scarichi diretti delle industrie (metalli pesanti), e finiscono in mare, unitamente alla plastica, influiscono sulle condizioni di cui i pesci hanno bisogno per prosperare negli oceani e mari. Tutti questi stress sono amplificati dal riscaldamento globale tanto che è voce comune che le generazioni future troveranno più monnezza che pesci.

    L'oceano ha agito da decenni come un serbatoio per le emissioni di CO2 e del calore in eccesso, ma in maniera smisurata, tanto che gli ecosistemi marini crollano in quanto non possono assorbire tutto. E non dovremmo pensare che questi problemi non ci riguarderanno. Infatti si verificano spesso tempeste sempre più forti, alimentate da acque oceaniche più calde.

    È nell'interesse di tutti proteggere l'oceano. Mari più puliti sarebbero più redditizi e la ricerca suggerisce che una pesca meglio gestita potrebbe generare sei volte più cibo di quanto non si fa attualmente. Le zone economiche esclusive degli Stati costieri sarebbero più produttive se ogni paese accettasse di proteggere l'alto mare.

    INQUINAMENTO DA PLASTICA

    L’inquinamento da plastica, in questa trattazione ne diamo maggiore risalto, è causato dall’accumulo nell’ambiente di prodotti sintetici che sono arrivati al punto di creare problemi alla fauna selvatica e al loro habitat, nonché alle popolazioni umane. Nel 1907 l'invenzione della bachelite

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    Last Post by Filippo Foti il 15 Dec. 2021
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  3. La "scatola nera o scatola della vergogna" per registrare e documentare le azioni dell'umanità contro la Terra.

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    Scienziati australiani stanno costruendo una scatola nera "indistruttibile", ciò che potremmo definire come la "scatola della vergogna" per registrare e documentare le azioni dell'umanità contro la Terra.


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    Per registrare e documentare le nostre azioni che incidono sul cambiamento del clima del nostro pianeta, presto l'umanità avrà a disposizione un dispositivo indistruttibile che fornirà informazioni alla civiltà futura, i futuri sopravvissuti se ancora ce ne saranno, nel caso in cui una catastrofe climatica distruggesse la nostra. Infatti, è attualmente in lavorazione una scatola nera che dovrebbe registrare le azioni dell'umanità nell'affrontare o contribuire, nella migliore ipotesi, a frenare il cambiamento climatico. Il dispositivo, così come è stato concepito, potrebbe consentire - “ai posteri l'ardua sentenza?” – per evitare loro di ripetere i nostri errori. Per il raggiungimento di questo obiettivo un team composto da scienziati e artisti australiani sta lavorando per realizzarlo allo scopo di registrare la gestione dell'umanità della crisi climatica nel tempo ed eventualmente ritenere i leader mondiali responsabili delle loro azioni contro il cambiamento del clima.


    Questa gigantesca scatola d'acciaio dovrebbe essere collocata su una pianura cosparsa di granito, circondata da montagne nodose. Incongrua nel paesaggio, proprio come il monolite nero di (Odissea nello spazio 2001), il film del 1968 che fa parte della serie cinematografica Mad Max ideata e diretta da George Miller, ambientata in uno scenario post apocalittico. La sua presenza aliena suggerisce che sia stato messo lì con un preciso intento. E se coloro che lo scopriranno e riusciranno a decifrare i messaggi che contiene, potranno intravedere cosa ha causato la caduta della civiltà; molte civiltà ed imperi del passato sono crollati di fronte a minori cataclismi.

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    Tale dispositivo, tranne ovviamente le proporzioni, non dovrebbe essere diverso dalla scatola nera disposta su veicoli per stabilire a dinamica di un incidente. "Quando, ad esempio, un aereo si schianta

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    Last Post by Filippo Foti il 9 Dec. 2021
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  4. Punti di svolta climatici: l'Artico è uno dei punti di riferimento per un cambiamento irreversibile.

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    In tutto il mondo i cosiddetti punti critici minacciano l'ecosistema, mentre gli incendi, l'uso del suolo da parte dell'uomo e la perdita di biodiversità aumentano esponenzialmente ed amplificano gli impatti climatici.


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    In questo momento l’Artico è diventato un punto di riferimento per il cambiamento futuro del clima e, mentre gli ecosistemi di tutto il mondo si avvicinano ai punti critici, ciò rappresenta una dura lezione per i decisori politici del mondo che tra una COP e l'altra giocano a scarica barile.

    Iconico com'è per il mantenimento del ghiaccio e neve tutto l'anno, nell'ultimo decennio l'Artico è diventato l’emblema di un profondo cambiamento. Nel luglio 2020, l'ultima piattaforma di ghiaccio intatta nell'Artico canadese è precipitata in mare. Risalendo alla prima analisi nel 1902, la calotta glaciale di Milne, ai margini dell'Isola di Ellesmere, è risalente a più di 4mila anni fa e ha già perso il 43 percento della sua massa precedente. Anche le calotte glaciali dell'isola di Ellesmere in Canada, nell'estate del 2020 sono andate perse, poiché il ghiaccio depositato durante la Piccola Era Glaciale (1600-1850) si è sciolto completamente. Questo rappresenta un "punto di svolta" che viene spesso applicato ad un momento di cambiamento critico della storia umana. In ecologia, i punti critici descrivono piccoli cambiamenti che, nel tempo, impongono una trasformazione irreversibile. I minimi annuali di ghiaccio marino e un sorprendente aumento del disgelo del permafrost, in un clima di riscaldamento, segnalano che il punto di non ritorno, che si espande attraverso gli ecosistemi, è già stato superato. Abbiamo già perso l'Artico ghiacciato.

    Una recente ricerca apparsa sulla rivista multidisciplinare "Nature Communications" dal titolo "Nuovi modelli climatici rivelano aumenti più rapidi e maggiori delle precipitazioni artiche rispetto a quanto previsto in precedenza", pubblicata il 30 novembre 2021, pone una serie di riflessioni. Realizzata da Michelle Roisin McCrystall, Università del Manitoba Winnipeg (Canada), Julienne Stroeve dell'University College London, ed altri, lo studio sostiene che mentre l'Artico continua a riscaldarsi più velocemente del resto del pianeta, aumentano le prove che la regione sta vivendo un cambiamento ambientale senza precedenti e drammatico.

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    Le ricercatrici prevedono che il ciclo idrologico si intensificherà nel corso del ventunesimo secolo, con un aumento dell'evaporazione dovuto all'espansione delle aree di mare aperto e ...

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    Last Post by Filippo Foti il 3 Dec. 2021
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  5. Adattamento vs. Mitigazione. Come affrontare il cambiamento climatico.

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    Come affrontare l'innalzamento del livello del mare: Adattamento e/o mitigazione, ovvero considerare le due strategie non come alternative ma potenzialmente complementari che certamente non si escludono a vicenda per affrontare il cambiamento climatico.


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    La sfida di affrontare gli impatti del cambiamento climatico, in genere, è spesso inquadrata in termini di due possibili percorsi che la civiltà potrebbe intraprendere:

    - La mitigazione comporta la riduzione dell'entità del cambiamento climatico stesso e può essere suddivisa in due strategie alternative: riduzione delle emissioni (affrontare il problema alla radice) e geoingegneria (compensare in qualche modo gli effetti delle emissioni di gas serra);

    - L'adattamento, al contrario, implica sforzi per limitare la nostra vulnerabilità agli impatti del cambiamento climatico attraverso varie misure, senza necessariamente affrontare la causa sottostante di tali impatti.

    Il riferimento a detti sforzi c’è da precisare che le misure adattive, in genere, si occupano solo degli impatti sulla civiltà umana; non hanno e, anzi, non possono affrontare gli impatti sugli ecosistemi e sul nostro ambiente. È improbabile che le barriere coralline, ad esempio, si adattino al duplice impatto del riscaldamento globale e dell'acidificazione degli oceani. Un caso simile può essere fatto per altri ecosistemi e esseri viventi. Ad un certo livello, tali considerazioni mettono in discussione cosa intendiamo veramente per adattamento. Se dovessimo assistere al crollo di importanti ecosistemi come le barriere coralline, assisteremmo a loro volta alla perdita dei servizi ecosistemici che forniscono una perdita potenzialmente catastrofica per la civiltà umana. Tali considerazioni mettono in discussione se possiamo davvero definire la nostra vera capacità di adattamento ai cambiamenti climatici in un modo che sia separato dai maggiori impatti sul nostro ambiente.

    ADATTAMENTO AGLI IMPATTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO PER AFFRONTARE L'INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEL MARE

    La trasformazione delle coste adiacenti alle piccole insenature di marea indotta dal cambiamento climatico, è un progetto di strategie di adattamento costiero per affrontare l'innalzamento del livello del mare. È quasi certo, infatti, che le migliaia di piccole insenature di marea e le loro coste adiacenti su tutto il pianeta, saranno influenzate dal cambiamento climatico in molteplici modi, poiché il loro andamento è strettamente legato a fattori sia oceanici che terrestri come il flusso dei fiumi, il livello del mare e le onde oceaniche, che si prevede ca...

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    Last Post by Filippo Foti il 28 Nov. 2021
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  6. Rodrigo Butori afferma: "Io sono un pescatore di plastica".

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    Mare a 360°
    Natura
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    By Filippo Foti il 21 Nov. 2021
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    La "pesca di plastica" è un modo creativo per ripulire le nostre spiagge e l'oceano. Ora c'è un'armata di pescatori in tutto il mondo, che raccoglie pezzi di plastica dalle nostre spiagge.


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    Come tanti in tutto il mondo, preoccupati per la crescente crisi della plastica nel pianeta, con previsioni cupe che in peso ci sarà più plastica che pesci nell'oceano, Rodrigo Butori, un brasiliano residente negli Stati Uniti, a soli 30 anni ha ideato un sistema che vuole dare l'esempio per responsabilizzare le persone a rispettare il mare.

    Così Butori si è recato sulla spiaggia della sua casa adottiva a Surfside, un comune degli Stati Uniti d'America situato nella parte settentrionale della Contea di Miami-Dade dello Stato della Florida, per ripulire tutta la spiaggia disseminata di plastica. Ed è stato allora che ha avuto il suo momento ironico: "Ho iniziato a raccogliere la plastica in questa spiaggia ed a fare dei pesciolini. L'oceano e il mare sono per i pesci, non per la plastica. Ho iniziato con questo post, e mi sono detto: OK, c'è qualcosa di interessante per ripulire tutta la spiaggia. Secondo post, terzo post. Dunque ho iniziato a chiamarlo "Plastic fisherman" (pescatore di plastica), e da allora c'è stato un crescendo

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    Last Post by Filippo Foti il 21 Nov. 2021
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  7. Chi ha più delegati al vertice COP26? L'industria dei combustibili fossili!

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    La filiale britannica PBI UK dell'organizzazione leader mondiale per i diritti umani, e DeSmog un blog che si dedica al cambiamento climatico, sostengono: "Chi ha più delegati al vertice COP26? L'industria dei combustibili fossili"!


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    A conclusione della COP 26, "Peace Brigades International UK"(PBI UK), la filiale britannica dell'organizzazione leader mondiale per i diritti umani, una delle principali ONG che lavora per proteggere i difensori dei diritti umani a rischio e DeSmog, riflettono sulle voci che sono rimaste inascoltate, sottovalutate e scarsamente rappresentate; così come quelli che erano eccessivamente rappresentati.

    Una recente analisi dell'elenco dei partecipanti nominati da parte di "Global Witness, Corporate Accountability, Corporate Europe Observatory" (CEO) e "Glasgow Calls Out Polluters" ha rivelato che ad almeno 503 lobbisti di combustibili fossili, affiliati ad alcuni dei più grandi giganti mondiali del petrolio e del gas, è stato consentito di accedere alla COP26. Ciò ha permesso a loro di continuare a ritardare, distrarre e deviare dall'azione di cui abbiamo bisogno per affrontare la crisi climatica, in gran parte causata dalle loro industrie.

    Questo numero, che rappresenta i delegati di oltre 100 aziende di combustibili fossili e 30 associazioni commerciali e associative, è più grande di qualsiasi delegazione di un singolo paese o delle delegazioni combinate dei paesi più colpiti dai cambiamenti climatici negli ultimi due decenni: Porto Rico, Myanmar, Haiti, Filippine, Mozambico, Bahamas, Bangladesh e Pakistan.

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    Questa sovra rappresentazione - con un rapporto di circa due a uno - è ancora più scioccante se considerata insieme alla sotto rappresentazione di migliaia di potenziali partecipanti impossibilitati a partecipare a causa di problemi di visto, mancanza di accesso ai vaccini Covid ed ingombranti restrizioni di quarantena, ovvero a coloro che sono i più colpiti dai cambiamenti climatici: i popoli indigeni, i difensori dei diritti della terra e dell'ambiente e le comunità del Sud del mondo.

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    I 503 delegati per i combustibili fossili hanno pertanto sminuito il collegio elettorale indigeno ufficiale dell'UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), ovvero della "Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite". Significa, ripetiamo, che c'erano ...

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    Last Post by Filippo Foti il 18 Nov. 2021
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  8. La tempesta di sabbia che recentemente ha vagato in Brasile ci ricorda l’Era degli stupidi.

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    Il 26 settembre ‘21, un'enorme tempesta di sabbia ha colpito lo Stato brasiliano di San Paolo. The Age of Stupid (Era degli stupidi), uno dei film più chiacchierati del 2009, è stato facile profeta a prevedere le conseguenze disastrose del nostro insuccesso nell'interrompere il cambiamento climatico.


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    Il 26 settembre ‘21, la combinazione di polvere, tracce di bruciato e vegetazione secca, associato a fuliggine e sporcizia, ha provocato una sorta di gigantesco “rullo a vapore” di sabbia. La tempesta ha raggiunto le città nell'ovest dello Stato ed è avanzata verso lo stato di Minas Gerais. Le città più colpite sono state: Franca, Ribeirao Preto, Aracatuba, Presidente Prudente, Jales e Barretos. Secondo i meteorologi dell'Istituto Nazionale di Meteorologia i precedenti giorni secchi e caldi hanno contribuito alla tempesta di sabbia. Questo muro, che precede le nuvole temporalesche, può raggiungere i 100 chilometri di larghezza e diversi chilometri di altezza. Rende la giornata oscura e rende difficile la visione. Al loro massimo, i venti possono raggiungere dai 35 ai 100 chilometri all'ora, arrivando con poco o nessun preavviso.

    HABOOB È COMUNE NELLE ARIDE DEL PIANETA

    Le recenti tempeste di sabbia sono rare in Brasile, ma molto comuni in altre regioni del mondo dove sono conosciute come “haboob” o “habub”, che in arabo significa “distruttore” o “chi vaga”, e si verificano spesso nelle regioni aride di tutto il mondo. “Grazie” ad una stagione delle piogge deludente all'inizio dell'anno, molte parti del sud-est del Brasile sono state lasciate pericolosamente asciutte, rendendole più suscettibili alle tempeste di polvere. Questo fenomeno si riflette nella crisi energetica in corso in Brasile, poiché le principali dighe idroelettriche nella regione sono sprofondate

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    Last Post by Filippo Foti il 11 Nov. 2021
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  9. Alcuni scienziati dicono: perché dare la colpa ai pipistrelli per il virus COVID 19.

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    Buona parte della scienza difende i pipistrelli presenti sulla Terra da più di 50 milioni di anni, gli unici mammiferi capaci di un vero volo.


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    I pipistrelli appartengono all'Ordine dei Chirotteri, noti comunemente come ferro di cavallo, diffusi nelle regioni temperate e tropicali dell’Africa, dell’Europa e dell’Asia. Sebbene spesso vengano scambiati per roditori, sono più strettamente imparentati con i primati. Il ferro di cavallo (Rhinolophus ferrumequinum)è diffuso in Italia. La gente dello Zimbabwe chiama i pipistrelli con nomi curiosi tipo "draghi alati", "topi volanti" o semplicemente "i malvagi". I pipistrelli insettivori possono ridurre i danni alle colture e centinaia di specie di piante si affidano a loro per l'impollinazione.

    Fino a prima di effettuare queste ricerche sui pipistrelli siamo stati in molti a non sapere che oltre 500 specie di piante si affidano ai pipistrelli per impollinare i loro fiori - comprese specie di mango, banana e durian (proviene dal Brunei, Indonesia e Malesia), Guava (coltivato solitamente in America centrale e meridionale, soprattutto Brasile, Colombia, Messico e Venezuela e presente anche in Sicilia) e agave (usata per fare la tequila), l'albero del baobab e diverse specie di piante tropicali - completamente o parzialmente dipendenti da essi. Quindi, la prossima volta che beviamo un po' di tequila o mangiamo un mango, dovremmo ringraziare i pipistrelli! L'impollinazione delle piante da parte dei pipistrelli è chiamata chiropterofilia. Questi mammiferi con le ali sono considerati degli ottimi “indicatori biologici”, poiché, attraverso lo studio, aiutano gli scienziati a monitorare lo stato della biodiversità riuscendo a capire l’intero ecosistema “sorvegliando” continuamente l’ambiente in cui vivono.

    impollinazione

    Impollinazione


    Come succede quasi sempre in tutto il mondo, i mammiferi volanti sono molto fraintesi. Per questo il dottor Mathieu Bourgarel, sotto nell'immagine, ecologista della fauna selvatica, li descrive come creature bellissime e incredibili. "Sono affascinanti, dice. e la gente ha paura di qualcosa che non conosce". Per l'istituto di ricerca francese CiradÈ è un cacciatore di virus. Lavorando con i colleghi dell'Università dello Zimbabwe, Bourgarel si reca nelle grotte dei pipistrelli per raccogliere campioni di escrementi. Al laboratorio, gli ...

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    Last Post by Filippo Foti il 4 Nov. 2021
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  10. Proverà ancora a stupirci ed a meravigliarci il nostro pianeta con le sue meraviglie.

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    Natura
    By Filippo Foti il 26 Oct. 2021
    +1   -1    0 Comments   36 Views
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    Un luogo affascinante dove la natura crea una cornice unica per rimanere meravigliati è una cosa stupenda che dovremmo amare e conservare il più a lungo possibile.


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    Perché la meraviglia è la più umana di tutte le emozioni. Essa può essere innescata da grandiose vedute, fenomeni naturali, conquiste umane sia intellettuali che materiali. È espresso da uno sguardo luminoso, a volte accompagnato da un'apertura della bocca e dalla sospensione del respiro. Tirandoci fuori da noi stessi, la meraviglia ci riconnette con qualcosa di molto più grande della nostra routine quotidiana.

    Quando si rimane stupiti, meravigliati, diamo un soffio vitale all’anima, mente e corpo, ma per coglierla occorre osservare la vita con profondità. Siamo l'unico animale sulla terra, per quanto ne sappiamo, che può essere commosso fino alle lacrime da un tramonto, che si meraviglia delle stelle di notte, che prova stupore e umiltà per le conquiste del nostro passato. La meraviglia ci definisce come esseri umani. Socrate disse: "La saggezza inizia con la meraviglia". Gli studi dimostrano che la soggezione induce livelli più profondi di elaborazione cognitiva; aumenta l'empatia e ci aiuta a connetterci con il mondo che ci circonda in modi significativi. Da essa nascono arte e scienza. La meraviglia è più di una bella sensazione; è un seme da cui crescono i nostri più grandi tesori.

    Ma per l'Amazzonia brasiliana le cose non funzionano così. Il 2020 è stato l'anno peggiore in più di un decennio. Sotto la direzione del presidente Bolsonaro, la deforestazione della più grande foresta pluviale tropicale del mondo viene accelerata di anno in anno. Ma l'Amazzonia ha bisogno di sopravvivere. Si dice che contenga circa 400 miliardi di alberi, essenziali per aiutare a combattere il riscaldamento globale, insieme al 10% delle specie mondiali. Qui viene prodotto circa il 6% dell'ossigeno del pianeta, mentre un quinto della sua acqua dolce è immagazzinato nel suo bacino. Sorprendentemente, il 25% di tutti i medicinali soggetti a prescrizione è derivato da piante della foresta pluviale, ma altre devono essere studiate come potenziali farmaci. In Amazzonia potrebbero esserci cure per numerose malattie che aspettano di essere scoperte, ma se non stiamo attenti spariranno prima di aver dato un'occhiata.

    MOSQUITO BAY

    Mosquito Bay è il posto migliore al mondo per vedere uno degli spettacoli più affascinanti della natura: la bioluminescenza. Situata sull'isola di Vieques, al largo della costa orientale dell'isola principale, questa insenatura ri...

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    Last Post by Filippo Foti il 26 Oct. 2021
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