PROFUMODIMARE: TERRA, MARE, NATURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, BIODIVERSITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA

Profumo di mare: Terra, mare, natura, cambiamento climatico, biodiversità, transizione ecologica


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DISCUSSIONI RECENTI

 






  1. Our fragile moment (Il nostro momento fragile) di Michael Mann: sopravvivere alla crisi climatica‽

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    Mare a 360°
    Natura
    Storie
    By Filippo Foti il 15 Oct. 2023
    +1   -1    0 Comments   40 Views
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    Le lezioni del passato della Terra possono aiutarci a sopravvivere alla crisi climatica Le minacce di ieri e quelle di oggi hanno in comune il cambiamento climatico e i continui appelli della comunità scientifica internazionale sono puntualmente disattesi.


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    Siamo la prima generazione a sentire il dolore del cambiamento climatico e gli ultimi a poter fare qualcosa al riguardo, sostiene Michael Mann nel suo recente libro “Our fragile moment”. La minaccia esistenziale posta dal riscaldamento globale è diventata una sorta di cliché. Mentre il cambiamento climatico passa dall’essere un pericolo imminente a una realtà mortale per vaste aree del pianeta, si discute sull’ampia frattura tra ciò che gli scienziati dicono sia necessario fare per moderare un disastro imminente e la realtà permanente della politica internazionale di ciò che è possibile fare.

    MICHAEL MANN E IL PIANETA RICCIOLI D'ORO

    Il nome del pianeta "riccioli d'oro" deriva dalla fiaba per bambini “Riccioli d'oro e i tre orsi”, dove la bambina protagonista, chiamata appunto “Goldilocks” (Riccioli d'oro"), sceglie tra (grande o piccolo, caldo o freddo, ecc...)sempre la via di mezzo, ignorando gli estremi. Allo stesso modo, un pianeta Goldilocks non è né troppo vicino né troppo lontano da una stella, in modo da non escludere la presenza di acqua liquida sulla sua superficie, elemento fondamentale per la presenza di vita così come gli esseri umani la concepiscono.

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    Così Mann: “Goldilocks ha acqua, un’atmosfera ricca di ossigeno e uno strato di ozono che protegge la vita dai dannosi raggi ultravioletti. Non fa né troppo freddo né troppo caldo, apparentemente giusto per la vita. Nonostante la nostra continua ricerca – che, con il recente avvento del telescopio James Webb, si estende ora per quasi quattordici miliardi di anni luce –non abbiamo trovato finora nessun altro pianeta nell’universo con condizioni così favorevoli. È quasi come se questo pianeta, la Terra, fosse fatto su misura per noi. Eppure sembra non esserlo…”.

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    Last Post by Filippo Foti il 15 Oct. 2023
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  2. “La natura non dimentica”: animali diventati radioattivi.
    9.803: Caratteri - 1.420: Parole - Tempo di lettura: 6,45 minuti

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    Mare a 360°
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    By Filippo Foti il 6 Oct. 2023
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    Dalle montagne giapponesi alle foreste tedesche, alcune specie di animali testimoniano gli effetti a lungo termine dei test e degli incidenti nucleari condotti dagli Stati Uniti decenni fa.


    ricercatori

    Gli autori dello studio



    TARTARUGHE MARINE

    Per le tartarughe marine, pochi habitat sono più adatti rispetto alle fresche acque del Pacifico intorno al verde dell’atollo di Eniwetok, a metà strada tra l'Australia e le Hawaii. Questi meravigliosi rettili, perfettamente adattati alla vita marina, riportano la “firma” nucleare dei test condotti dagli Stati Uniti dove, negli anni quaranta, l’esercito americano faceva esperimenti nucleari. Adesso, in quei luoghi meravigliosi, c’è il rischio reale di fuoriuscita di detriti radioattivi da quella cupola, come nella foto che segue, costruita proprio per "tacitare" il problema. L, e tartarughe marine, sono solo una delle tante specie colpite dal dominio dell'uomo sull'energia nucleare.

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    Un habitat perfetto, tranne che per un “piccolo” dettaglio: le radiazioni. Dopo aver conquistato l'atollo durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti per 43 volte vi testarono armi nucleari, poi seppellirono i rifiuti radioattivi in quella "tomba di cemento" che da allora cominciò a rompersi. Successivamente gli scienziati hanno scoperto l’eredità radioattiva nei gusci delle tartarughe marine che vivono nelle acque circostanti, rendendo questi rettili, prestati al mare - proprio come balene, delfini e altri cetacei che si sono evoluti da mammiferi terrestri - uno dei tanti animali colpiti dalla contaminazione nucleare globale.

    Dalle montagne giapponesi alle foreste tedesche, alcune specie di animali testimoniano gli effetti a lungo termine dei test e degli incidenti nucleari condotti dagli Stati Uniti decenni fa. Sebbene le radiazioni provenienti da questi animali generalmente non minaccino gli esseri umani, riflettono il patrimonio nucleare dell’umanità.

    "È un avvertimento! La natura non dimentica”., afferma Georg Steinhauser, radiochimico dell’Università di Tecnologia di Vienna ed esperto di radioattività animale.

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    Last Post by Filippo Foti il 6 Oct. 2023
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  3. I grandi mammiferi dei mari e degli oceani "prede" della flotta mercantile mondiale.
    36.093 Caratteri - 5.316 Parole - 24,16 minuti Tempo di lettura

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    Mare a 360°
    Natura
    By Filippo Foti il 29 Sep. 2023
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    Vi sono prove sempre più evidenti che i grandi mammiferi dei mari e degli oceani, siano una delle principali "prede" delle grandi navi e cause di mortalità per questi colossi marini, alcuni in via di estinzione come la balenottera azzurra e gli squali; una lista che non sembra mai ridursi.


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    Con la crescita dell’intera flotta mondiale, sono sufficienti poche iniziative che potrebbero cambiare questa penosa circostanza degli scontri di navi con i grandi mammiferi marini che dipende dal trasporto marittimo, che è in aumento. Tre ricercatori inglesi, descritti a margine di questo articolo, il 6 settembre scorso hanno pubblicato su Nature uno studio in cui sostengono che sono sufficienti pochi accorgimenti per frenare la “uccisione degli oceani”.

    LE STRAGI SILENTI DELLE NAVI NEI CONFRONTI DEI GRANDI MAMMIFERI DEI MARI E DEGLI OCEANI

    Si tratta degli animali selvatici più affascinanti, oltre che più amichevoli nei confronti dell’umanità e più intelligenti del mondo e che sono di forte impatto negli oceani. Secondo i dati delle Nazioni Unite, la flotta mercantile mondiale, dalle petroliere alle navi portarinfuse e alle navi portacontainer, è raddoppiata in soli 16 anni arrivando a contare più di 100.000 navi. Entro il 2050, il traffico marittimo aumenterà probabilmente fino al 1.200 % e, questi numeri, combinati con i dati su dove le reti marittime si sovrappongono ai movimenti e alle aggregazioni di animali marini, insieme alle valutazioni degli effetti degli attacchi navali su alcune specie marine, presentano un quadro sempre più allarmante.

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    Una balena uccisa in una collisione con una nave, giace di fronte alla prua mentre la nave attracca a Marsiglia, in Francia.


    In base a numerose ricerche - qui ne riportiamo una sintesi - spiegano Freya C. Womersley, Alexandra Loveridge e David W. Sims del Regno Unito, c’è la consapevolezza che gli attacchi navali potrebbero contribuire a favorire effettivamente al declino della popolazione di molti animali, portando a profondi effetti in tutti i loro ecosistemi; ad esempio alterando i cicli biogeochimici detti anche cicli gassosi come quelli del carbonio, dell'ossigeno e dell'azoto. Tuttavia, rispetto ad altre minacce alla biodiversità marina, come il cambiamento climatico e l’inquinamento, il problema degli "incontri ravvicinati" con le navi che danne...

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    Last Post by Filippo Foti il 29 Sep. 2023
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  4. Avere una visione lungimirante del cambiamento climatico.

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    Per anni, studioso dell’ambiente, non è difficile ribadire che il clima, che sta uccidendo il pianeta blu,
    sta cambiando più velocemente ora che in qualsiasi altro momento della storia umana.


    Messina

    Sempre presenti nella mia memoria degli anni '70. In ordine da sinistra a destra: Franz Riccobono storico e collaboratore dell’Università di Messina presso l’istituto di Geologia, Paleontologia e dell’istituto di Geografia e Oceanografia - Filippo Foti da studente in Scienze Naturali - Prof.ssa Laura Bonfiglio già docente di Paleontologia e Paleoecologia UNIME - Filippo Foti mentre discute la tesi di laurea in oceanografia - Le congratulazioni del prof. Guglielmo Stagno d’Alcontres, preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali - Prof.ssa Antonina Donato, indimenticabili il Suo sorriso e la Sua simpatia, è stata mio mentore e docente di Anatomia Comparata presso il Corso di Laurea in Science Naturali della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. Dal 1998 al 2000 è stata Preside del Corso di Laurea in Scienze Naturali. Seguono le Sue congratulazioni.



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    Prof.ssa Antonina Donato

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    Sara Peach



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    Ho deciso di studiare il cambiamento climatico dopo essermi reso conto di quanto colpisce profondamente le persone più povere ed emarginate del mondo.

    Dopo aver conseguito il 13 marzo 1976 la laurea in Scienze Naturali a Messina dove ho fatto ricerche e pubblicato un trattato di oceanografia e dopo una specializzazione nella Facoltà di Agraria presso l’Università di Perugia in consulente socio-economico, sto continuando ad occuparmi di scienze attraverso questo blog. Il mio vissuto, ovvero il tipo di lavoro svolto fino a pochi anni fa, interessando poco il lettore, lo tralascio e passo a scrivere da naturalista.

    Sfrutto ogni opportunità per scrivere di come il cambiamento climatico ci sta influenzando e cosa possiamo fare al riguardo. Poche persone in realtà rifiutano la scienza del cambiamento climatico, ma a volte resistono alle soluzioni, o semplicemente non ne sono consapevoli. Nei sondaggi, secondo un'analisi pubblicata nel mese di aprile 2022 sulla rivista “Climatic Change”, la maggioranza delle persone, il 69% in tutto il mondo, afferma che il cambiamento climatico è una ‘minaccia piuttosto seria’ o ‘una minaccia molto seria’.

    Filipe Duarte Santos, professore ordinario di fisica, geofisica e ambiente all'Università di Lisbona, a proposito delle preoccupazioni sul cambiamento climatico e delle condizioni meteorologiche avverse, ha pubblicato il 30 marzo 2023 su ‘Springer Nature’ “La sfida del cambiamento climatico globale e il suo rapporto con la sostenibilità, il movimento climatico globale ha catturato l'attenzione del mondo e probabilmente influenzerà il futuro corso degli eventi”.


    Duarte Santos, che ha al suo attivo un vasto curriculum, compreso un forte lavoro di ricerca nel campo delle scienze ambientali e in particolare sul cambiamento climatico, sostiene da tempo: “Raggiungere l'obiettivo internazionale di gestire la temperatura a 2°C con tecnologie ragionevolmente accessibili, con le politiche attuali non è considerato fattibile ed anche con strategie di mitigazione molto ambiziose. Il risultato dipende fortemente da quando inizia l'implementazione della politica di mitigazione. Se il percorso ottimale costi-benefici viene ritardato di 20-30 anni, nel 2100 l'aumento del “Global Mean Surface Temperature - GMST“, ovvero (La temperatura superficiale media globale osservata) sarà di 4°C o più”.

    Resta da vedere, precisa Duarte Santos, se la politica climatica mondiale finirà per seguire la traiettoria dei 3,5°C o rimanere al di sotto degli obiettivi di temperatura dell'accordo di Parigi. Se accade la prima ipotesi, questa può essere interpretata come una concretizzazione dei vincoli imposti della scuola di pensiero economica, cosiddetta neoclassica, (l'area oggi denominata microeconomia)”. La microeconomia consiste nella ricerca di una soluzione al problema del cambiamento climatico che ha fortemente sostenuto il libero scambio come motore per lo sviluppo economico e come modo per sfruttare i vantaggi comparativi dei paesi, secondo la quale condizione necessaria e sufficiente affinché si realizzi lo scambio tra due paesi è che esista una differenza tra i costi comparati delle merci che vengono scambiate, quale che sia il livello dei costi assoluti.

    In conclusione, c'è una grande distanza tra le attuali politiche mondiali sul cambiamento climatico e le politiche ottimali di mitigazione globale delle multinazionali che dovrebbero affrontare efficacemente la sfida del cambiamento, ma le prime sono fortemente influenzate appunto dal preponderante dominio globale dell'economia. Il punto non è perdere tempo a scrivere per i pochi che ancora respingono il cambiamento climatico, ma per chi è preoccupato e non sa cosa fare.

    Studioso dell’ambiente, non mi è difficile ribadire che il clima sta uccidendo il pianeta blu e sta cambiando più velocemente ora che in qualsiasi altro momento della storia umana. Gli inverni si stanno riscaldando. Le primavere arrivano prima. Le estati sono più calde. Non si tratta solo delle medie; il nostro tempo sta diventando più strano mentre il cambiamento climatico procede imperterrito contro di noi. Sappiamo perché ciò sta accadendo: la causa è ascrivibile ad uno sparuto gregge di prezzolati che va da scienziati corrotti alle lobby.

    Per oltre un secolo, scienziati e climatologi, almeno quelli che in parte ho citato attraverso queste pagine, attraverso le loro pubblicazioni sottoposte a revisione paritaria, hanno esaminato tutte le altre ragioni per cui il clima è cambiato in passato: cicli naturali, vulcani, cambiamenti nell'energia solare. In base a questi fattori, in questo momento, il pianeta si sarebbe dovuto raffreddare gradualmente, invece, si sta riscaldando sempre più velocemente e la colpa è delle ‘nostre’ scelte. Uno studio del 2021 ha rilevato che il 98,7% degli esperti del clima ha indicato che la Terra si sta riscaldando principalmente a causa dell'attività umana. Tra gli scienziati che ho citato spese volte attraverso questo blog, uno su tutti è Michael E Mann, uno degli esperti del clima più influenti al mondo.

    Più carbone, petrolio e gas bruciamo, più gas che intrappolano il calore si accumulano nell'atmosfera, avvolgendo una ‘coperta’ in più attorno al pianeta. Cosa possiamo fare dunque? Possiamo accelerare la nostra transizione verso l'energia pulita? Ciò include l'aumento dei programmi nazionali di determinazione del prezzo del carbonio, come del resto più di quaranta paesi lo hanno già fatto! Ammodernamento delle case, riduzione degli sprechi alimentari (lo sapevate che, secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), circa un terzo di tutto il cibo prodotto (dai campi alle nostre tavole) finisce per essere buttato via. Questo è un enorme spreco di risorse, tra cui energia, acqua, suolo, fertilizzanti e pesticidi usati per produrre cibo. Lo spreco alimentare danneggia anche l'ambiente perché i cibi in decomposizione provocano inquinamento, compreso il metano, un gas serra molto potente.


    In uno studio condotto in Israele, pubblicato il 14 luglio 2023, ho rilevato che il 45% di tutti i rifiuti domestici è costituito da rifiuti alimentari e il 54% dei rifiuti alimentari è costituito da alimenti ancora commestibili, in particolare frutta e verdura e l’utilizzo della tecnologia per ridurre la quantità di energia necessaria per tutto, dal tenere accese le luci alla “Supply Chain Management - SCM”, ovvero alla (Gestione del flusso complesso delle merci), approvvigionamento, produzione e distribuzione che possono avere un impatto enorme. Possiamo altresì contribuire proteggendo e ripristinando la natura che ci circonda, dalle foreste alle cinture verdi urbane e implementando pratiche agricole rigenerative rispettose del clima come colture di copertura, piante che vengono piantate per coprire il suolo, e una migliore gestione dei fertilizzanti. Oppure adattarsi al cambiamento già avvenuto, non ci resta che questa opzione? Questa è la resilienza climatica: adattarsi ai cambiamenti già avvenuti come piantando alberi per mantenere i quartieri più freschi, assicurandosi che le loro infrastrutture e servizi pubblici siano pronti per tempeste, inondazioni e ondate di caldo più forti.

    Parlare potrebbe sembrare poco: ma come ha scritto, tra l’altro, la giornalista ambientale Sara Peach su National Geographic, Scientific American): “parlare, è il campo fertile in cui inizia il cambiamento culturale; in sua assenza, è impossibile per un gruppo di persone risolvere un problema. Inoltre, i sondaggi mostrano che la maggior parte di noi non parla di cambiamento climatico. Ecco perché avere una conversazione è il primo passo fondamentale per catalizzare l'azione, ed è qualcosa che tutti possiamo fare”.

    Discutere, a volte implica incoraggiare gli altri ad agire: come chiedere dove va il cibo avanzato nei ristoranti o se prenderebbe in considerazione la possibilità di fissare obiettivi climatici basati sulla scienza. Possiamo anche usare la nostra voce, o come in questo caso le mie riflessioni che sto pubblicando, per assicurarci che le nostre banche e i nostri governi sappiano che la scienza è chiara: nessun nuovo sviluppo di combustibili fossili è possibile se vogliamo raggiungere l'obiettivo dell'accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a meno di 1,5 gradi Celsius. Altre volte, potremmo conversare con un amico o un parente mentre stiamo facendo colazione o stiamo sorseggiando un aperitivo. Ed è così che rendiamo contagioso il cambiamento.

    Il passaggio all'energia pulita fa risparmiare denaro alle persone: “Sapevi che l'energia solare è ora la forma più economica di elettricità che gli esseri umani abbiano mai avuto? Elimina anche l'inquinamento atmosferico da combustibili fossili che uccide circa 10 milioni di persone in tutto il mondo ogni anno. Ridurre i nostri sprechi alimentari e rendere le nostre colture resistenti al clima, garantisce risorse alimentari più abbondanti. E, cosa più importante, queste soluzioni portano ad un pianeta più sicuro e vivibile.

    Possiamo iniziare con una conversazione da subito, anche qui, aprendo un post: sul perché il cambiamento climatico è importante e su come sta influenzando le persone, i luoghi e le cose che amiamo. Anche da questo mio blog, possiamo esplorare cosa possiamo fare insieme. Discutendone, sono convinto che possiamo creare un futuro migliore e più resiliente che protegga le persone e i luoghi che amiamo. Il nostro futuro, anche se appartiene alle prossime generazioni, è nelle nostre mani.

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    Last Post by Filippo Foti il 23 Aug. 2023
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  5. La transizione ecologica, quella energetica e la crisi climatica.
    11.198: Caratteri - 1.585: Parole - 7,20 minuti: Tempo di lettura

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    Solo le transizioni ecologiche ed energetiche possono conciliare la crescita economica e il perseguimento l'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile di tutti i paesi del mondo.


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    Oggigiorno è impensabile scindere la transizione ecologica da quella energetica, considerando specialmente quanto la produzione energetica stessa derivi, per la sua grande maggioranza, da fonti di energia non rinnovabili e/o collocate all’estero: questo meccanismo da una parte fa sprecare risorse economiche per la compravendita di energia “estera” e dall’altra rinforza la grande opportunità di usufruire di una fonte che invece abbiamo disponibile gratuitamente e in abbondanza: il sole, quanto per citarne una. L’avvento di nuove forze della “circular and green economy” (Economia circolare e verde), un alleato strategico dello sviluppo sostenibile, ben si interfacciano e sono complementari a questa filiera già esistente.

    Le attività umane sono sul punto di generare una sesta estinzione di massa! Tuttavia, la biodiversità della fauna, della flora marina e terrestre, ovvero la ricchezza della vita sulla Terra, contribuiscono alla resilienza dei nostri ecosistemi di fronte al cambiamento climatico. La loro conservazione è imperativa perché ci forniscono servizi essenziali per la nostra vita quotidiana, l'approvvigionamento di risorse naturali e il benessere culturale. Cultura e benessere, coprono le differenze nazionali nella soddisfazione della vita e il ruolo dei fattori culturali nel produrre queste differenze. La cosiddetta cultura sussidiaria contribuisce al benessere collettivo: partecipare ad attività sociali e di volontariato migliora la qualità della vita, facilita la ricerca di un lavoro e riduce il rischio di povertà.

    La diagnosi del nostro attuale modello di sviluppo è chiara: si fa poco o niente per affrontare le disuguaglianze. Peggio ancora, partecipa all'aggravamento di queste, mentre degrada il nostro pianeta. Solo le transizioni ecologiche ed energetiche possono conciliare la crescita economica e il perseguimento dell'agenda sociale di tutti i paesi del mondo.

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    ECONOMIA CIRCOLARE

    I concetti di economia circolare ed economia verde condividono lo stesso principio: vale a dire, "adattare o trasformare l'economia attuale verso un'economia più sostenibile". Questo nuovo modello economico è stato sviluppato per sconfiggere il modello tradizionale basato sul principio “prendere, fare e smaltire”, chiamato anche “e...

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    Last Post by Filippo Foti il 17 Aug. 2023
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  6. "Inferno" in euromediterraneo per effetto del riscaldamento globale
    Caratteri (spazi esclusi): 10.640 - Parole: 1.916 - Tempo di lettura: 8,71 minuti

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    Il mese di luglio ’23 è di gran lunga il più caldo sul pianeta in circa 120.000 anni. Lo sostiene Copernicus e gli scienziati più importanti del mondo. Le ondate di calore di questa estate sono "virtualmente impossibili" senza il cambiamento climatico.


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    Mentre vaste aree di tre continenti cuociono sotto temperature roventi e gli oceani si riscaldano a livelli senza precedenti, gli scienziati di due autorità climatiche globali stanno segnalando prima ancora della fine di luglio che questo mese sarà di gran lunga il più caldo del pianeta mai registrato.

    Il caldo di luglio è già stato così estremo che è "praticamente certo" che questo mese supererà i record "con un margine significativo", ha affermato il servizio sul cambiamento climatico Copernicus dell'Unione europea e l'Organizzazione meteorologica mondiale in un rapporto pubblicato giovedì scorso. Queste temperature sono state correlate alle ondate di caldo in gran parte del Nord America, dell'Asia e dell'Europa, che insieme agli incendi in paesi come il Canada e la Grecia, hanno avuto un impatto importante sulla salute delle persone, sull'ambiente e sull'economia.

    Grafico di Carlo Buontempo


    Commento grafico Buontempo: Temperatura globale giornaliera dell'aria superficiale (°C) dal 1° gennaio 1940 al 23 luglio 2023, tracciata come serie temporale per ogni anno. Gli anni 2023 e 2016 sono mostrati con linee spesse ombreggiate rispettivamente in rosso vivo e rosso scuro. Altri anni sono rappresentati con linee sottili e sfumate secondo il decennio, dal blu (anni '40) al rosso mattone (anni '20). La linea tratteggiata e l’involucro grigio rappresentano la soglia di 1,5°C al di sopra del livello preindustriale (1850-1900) e la sua indeterminazione. Dati: ERA5. Credito: C3S/ECMWF.

    Carlo Buontempo ha al suo attivo un dottorato di ricerca in fisica presso l'Università dell'Aquila nel 2004, prima di trasferirsi in Canada per il suo post-dottorato e poi entrare a far parte del Met Office del Regno Unito. Buontempo ha lavorato presso l'Hadley Center for Climate Science and Services per quasi un decennio, dove ha guidato il team di adattamento climatico e il team di sviluppo dei servizi climatici. In questo ruolo ha guidato numerosi progetti riguardanti l'adattamento al cambiamento climatico e la modellazione regionale in Europa, Africa, Asia e Nord America. Ha sviluppato il sistema informativo settoriale di C3S, aiutando le imprese e i responsabili politici in settori come finanza, assicurazioni, energia, ecc. con servizi di dati ambie...

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    Last Post by Filippo Foti il 2 Aug. 2023
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  7. Qual è il rapporto tra musica e natura?
    Caratteri: 10.621 - Parole: 1.659 - Tempo di lettura: 7,54 minuti

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    Natura
    By Filippo Foti il 26 July 2023
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    La peculiarità della musica, quale linguaggio universale, nella vita umana e le sue radici nella natura.


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    Il didgeridoo veniva suonato dai popoli aborigeni come accompagnamento a danze e canti cerimoniali.


    Le nostre emozioni sono profondamente legate ai suoni musicali, mentre abbiamo anche una connessione emotiva profondamente radicata con la natura. La musica del mondo naturale ha fornito le basi per aspetti cruciali della nostra evoluzione umana, rendendo innate le nostre connessioni sia con la musica che con la natura.

    Suoni e ritmi sono una parte così intrinseca delle nostre vite che è difficile immaginare un mondo senza musica. È stata usata per comunicare e coordinarsi con gli altri per migliaia di anni, ma gli umani non sono stati la prima fonte di suoni. Uccelli, balene e persino pipistrelli e gli insetti ‘cantano’. Sono spesso definiti dal loro uso di schemi musicali per attrarre compagni, scoraggiare rivali o definire chi sono. Dalle ninne nanne all'hip-hop (o musica rap) – l’espressione più diffusa della comunità afro-americana negli ultimi decenni – abbiamo tutti un'affinità per la musica e beneficiamo dei modi in cui arricchisce le nostre vite.

    Le stagioni all'interno del regno della musica e della poesia, che raffigura la natura, sono un argomento di particolare popolarità. Compositori di epoche diverse della storia, così come di tante parti del mondo, hanno cercato di illustrare le loro prospettive delle stagioni attraverso la musica, comprese le emozioni che quelle stagioni suscitavano. La musica ha la capacità di aiutarci ad esprimere i legami emotivi che abbiamo nella connessione fra anime, e con e tra, la natura. I compositori hanno cercato a lungo di rappresentare le stagioni nella musica, combinando l'emotività mistificante della musica con le emozioni altrettanto sconcertanti suscitate dal mondo naturale in continua trasformazione.

    ANTONIO VIVALDI: LE QUATTRO STAGIONI UN CAPOLAVORO SENZA TEMPO DELLA NATURA.

    Sebbene molti compositori abbiano scritto brani per varie stagioni, le quattro stagioni di Antonio Vivaldi è un'opera senza tempo che ha catturato l'immaginazione di innumerevoli artisti e ascoltatori per secoli. C'è una poesia per ogni stagione: La Primavera ed estate: La primavera è arrivata e felice gli uccelli l'accolgono con gioioso canto ed i ruscelli scorrono al sof...

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    Last Post by Filippo Foti il 26 July 2023
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  8. Ultima spiaggia per il pianeta: limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. con il miglioramento dei terreni?
    Caratteri (spazi esclusi): 21.289 - Parole: 3.649 - Tempo di lettura: 16,59 minuti

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    Nuove ricerche evidenziano che, per centrare l'obiettivo di riscaldamento globale di 1,5°C. in tutto il mondo, occorrono migliori tecniche agricole che potrebbero portare allo stoccaggio di 31 gigatonnellate di anidride carbonica all'anno. Un tentativo che, purtroppo, potrebbe risultare vano.


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    Secondo una nuova ricerca le tecniche agricole che migliorano la fertilità, le rese e strategie a lungo termine possono anche aiutare a immagazzinare più carbonio nei terreni, ma sono spesso ignorate a favore di tecniche intensive che utilizzano grandi quantità di fertilizzanti artificiali, in gran parte sprecati, che possono aumentare le emissioni di gas serra. Miglioramenti ai suoli agricoli marginali che sono stati abbandonati immagazzinerebbero abbastanza carbonio da mantenere il mondo entro +1.5°C.

    Data l'urgenza di prevenire le emissioni dovute alla deforestazione e all'aumento della domanda globale di cibo, il ripristino dei terreni agricoli abbandonati è altamente auspicabile. Il suo impressionante potenziale di sequestro del carbonio, insieme a questi benefici collaterali, lo rende una soluzione climatica essenziale.

    Secondo nuove stime effettuate dall’esperta ambientale Jacqueline McGlade, immagazzinare più carbonio nei 30 cm superiori dei suoli agricoli sarebbe fattibile in molte regioni in cui i suoli sono attualmente degradati. McGlade, co-fondatrice di “Downforce Technologies”, allevatrice di bestiame in Kenya, ora guida l'organizzazione commerciale che vende dati sul suolo agli agricoltori. La piattaforma utilizza dati globali disponibili al pubblico, immagini satellitari e strumenti di telerilevamento lidar (acronimo dall'inglese Laser Imaging Detection and Ranging) per valutare in dettaglio la quantità di carbonio immagazzinata nei suoli, cosa che ora può essere effettuata fino al livello dei singoli campi.

    "Al di fuori del settore agricolo, le persone non capiscono quanto siano importanti i suoli per il clima, ha affermato McGlade. Cambiare l'agricoltura potrebbe rendere i suoli carbon negativi, un processo che induce una rimozione permanente di CO2 dall'ecosistema, facendoli assorbire carbonio e riducendo i costi dell'agricoltura".

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    Al centro Jacqueline McGlade.


    L’esperta ambientale sostiene che gli agricoltori potrebbero affrontare un costo a breve termine mentre cambiano i loro metodi, allontanandosi dall'uso eccessivo di fertilizzanti artificiali, ma dopo...

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    Last Post by Filippo Foti il 13 July 2023
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  9. Antartide: patria del ghiaccio, dei pinguini e le dispute sul possesso e il controllo dei territori
    Caratteri: 29.261- Parole: 4.276 - Tempo di lettura: 32,46 minuti

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    Pretendenti dell'Antartide e il ruolo che svolge nella regolazione del clima globale. Le tendenze del cambiamento climatico antartico, già accertate, potrebbero alterare l'atmosfera, le piattaforme di ghiaccio, l'oceano e gli animali. L’Antartide ha un ruolo determinante per il destino del pianeta.


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    L'Antartide, il quinto continente in termini di superficie con 14.200.000 km quadrati, ha una specificità unica in quanto non ha abitanti indigeni nativi e, quindi, nessun governo. I primi esploratori, cacciatori di foche e balenieri dell'Antartico, quando le scoprirono tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, rivendicarono per i loro paesi le isole più vicine. Esistono, tuttavia, insediamenti umani indefiniti in quanto le dure condizioni di questo continente impediscono qualsiasi dimora permanente, dove scienziati e personale di supporto vivono per una parte dell'anno a rotazione. Pertanto non ci sono paesi in Antartide, e solo ricercatori nel periodo estivo nelle sue numerose stazioni di ricerca. Insieme al personale di ricerca composto da 1.100 a 4.400, di solito ci sono altri 1.000 membri aggiunti, tra cui l'equipaggio delle navi e gli scienziati che svolgono ricerche a bordo nelle acque della regione del "Trattato Antartico". Questi dati sono dedotti dal “CIA World Factbook”, (la guida completa dei fatti del mondo), che è la fonte autorevole su paesi, territori, oceani e altro ancora del mondo che mantiene una ripartizione aggiornata della popolazione dell'Antartide.

    ANTARTIDE PATRIA DEL GHIACCIO: DISPUTE SUI CONFINI

    Tra i firmatari originali del Trattato Antartico del 1959 ed entrato in vigore nel 1961 c'erano 7 paesi: Argentina, Australia, Cile, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito e da allora hanno aderito molte altre nazioni. Attraverso questo accordo, i paesi attivi in Antartide si incontrano ogni anno per discutere questioni diverse come la cooperazione scientifica, le misure per proteggere l'ambiente e le questioni operative. Si sono impegnati, altresì, a prendere decisioni all'unanimità affinché l'Antartide non diventi teatro o oggetto di discordia internazionale. Tuttavia, con alcune sovrapposizioni e rivendicazioni territoriali di alcuni paesi su alcune parti ed altri che affermano di riservarsi il diritto di avanzare rivendicazioni. Il Trattato Antartico mette da parte il potenziale conflitto sulla sovranità prevedendo che mentre il Trattato è in vigore nessun paese rafforzerà le rivendicazioni territoriali. Infatti le Parti del Trattato non possono presentare nuove rivendicazioni mentre il Trattato è in vigore.

    Queste rivendicazioni territoriali sono riconosciute solo dai suddetti sette stati, e non all'unanimità. Il Regno Unito, l'Argentina e il Cile accampano diritti sovrapposti e quindi non riconoscono le reciproche rivendicazioni. Come sotto nella figura, le rivendicazioni territoriali fatte dai sette stati sono di forma conica e si estendono verso l'esterno dal polo sud fino alla costa antartica. L'unica eccezione a questa regola è la rivendicazione norvegese, i cui limiti meridionali e settentrionali rimangono indefiniti. Stati Uniti, Russia, Perù, Uruguay ed altri si sono riservati il diritto di presentare un reclamo. Ma sembra che, ad oggi, non hanno presentato alcuna richiesta.

    IL SISTEMA DEL TRATTATO ANTARTICO

    Sebbene non siano una forma di rivendicazione territoriale, esiste comunque un numero significativo di avamposti di ricerca in Antartide. Ci sono 92 stazioni di ricerca stagionali e a tempo pieno gestite da 42 Stati (tutti membri del Sistema del trattato antartico) e scienziati e ricercatori compreso tra 1.000 e 4.000 perone. Il funzionamento di una stazione di ricerca non costituisce una rivendicazione territoriale ai sensi del Sistema del Trattato Antartico, che afferma: "Nessun atto o attività che si svolge mentre il presente Trattato è in vigore costituirà una base per affermare, sostenere o negare una rivendicazione alla sovranità territoriale in Antartide o creare alcun diritto di sovranità in Antartide”. Pertanto, molti stati gestiscono avamposti di ricerca nel territorio rivendicato da altri

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    Last Post by Filippo Foti il 25 June 2023
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  10. Tutto, ma proprio tutto o quasi, che c'è da sapere sul pesce manta.
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    Mare a 360°
    Natura
    By Filippo Foti il 9 June 2023
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    La manta, chiamata anche pesce diavolo, tra gli animali più grandi dell'oceano è una delle creature marine più affascinanti e maestose che vivono sulla Terra. L’intelligenza della nomade del blu.


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    Le mante, pesci cartilaginei, pelagici e nomadi degli oceani sono molto intelligenti e per lo più solitarie. A volte chiamate vacche marine, pesci diavolo o aquile di mare si trovano in tutti gli oceani del mondo ad eccezione delle gelide acque dell'Artico e degli oceani meridionali. Queste specie dalla lunga vita e lente a riprodursi, sono vulnerabili alla pesca eccessiva e vengono catturate per il loro proficuo commercio internazionale. C’è da dire che queste brillanti creature sono incredibilmente amichevoli con i subacquei e spesso nuotano in loro compagnia molto amichevolmente.

    MANTA: CARATTERISTICHE E HABITAT

    Caratteristiche: Dal cervello massiccio, questi pesci hanno il più grande rapporto con il peso corporeo rispetto a qualsiasi pesce a sangue freddo e mostrano un livello di intelligenza paragonabile a delfini, elefanti e primati;

    Distinte dalle razze: Le mante si sono evolute dalle razze, ma sono specie completamente distinte. A differenza delle razze, non possiedono una punta che può pungere e non sono abitanti del fondo;

    Due specie: Abbastanza recentemente, gli scienziati hanno determinato che esistono davvero due specie: la manta oceanica gigante, che è più sfuggente, e la manta della barriera corallina, che è più piccola e più comunemente conosciuta;

    Alimentazione unica: Questi pesci utilizzano tecniche creative per ottenere il massimo dall'alimentazione filtrata, inclusa l'esecuzione dei cosiddetti “rotoli a botte”, ovvero capriole,

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    Last Post by Filippo Foti il 9 June 2023
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